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Autore: kazuha89    13/02/2013    5 recensioni
come è successo? non ricordo nulla..come è potuto accadere, senza che me ne accorgessi? come sono passati, in una sola notte..10 anni?!
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Mia madre, da che avevo memoria, mi diceva sempre: se ho dovuto iniziare a tingermi i capelli fin da quando avevo 20 anni, so io chi ringraziare!
Bah, anche le colpe di madre natura, mi devo addossare, rispondevo io.
No caro, i capelli me li hai fatti diventare bianchi tu, altro che madre natura!
Da regina dei discorsi sconclusionati, neanche le davo più retta, quando diceva cosi. Chi avrebbe mai immaginato, anni dopo, invece, che le avrei dato ragione? Possibilissimo che a furia di gelarsi il sangue al pensiero di dove fossi e se stavo bene, le si siano imbiancate le chiome..
 Mi stavo giusto chiedendo, in quel momento, seduto in un treno con il padre di tutti i panici, come mai non somigliassi già a Merlino. Arthur, il mio unico figlio, che tra l’altro avevo appena conosciuto a regola della mia memoria..era sparito. 6 anni, ed era la fuori in balia al mondo. Con un'altra ragazzina sua coetanea, a quanto pareva. Che poi era niente popò di meno che la figlia di Heiji..
“Sai che sono in crisi?” disse lui, tamburellandosi sulle ginocchia con le dita. “Negli ultimi due mesi le ho sequestrato mezza camera da letto e deve ancora scontare tutte le sue pene, per cui non ha merce da pignorare. Non ho modo di punirla, in sta maniera! Beh, mi inventerò qualcosa..potrei sempre impedirle di vedere tuo figlio, ma già lo vede col contagocce, vivendo distanti..ci sono! Le impedisco di telefonare..”
“Heiji..” ringhiai, nervoso. “Sai in questo momento, quanto mi frega di come punirai tua figlia? Il mio non so neanche dove diavolo sia, figurati se penso a come castigarlo!”
Heiji sbuffò battendosi sulla fronte col palmo della mano.
“Scusa, continuo a dimenticare che hai l’amnesia.. io so benissimo dove sono. In genere vanno sempre nello stesso posto, quindi..”
Per poco non caddi dal sedile.
“Tu..tu lo sai? Un attimo..sempre? Non..non è la prima volta che scappano?”
“Magari..no, ogni volta che riescono a vedersi ci giocano sto tiro, da qui a 4 mesi, per quello manteniamo i loro contatti a telefono e mail, ormai. Però Ka..mia moglie a volte viene con me a Tokyo per vedere Ran, e ovviamente porta la piccola con sé. Non possiamo sempre lasciarla coi nonni, diventerebbe due quintali..”
“Capisco..ma perché scappano, e dove vanno ogni volta, e a fare che?”
“Kyoto, sempre a Kyoto. Però per quante torchiature subiscano sia da me che da te che dal resto della loro genealogia e conoscenza, non hanno mai detto il perché a nessuno..”
Sospirai, angosciato. Perché mio figlio andava a Kyoto? Non avevo mai detto a sua madre che ero li, quando mancavo da casa, per cui non ci andava certo per cercare di vedermi o roba simile.
“Non ne ho idea..” mormorai. “Beh,l’importante è riprenderli, poco importa che diavolo vanno a fare laggiù..”
“Si, però mi rimane sempre il cruccio di come punire Ellery..” grugnì Heiji.
Io risi. A mente serena, mi ritornò anche la capacità di elaborare gli eventi appena capitati.
“Dio..tu, una figlia.. robe dell’altro mondo! Perché non me l’hai detto, mentre mi mostravi le foto?”
“Sei matto? buttare il piatto forte della mia vita in un immagine a bassa definizione quando posso farmi bello con l’originale? Nossignore. Volevo che sapessi di Ellery solo dopo averla conosciuta di persona. E’ l’unico modo per darle giustizia.”
“ E’..è più grande del mio, o uguale?”
“6 mesi più piccola. Ka..mia moglie nega l’evidenza, ma so perfettamente che si è messa d’accordo con la tua perché i piccoli fossero coetanei o quasi..”
“Oh la vuoi piantare con questo ‘mia moglie’? lo so che hai sposato Kazuha, non ho scritto ‘Giocondo’ sulla fronte..”
Heiji, per quanto lo permettesse il suo incarnato color cappuccino, arrossì.
“Ah..l’avevi capito?”
“No, ti conosco, e sei esattamente come me. Uomini con la testa affollata di roba come la nostra è un miracolo se trovano 5 minuti nella vita da dedicare ad un innamoramento, e se succede li trovano una volta sola, per cui quella volta che succede è per sempre. Io mi sono innamorato di Ran che puzzavo ancora di latte, e tu di Kazuha che avevi ancora lo sfogo da pannolino..”
“Siamo messi male, eh?” disse Heiji ridendo, ancora un po roseo in faccia. “Beh lamentele non ce ne sono, quindi li abbiamo spesi bene, sti cinque minuti, no?”
Scoppiammo a ridere fino alle lacrime, e il resto del viaggio lo trascorremmo a suon di aneddoti sulla figlia di Heiji. Rifiutava di mostrarmi una sua foto per non sciuparmi la sorpresa, come aveva puntualizzato, ma da come la descriveva, potevo già tracciarne un profilo: Suo padre 2: la vendetta.
Arrivati in stazione a Kyoto, scendemmo dal treno e aspettammo che la folla di pendolari diramasse, poi ci buttammo uno sguardo intorno. Sapevamo che i piccoli avevano preso il treno che aveva preceduto il nostro, per cui a conti fatti era possibile che fossero ancora nei paraggi.
“Non è però consigliabile dividerci..” feci notare a Heiji. “Se si sono divisi per sviarci, posso tranquillamente rintracciare Arthur, ma non ho idea su come trovare tua figlia, visto che, per colpa di questa maledetta amnesia, non ricordo il suo viso e quindi non ho idea di come sia fatta, e che tu non me la vuoi far vedere..”
