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Autore: NateRuess    13/02/2013    0 recensioni
Quel volo per New York che può cambiarti la vita, tutti i tuoi segreti rivelati e nessuna certezza su ciò che succederà. Solamente il caso potrà aiutarti, oppure potrà causarti ancora più guai. Soprattutto se è la persona sbagliata a venire a conoscenza dei tuoi segreti.
[Per l'inizio della storia è stato preso spunto dal libro "Sai tenere un segreto", di Sophie Kinsella (l'inizio!)]
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Robin’s POV
Non posso crederci. Davvero non riesco a credere che sia successo a me. A quante persone, in un intero aeroporto, grande come quello di Stratford, succede che sbagliano la prenotazione del biglietto facendoti perdere due volte il volo? A nessuno, ecco a quante. A parte me, naturalmente.
-Lo vede che sul mio biglietto c’è scritto 13 Ottobre?! Ed è oggi! Come è possibile che ci sia scritto 24 Ottobre sul vostro computer?!- continuo a ripetere alla ragazza rossiccia del check-in. Lei mi guarda ancora mortificata mentre, a tutta velocità, digita dei dati sulla tastiera. Si porta le mani alle tempie e mi guarda.
-Io davvero non so più come scusarmi e cosa dirle. Stiamo cercando di trovare una soluzione…-
-E quanto ci vuole? Alle sette parte un altro treno per New York e vorrei prenderlo!- mi sento terribilmente in colpa per come sto trattando questa ragazza, ma dopo essere rimasta rinchiusa dalle nove del mattino in aeroporto è normale che abbia perso la pazienza. Proprio mentre l’hostess cerca di giustificarsi, il mio telefono riprende a suonare.
-Mamma?-
-Robin, sei ancora in aeroporto?- sento nella sua voce un misto di ansia e impazienza.
-Si. Ma c’è un volo che parte tra un’ora. Magari riesco a prenderlo-.
-Quindi hanno risolto il problema delle prenotazioni?-.
-A dire il vero no. Ma ho pensato che a questo punto compro un biglietto last minute e torno a casa…-
-Ma sono dei soldi sprecati…-
-Signorina Wilson?- un’hostess mi si avvicina e io zittisco all’istante mia madre.
-Mamma, ti richiamo io…Mi dica?- mi rivolgo alla ragazza in divisa, la stessa che mi aveva portato tutta l’acqua di cui avevo bisogno nel mio strano soggiorno in aeroporto. Sul suo viso vedo uno strano sorriso che non so decifrare.
-Abbiamo parlato con il responsabile. Riusciremo probabilmente a trovarle un posto sul prossimo volo per New York…-
-Ma devo pagarlo??- chiedo, interrompendola.
-No. Siamo riusciti a cambiare la data sul database-. Mi porto una mano al petto e sorrido. Qualche altra ora e sarei tornata a casa. L’hostess si congeda con un saluto e sparisce. Mi volto verso la rossiccia dietro il banco del check-in e le sorrido.
L’ora di attesa passa molto più velocemente rispetto alle dieci precedenti e mi ritrovo prima di quanto pensassi all’imbarco. A convalidare i biglietti c’è sempre la stessa hostess, quella dell’acqua, che non appena mi vede mi fa cenno di superare la fila e avvicinarmi.
-Signorina Wilson, abbiamo avuto un altro piccolo problema…- nell’istante in cui inizia a parlare mi sento la testa che gira, al solo pensiero di dover ricominciare tutta quella lotta per prendere quel dannato aereo. –I posti nell’economica sono finiti…- più parla e più ho come la sensazione di svenirle ai piedi da un momento all’altro -…perciò, per scusarci di quanto successo oggi, le abbiamo trovato un posto avanzato in prima classe-.
 
D’accordo, è stata una giornata pessima ma la prima classe fa dimenticare quasi tutto. Mi hanno già servito un bicchiere di vino e delle tartine, i sediolini sono comodi ed è tutto silenziosissimo. Ci sono addirittura persone che dormono con le mascherine, come nei film. Il mio vicino di posto mi sembra quasi fare altrettanto. Da quando mi sono seduta non si è mai mosso dalla sua posizione, con la testa appoggiata allo schienale, cappuccio, cuffie e, cosa più strana, occhiali da sole. Ma dico io, sono le sette di sera, a cosa gli servono gli occhiali da sole? Comunque sia, credo che quando avrò finito queste tartine dormirò un po’ anche io.
Mi sveglio nel momento esatto in cui l’aereo comincia a tremare. Sento la voce del comandante nell’altoparlante ma ormai il panico si è già impadronito di ogni singola cellula del mio corpo.
