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Autore: PatheticRomance    13/02/2013    3 recensioni
-Kyuhyun-ssi! Venga con noi!- Un signore austero, accompagnato da altri, chiamò a gran voce il mio nome dalla soglia della porta senza degnarsi nemmeno di entrare, come se solo facendolo avrebbe potuto confondersi con noi “pivellini”. Guardai gli altri un po’ confuso prima di prendere un asciugamano, una bottiglina d’acqua ed eseguire gli ordini senza fiatare.
-Dove stiamo andando?- Domandai curioso e timoroso allo stesso tempo. Mi scostai i capelli dalla fronte asciugando immediatamente il sudore. Continuai a seguirli nonostante non avessi la più pallida idea di cosa stesse accadendo. Cominciai a pensare di aver combinato qualche guaio, che volessero punirmi o qualcosa di molto simile. In fondo non sarebbe stata la prima volta che venivo rimproverato per qualche comportamento sbagliato.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kyuhyun, Leeteuk
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: Allora… niente. Innanzitutto ciao!

Nonostante ci abbia messo solo due giorni per scriverla è stato un parto lo stesso =W=

Ho da fare degli appunti su questa storia, quindi leggete!

Questo è stato davvero il debutto di Kyuhyun, non ho inventato nulla… cioè, ovviamente questi sono gli avvenimenti, il resto li ho scritto io! Basta cercare Kyuhyun Debut Days.

Come sempre grazie alla mia beta plubuffy che mi corregge le storie pazientemente tutte le storie… e senza di lei e il suo aiuto probabilmente sarei finita per il cestinare il tutto. Credetemi, ha una pazienza infinita questa donna!
Grazie a tutti quelli che leggono sempre le mie storie, mi seguono e soprattutto recensiscono.

Josie.

 

Debut Days

La danza non era mai stata una mia vera e propria passione, tutto quello che volevo era cantare, ma mi era stato detto chiaramente che per diventare un idol avevo bisogno di duro allenamento. Per quanto riguardava il canto avevo già tutto, mi avevano ripetuto, era una dote che mi accompagnava sin dalla nascita. Era sempre stato tutto per me, l’unico modo per esprimermi completamente o, come diceva mio padre benché disapprovasse, tenermi lontano dal computer, e come dargli torto!

Mentre con il ballo, beh, con il ballo era tutta un’altra questione. Anche se non ero mai stato sciolto nei movimenti, nonostante fosse una cosa che mi divertisse e non mi dispiaceva affatto, avevo bisogno di allenamento, questo era chiaro, e per rendere il mio desiderio possibile mi ero impegnato con tutte le mie forze, giorno dopo giorno.

Riuscire ad incoronare il mio sogno e diventare un trainee fu la cosa migliore che potesse capitarmi allora, non erano passati nemmeno un paio di mesi che, grazie alla mia dedizione e al gran miglioramento, dovuto alle ore di duro lavoro, avevano fatto sì che una compagnia mi notasse. Ero orgoglioso e non poco.

Erano passate ore da quando avevo messo piede nella sala prove e, non appena la canzone terminò, mi accasciai esausto sulla panca, come forse non lo ero mai stato nei lunghi mesi di duro allenamento. Una volta tanto sentii davvero di meritarmi una pausa.

-Kyuhyun-ssi! Venga con noi!- Un signore austero, accompagnato da altri, chiamò a gran voce il mio nome dalla soglia della porta senza degnarsi nemmeno di entrare, come se solo facendolo avrebbe potuto confondersi con noi “pivellini”. Guardai gli altri un po’ confuso prima di prendere un asciugamano, una bottiglina d’acqua ed eseguire gli ordini senza fiatare.

-Dove stiamo andando?- Domandai curioso e timoroso allo stesso tempo. Mi scostai i capelli dalla fronte asciugando immediatamente il sudore. Continuai a seguirli nonostante non avessi la più pallida idea di cosa stesse accadendo. Cominciai a pensare di aver combinato qualche guaio, che volessero punirmi o qualcosa di molto simile. In fondo non sarebbe stata la prima volta che venivo rimproverato per qualche comportamento sbagliato.

