Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: _areonlywords    13/02/2013    5 recensioni
Sophie e Justin si incontrano per caso, ma quando si guardano negli occhi tra loro scatta una scintilla, che dà vita ad un fuoco che non potrà mai più essere spento.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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SOPHIE'S POV.

Quando mi sveglio, mi accorgo di aver dormito in una posizione molto storta dato che, mentre mi alzo, la schiena mi fa male. Come biasimarlo, dormire in un letto singolo con altre due persone non è una cosa comodissima. Mi alzo su un gomito e cerco di scavalcare Jennifer ed Elizabeth, che dormono profondamente tanto che si sente il loro respiro pesante e rilassato. Attraverso a piedi nudi la stanza, stando bene attenta a dove metto i piedi,dato che la poca luce che c'è entra dalla dalle persiane socchiuse e vado in bagno a lavarmi il viso. Ancora un po' addormentata prendo l'asciugamano e lentamente percorro il corridoio e vado in cucina dove preparo la colazione. Ieri sera è stato divertente con le mie migliori amiche, era da tanto tempo che non passavamo così tanto tempo insieme, e così quando abbiamo avuto tutte e tre del tempo libero, abbiamo subito organizzato questo 'pigiama party', se così possiamo chiamarlo, a casa mia. In realtà se ci penso è passato davvero tanto tempo da quando non ne facevamo uno. L'ultimo risale a quando avevamo più o meno 15 anni, mi chiedo come sia stato stare due anni senza fare una festa con loro. Eppure si, da quella festa due anni sono passati via velocemente. Un estate, un autunno, primavera e poi di nuovo estate, autunno, inverno ed ora la primavera, la mia tanto adorata primavera. Amo tanto la primavera. Amo uscire in bicicletta, osservare i fiori colorati che circondano i parchi, i frutti che crescono sugli alberi della campagna, la gente più felice. Penso a quanto sia stupenda la primavera, quando il rumore della macchina del caffè mi riporta alla realtà. Spengo il gas, e lo verso in delle tazze alla quale aggiungo molto zucchero, dato che a me piace così, e un po' di polvere speciale che rende il caffè spumoso. Preparo una tovaglietta sulla quale metto una caraffa con dei biscotti di vario genere e il vassoio con il caffè. Dalla dispenza prendo le fette biscottate e della marmellata ad albicocca. Corro in camera per evitare che il caffè si raffreddi ulteriormente e sveglio con un urlo le ragazze; Jennifer salta di colpo farfugliando qualche cosa minacciosa contro di me, mentre Elizabeth sembra impassibile e quindi sono costretta ad andarle vicino e muoverla un bel po' prima che si svegli. Andiamo in cucina e facciamo colazione.
-Ho un grosso mal di testa- dice ancora assonnata Elizabeth.
-Direi che nessuna di noi ha una bella cera, stamattina- dico facendo una risatina, ma mi fermo quando trovo che Jennifer mi guarda minacciosamente.
-A posta di fare la spiritosa Sophie, devi ancora darci la risposta alla nostra domanda di ieri sera- dice Jennifer in tono serio. Si, è vero, devo ancora farlo. Questo fatto del domanda e risposta è una cosa che facciamo ad ogni pigiama party, diciamo che è uno dei tanti modi di trascorrere la serata, oltre al fatto che ci abbuffiamo di caramelle gommose ai vari gusti. Quella di ieri era una domanda.. bhè, diciamo al quale non saprei dare una risposta ben precisa, e così guadagno del tempo dicendo -Mmh.. Ne sei sucura?-.
-Si- trillano all'unisolo ansiose di sapere quale sarà la mia risposta.
-Qual era la domanda?- dico guadagnando ulteriore tempo ma mi guardano malissimo.
-Come fai a capire quando una persona è l'amore della tua vita?- dice sorridente Elizabeth.
Rimango in silenzio fin quando mi è consentito e poi dico -Penso che lo capisci e basta-.
Quando mi guardano sembra che siano un po' deluse dalla mia risposta, dato che io sono stata sempre quella estremamente poetica, ma in realtà avrebbero dovuto aspettarselo, dato che non sono una tipa romantica. La risposta è banale, ma credo di averla sentita dire già da qualche parte, forse per questo motivo è stata l'unica cosa che ho saputo dire. Forse in qualche libro, ma ora non mi viene in mente il titolo.. forse perché ho letto centinaia di libri. Se ci penso bene, in fondo non è tanto banale, ma per ora non sento niente.
Magari scoprirò cosa significa quando anche io conoscerò la mia anima gemella, l'amore della mia vita e in quel momento, lò capirò e basta.


JUSTIN'S POV.

Avendo passato tutta la nottata ad aspettare all'areoporto l'unico aereo per Stratford, sono stanco morto e la schiena mi fa male, non è di certo il massimo della comodità dormire su una sedia di plastica, ma non mi posso lamentare dato che alcune persone hanno dovuto dormire sui 'pulitissimi' pavimenti di cui dispone l'areoporto, ci potresti mangiare persino sopra penso e mi viene da ridere, ma la smetto quando la vecchietta a cui ho ceduto la seconda sedia che ero riuscita a guadagnarmi mi fissa quasi esterrefatta. L'ho data a lei, pensando che avrebbe potuto almeno stendere un po' i piedi, ma infine non l'ha fatto, diciamo che gli anziani hanno una specie di propensione verso il dormire con il busto eretto e le mani intrecciate sul petto. La signora ha dei capelli ricci di un colore grigiastro tendenti al bianco, ha gli occhi azzurri e cammina zoppicando. Ero deciso a riprendermi la sedia, ma poi ho lasciato stare, dato che penso che una cosa donata non la si chiede indietro. Quella vecchietta mi ricorda tanto mia nonna, che ora vado a trovare in Canada e che non vedo da un annetto. L'ho sentita per telefono e qualche volta l'ho intravista per web-cam ma dato che mio cugino non è molto pratico con le 'nuove tecnologie' è riuscito per la maggior parte delle volte a far cadere il pc, o far rompere la web. Diciamo che poco pratico è dire troppo, il massimo che sa fare è accendere un pc. Ma non fa niente, la cosa importante è che finalmente la vedo ed aspettare un intera notte qui è una delle tante cose che farei per riuscire a vederla. Dire che amo infinitamente mia nonna è dire poco, lei c'è sempre stata nei momenti di bisogno. Ha aiutato me e mia madre quando mio padre è andato via ed ha lasciato mia madre con dei figli da accudire. Ci ha aiutato economicamente e quando ci hanno sfrattato da casa, quando io avevo circa 6 anni, lei ci ha aperto le porte di casa. Una voce dall'autoparlante comunica che tutti i passeggeri diretti a Stratford devono immediatamente recarsi sull'aereo. Mi alzo dalla sedia, raccolgo le mie cose e mi accorgo che la vecchietta della sedia sta facendo la stessa cosa.
-Ragazzo anche tu a Stratford?- dice con voce rauca lei.
-Si, vado a trovare mia nonna- sembra quasi strano che mi stia parlando, credo mi avesse preso per un tipo da-tenere-alla-larga.
Oh bene, io vado a trovare la mia nipotina- dice.
Le porgo un sorriso amichevole e mi avvicino a lei per darle una mano per aiutarla a camminare, le porgo il braccetto e ci avviamo verso l'aereo.
  
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