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Autore: Fragolina84    13/02/2013    2 recensioni
Makani è la parola hawaiana per vento. Ed è un vento nuovo quello che soffia sui Five-0 e sul comandante Steve McGarrett. Questo vento ha un nome, Nicole Kalea Knight, e il volto di una giovane donna dagli splendidi occhi viola. Basteranno questi occhi a catturare un ex Navy SEAL?
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Steve McGarrett, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I miei Five-0'
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Capitolo 2
Penso che il Governatore abbia visto giusto

 
Furono Steve e Danny ad interrogare l’uomo che avevano arrestato. Si chiamava Jordan Ramirez ed era giovane, appena ventiseienne.
«Perché hai ucciso Newton?» domandò Danny per l’ennesima volta, mentre Steve se ne stava disinvoltamente appoggiato al muro con le braccia incrociate sul petto.
Ramirez, ammanettato alla sedia, non rispose.
«Sarai processato, Ramirez. Su questo non si discute. Noi possiamo influenzare il giudizio, lo sai. Dipende da quanto vorrai collaborare con noi» spiegò Danny pazientemente.
L’altro continuò a tenere la testa chinata, senza rispondere.
Steve perse la pazienza. Si avvicinò al prigioniero e si abbassò su di lui, parlandogli all’orecchio.
«Abbiamo già interrogato Alvarez. Sappiamo che sei stato tu a premere il grilletto» sibilò.
Era un bluff, ovviamente. Ma Ramirez non poteva sapere che l’altro era scampato alla cattura. Alle parole di Steve si irrigidì e finalmente si decise ad aprire bocca.
«Bastardo! Ha mentito. Non sono stato io, gli ha sparato lui» sbraitò.
Danny si avvicinò.
«Dicci com’è andata. La situazione vi è sfuggita di mano, vero?».
Ramirez parve racimolare il coraggio e poi alzò lo sguardo su di loro.
«Ci ha chiamati Newton. Era preoccupato, voleva confessare».
Danny mise una mano sulla spalla dell’uomo.
«Ora sta calmo, Jordan. Spiegaci tutto dall’inizio».
«Usiamo il parco per trasferire la droga agli spacciatori. Uno dei nostri la lascia in un punto preciso e lo spacciatore la ritira dopo un paio d’ore. Il parco è sempre abbastanza frequentato, quindi è una buona copertura per i nostri movimenti» spiegò.
Steve, che stava passeggiando lentamente nella sala, si fermò di colpo.
«Come fate con il sistema di videosorveglianza? Nessuno si è mai accorto di nulla?» domandò.
«Conosciamo i punti ciechi delle telecamere» sogghignò l’altro.
«Com’era coinvolto Newton?» intervenne Danny.
«Newton avrebbe dovuto ritirare la partita di ieri. Però s’è fatto scoprire. Si è fatto prendere dal panico e ha colpito l’uomo. Pensava solo di metterlo momentaneamente ko, ma deve aver sbagliato i calcoli e l’ha ucciso. Stamattina ha telefonato ad Alvarez, dicendo che non se la sentiva di portare un tale peso e che voleva costituirsi. Alvarez gli ha detto di non farlo e che lo avrebbe raggiunto per parlare dell’accaduto. Quando siamo arrivati da Newton, era chiaramente sotto choc. Ha detto che avrebbe chiamato la Polizia e che avrebbe raccontato tutto. Alvarez ha perso la testa e gli ha sparato. È ciò che è successo, credetemi. Non ho sparato io».
Danny alzò lo sguardo ed incrociò quello di Steve. Gli fece un leggero cenno del capo, invitandolo ad uscire.
«D’accordo, Jordan. Ti crediamo. Diremo al giudice che hai collaborato e questo di certo servirà a ridurre la pena» lo rassicurò Danny e precedette Steve fuori dalla stanza.
«Che ne pensi?» domandò a Steve mentre si allontanavano lungo il corridoio.
«Cosa penso? Penso che Anthony sia morto per niente» sbottò Steve. «E penso anche che ci siamo trovati una nuova indagine. Non è un semplice omicidio. Dobbiamo investigare su questo traffico di droga».
Kono stava prendendo un caffè con Chin nella piccola saletta ristoro e i due uomini si fermarono lì. Danny prese un bicchiere di carta e lo riempì di caffè, mescolandoci una generosa dose di zucchero.
«Dov’è Nicole?» domandò Steve guardandosi intorno.
«Ha fatto un salto a casa. È andata a cambiarsi. Ha detto che voleva mettersi a fare la lista del materiale che le serve. Il caso di oggi le ha fatto comprendere bene di cosa abbiamo bisogno e quindi lavorerà in questo senso».
Steve sedette sul tavolo, lasciando penzolare la gamba.