“Non occorre mettere in campo le nostre finissime capacità, per stavolta..sono seduti su quella panchina, guarda..”
Indicò un punto a una decina di metri da dove eravamo noi. Seguendo la traiettoria, individuai due figurette sedute vicine a parlottare. Uno era Arthur, senza margine di errore, l’altra era una bambina dai lunghi codini dello stesso castano scuro dei capelli di Heiji. Era lei? era sua figlia Ellery?
Poi all’improvviso, dalle mie spalle partì un fischio che mi fece dare un bacio d’addio anche al timpano che mi era rimasto sano.
“Sempre il solito capraio..ma neanche invecchiando, hai perso queste abitudini cosi burine?”
“Eh quanto sei noioso..l’ho sempre chiamata così, fin da piccola.”
“ Non è un cane da valanga, è una bambina..”
“E’ più pratico che sgolarsi chiamandola per nome, e con tutte le volte che mi è scappata sarei rauco a quest’ora..Toh, guarda tu stesso, funziona alla grande!”
Si, metodi di educazione discutibili a parte, i risultati c’erano innegabilmente. Anche col frastuono dei treni e delle persone che andavano e venivano, osservando di nuovo la giovane coppia di fuggitivi, notai che la bambina si era stranamente irrigidita, come se avesse ricevuto una scossa.
“Visto? Potrebbe sentirlo anche nel Sapporo. Anche mio padre faceva cosi, con me. Però lui credo che il fischio lo abbia brevettato per evitarsi di parlare, dato che a quanto pare detesta farlo. Tra un secondo dovrebbe venirci incontro. Lei sa bene cosa succede, se io fischio..”
Era sicuro delle sue parole, e non sbagliava. Infatti i piccoli, con aria sconsolata e molto lentamente, erano in dirittura d’arrivo. A pochi metri di distanza mi fu finalmente possibile vedere la tanto famigerata terza generazione della famiglia Hattori.
Avvertì dentro, un leggero sobbalzo. Nella mia mente, Heiji era ancora un ragazzino di 17 anni con il frontino dei SAX sempre in testa, amante dei gialli e delle zuppe del suo paese, col pallino dell’investigazione e che come me sognava di diventare un giorno un grande detective. Com’era possibile che ora  avessi davanti.. sua figlia?
Eppure lei era li, davanti a me..ed era bellissima.
Aveva ereditato la pelle bruna degli Hattori da suo padre, e anche quel loro fascino particolare che a volte veniva scambiato per una qualche essenza etnica. Ma nello sguardo, come nel caso di Arthur, la piccola aveva preso la bella tonalità smeraldina degli occhi di sua madre, Kazuha. Era più alta di Arthur, come Heiji lo era di me, e aveva lo stesso fisico allampanato, ma femminilmente modellato nei punti giusti. Probabile che da figlia di sportivi, praticasse o il kendo o il karate come i genitori prima di lei. Se non entrambi, pensando bene di chi era figlia..
Indossava una maglietta con le spalline a barca di un celeste vivace, in perfetto contrasto con la sua carnagione, una gonnellina a balze bianca a poise azzurri e dei pantacollant al ginocchio, tutto in tinta con le ballerine e la cinturina in vita. La nonna paterna e la madre dovevano divertirsi un mondo, con quella creatura. Se solo pensavo ai quintali di roba da vestire che mi aveva comprato mia madre.. e io ero un maschio!
Poi, un ulteriore dettaglio attrasse la mia attenzione: Al collo della piccola, era appeso il ciondolo portafortuna che anni prima, Kazuha aveva creato per sé e per Heiji, incastonando al suo interno un pezzo delle manette che gli avevano legati insieme da piccoli. Si, comprensibile: i suoi genitori avevano concentrato la fortuna di quei talismani sul loro tesoro più grande..
Si, tirate le somme non c’era dubbio: Ellery Hattori era pressoché meravigliosa, nel suo piccolo. E come nel caso di Arthur, seppure in maniera diversa, sentivo per le un profondo moto d’affetto. In fondo, era la mia “nipotina”.
“Buono, tieni al guinzaglio i lucciconi da zio svenevole, per adesso. E’ campionessa mondiale di ‘infinocchiamento polli’ specie se sa di essere nel torto. Con quel suo musetto da bambolina kokeshi, si comprerebbe anche un macchinista tedesco..”
Annui, e mi misi tatticamente dietro Heiji, sia perché nel contesto in cui eravamo Heiji giocava il suolo dell’adulto e del genitore responsabile mentre io ero solo un adolescente semi-imparentato con gli indiziati, sia per schermarmi da eventuali tentativi di corruzione a cui ero decisamente impreparato. E poi Heiji, seguendo la linea dei suoi racconti, in materia sembrava avere persino il dottorato.
Fece un passo avanti con seria decisione verso sua figlia, che rimase in silenzio ad osservarlo, le manine giunte in grembo e l’aria da Bambi in prima linea. Mossa poco saggia: l’avevo vista usare un numero incalcolabile di volte a suo padre, quella tattica, ne possedeva il brevetto originale..
Arthur, molto saggiamente, rimase in disparte, come me. Notai che qualche volta cercava il mio sguardo, ma io feci bene attenzione a non intercettare mai il suo. Era straziante, ma aveva sbagliato, e doveva capirlo.
Dio..solo ora capivo mio padre e la sua totale incapacità di impormi disciplina, quando ero piccolo. E capivo anche, che la cosa doveva essere ereditaria..
“Allora..”disse Heiji, il tono serio, la voce ferma. “Posso in giusto affermare che, come tutte le altre volte in cui ci si è trovati a mettere su questo siparietto di carnefice e vittima, che tu non sia in comodo a fornirmi alcuna spiegazione riguardo il tuo gesto, vero?”
“No, infatti, affermi il giusto, come sempre del resto..” rispose lei piano, ma in modo deciso. Cavolo, anche la lingua aveva preso dal padre. Era nei guai fino al collo, ma non quietava la sua impertinenza neanche a morire. Notai anche, che aveva preso il percettibilissimo accento della terra natia dei suoi genitori, il Kansai, che poi probabilmente era anche la sua. Heiji sospirò profondamente.