-Da ora sei un membro dei Super Junior- tagliò corto uno degli uomini. A quelle parole mi bloccai immediatamente nel bel mezzo del corridoio. Fu come se la paura avesse preso possesso delle mie gambe, ero sbigottito e incapace di proseguire.

-Super Junior? Io?- ero incredulo e sperai quasi che da un momento all’altro qualcuno potesse spuntare dall’angolo più vicino urlandomi che ero stato preso palesemente per il culo, era uno scherzo, ciò, però, non avvenne. Un senso di inquietudine si impossessò del mio essere: “Come sarei riuscito a integrarmi in una band con così tanti membri?”. Ebbi la sensazione che nulla sarebbe stato facile come avevo pensato.

 

 

Insomma, appena due giorni prima mi avevano detto che sarei stato uno dei Super Junior, come credevano avessi reagito? Ovviamente una crisi di panico era stata assicurata, ma poi le millemila rassicurazioni sulla bontà e disponibilità di quei ragazzi avevano fatto in modo che non tentassi qualche fuga prima del primo incontro con il leader.

Ma quel giorno era arrivato fin troppo presto senza che riuscissi a farmi davvero un’idea precisa di quello che sarei potuto diventare. Avevo le mani sudate e non ero mai stato così rigido prima di allora, eppure credetti di potermi spezzare se solo avessi azzardato qualche movimento diverso da quelli che ero solito compiere.

Erano passati trenta minuti da quando mi avevano portato in questa stanza e almeno dieci durante i quali avevo fatto avanti e indietro migliaia di volte. Erano spariti tutti senza nessun preavviso, lasciandomi solo, pensai seriamente a un modo per fuggire. Non ero per nulla pronto e ne ero consapevole solo in quel momento.

Dopo quel che mi era parsa un’eternità finalmente la porta cominciò ad aprirsi, allo stesso tempo il mio cuore cominciò a battere all’impazzata, temetti che di questo passo persino loro avrebbero potuto udirlo. Non avrei mai creduto che a 17 anni sarei potuto morire di un attacco di cuore.

-Annyeonghaseyo-  Non appena varcò la soglia, salutai Leeteuk con un inchino impacciato, quasi non credevo di avere avanti ai miei occhi quel ragazzo che tante volte avevo visto in tv. Quando rialzai lo sguardo però, il mio sorriso immediatamente si spense, incontrando il suo abbastanza freddo. Non disse una parola, non subito almeno.

-I saluti non dovrebbero essere fatti come i tuoi- replicò freddamente. Sgranai gli occhi. Mi sentii umiliato, stupido allo stesso tempo e per la prima volta un bambino. Sentii le mie guancie andare in fiamme e gli occhi inumidirsi prima che, con urgenza, mi inchinai nuovamente a novanta gradi.

 

 

L’incontro non era durato poi molto, per mia fortuna, anche se poi dopo, avrei dovuto affrontare cose ben peggiori: incontrare tutta la band. Mi avevano parlato bene del paziente e dolce leader dei Super Junior ma… beh, se quella era pazienza non avrei voluto di certo affrontare il resto. Nuovamente mi si formò un groppo in gola che provai a scogliere non appena mi ritrovai a fissare, inebetito, la porta del loro dormitorio.

Avrei voluto chiedere al leader di darmi il tempo di prepararmi, la verità era che non ero pronto, non lo ero per nulla, stava succedendo tutto così velocemente, non credevo di essere giusto per quella band. Leeteuk non mi diede il tempo di esprimermi che immediatamente aprì la porta.

Nella stanza calò il silenzio, non ebbi il coraggio di guardare nella direzione degli altri solo per paura di scoprire facce altrettanto ostili.

-Ragazzi, lui è Kyuhyun-ssi- la voce fredda non mi sfuggì di certo, e non sfuggì nemmeno agli altri ragazzi che, per un breve instante, mantennero un silenzio sicuramente innaturale se, radunate in una stanza, ci sono 13 persone.

