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Autore: Deliquium    02/09/2007    6 recensioni
Una raccolta di brevi racconti dedicati ai migliori scontri di Saint Seiya.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Kanon VS Saga

Bellissima ed eterna danzava Nyx intorno a loro, rilucente di pallide stelle. Un sentimento saturo di rancore, vecchio di oltre duecento anni, permeava l’aria di cristallo. Gli animali erano fuggiti nei boschi e, nessun uccello si librava in volo. Sbarrate le porte e le finestre nei villaggi vicini.
Le fiamme danzavano sul quadrante, simili a dieci fuochi fatui: due si erano già estinti e il terzo ardeva meno luminoso degli altri.
I templi risplendevano nell’oscurità, come dimore di dei in terra. Cerulea era la luce che essi emanavano: dodici fari accesi lungo la scalata alla dea.
La terza Casa li attendeva muta ed ostile. Non una parvenza di cosmo proveniva da essa, mentre salivano le scale.
Saga entrò per primo in quello che fu un tempo il tempio posto sotto la sua custodia; dietro di lui, gli ex Saints di Capricorn e Aquarius erano gli unici componenti di quel magro drappello d’infedeli.
Il tempio appariva in condizioni accettabili. La passata battaglia tra Gemini e i Bronze Saints non aveva riportato gravi danni: solo qualche crepa nel muro e un paio di colonne abbattute.
Saga avanzò lentamente. C’era silenzio in quella casa, lo stesso in cui l’aveva tenuta per anni, quando l’aveva abbandonata per prendere possesso del Tredicesimo Tempio.
Avanzò ancora qualche passo, prima di arrestarsi. Di fronte a lui, un cavaliere sembrava attenderli.
Strinse i denti, davanti a quello che appariva come uno scherzo di pessimo gusto. Oltre all’incresciosa situazione in cui si era messo, doveva anche sopportare un simile affronto?
Il suo cosmo di cavaliere, seppur infangato dal potere di Hades, e il suo cuore, riconobbero colui che aveva l'audacia di indossare le sacre vestigia.
Come osava, lui, reo di averlo portato ad essere un nemico mortale per la dea che desiderava proteggere, presentarsi qui, al Santuario?
- Non avrei mai creduto che quest’uomo fosse ancora vivo. – Saga sembrava non intenzionato a compiere la prima mossa, anche se si rendeva conto che non avrebbe potuto esimersi dal combattimento.
Shura lasciava vagare il suo sguardo vigile per le quattro mura della stanza, ben attento a non perdere di vista il Saint di Gemini. Alle parole di Saga, sembrò riscuotersi.
- Questo uomo? – chiese, ignorando la reale identità del custode che stava loro di fronte.
Saga non gli rispose. Altrove era la sua mente, persa in un dialogo a senso unico contro un fantasma il cui ricordo l’aveva ossessionato per tredici anni.
- Egli osa ancora sollevarsi contro di me, Saga. – disse sprezzante l’ex-Saint di Gemini.
- Lo conosci? Indossa le vestigia che un tempo furono tue. - constatò Aquarius.
Né Shura, né Camus potevano conoscere l’uomo che ora presiedeva la terza casa, poiché egli era stato bandito dal Santuario quando erano ancora bambini.
Fin da quando Saga lo rinchiuse a Capo Sounion, il suo nome era perduto, e con esso, tutto ciò che lo riguardava.
- Tempo fa, fu proprio lui a lanciarmi la maledizione che permise al mio lato oscuro di prevalere. –
Saga pronunciò queste parole a bassa voce. In lui era sempre viva la vergogna e l’offesa per aver consentito a un individuo simile di avere un tale influsso su di lui. Avrebbe dovuto allontanarlo da Atene molto tempo prima, e avrebbe dovuto prestare maggiore attenzione; invece, gli aveva permesso di scoprire il suo punto debole e aveva pagato una simile leggerezza con tredici anni di tormento, terminati in un inglorioso suicidio.
L’armatura di Gemini s’animò, emanando una luce dorata.
- Andate… lasciate che mi occupi io di lui! –
Una richiesta che non ammetteva repliche era quella appena pronunciata da Saga. Davanti a lui, Gemini continuava ad espandere il proprio cosmo.
Shura e Camus oltrepassarono il custode della terza casa, lasciando Saga solo a fronteggiare il nuovo santo di gemini. Aveva aspettato tredici anni per vendicarsi e quale migliore occasione di questa? Aveva fatto male a presentarsi al Santuario, qualsiasi fossero le sue intenzioni.
Avanzò verso Gemini lentamente, il cosmo tenuto in sordina ma pronto ad espandersi se sarebbe stato necessario.