“Bene..Ellery posso farti una domanda?”
La bambina lo guardo esasperata, ma annui.
“Bene..dimmi, chi ti ha dato la tua prima katana?”
“Tu, papà..” bofonchiò lei.
“Contro il volere di chi?”
“Tutti..tranne il nonno!”
“Esatto..e chi ti ha insegnato il kendo?”
“Tu, papà..”
“Contro il volere di chi?”
“Tutti..tranne il nonno!”
“E chi ti porta con sé al distretto, e ti lascia a vagare senza meta dove ti pare indisturbata, curiosando anche negli archivi, a volte?
“Uff..tu, papà..”
“Contro il volere di chi?”
“Tutti..tranne il nonno!”
“Il nonno è un caso a parte, Ellery, neanche non lo sapessi..”
Mi accostai alla schiena di Heiji, incuriosito. Lui interpretò il mio gesto.
“Nonno paterno, logicamente..” mi soffiò piano. “L’altro nonno, ha tuttora in progetto di usarmi come sagoma giù al poligono perché ho messo incinta sua figlia..ed ero già sposato con lei da due anni quando l’ho fatto! figurati quanto è felice, quando porto la sua unica nipote al lavoro..”
“Ma tuo padre..lui..”
Sapevo che Keiji Toyama, padre di Kazuha nonché temutissimo capitano della polizia di Osaka, non era certo un tozzo di pane al burro, ma non mi risultava che lo fosse nemmeno Heizo Hattori, padre di Heiji e silenzioso ma intimidatorio questore di Osaka.
“Nah, quella è tutta facciata, mio padre è un cucciolone fuori dal lavoro. Poi da quando è nata Ellery, si è dato alla carriera del nonno a tempo pieno, e se ne frega di tutto il resto..comunque!” disse riprendendo il discordo con la piccola. “Dopo tutta questa bella frittata di fatiche erculee, quest’uomo a tuo modesto parere non merita ancora un po più di fiducia dalla propria figlia?”
Ellery si morse il labbro.
“Non sono una bestia, papi, so che te la meriti con gli interessi, ma..”  sorrise. “Non puoi chiedermela in un altro contesto? qui ho proprio le mani legate, sai..”
Heiji crollò definitivamente. A quanto pare, eravamo davanti a uno scoglio.
“Ellery..”
“Papi, so cosa mi scorre nelle vene, non dubitarne: io sono una Hattori, e la nostra famiglia da sempre spalleggia la legge, ed è mia intenzione proseguire il sentiero per me precedentemente designato, credimi. Gli Hattori sono fieri, leali e giusti, e lo sono anche io. Fidati di me, per favore. Non chiedere, ma fidati..”
Heiji rise piano.
“Che dice nonno Toyama, quando fai certi discorsi?”
“Niente, aggrotta la fronte e porta la mano alla fondina dentro la giacca, borbottando il tuo nome..”
Heiji deglutì, e io mi fregai le braccia. Per la prima volta, ero felice che il vecchio Kogoro fosse il padre di Ran..
“Bene, mi arrendo e mi accontento del beneficio del dubbio che mi propini, canaglia. Ti ho educata alla meglio possibile, non mi resta che spera..oh, ma tu guarda! Finalmente, dopo mesi..un indizio!”
Heiji pareva aver visto qualcosa che aveva l’arai del tè ghiacciato nel deserto, e io e i bambini cercammo di capire cosa fosse. Io brancolavo nel buio, ma i piccoli divennero cerei. Ellery prese le mani del padre.
“Papino..” mugugnò.
“Cara, in modalità investigatore, non mi compra nessuno, spiacente..e tu, esci dalla tua tana, piccola volpe, prima che ti stani col fumo. St parlando con te..Harry !”
Interdetto, aguzzai la vista per vedere con chi Heiji stesse parlando. Ma un secondo dopo, mi resi conto che era inutile: non conoscevo nessuno che si chiamasse cosi, come potevo cercarlo?
In breve però, la mia lacuna fu riempita. Da dietro una colonna, infatti, fece capolino un bambino, con indosso dei jeans, una maglietta, una camicia a maniche corte aperta sopra e..la stessa faccia di Arthur e me da piccolo!”
“Sa che potrei interpretarla come discriminazione, la sua? In fin dei conti Kyoto è il mio paese, sono libero di andare e venire come credo. Lei è l’intruso, invece, il clandestino..”
Heiji mise in piazza un sorriso velenoso come la bocca di una tarantola.
“Fai meno lo sbruffone, lo so che hai le dita sporche di marmellata anche tu..”
Il ragazzino rise, beffardo.
“Io neanche mi sono avvicinato al barattolo, mio caro signore. Ero qui per caso, ho sentito l’accento del kansai e mi sono detto: la dea bendata vuol forse farmi un regalo inaspettato? Così sono venuto qui e..ecco il mio regalo!”
Prese la mano di Ellery e fece il cenno del baciamano. Ellery lo guardò come fosse un acaro della polvere sul suo materasso. Arthur, invece, sbuffò adirato. Il bambino chiamato Harry fece una smorfia.
“Ah..hai portato fuori il gatto, a quanto vedo, ma diletta. Come va, Doyle?”
“Sicuramente meglio prima che arrivassi. E per l’ultima volta..smettila di toccarla e di chiamarla in quella maniera..” rispose Arthur, dividendo Ellery da lui.
“Sarà lei a dirmi di smettere, quando vorrà..”
“Te l’avrò detto cento volte di piantarla, ho esaurito la saliva..” rispose lei, pulendosi la mano. “Papi, dai torniamo a casa, mamma starà in pensiero..”
“Mamma non sa niente, per cui possiamo stare tranquilli..Dunque, caro Harry, se come dici tu sono solo discriminazioni, le mie..come mai stavi nascosto dietro la colonna? Uno che non ha colpe, non ha motivo di nascondersi, n’est pas?
