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Autore: dilpa93    13/02/2013    6 recensioni
"Rassegnato si allontana quanto basta per fare in modo che la sua curiosità non prenda il sopravvento, dedicandosi poi al suo desiderio. La sua calligrafia pulita ed ordinata si imprime con velocità sul foglio."
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kate Beckett, Rick Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda stagione
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La porta che dà sulle scale cigola facendola sussultare; appare lui con quel suo viso buffo, sospirante, e sulle labbra un semplice sorriso che spunta non appena incrocia i suoi occhi. Quando la vede si illumina, è un riflesso involontario, e per quanto vorrebbe non farlo, per quanto vorrebbe cercare di nasconderlo, sa che non ci riuscirebbe e, dal momento che lei sembra non accorgersene, è inutile cercare di reprimere quella risposta naturale che si forma quando il suo sguardo si scontra con il suo labbro inferiore incastrato tra i denti, con quel gesto automatico con cui si porta i capelli dietro l’orecchio, con  la sua mania di far scorrere rapido il pennarello rosso tra le dita, un tic nervoso che ha quando si ritrova davanti alla lavagna durante un caso giunto ad un punto morto.
“Come hai saputo che ero qui?”
Era fuggita dal locale abbandonando il suo drink a metà sul tavolo. Non aveva detto una parola voleva stare sola per un po’, ma non le dispiace che lui si trovi lì; si preoccupava sempre per lei, quando spariva alla sua vista la cercava smarrito, con il cuore a mille, poi i suoi occhi la trovavano e il suo respiro tornava improvvisamente regolare.
“Ho dei super poteri, non te lo avevo mai detto?”
“No, deve esserti sfuggito.” Risponde poggiandosi con la schiena contro la balaustra “E quali sarebbero questi fantomatici poteri?” Sta al suo gioco pur essendo alquanto scettica a riguardo.
“Riesco a leggere nel pensiero, a vedere attraverso le cose e naturalmente mi basta pensare ad una persona per poterla localizzare.”
“Naturalmente…” Gli fa eco ironica arricciando le labbra. Lui le si avvicina, poggia gli avambracci sul parapetto, soffermandosi però a lungo sui tratti del viso della donna che gli è accanto prima di dedicarsi al panorama.
“In realtà non lo sapevo, ma ci speravo. Qualcosa mi ha detto di venire qui.”
“A quanto pare un super potere lo hai per davvero.”
“Sarebbe?”
“Hai un fantastico intuito.”
Piomba il silenzio, freddo come il vento che gli arriva alle spalle. Da un paio di giorni la tensione è palpabile tra di loro, con i colleghi, ma soprattutto in lei. Forse è uno di quei momenti in cui mettere da parte gli scherzi e le battute, in cui chiedere cortesemente al giocherellone di farsi da parte e lasciare spazio all’uomo maturo e comprensivo, capace di concentrarsi sugli altri facendoli diventare il centro della sua attenzione, specialmente se ‘gli altri’ erano lei.
“Cosa ci fai sul tetto?”
“Penso.”
“A cosa, al suicidio?” Domanda indicando l’asfalto a più di cento metri sotto di loro.
“No, affatto. Decisamente no.” Gli sembra di scorgere mezzo sorriso tra quelle parole. Forse sarà merito delle birre bevute prima, in fondo quella serata l’aveva organizzata per distarsi un po’ e quale modo migliore se non con famiglia e amici.
Con un leggero soffio si scosta i capelli dal viso andando a guardare le luci di insegne e lampioni riflettersi sulla città, tanto forti da oscurare quella delle stelle sopra le loro teste, potrebbe sembrare quasi romantico. Ma da quando pensa a cose romantiche quando è con lui?
“Solo che a volte ho come l’impressione che non finirà mai.”
“Stai lottando, come non ho mai visto fare a nessuno in vita mia. Capisco che sia dura, è un battaglia che prosegue da anni per te, mentre io ci sono dentro da quanto? Cinque minuti, e sembro volerti fare la paternale, ma non è così. Vorrei solo che non ti arrendessi proprio ora.”
“Si ma, ma sai quello che voglio dire. Le possibilità che le cose si risolvano sembrano andare in fumo ad ogni passo. Ogni volta che ne faccio uno in avanti qualcosa mi fa tornare indietro del doppio.”
Si lascia cadere stanca, sedendosi sul cemento che riveste l’intero terrazzo.
“Sono io che ti ho spinto all’indietro questa volta e non voglio rischiare di rifarlo.”