- Tredici anni fa, - iniziò, fermandosi a pochi passi da lui - Sei scappato dalla prigione nella roccia di Capo Sounion, e sei sparito. Credevo che fossi morto dopo aver ricevuto la punizione divina. –
Dall’armatura di Gemini, per la prima volta, arrivò la voce del suo attuale custode.
- La punizione divina? Non sei forse tu ad averla ricevuta, Saga? –
L’ex Saint sembrò sorpreso dalle parole dell’uomo. Come osava pronunciare una simile accusa nei suoi confronti?
- Il tentato omicidio di Athena, l’usurpazione del titolo di Gran Sacerdote. Dopo tredici anni, le tue ambizioni sono state fatte a pezzi. Non hai potuto affrontare la punizione che gli dei ti avevano riservato e non hai avuto altra scelta che suicidarti. –
Saga ascoltava in silenzio le parole del suo interlocutore, conscio che corrispondevano a verità. L’aveva accusato di tradimento, ergendosi a giudice, pur sapendo di non poter vantare una condotta irreprensibile. Come diceva il profeta dei cristiani? Chi è senza peccato scagli la prima pietra? Bene, lui non avrebbe potuto lanciare nemmeno un granello di sabbia.
- Ed ora, osi persino tornare come seguace di Hades, attentando di nuovo alla vita di Athena. Saga, tu sei il demonio incarnato! – continuò sprezzante Gemini.
- Sta zitto! – ribatté adirato Saga – Chi è stato a far sì che questa malvagità si sviluppasse in me? Chi mi ha fatto diventare un demonio in terra? –
La rabbia che aveva represso dopo l’ingresso nella casa di Gemini risvegliò il suo cosmo e una luce livida avvolse la sua figura.
- Chi sei tu per indossare le vestigia d’oro di Gemini e proteggere questo tempio? – urlò l’ex Saint.
Gemini non rispose. Le parole di Saga sembravano non colpirlo e anche se non aveva mai abbassato la guardia non sembrava intenzionato ad attaccare.
- Chi ti ha permesso di tornare qui? – chiese Saga, questa volta, con meno impeto.
- Athena m’ha permesso di tornare al Santuario. – rispose l’altro, come se quella fosse l’unica risposta possibile.
La rivelazione sembrò non turbare Saga.
- Vorresti farmi credere che Athena ti ha perdonato, nonostante tu abbia sempre servito il male? – ribatté con sdegno.
- Saga, ascoltami. –
Kanon gli raccontò di come un cosmo misterioso l’avesse sostenuto durante la prigionia a Capo Sounion e di come, solo durante la guerra nel Regno di Poseidone, avesse compreso che quel cosmo apparteneva ad Athena, che ancora prigioniera nel corpo di un infante, non aveva esitato ad aiutare chi aveva messo in moto la rovina del Santuario.
- … e ho giurato di combattere, per la giustizia e a favore di Athena. Ecco perché, da questo tempio, non permetterò a nessun essere malvagio di passare. Preparati, Saga. –
L’uomo sorrise. - Ah sì!? Non permetterai a nessun essere malvagio di passare? Eppure Camus e Shura sono passati senza difficoltà. –
- Ne sei sicuro? – domandò Kanon.
Saga non rispose, ma l’espressione del suo volto cambiò radicalmente. Ora i suoi occhi mostravano una seria preoccupazione, mentre Gemini gli spiegava quanto era avvenuto.
- Se non erro, colui che un tempo proteggeva questo tempio era in grado commutare le sue stanze in un labirinto e impedire a chiunque di trovare l’uscita. –
- Non avrai…? –
L’armatura, la casa ed ora il suo stesso labirinto. Fino a che punto sarebbe continuata l’identificazione di Kanon?
- A quanto pare, le tue intenzioni sono serie, – iniziò Saga – tuttavia, la tua presunta conversione al bene è del tutto irrilevante! –
Nuovamente il cosmo di Saga si risvegliò, ma non in seguito a un forte moto d’ira com’era accaduto pochi minuti fa.
- La tua anima non sarà mai libera dalla malvagità che l’ha macchiata e io lo so molto bene. Nessuno ti conosce meglio di me, Kanon. Metterò fine a questa farsa. –
Aveva sentito abbastanza. Accuse, finti pentimenti, dichiarazioni di fedeltà. Chi voleva prendere in giro, Kanon? Quale patetica spiegazione aveva trovato suo fratello per giustificare la sua presenza in quel luogo.
- Se ti sconfiggo – continuò – il labirinto scomparirà con te. Un allettante risultato, non trovi? –
Saga si spostò sulle gambe, mettendosi in posizione d’attacco.
- Ma prima, lascia che ti levi quell’odiosa maschera e guardi il volto che non vedo da tredici anni. –
Il colpo, condensato in una sfera di luce, colpì l’elmo sbalzandolo via dall’armatura.