“Non mi sono nascosto perché mi sento colpevole o simili..” rimbeccò lui. “l’ho fatto per evitarla. Sai, lei non mi piace affatto..”
“Ah immagino. Deformazione professionale, oserei dire..”
“Oh, non faccia sempre di tutta l’erba un fascio, per piacere. Non è l’essere un poliziotto, che la rende poco amabile ai miei occhi. Esistono centinaia di altri motivi..”
“La mela non cade mai troppo lontana dall’albero..”
“Vorrei che lei e sua figlia foste l’eccezione che conferma la regola..”
“Ah..scusate!”
Ero intervenuto, non avevo scelta. Heiji si voltò verso di me come a voler dire: “che c’è, adesso?” poi parve tornare in sé, e mi mise una mano sulla spalla.
“Non pensare male, non ho nulla contro i bambini. E’ solo questo, che detesto..”
“La cosa è reciproca..ma perché glie lo sta spiegando? Credo lo abbia capito da solo, ormai, sebbene sia palesemente un idiota..”
“Non sono un idiota, e bada come parli, ragazzino!”
Un lato positivo: ora che ero più grande, nessuno poteva più insultarmi o minimizzarmi..e potevo surclassare i bulletti, finalmente..
“Ku..Conan..” mormorò Heiji, mettendomi una mano sulla spalla.
“Oh cielo..da quando ha ripreso.. a parlare?”
Lo guardai interdetto, mentre Heiji mi portava una mano agli occhi, mortificato. Io lo guardai, e abbassai la mano.
“Che..che ha detto? Perché quel ragazzino credeva che non parlassi?” chiesi.
“Io..cazzo, l’avevo rimosso, scusa..” mormorò Heiji, tirandomi da una parte per non farsi sentire dai bambini. “Con me non lo fai, per cui neanche ci pensavo più..Ecco, è cosi da un paio d’anni, seppure in maniera molto leggera, ma..Beh, un paio d’anni fa hai..hai cominciato a parlare sempre di meno con la gente, fino a tacere del tutto in loro presenza. Io sapevo ovviamente, che eri solo molto depresso, però..I medici hanno detto a Ran e agli altri che, secondo loro, eri affetto da..una leggera forma di mutismo elettivo.”
Mi venne un mancamento. Mu..mutismo?!
“Heiji..stiamo scherzando? Io non sono muto, maledizione!”
“Lo so, credi che sia scemo? mi rintroni di chiacchiere, quando ti vengo a trovare o quando vieni tu giù a Osaka! Però con chi è estraneo alla tua famiglia..beh, non parli. Ran poverina ha dovuto trovare una spiegazione a questo, e quei ciarlatani le hanno detto che è una forma leggera di mutismo elettivo, cioè che..”
“Lo so cos’è, significa che non riesco o non voglio parlare con determinate persone, non passarmi per idiota anche tu, per piacere!” rimbrottai, frustrato. Cazzo..e ora che mi era preso? Perché avevo smesso di parlare? e come accidenti riuscivo a lavorare, se non lo facevo?”
“Heiji..ma perché diavolo nessuno ha fatto niente a riguardo? E tu, dato che sai che non è vero che ho questa cosa, perché non lo hai detto?”
Heiji mi sorrise tristemente.
“Kudo..l’ho fatto, ma..”
“Ogni volta che ti chiedeva di dire che eri ancora capace di farlo.. tu non parlavi mai.”
Arthur era venuto vicino a noi. Anche Ellery ci aveva raggiunti, trascinando il ragazzino chiamato Harry per il braccio in modo brusco. Io lo guardai. Era doloroso vedere il mio bambino così affranto per colpa..un momento..Heiji mi aveva chiamato col mio vero nome..e se lo avevano sentito?
“Oh, non andare nel panico, adesso..si, la risposta alla tua domanda è si, lo abbiamo sentito..” disse Ellery, sbattendo da una parte Harry a mo’ di valigia ingombrante.
“Come tutte le altre volte che si impappina, del resto,cosa che capita tipo diciotto volte al giorno..” bofonchiò lui.
Heiji fissò sua figlia per qualche istante, e io di rimando. Lei rise scuotendo la testa.
“Papi..ma sarai fortunato? Oggi finalmente hai scoperto i miei altarini! Tutta colpa dell’unico vero idiota della situazione..”
“Oh mia diletta, sii ragionevole. Tanto per le lunghe, non avresti potuto tirarla ancora per molto, no? lo hai detto tu stessa, che eri a corto di scuse..”
“Si, ma nessun piano prevedeva che tu mandassi tutto a rotoli, maghetto da strapazzo..” rimbeccò Arthur. “Beh, comunque sia andata, il finale era quello,no? avevamo già in programma di dire tutto, alla fine..”
“Alla fine, ovvero con qualcosa per le mani, non con il solito pugno di mosche, Arty!” rispose Ellery. Arthur sospirò, ed Ellery annui sospirando anche lei. Poi entrambi si rivolsero a me, mentre Harry si appoggiava ad una colonna lì vicino con le braccia incrociate, visibilmente annoiato.
“Beh, con quello che è successo in questo giorni, era inevitabile lo stesso, immagino..Bene, fai le domande, papi..stavolta avrai le tue benedette risposte!”
Heiji la guardò come se fosse la Madonna di Fatima e lui fosse il quarto pastorello.
“Bene..” disse, quasi emozionato dall’evento. Di per se, lo ero anche io. I piccoli non sembravano alle prese con qualcosa di semplice, all’apparenza, E poi i loro discorsi..che cosa sapevano?
“Bene..allora, in primis: che cosa sapete, e cosa di preciso..mi avete sentito dire?”
“Uh, andiamo al sodo..” disse Ellery ad Arthur, che annui. “Ok..Arty,credo debba rispondere tu. E’giusto, in fondo..”