«A proposito di Nicole, che ne pensate? La prima impressione?» domandò.
Kono si strinse nelle spalle.
«É presto per dirlo. In fondo, non sappiamo neanche se resisterà al severissimo comandante McGarrett» rise la ragazza e gli altri le fecero eco.
«Non preoccuparti, Kono. Ha cominciato a metterlo in riga cinque minuti dopo essere entrata» sottolineò Danny, beccandosi un’occhiataccia dal diretto interessato.
 «No, davvero» riprese Kono. «Sembra in gamba. E poi ero stanca di essere l’unica donna della squadra».
Steve si rivolse a Chin. «E tu? Che ne pensi?».
«Mi pare che sia entrata subito nei meccanismi dei Five-O. E poi è davvero forte con i computer. Penso che il Governatore abbia visto giusto».
Steve annuì, prendendo atto delle affermazioni dei suoi colleghi.
«Abbiamo interrogato Ramirez» cominciò Steve ma Danny lo bloccò immediatamente.
«Ehi! E la mia opinione non ti interessa?» chiese.
«Non sono sicuro di voler conoscere il tuo parere» sogghignò Steve. Sapeva che Danny aveva intuito che la donna l’aveva colpito e aveva paura che lo rivelasse a Chin e Kono.
«Io trovo che sia una bella donna, il che non guasta» cominciò Danny, ignorando Steve. «E, visto che grazie a questo pazzo comandante che ci ritroviamo ultimamente ci sono più conflitti a fuoco che soldi in busta paga, penso ci servisse proprio qualcuno che ci tenesse d’occhio da qui. Un paio di occhi in più sono estremamente utili… e che occhi! Eh, Chin?» esclamò Danny, strizzando l’occhio a Steve.
Chin annuì. «In vita mia non mi era mai capitato di vedere dal vivo occhi di quel colore. Sono davvero particolari. E convengo con te che anche il resto non è niente male» confermò Chin.
«Signori, vogliamo concentrarci sul caso, per favore?» li richiamò bonariamente Steve. Eppure provava un certo fastidio nel sentire quei due che discutevano in quel modo di Nicole, anche se non ne afferrava il motivo. In fondo non la conosceva nemmeno.
«Scusa, capo» mormorò Chin. «Ci stavi dicendo dell’interrogatorio di Ramirez».
Steve espose in breve ciò che erano venuti a sapere dall’uomo che avevano catturato.
«La nostra priorità a questo punto è smantellare quest’organizzazione criminale. Dobbiamo cercare di raccogliere più informazioni possibili da Ramirez». Si voltò verso Danny. «Prosegui con l’interrogatorio, per favore. Io vado da Kamekona. Voglio chiedergli se sa qualcosa di Alvarez».
Recuperò le chiavi della macchina nel proprio ufficio e si diresse verso l’uscita, mentre Danny tornava da Ramirez. Nel corridoio incontrò Nicole.
Indossava una maglietta aderente, di colore verde scuro, e un paio di jeans. Aveva i capelli sciolti che le ricadevano in onde morbide sulle spalle e il nuovo distintivo appeso alla cintura.
«Ciao Steve» lo salutò. «Sei in partenza?» domandò, sentendo tintinnare le chiavi della macchina nella sua mano.
Steve annuì. «Ehi, perché non vieni con me?» domandò. «Non sei dei Five-O se non hai conosciuto il nostro informatore riservato».
«D’accordo» acconsentì la donna.
Steve salì sulla Camaro e Nicole si accomodò sul sedile del passeggero.
«Bella macchina» commentò ammirata, mentre Steve girava la chiave e avviava il potente motore. «Ha un solo difetto, ma proprio a volerglielo trovare: la trazione posteriore la rende molto reattiva, ma a volte difficile da controllare» mormorò quasi fra sé.
Steve la osservò attentamente finché Nicole alzò gli occhi verso di lui. «Che c’è?» domandò.
«È strano sentire una donna parlare di macchine in questo modo» dichiarò. Ed è anche terribilmente sexy, aggiunse fra sé.
«Mio padre mi ha trasmesso la passione per le auto belle e veloci» rispose, con un velo di malinconia nella voce. Dal tono, Steve intuì che il padre doveva essere morto.
«Che lavoro faceva tuo padre?».
«Era nell’esercito, un veterano della guerra del Golfo. Mi resta il rimpianto che non abbia potuto vedermi laureata all’Accademia. È morto in un incidente d’auto nel 2003».
Steve fischiò ammirato mentre percorreva a velocità sostenuta South King Street. «Guerra del Golfo. Quelli sì che hanno servito il paese».
«Sì, però è dura farlo capire ad una bambina di sette anni» replicò Nicole, ricordando come fosse stato difficile accettare che suo padre se ne andasse a rischiare la vita in un paese straniero.