“No, non sei tu.”
“Non capisco perché ti ostini tanto, quello che è successo è colpa mia, è innegabile.”
“Non è colpa di nessuno, probabilmente  doveva succedere. Non dimenticare che è grazie a te se sono arrivata così avanti in questo caso.”
“Hai appena detto che stai andando all’indietro, cerchi forse di confondermi le idee?” Le siede accanto, le ginocchia così vicine al petto che sembrano volerlo far esplodere.
“Dico solo che ho aggiunto un altro tassello, ed è solo merito tuo. Coonan era solamente una pedina, troverò chi c’è dietro, lo troveremo, perché non te ne andrai, non è vero?”
Le scruta l’animo, e quando lo fa sembra averli davvero i super poteri. Stringe la mano attorno alla sua, come se non avesse mai fatto altro, come se fossero nate per restare così, incastonate perfettamente l’una nell’altra, come il diamante nella sua roccia. “Mai, finché avrai bisogno, io ci sarò.” E nel suo cuore si trovò a sperare che avesse sempre bisogno di lui; avrebbe voluto poter alzare lo sguardo e scorgere una stella cadente per esprimere quel desiderio. Sollevò il capo ma non riuscì a scovarne nessuna, così un’idea gli balenò in mente.
Aiutandosi con la balaustra alle sue spalle si mette in piedi lasciando, anche se di malavoglia, che le loro mani si separino.
“Torno subito.” Le grida precipitandosi di sotto riuscendo perfettamente ad immaginare l’aria perplessa con cui lo sta guardando.
Torna dopo qualche minuto ritrovandola esattamente nella posizione in cui l’ha lasciata. La testa è stancamente poggiata al parapetto, la mano abbandonata a terra semi aperta, quasi aspettando che lui vi intrecci ancora la sua.
“Cosa vuoi fare con quelli?”
Corruccia il viso, lasciando che in mezzo alla fronte si formi quella sottile ruga che ha sempre quando è perplessa.
“Intendi questi fogli?”
“No, certo che no, mi riferisco ai due giganteschi elefanti che ti sei portato dietro.” La adora quando si lascia andare al sarcasmo, la trova molto sexy, proprio come quando la guarda, al di là del vetro, infervorarsi durante un interrogatorio. “Ovvio che parlavo dei fogli.”
“Oh, bene… Sai fare degli aeroplanini di carta?”
“S-si, perché?”
“So che non credi a queste cose, ma… ah” sospira risedendosi “prima stavo pensavo a quanto mi sarebbe piaciuto che tu avessi potuto esprime il desiderio di chiudere questo caso.”
“Credimi, lo faccio ogni notte.”
“Già ma non funziona se non vedi una stella cadente.”
“Ah, ovvio. Credo che mi sfugga qualcosa…”
“Ora ci arrivo. In questo periodo però non si vedono, così ho pensato che potremmo scrivere il nostro desiderio sul foglio, creare l’aeroplano e poi lanciarlo giù. In fondo siamo in alto, non sono stelle ma sono pur sempre qualcosa di… ehm, cadente.” Le porge il foglio e la penna, e dopo un attimo di esitazione la vede afferrarli, anche se ancora un po’ riluttante all’idea.
Con la penna picchietta nervosamente sul foglio, e nel momento in cui si accinge a scrivere, sente l’alito caldo dell’uomo sul suo collo.
“Ehi non sbirciare!”
“Oh, andiamo, so già quello che scriverai.”
“Ne sei certo?”
“D’accordo, d’accordo, non guardo.” Rassegnato si allontana quanto basta per fare in modo che la sua curiosità non prenda il sopravvento, dedicandosi poi al suo desiderio. La sua calligrafia pulita ed ordinata si imprime con velocità sul foglio.
“Sei pronta?”
“Solo un secondo…” Assottiglia bene la punta e si solleva aiutata dall’uomo. “E quello cosa dovrebbe essere?”
“Andiamo, non fare la precisina, era tanto che non ne costruivo uno.” Si lamenta mettendo il broncio.
“È particolare, è… Unico.”
Le sorride pensando invece a quanto sia lei ad essere unica.
“Sei pronta? Al tre. Uno… Due, e… Tre.”
Lasciano che i due aeroplani prendano il volo, intrecciandosi nell’aria. Ben presto si ritrovano a vorticare tra le macchine imbottigliate nel traffico, le raffiche di vento li sospingo fino a farli cadere non molto lontano su di un marciapiede.
Loro restano ancora un po’ là su, lontano da tutti e da tutto, assaporando quella magia.
 
 
 
ANGOLO AUTRICE:
Aeroplanini di carta, non chiedetemi come mi sia venuto in mente.
Era partita come un’originale, ma alla fine tutto mi conduce dai due tontoloni!
Buona serata :) 
  
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