Gli mise una mano sulla spalla, sorridendo amabile. Notai che era decisamente diverso l’approccio che aveva con Harry rispetto a quello che aveva con Arthur. Con lui era più dolce, più apprensiva. Quasi protettiva. E notai quanto questo scocciasse a Harry, che nel suo angolo, grugnì impercettibilmente.
“Si,grazie, Elle..” bofonchiò lui. “Ecco, noi..beh in primis solo io, ma  poi l’ho detto a lei. Ed è saltato fuori che lo sapeva già perché aveva sentito lo zio prima di me..”
“..E Brooke ha sposato Ridge, che era figlio del suo ex, da cui lei aveva avuto due figli..la tiriamo per le lunghe, Doyle?” sbottò Harry. Arthur lo fulminò. Ellery gli tirò la lattina vuota del tè che aveva in mano.
“Beh, in sintesi io..io so che..che Conan Edogawa non esiste. Io so che tu..che tu in realtà..che tu in realtà sei mio padre!”
Fissai Arthur, senza parole. Heiji iniziò a fare gesti senza senso.
“Tu..lei..voi..da quando?” balbettò. Io invece,non sapevo cosa dire. Sapevo che era altamente improbabile, dato che concretizzata come cosa, avrebbe causato la mia morte, ma mentre sentivo le parole di Arthur echeggiarmi nella testa, avrei potuto giurare che il mio cuore, sotto la mano che tenevo posata sul petto, fosse fermo. Arthur, il mio figlioletto di 8 anni, aveva scoperto..il mio segreto, la terribile verità dietro la maschera di Conan Edogawa.
Mille erano le domande che sarebbero state da farsi, ovviamente. Ma nell’istante in cui iniziai a reagire alla cosa, scattò in me un meccanismo mai percepito prima, subentrando in priorità su tutto, ed ero quasi certo di sapere cosa fosse: da qualche parte, mi era capitato di leggere che studi psicologici, avevano constatato che la maggior parte delle madri acquista coscienza della presenza del bambino e del fatto che diventeranno genitrici nel momento in cui avvertono il feto muoversi nell’utero la prima volta, mentre i padri solo nel momento in cui vedono i loro figli per la prima volta. Disgraziatamente, non serbavo ricordo della gravidanza di Ran, né del giorno in cui Arthur era nato. Ma so bene che gli uomini, come i loro discendenti diretti ossia gli animali, ragionano e compiono azioni mossi per la maggiore dall’istinto. E l’istinto animale spinge da sempre a proteggere i cuccioli e a difenderli da ogni rischio percepito, e così fanno anche gli umani. E cosi, mi sentivo di agire anche io. Percepivo in quella situazione, che il mio cucciolo era tormentato o sofferente per via dello stato delle cose, ed era mio dovere lenire tale cruccio, prima di ogni altra cosa. Mi chinai verso di lui, e posandogli le mani sulle spalle, mormorai. “Piccolo..tu stai bene, vero? Non è assolutamente facile da accettare, una cosa simile..”
“Tranquillo..” rispose lui, sereno. “Pensarti prigioniero là dentro un po traumatico lo è stato, inutile voler bearsi di una finta illusione. Però a mente lucida..ho realizzato che, seppure in questo modo, almeno posso sapere sempre con certezza dove sei e che stai bene..”
Lo guardai. Bene, ero felice di vedere vivo in lui il raziocinio dei Kudo, buon per lui. Era liberissimo di farsi prendere dal panico, essendo solo un bambino, ma aveva preferito affrontare la cosa e metterne in evidenzia i lati positivi e razionali, per poi affrontarla a mente lucida, proprio come avrei fatto io.
Era ufficiale: ero pazzo di lui!
Lo presi tra le braccia e lo strinsi a me, e in quella breve unione, trasmisi più affetto di quanto ne avessi mai manifestato in quasi 30 anni di vita, in un corpo o in quell’altro. Ora e solo ora capivo, quanto diventare genitori rivoluzionasse la vita di una persona, dentro e fuori.
Sciolto quell’abbraccio, però, dovetti lasciar subentrare il professionista che si annidava in me, e fu il momento delle delucidazioni. Arthur parve capirlo, e si preparò, con la piccola Ellery la suo fianco. Sapeva che non era possibile per me evitare di capire come lui e la sua complice erano riusciti a smascherarmi, quando molte persone più grandi e preparate di loro avevano solo percepito un leggero odore di bruciato a riguardo. Era da un po, ora che riflettevo, che non mi si metteva spalle al muro sull’argomento. Le uniche due volte che era successo, erano state una ad opera di Heiji, che a dirla tutta aveva finito per giocarmi a favore, come cosa: un detective con un talento simile era oro fuso averlo come socio in affari.
L’altra, era stata opera del caro ladro fantasma, Furto Kid. Lì, però, ancora adesso ero indeciso se esserne felice o meno. Che mi avesse tradito no, anzi, mi aveva aiutato molte volte a portare a casa la buccia. Però rimaneva pur sempre un valido esponente del fronte nemico, e avere questo nervo scoperto con lui non poteva non disturbarmi, in un certo senso. Oddio, era pur vero che aveva giocato in casa: io avevo il miglior travestimento immaginabile, ma lui del camuffamento ne aveva fatto un mestiere, ed è legge non scritta che da sempre è impossibile riuscire a rubare..a casa dei ladri.
In sintesi, ero stato beccato da due menti geniali impareggiabili, per cui mi godevo ancora una certa tranquillità per quanto riguardava il resto del mondo. Ma ora..due bambini delle elementari avevano tirato giù il velo e scoperto l’altare. Dovevo capire a tutti i costi il come..
“Allora..” ripresi. “Sorvolando sull’orgoglio disumano che mi sta divorando al pensiero che tu, la mia progenie, sia riuscito a smascherarmi prima ancora di finire lo svezzamento e in barba a miriadi di poliziotti super allenati a scovare truffe e raggiri che pensano ancora che io sia solo un bambino prodigio che ha assimilato le nozioni base dal detective Kogoro..”
“Signore, pietà..La ricetta della birra al malto, potresti aver imparato, da lì..” sospirò Arthur, esasperato.