«Lo so, lo capisco. Mio padre era un poliziotto quindi, anche se lui non andava all’estero, rischiava la vita tutti i giorni per gli altri. Per me e mia sorella non è stato facile, soprattutto dopo la scomparsa di nostra madre, anche lei morta in un incidente».
Nicole annuì. «Quando perdi una persona cara in modo così repentino, ti senti crollare il mondo addosso. Quando è successo a me, ero ad Annapolis, lontana da casa, e ho potuto tornare soltanto per poche ore, per il funerale. Il mio ragazzo mi ha aiutata molto. Se fosse stato per me avrei abbandonato il corso».
«Sei fidanzata» constatò, cercando di nascondere la delusione. Sentì un’acuta fitta di gelosia, rimproverandosi immediatamente. Cosa gli stava capitando? Perché questa donna lo intrigava tanto? Era una sottoposta, non avrebbe mai dovuto nemmeno permettersi di pensare a lei in questo modo.
«Non più» dissentì Nicole, e Steve sentì uno strano calore al petto e un impeto di gioia agitargli il sangue. «Era nel mio stesso corso all’Accademia. Una volta laureati ci siamo decisi a fare il grande passo ed eravamo più che pronti. Fissata la data, mandati gli inviti, a due settimane dal matrimonio mi sono resa conto che non l’amavo».
Appena ebbe pronunciato quelle parole si chiese perché l’avesse fatto. Non era da lei lasciarsi andare a confidenze così personali, soprattutto non con un suo superiore conosciuto da poche ore. Il fatto era che Steve la faceva sentire perfettamente a proprio agio.
Steve accostò la macchina al marciapiede. Entrambi scesero e Nicole lo guardò con espressione perplessa.
«Il tuo informatore è qui?» domandò e Steve sogghignò per tutta risposta.
Le lunghe onde oceaniche rumoreggiavano infrangendosi sulla spiaggia, in quel momento affollata di persone. Alcuni ragazzi in costume sedevano ai tavolini del bar, gustando una granita.
Un vero e proprio gigante, con la stazza degna di un lottatore di sumo, stava servendo altre granite ad un tavolo di ragazze in bikini, flirtando spudoratamente con loro che ridevano civettuole.
«Ma che novità! Ogni volta che vengo qui tu ci stai provando con qualche bella ragazza?» esclamò Nicole. Kamekona si girò e sorrise a Nicole.
«Ci ho provato anche con te ma non hai mai avuto il buon senso di accettare le mie avances» rispose, seppellendo la ragazza in un abbraccio.
«Sei davvero troppo per me, Kamekona!» esclamò Nicole.
L’uomo ridacchiò, facendo tremolare la pancia, e parve accorgersi solo in quel momento di Steve.
«Aloha [1]» lo salutò.
Steve continuava a guardare l’uno e l’altra. «Lo conosci?» chiese a Nicole.
«Chi? Kamekona? Certo che sì, e da una vita, direi. Chi non conosce il miglior chiosco di granite dell’isola?» affermò la donna. Poi si avvicinò a Steve, abbassando la voce. «Dov’è il tuo informatore?».
Steve scosse la testa, mostrando i denti bianchissimi in un sorriso.
«È lui il mio informatore. È Kamekona» le spiegò, e Nicole gli restituì uno sguardo perplesso.
«Lavori con McGarrett?» domandò Kamekona e quando la donna si voltò e annuì, il suo sguardo cadde sul distintivo. «La piccola Kalea nei Five-O!» proruppe.
«Kalea?» intervenne Steve.
«È il mio nome hawaiano» spiegò Nicole. «Significa…».
«Gioia» finì per lei Steve, trovando che quel nome le stesse benissimo.
«Parli hawaiano?» chiese Nicole.
«Sì, lo parla. Ma resta pur sempre un haole» s’intromise Kamekona, strappando ad entrambi una risata.
«Senti un po’, Mister Hawaii!» borbottò Steve. «Abbiamo un paio di cose da chiederti».
Kamekona annuì e li guidò nel retrobottega, dove sedettero attorno ad un tavolino.
«Dimmi tutto, fratello» esordì il gigante.
«Conosci Tony Alvarez?» chiese Steve e Kamekona gli fece cenno di abbassare la voce.
«Non così forte, brah [2]. Lo sai che il mondo della polvere bianca ha orecchie dappertutto. Comunque sì, lo conosco. Pattuglia la zona di Ala Moana».
Steve annuì. «Sì, l’abbiamo scoperto. I suoi uomini usavano il parco per consegnare la droga agli spacciatori. Ma ieri sera qualcuno ha scoperto il traffico e c’ha rimesso la pelle».
