In quel momento l’intera vita mi passò davanti agli occhi, era stata una vita piena di rimpianti, di tristezza, di lacrime sotto al cuscino. Di rabbia verso quel vecchio, mio padre. Rabbia verso Mephisto, che aveva permesso che un abominio come me restasse vivo. Rabbia verso me stesso per quegli infami pensieri. Perché io dovevo essere grato della mia vita e di quella di mio fratello. Mia madre, Mephisto e anche forse più di tutti il vecchio, si erano impegnati per far si che la nostra vita continuasse, ed io dal momento in cui conobbi le mie vere radici iniziai a pensare che non avevo il diritto di essere vivo. Lacrime amare iniziarono a solcarmi il viso, mischiandosi al sangue, e su quel sangue demoniaco io avrei fatto un giuramento sacro. Si, io Rin Okimura figlio di satana facevo un giuramento a Dio.
-giuro di proteggere tutte le persone a me care, giuro che fino a quando queste avranno bisogno d’aiuto io non mollerò, io non mi abbatterò, io non morirò. Giuro che la mia anima dannata possa bruciare all’inferno!-.
Mi alzai grazie ad una forza sconosciuta, fiamme blu sgorgavano dal mio corpo come l’acqua dalla fonte,
-Rin! Stai bene?- la vocetta di Kuro mi rimbombò nella mente,
-mai stato meglio- ghignai, assaporando l’odore del sangue,
-Kuro! Andiamo a prendere a calci in culo Papà!- esclamai.