“Vedo che hai capito..Ecco, sorvolando su tutta questa roba, io chiedo: come sei riuscito in quest’impresa? Hai pensato che..somigliando a tuo padre, potesse esserci qualcosa sotto? no perché se è cosi, mi conviene lasciare il paese. Io stesso mi sono reso conto di.. essere identico a ciò che ero.”
“No, questa cosa pare non essere cosi evidente, a sentire il parere del popolo. Probabilmente, l’arguzia latita, fuori dal DNA Kudo, con tutto il dovuto rispetto per la mamma..”
“Non è colpa sua, è la genetica che ti frega. Lei, poverina, ha i geni di tuo nonno Kogoro..”
“Io voglio bene al nonno, guai, ma..quale sciagura abissale, povera mamma!”
“Hei! Anche il DNA Hattori non è da meno, chiariamo!” sbottò Ellery, irritata. Heiji le carezzò la testa, sospirandole: “Inutile, l’ego dei Kudo è più esteso del continente asiatico, cara..”
“Comunque..” continuai, mentre cercavo di colpire Heiji con lui che si scansava facendomi le boccacce. “Se non è questo, che cos’è che ti ha spinto a simili conclusioni?”
“Beh dire che non è questo, è dire il falso. Mi sono sempre chiesto il motivo di questa straordinaria somiglianza somatica tra mio padre e te, ma non riuscivo a ricevere risposte concrete da nessuno. Per non parlare di quello che mi veniva propinato quando chiedevo da dove venissi. Nonna Yukiko ti cambiava di posto nel suo strampalato albero genealogico ogni volta che le chiedevo che grado di parentela avessi con la nostra famiglia. Si, credo sia stato proprio questo, a spingermi ad indagare sul tuo conto: la scarsità di risposte esaurienti. Io ti ho sempre voluto bene come se fossi davvero mio fratello, ma..dovevo sapere da dove venissi, era più forte di me..”
“Plausibile, ed ereditario aggiungerei: l’hai presa da me, la sete di risposte..” risposi, sorridendogli. Lui ricambiò il gesto.
“Lo so bene..” rispose. “Come la passione per i gialli, l’amore per il calcio e per i Tokyo Spirit, del resto..”
Mi azzannai la lingua con forza per impedirmi di urlare TU AMI IL CALCIO E I TOKYO!? per evitarmi spiacevoli momenti di confusione. Di norma, lo sapevo già di queste sue passioni, e uscirmene con una domanda simile, mi avrebbe fatto passare per matto di certo. Mi limitai a qualche balletto interiore, e lo lasciai proseguire.
“Però, come ho già detto, nonostante la mia insistenza nel fare domande, le tue radici non saltavano fuori, cosi a un certo punto mi sono stancato di chiedere, e ho iniziato una ricerca per conto mio. Ma non ero neanche partito, che mi sono imbattuto nel primo ostacolo: nell’albero genealogico in cui eri stato indicato, ovvero quello del dottor Agasa..non esisteva una sola goccia di sangue Edogawa neanche trasfusa. E da quel momento, nella mia testa hanno cominciato a spuntare le gemme di un pensiero: perché Agasa aveva mentito, dicendo a mamma che eri un suo lontano parente,quando ti aveva affidato a lei? In realtà, chi era veramente, quel bambino di 6 anni portato a casa nostra quella sera, e da dove veniva?
Poi, nonna Yukiko mi ha visto mentre facevo ricerche sulla tua famiglia, e mi ha detto che Agasa doveva aver fatto un po di confusione. Da sempre, lui considera i Kudo come membri della sua famiglia, per cui Conan, che era parente suo, veniva considerato automaticamente un parente, da Agasa. Però concretamente non lo era. Da quell’affermazione, io ho iniziato a frugare un nuovo albero genealogico: Quello dei Fujimine, il nome della nonna Yukiko da signorina. E indovina un po?”
“Niente Edogawa all’orizzonte, eh?” risposi, ridendo.
“Neanche in prestito. Se fosse capitato con un adulto, avrei pensato alla più grossa frode a scopo di estorsione del secolo. Ma eri solo un bambino, non poteva essere, dovevi essere uscito da qualche parte, santo cielo! Cosi, ho lasciato perdere la famiglia di tutti, e ho cercato la tua, gli Edogawa. Ma a parte il famoso  scrittore Rampo, non c’era traccia di loro. Conan Edogawa e la sua famiglia, compresa la sua fantomatica madre latente Fumiyo, non esistevano da nessuna parte. Era come se stessi cercando..”
“..dei fantasmi.” Conclusi per lui.
“Esasperante, a voler esser buoni..” borbottò, frustrato. “ Sconsolato, mi stavo arrendendo all’inevitabile sconfitta..quando è accaduto un miracolo!”
“Conosciuta ai più come Ellery..” intervenne lei, sorridendo estatica. “Beh, oddio, volersi prendere i meriti non sarebbe corretto, in questo caso. Il colpaccio lo ha fatto papino, per me..lui e la sua rinomata lingua quadri forcuta!”
“Uhm..chissà perché questo non mi sorprende..” mormorai, mentre arrostivo con gli occhi Heiji, in quel momento indaffarato a contemplare con insistenza un paio di nuvolette di passaggio in cielo.
“E chi mai, conoscendolo? Comunque, quel pomeriggio stavo in giardino a controllare le mie patate di tulipano nell’aiuola, quando è squillato il cellulare di papà dal salotto, e sul display ho letto CONAN. Non ho risposto, ovviamente, era il telefonino del lavoro, e l’ho portato in ufficio per far rispondere il diretto interessato alla chiamata. Io poi non sarei rimasta lì, papà spesso parla di lavoro con Conan, e non vuole che ascolti, però uscendo mi si è slacciata la scarpa, e mi sono trattenuta un attimo fuori dallo studio per legarla. E dopo qualche secondo che ero lì, ho sentito papà sbraitare: Kudo, falla finita, mi sta davvero stufando quel tuo testone di marmo! lascia che ti aiuti, porcaccia miseria!