- Annyeonghaseyo- ripetei il mio saluto, questa volta sin dall’inizio in modo corretto. Poco dopo alcuni dei ragazzi si presentarono, alcuni furono parecchi esuberanti, altri di poche parole e invece altri ancora rimasero fermi al loro posto, indecisi sul da farsi, in ogni caso mi diedero il benvenuto.

Immediatamente mi fecero visitare il dormitorio, le stanze erano tutte grandi e trovai la disposizione e l’arredamento personalizzato di ognuno davvero originale.

-Ehm… dov’è la mia stanza?- chiesi timido alla fine del mio “tour”, ero stanco per la lunga giornata e quasi timoroso che qualcuno avesse potuto attaccarmi nuovamente con qualche frase. Evidentemente non fu la domanda giusta da rivolgere, lo capii sin da subito dal loro scambio di sguardi silenzioso. Non ero un tonto, nonostante la mia giovane età.

-Scegliti un posto dove dormire- fu quella risposta che meno avrei voluto sentire ma che arrivò chiara e tonda. Mi sentii crollare la casa addosso nonostante fosse tutto in piedi, ma non dissi nulla. Tentai di combattere nuovamente contro la rabbia e le lacrime che premevano prepotenti per uscire. Mi morsi le labbra, avrei dovuto tenere duro.

 

 

Erano passati solo due mesi da quando ero entrato a far parte dei Super Junior e, come previsto, non era stato per nulla facile quella convivenza. Non avevo avuto un letto ancora tutto mio ed avevo finito per dividere uno con ognuno di loro, o almeno con chi, di buon cuore, avrebbe voluto ospitarmi.

Non era questo ciò che mi aspettavo, sinceramente, e non mi era mai piaciuto essere trattato così. Perfino quando andavo a scuola, nonostante mio padre fosse un insegnante, avevo creato qualche grattacapo con qualche bulletto al quale non avevo voluto sottostare. Sospirai silenziosamente cercando di non essere udito, avevo paura di infastidire anche con il minimo rumore.

-Maknae, cucina dei noodles- mi ordinò Leeteuk distrattamente tra carte e schede varie da compilare, evidentemente dovette notarmi. Non ebbi il coraggio di rifiutare, nonostante fossi consapevole di essere una frana ai fornelli.

-Ok…- mormorai risentito lasciando il mio computer. Mi alzai dirigendomi in cucina, quel posto fu peggio di un campo di battaglia per me e decisamente non avevo la più pallida idea di dove mettere le mani. Ah, se fosse stato facile come accendere un computer!

Cominciai con l’aprire il frigorifero e lo stesso feci con i mobili quando passai alla ricerca delle pentole. Dieci minuti dopo aprii l’ennesimo mobile, ormai arreso, e una pentola attentò alla mia vita. Fortuna che riuscii a scansarla, anche se creai ugualmente un gran baccano che sperai non fosse notato.

-Aish!- Imprecai quando, alzandomi, andai a sbattere contro il mobile. Non so cosa combinai alla fine, ciò che venne fuori fu un disastro irrecuperabile e in men che non si dica si era fatta l’ora di cena. Maledizione! Non avrei potuto chiedere una mano a Ryeowook, come forse avrei dovuto fare sin dall’inizio.

Mi sedetti a tavola forse un po’ scuro in volto. Nessuno dovette accorgersene evidentemente, perché non mi fecero domanda alcuna, o semplicemente preferirono ignorare questo mio perenne stato d’animo. In fondo non parlavo con molti.

La cena fu servita, ovviamente, da un impeccabile Ryeowook. Guardai sott’occhio Leeteuk stando attento a non perdermi nessuno dei suoi movimenti. Non appena alzò le bacchette sussultai.

-Chi ha cucinato questi noodles?- abbassai lo sguardo colpevole mordendomi le labbra a sangue. Mi alzai in piedi, il colpevole ero io.

 

 

Ero stanco, affranto. Avevo deciso di mollare tutto. Non sapevo se tutto dipendesse dal fatto che avessi bevuto, forse pure più di quanto la mia età consentisse. Ero semplicemente stufo di sentirmi così stanco e inappropriato.