Kamekona lanciò un fischio. «Alvarez è un tipo tosto, abituato a non lasciare testimoni» commentò.
«Non è stato lui ad uccidere quel poveraccio, ma uno dei suoi spacciatori. Quando ha minacciato di costituirsi, Alvarez l’ha tolto di mezzo».
Kamekona rifletté per qualche momento.
«Oggi eravamo quasi riusciti a prenderlo, ma è fuggito. In compenso i miei hanno arrestato Jordan Ramirez» spiegò Steve e Kamekona mugugnò qualcosa.
«Ramirez è il suo numero due. Un bel colpo, brah» commentò.
«Dove trovo il suo capo?» domandò Steve, ma Kamekona scosse il capo.
«Alvarez è un maledetto topo di fogna. Ha una tana con molte vie d’uscita e non sarà facile acciuffarlo».
Steve sogghignò diventando di colpo ancor più attraente.
«Tu dimmi solo dove lo posso trovare, al resto ci pensiamo io e la mia squadra».
«Tutti i venerdì sera lui e la sua banda si ritrovano in un night club. È lì che pianificano lo spaccio».
Steve sorrise come un monello e si voltò verso Nicole.
«Mi sa che devo chiedere a Danny se questo venerdì ha impegni» commentò, facendola sorridere.
Si congedarono in fretta da Kamekona e rientrarono alla base dove Danny li stava aspettando. Aveva terminato l’interrogatorio di Ramirez e voleva aggiornare Steve con le nuove informazioni.
«Si ritrovano tutti i venerdì al Moonlight» disse Danny.
«Lo so» rispose Steve.
«Se ne stanno pacifici a bere quei meravigliosi drink fatti di frutta e si organizzano la settimana» spiegò Danny.
«Lo so» ripeté tranquillo Steve e Danny sbuffò.
«C’è qualcosa che Kamekona non ti abbia già detto e che avrò il piacere di rivelarti?» borbottò seccato Danny e Steve gli sorrise.
«Non lo so. Stupiscimi, Danno!» ribatté.
«Sbruffone!» bofonchiò Danny e Nicole, che aveva assistito allo scambio di battute, non poté trattenere una risatina.
Danny si voltò verso di lei che era appoggiata allo stipite della porta dell’ufficio di Steve, a braccia conserte. «Stai già dalla sua parte, eh?».
«Scusami» mormorò la donna. «Siete meglio della televisione, ve l’ha mai detto nessuno?» commentò. In quel momento la porta si aprì ed entrarono due uomini. Nicole si voltò e sorrise di piacere nel vederli.
«Aloha, Alex» lo salutò con calore la donna, andandogli incontro e deponendogli un bacio sulla guancia.
«E quello chi è?» domandò Danny.
Steve spinse indietro la poltrona e si alzò in piedi.
«Non lo so» mormorò con tono leggermente stizzito. Di nuovo, si meravigliò di se stesso. Perché mai le effusioni di Nicole con un uomo avrebbero dovuto infastidirlo? La conosceva da poche ore: possibile che quella donna sapesse condizionarlo a tal punto?
Steve e Danny raggiunsero i due nuovi arrivati. Quello che avevano capito chiamarsi Alex aveva i capelli castani tagliati a spazzola e gli occhi nerissimi, tanto che non si riusciva a distinguere la pupilla. Era di bassa statura – era più piccolo anche di Danny – e teneva disinvoltamente un braccio attorno alla vita di lei. Steve pensò che avrebbe potuto spezzarglielo senza fatica.
 «Steve, Danny, questo è Alex Knight. Mio fratello ed il miglior programmatore che conosca. Esclusa me, ovviamente. Alex, ti presento il comandante Steve McGarrett ed il detective Danny Williams».
Steve strinse la mano ad Alex, quella stessa mano che aveva pensato di rompergli quando l’aveva notata stringere il fianco di Nicole.
«Lui è Dennis Caan» disse Nicole, indicando l’altro, un ragazzo magrissimo con un paio di occhiali sul naso lentigginoso.
«Li ho chiamati prima, mentre andavo a casa a cambiarmi. Sono i migliori e mi aiuteranno a reperire e montare tutta l’attrezzatura informatica di cui avremo bisogno qui» spiegò Nicole e Steve annuì.
«Procedete con la massima urgenza. Fra tre giorni abbiamo un appuntamento con il signor Alvarez. Pensi che potrai essere già pronta?» chiese Steve.
«Sì, sicuramente» assicurò Nicole senza esitazione. «Ma dobbiamo metterci subito al lavoro».

 


[1] Tipico saluto hawaiano. Equivale al nostro ciao
[2] Contrazione di brother, fratello. Termine usato amichevolmente
  
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