 Non era chissà quanto forte il tono, ma per me che ero a portata d’orecchio,era stato sufficiente alto. Non so se papà sapeva che avevo letto il nome sul display, ma di sicuro non immaginava che io fossi  ancora lì e che potevo sentirlo..”
“Mi ero confidato con Elle dei mie crucci, e quando è successa la cosa, per evitare l’omissione di dettagli apparentemente privi di valore ma poi magari in seguito rivelatori, ha preferito comunicarmi l’accaduto via SMS. La chiave dei misteri è nascosta nei dettagli apparentemente invisibili. Si impara così nel vostro mestiere, no?”
“Amen, figliolo..” annui io, e Heiji di rimando.
“Di per sé, però non detti peso alla cosa. Era capitato spesso allo zio di impappinare la lingua e di confondere papà con Conan, e così ho concluso che doveva essersi trattato di uno dei suoi soliti lapsus e niente di più. Poi però, a mente fredda, mi è ritornato su un particolare interessante e curioso: Elle, mesi prima, mi aveva detto una frase molto strana..
“Capita spesso a papi di chiamare tuo fratello Kudo oppure Shinichi, ma quando chiama tuo padre, non lo chiama mai Conan, chissà perché. A papi manca tanto, lo zio, lo dice sempre, sai? Magari confonde i nomi perché Conan somiglia tanto allo zio Shin, e a papi, a livello inconscio, pare di averlo davanti per davvero..” continuò Ellery. “Art, dopo quest’illuminazione, mi ha chiamata al volo, emi ha ricordato questa mia affermazione. Facendolo, mi ha fatto tornare in mente un secondo episodio alquanto bizzarro riguardante il mio papino. Zio Shin, è risaputo anche dalla carta da parati ormai, manca spesso per lunghi periodi da casa. Mamma dice che è come le macchie sul fornello di nonna Shizuka: nemmeno hanno il tempo di essere notate, che già sono sparite..”
“Una macchia di sugo, sei diventato..” borbottò Heiji. Io annui, mogio.
“Pulizia domestica a parte, il paragone è azzeccato: Zio Shin è una macchietta nella vita della sua famiglia, una comparsa. Neppure sua moglie e suo figlio sanno mai dov’è. Eppure una persona che non hai mai mancanza di informazioni sull’argomento, e alla faccia di tutti, c’è..tu, papi.”
Ellery spostò con tocco leggero uno dei suoi lunghi codini bruni dietro la schiena, un sorrisetto furbo stampato sulla bella bocca, simile a quello nella nonna dalla spugna facile.
“Zia Ran spesso si interroga sulle location dello zio, senza però aver mai una risposta esauriente. Eppure tu papi, che teoricamente zio Shin lo vedi meno di tutti, sai sempre vita, morte e miracoli su di lui. Sei sempre tu che metti le pezze, dicendo alla zia Ran che zio Shin sta bene e che non c’è motivo di preoccuparsi, e lo fai sempre con una certezza nella voce un po troppo spropositata per uno che il suo adorato fratellino spirituale e socio in affari, lo sente solo via mail e in qualche sporadica telefonata. Il modo che avevi di rassicurare la zia, era di uno che non solo sente il diretto interessato telefonicamente..ma che vede chiaramente che quest’ultimo gode di ottima salute. E lì mi casca l’asino: come diavolo fai a essere cosi certo che sta bene, se non perché lo vedi coi tuoi occhi che è cosi? E se non è vero che lo vedi spesso..com’è che nemmeno sua moglie e suo figlio sanno niente, mentre tu di lui sai sempre tutto?
Ovviamente sapevo a priori che chiederti spiegazioni, equivaleva all’ennesimo polpettone di scuse, per cui ho risparmiato il mio tempo, e mi sono unita ad Arty nell’ arenarmi a quello scoglio che pareva insormontabile. Ma il fato aveva altri programmi, evidentemente, perché ci ha omaggiati con un'altra perla. Mentre mangiavo mandarini in veranda, 5 mesi fa, la zia Ran ha chiamato mamma, per sentire se papà aveva notizie dello zio Shin, che ormai era latitante da diverse settimane. Mamma ha chiesto a papà, e lui come sempre ha detto che non c’era motivo di stare in pena, che zio Shin non chiamava e mancava da tempo perché aveva per le mani uno dei suoi casi che lo tenevano inchiodato alle scartoffie, e che schiattava di salute. Lì per lì neanche un granello di polvere andava alzato, era tutto come al solito. Non fosse che mamma, prima di riattaccare mandando carriole di baci ad Arty e alla zia, se ne è uscita dicendo:
Certo che il destino lo alza il gomito, eh? Un pugno di anni fa, solo che nominavi la parola Kudo, a Heiji veniva la peste bubbonica, dal nervoso. Sputava veleno come un lama su di lui, dicendo che era un pomposo figlio di papà pieno di gas, buono solo per i rotocalchi..”
Mi concessi un’altra bella occhiata alla soda caustica all’osservatore di cumulonembi.
“Tanto più, ha proseguito mamma, che gli ha anche fatto fare una figura da cioccolatino da guinness, durante il primo caso in cui hanno avuto occasione di fronteggiarsi. Heiji è tornato a casa avvelenato come la mela di Biancaneve, dal caso di quel diplomatico ucciso dalla moglie..”
Ricordavo come fosse ieri, quel caso. Era stata la volta che avevo fatto la conoscenza di Heiji, che mi aveva propinato quel mefitico liquore cinese per curarmi il raffreddore, che poi invece aveva finito per farmi riacquistare le mie vere sembianze, per la prima volta dopo l’assunzione dell’APTX. E ricordavo bene anche che non ero stato io a fargli fare la figura del cioccolatino..l’aveva fatta da solo, per eccesso di zelo!