Entrai nel dormitorio silenziosamente levandomi la giacca. Se questa era la vita che mi spettava, beh, avrei preferito finire qui quest’esperienza terrificante. Forse mio padre aveva ragione, non avrei dovuto mettermi a fare il cantate, tutto ciò mi lasciava l’amaro in bocca.

Non so per quale assurda ragione mi diressi verso la stanza di Ryeowook e aprii la porta senza bussare, stendendomi immediatamente sul suo letto con la faccia coperta. Chissà che pena, dovevo puzzare davvero d’alcool in quel momento. Sarei stato nei guai se mi avessero scoperto, ma cosa importava? Sarebbe potuto davvero andare peggio di quello?

Il più grande, non appena mi vide entrare, scattò in piedi.

-Kyuhyun-ah! C-cosa succede?- il ragazzo mi accolse nel suo letto con premura. Non risposi, tenni semplicemente il mio viso nascosto, ma senza che potessi fermarmi parole e lacrime cominciarono ad uscire, per la prima volta, incontrollate.

-Ryeowook-ah! Sono così stanco, lui mi odia- singhiozzai, mentre l’altro, impacciato, tentò di consolarmi stringendomi a lui finché non mi fossi calmato. Avere l’alcool come complice rendeva la cosa maledettamente reale e difficile. Io davvero stavo provando a fare del mio meglio, ci tenevo davvero a fare bella figura agli occhi di Leeteuk ed essere accettato, ma ogni occasione sembrava buona per richiamarmi, punirmi o umiliarmi. Ne avevo abbastanza di questi tentativi di essere notato da lui, erano tutti inutili.

-Chi è? Credo di poter capire la tua situazione…- mormorò tentando ancora di calmarmi e di asciugare quelle calde lacrime. Chiusi gli occhi al passaggio della sua mano gentile, un tocco che in quei mesi mi era mancato in maniera assurda, un tocco amichevole. Volevo tornare a casa.

- Teuk hyung…- balbettai ad occhi chiusi, lasciandomi cullare da quelle braccia.

 

 

Non appena fu il nostro turno di esibirsi il pubblico andò in visibilio. La folla era lì, pronta ad acclamarci, ed ognuno diede il meglio di sé. Anche io dimenticai i dissapori di quei lunghi mesi e mi lasciai trasportare dall’esibizione.

Quando venne il momento della premiazione alle mie orecchie tutto tacque. Le urla, il boato, la folla, persino le voci dei presentatori. Tornai nuovamente a sentire solo quando sentii forte pronunciare il nome della nostra band. Avevamo vinto, avevamo vinto!

Vidi tutti i membri versare lacrime di gioia, e, com’era capitato già molte volte da quando ero entrato a far parte della band, mi venne da piangere terribilmente a mia volta, la mia prima vincita come cantante… la nostra prima vincita. In quell’istante mi tornò in mente che forse io, l’ultimo arrivato, non ero il benvenuto in quella famiglia affiatata. Chi ero io per piangere insieme a loro?

Questo pensiero arrestò immediatamente le mie lacrime prima che avessero tempo di uscire, o perlomeno mi sforzai. Non meritavo davvero di piangere, cosa avevo fatto io, in fondo?

Tornammo tutti indietro, nei camerini, i ragazzi continuavano a piangere felici, increduli e io, con il magone in gola, mi isolai per un momento in un angolo per riprendere coscienza dei miei sentimenti.

Quando alzai gli occhi incontrai gli occhi ­colmi di lacrime del nostro leader, sentii un crampo all’altezza dello stomaco e mi irrigidii. Lo vidi avvicinarsi, con un sorriso, e mi poggiò una mano sulla spalla.

-Kyuhyun-ah, sei stato bravo- quel nodo stretto alla gola si sciolse e tutta l’amarezza, la gioia e i dissapori cominciarono a sgorgare fuori, attraverso quelle lacrime che ora sentivo finalmente libero di esprimere.

-Ne, Teukie hyung- replicai. Senza pensarci lo abbracciai stringendolo forte a me e lui, fiero, ricambiò forte la mia stretta. Fu in quel momento che mi sentii finalmente parte di quella grande famiglia chiamata Super Junior.

   
 
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