Saga constatò con sorpresa che non c’era alcun volto da guardare, mentre il solitario tintinnio del copricapo che rotolava sul pavimento risuonò nella terza casa.
- Pensi di poterti prendere gioco di me in questo modo? – urlò adirato.
Un secondo attacco, ben più potente del precedente, colpì l’armatura di Gemini. Le vestigia si scomposero, private della volontà che le aveva rette fino a pochi istanti prima.
Aveva parlato tutto questo tempo con un’armatura vuota? Aveva perso tutto questo tempo parlando semplicemente con il riflesso di suo fratello?
- Un’illusione. E così… a quanto pare, ho preso parte al tuo piccolo gioco. A tal punto intendi imitare tuo fratello? – commentò Saga con amarezza, rivolto alle vestigia ormai inermi.
Non aveva importanza. Avrebbe dimostrato a Kanon, per l’ennesima volta, la differenza tra loro due.
Il suo cosmo impregnava l’intera stanza. Allargò le braccia lasciando che il potere si condensasse sottoforma di sfere di luce. Unì le mani davanti a sé, lasciando che le due sfere di energia di fondessero. Uno dei suoi colpi più potenti stava per prendere vita tra le mura di quella casa.
- Ti colpirò, ovunque tu sia. – urlò rilasciando l’Esplosione Galattica in tutta la sua violenza.
Un raggio di luce del diametro di neanche un metro, uscì dalla casa di Gemini attraversando tutta la strada che portava alla Tredicesima casa. Guidato dalla volontà dell’uomo, il potente colpo s’alzò in cielo, prima di abbattersi violentemente all’interno di una stanza della dimora di Athena.
Nella terza casa, Saga sapeva che il colpo era andato a segno e che Kanon ora stava constatando quanto ancora gli fosse inferiore. Ma in fondo, che importanza aveva?
Da questa battaglia pochi sarebbero usciti sopravvissuti e il passato, per quanto doloroso e vile potesse essere, apparteneva a tempi destinati a rimanere immutabili per sempre.
Uscì adagio dal tempio, accompagnato solo dal sordo rumore dei suoi passi.
Shura e Camus erano già oltre le scalinate, pronti a raggiungere la casa di Cancer: un passaggio obbligato e incustodito.
Non appena udirono dei rumori alle loro spalle, i due ex-Saints si voltarono.
- Saga! – esclamò Shura – Hai sconfitto l’uomo che era a guardia del Tempio di Gemini? –
Saga si fermò prossimo alla breve scalinata che l’avrebbe condotto completamente fuori dalla terza casa. - No, l’ho solamente colpito per cambiare lo stato attuale delle cose. – rispose l’ex Saint.
Lui… Mio fratello Kanon, protegge il Tempio di Gemini al mio posto… Mai, nemmeno nei miei sogni… l’avrei immaginato.”
Non c’era dolore, o rabbia in quel pensiero, solo una profonda amarezza per gli errori del passato, e per le occasioni mancate. Per quei tredici anni, vissuti all’ombra del suo doppio. Il suo tempo era passato, aveva avuto la possibilità di servire Athena, ma aveva ceduto alla corruzione e all’ambizione.
- Saga? – lo chiamarono i compagni. L’uomo sollevò il volto: copiose lacrime sgorgavano dai suoi occhi. Lacrime da tempo trattenute, vecchie di tredici anni.
- Non è niente! Il quarto tempio ci aspetta! Andiamo. –
Saga corse giù dalle scale, superando i due ex Saint e precipitandosi verso le scalinate che conducevano al tempio di Cancer. Le lacrime continuavano a scorrere, rilucendo nella luce lunare, e invisibili agli altri.
Kanon, hai realmente abbandonato il male, per servire la Giustizia? – si chiese Saga, ancora incredulo che suo fratello avesse scelto il bene.
Avrebbe atteso, sicuro che prima della conclusione di questo misero tempo, avrebbe avuto la possibilità di rivederlo e questa volta, non sottoforma d’illusione. Solo allora, davanti alle sue azioni, avrebbe considerato veritiero il suo pentimento.

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Breve componimento tratto dall'Episodio 4 "La redenzione del semi-dio", Hades Chapter.
Dialoghi tratti dalla versione inglese.

Saint Seiya, i suoi personaggi e ogni richiamo alla serie citata appartengono a Masami Kurumada. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma solo come omaggio da parte di un fan. I personaggi da me creati, le ambientazioni e le situazioni mi appartengono. Per poterli utilizzare altrove, o per riprodurre questa storia o parti di essa è necessario il mio consenso.


   
 
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