-Oh, mio Dio- è la prima cosa che riesco a dire. L’aereo trema, si agita, sobbalza e io capisco che quella sarebbe stata l’ultima cosa che avrei visto. Sento la morte aggirarsi nell’aereo come un’hostess inquietante. Perfino il tizio vicino a me si è tolto le cuffie e si guarda attorno.
-Oh, mio Dio, stiamo per morire!- urlo afferrandogli l’avambraccio e ficcandovi le unghie. Non ascolto nemmeno i suoi tentativi di calmarmi o di convincermi a lasciargli il braccio. –Io lo sapevo! Lo sapevo che era un segno del cielo. Non dovevo prendere questo aereo! Adesso morirò perché avevo trappa fretta di tornare a casa! Che poi, perché dovrei voler tornare a casa?!-. Ecco, il problema di quando ti prende il panico, è che sei totalmente incontrollabile. Le tue azioni perdono di senso e sicuramente succede qualcosa di cui ti pentirai per sempre. Nel mio caso succede qualcosa di davvero assurdo.
-Tornerei a casa, per cosa? Per mio padre? Che non ha mai voluto che frequentassi il corso di arte e mi ha iscritta in quella scuola orribile dove è stato quasi impossibile prendere il diploma?! Oppure da mia madre, che è davvero convinta che la trovi dimagrita ma che in realtà ingrassa come se mangiasse un intero cinghiale al giorno?! E dovrebbe smetterla di mettere quel maglione giallo, la fa sembrare un limone gigante!- e a quel punto non c’è modo di fermarmi…- e vogliamo parlare di Lucy? So quanto è importante una sorella, ma non sopporto il modo in cui si trucca! Mette una quantità esagerata di ombretto e vuole sempre farsi dire che le sta benissimo!...-
-…che poi perché sono sempre obbligata a dire un sacco di bugie? Non lo so nemmeno io! Ma non posso farne a meno! Non potrei dire a nessuno che la mattina esco dieci minuti prima non per arrivare presto all’università, ma per andare da McGee, la caffetteria sotto casa mia, a guardare la gente passare mentre prendo il caffè…-
-…o che ogni volta, prima di andarmene, prendo due bustine di zucchero come portafortuna…-
-…o che Grace, la cameriera, ha un alito che potrebbe uccidere l’Africa intera, perché beve troppi caffè. Lo capisco che lavora in una caffetteria, ma non significa niente!...-
-…o che dico sempre a tutti, quando mi invitano da qualche parte che non mi interessa, che devo portare il cane dal veterinario, quando io il cane non ce l’ho nemmeno!...-
-…soprattutto quando Aria mi invita a fare shopping e io preferisco giocare tutto il giorno ai videogames…-
-…oppure che non sopporto più Lucy e la sua stramaledetta fissazione per Justin Bieber! Non sa dire nient’altro al di fuori di lui!…-
-…che poi, ne parla così tanto, che una notte ho sognato di farci sesso! Di fare sesso con Justin Bieber!...-
-…che poi io sono vergine! Ho 18 anni e dico a tutti di averlo fatto per la prima volta al campus con Brandon McGregor, che è gay!...-
-…o che ogni anno, a Natale, prima di cena, invece di stare con la mia famiglia, vado sotto il vischio che il sindaco fa mettere sul tetto del palazzo dove lavora mio padre, perché è lì che vorrei essere baciata da un ragazzo!...-
-…o che odio con tutta l’anima il polpettone di patate di mia madre e lei è ancora convinta che sia il mio piatto preferito!...-
-…o che, anche se sono grande e mi hanno detto che non esiste, io continuo a credere in Babbo Natale!...-. Non riesco nemmeno a sentire ciò che dice il mio vicino né le raccomandazioni del pilota. La mia voce è troppo alta e sembra essere una radio inceppata che non smette di emanare suoni.
-…avrei dovuto dirle che l’ho rotto io, ma lei ci teneva così tanto a quello specchio…-
-…io continuo a dirle che le stanno malissimo, ma è fissata con quei capelli rossi!...-
-…è il peggior regalo di Natale che una nonna potrebbe fare! Ed è scomodissimo! Ma dico, non vede che ho una terza abbondante?! Come può prendermi una prima?...-
-…e disse davanti a tutti quanti che me l’ero fatta sotto! Ma è una cosa che si fa ad una bambina di sette anni?! Io odio mia nonna! Anche perché lo racconta ancora! Il peggior Natale della mia vita!...-
-…è stata la prima volta che mi sono innamorata, ma…-
-Signorina Wilson? Siamo atterrati-lo sguardo della hostess è indecifrabile. È un misto di pena per la povera pazza che ha davanti e di terrore. Senza fiatare guardo il mio vicino che è schiacciato contro l’oblò e, anche con gli occhiali scuri, vedo che ha gli occhi sgranati e la bocca socchiusa.
Ecco, non mi smentisco mai.
  
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