“Poi mamma ha detto: Eh ma Heiji si sa, ha una testa che non la vogliono neanche i porci! Due mesi, dopo, aveva finito di leccarsi le ferite, ed era pronto per la rivalsa. In quell’occasione, però, secondo me è successo qualcosa di strano, perché Heiji è tornato a casa completamente cambiato, non era più lui. Da un odio radicato che neanche Galileo e il Papa, Heiji ha preso ad adorare Shinichi come un oracolo. Ma quello che mi ha stupita di più,è stato che, pur avendomi assicurata che non era riuscito a vederlo in quell’occasione, Heiji non si è più prodigato in nessun modo di cercare Shinichi. Sembrava che non gli interessasse più sapere dove fosse o.. che lo sapesse benissimo.
Da quella volta, poi, i due hanno cominciato a sentirsi frequentemente, tanto che a un certo punto pensavo mi mettesse le corna, non sapendo che Shinichi fosse un maschio..”
“Solo lei, a questo mondo, poteva partorire un’idea cosi malsana..” commentò Heiji, scuotendo la testa.
“Si beh, sorvoliamo sulle tare della mamma, per piacere. Ha però comunque concluso il discorso con la domanda del secolo: come aveva avuto papà il numero dello zio, se in quell’occasione non era riuscito a vederlo? Come poteva  averglielo dato, se a quel convegno su Sherlock Holmes, lo zio Shin non c’era nemmeno?”
Altro bel ricordo da album di famiglia. In quell’occasione, non solo ero stato gabbato alla grande dall’organizzatore del raduno Holmesiano, che più che altro voleva vantarsi di un ritrovato volume di Holmes di prima stampa dal valore a più zeri, ma avevo finito per ritrovarmi invischiato nel caso di omicidio di quest’ultimo. Dulcis in fundo, non avevo potuto lavorare come dio comanda per colpa di Heiji, a cui come le piante in primavera erano germogliati i primi sospetti su di me.  Mi aveva tampinato per tutta l’indagine come un condor, e avevo più volte dovuto correre ai ripari carpendo le rispose nella maniera più lunga..facendoci arrivare gli altri per poterli ascoltare. Una cosa oltremodo snervante per me, che ero abituato a mandare a nanna il vecchio Kogoro e via. Ah si, anche quello era successo. Non avevo potuto usare il mio solito trucchetto con quegli occhi indagatori cuciti alla nuca, e mi ero visto costretto a usare Heiji..che poi mi aveva fregato, e in seguito smascherato. Decisamente un week end poco piacevole.
“Non vuol dire niente!” belò Heiji. “Shinichi, il numero, poteva avermelo mandato in qualsiasi occasione, no?”
“E’ perché avrebbe dovuto, se nemmeno sapeva chi eri? E poi mi sono informata, che credi? Zio Shin il suo numero non lo da mai a nessuno, da quando si è dato alla macchia. Dovevi averlo preso dal diretto interessato una volta conosciuto, non esisteva altra soluzione, papi.”
Heiji rimase senza munizioni, e si limitò ad annuire.
“Ora, raccolte queste informazioni..” continuò Arthur.  “Restava da capire questo: che cosa era capitato in quel frangente, a zio heiji, per fargli cambiare idea su papà? Dove aveva preso il numero e, domandone finale..perchè, contro ogni logica spiegazione, lo zio parlava di papà come..fosse in grado di vederlo?”
“Ci abbiamo lasciato giù un chilo e mezzo di cellule grigie, ma non abbiamo risposto a niente. “ disse Ellery, sbuffando. “L’unica cosa insensata che riuscivamo a concludere era: papi è diventato in seguito a sa dio cosa, l’unico al mondo a vedere zio Shin. Ecco perché pareva non esserci al raduno dei fanatici di Holmes. C’era..ma lo vedeva solo papà.”
“Uno spirito, in poche parole. E..heiji quando avrebbe preso lezioni di spiritismo, di grazia?” chiesi, ridendo.
“Ecco, domandagli..” rispose Arthur, mezzo sorriso in faccia. “lo sappiamo anche noi che era assurdo, ma che altro potevamo pensare?”
“Beh, del tutto non erano in errore, dai..” disse Heiji, comprensivo. “Io, effettivamente, solo l’unico che ti può vedere..ma solo perché sono l’unico a sapere che sei rinchiuso lì dentro.” E indicò il mio corpo.
“Beh, in effetti è vero ma..ciò non toglie che voi alla fine lo avete capito, come si sono svolti i fatti, no? come?
“Beh..grazie alle foto della zia.” Disse Ellery. Arthur annui.
“Mamma ha riempito la casa di foto tue, un po per nostalgia, un po per far dannare il nonno. Un pomeriggio, gli zii e Elle erano in visita, e ci siamo messi a guardarle. E per la prima volta, abbiamo fatto caso a un dettaglio. In tutte quelle immagini, papà era presente, ma..
“In tutte..sembrava sofferente.” Concluse Ellery.
“In primis pareva un caso, ma sfogliando in seguito gli album delle foto, abbiamo fatto caso che ogni volta, che fosse un occasione speciale o un semplice momento da foto, papà sembrava o malato o comunque poco in salute. E le foto avevano date diverse, era assurda come cosa!”
“E mentre ci si chiedeva l’origine di questa cosa, io mi sono resa conto di un’altra coincidenza bizzarra..” disse Ellery, le dita al mento, riflessiva. “In tutte le foto con lo zio Shin presente..tu non c’eri mai!”
E dicendolo, indicò me. Vidi Heiji sbarrare gli occhi.
“Strano a dire poco, vero? Abbiamo pure pensato che non essendoci proprio nell’inquadratura, tu fossi il fotografo in quell’occasione. Ma mamma ha detto che ricordava bene che in quelle occasioni, tu non eri proprio presente. Il giorno che mamma e papà si sono sposati, eri a letto con la febbre. Il giorno del matrimonio dello zio heiji, in gita coi DB. Il giorno che sono nato, via con tua madre. Ogni volta, un contrattempo. Un po strano, no? tornava papà, sparivi tu. Via papà, riecco te. E poi quella strano malessere di papà..in qualche modo..sentivamo le cose collegate l’una all’altra. Ma come..rimaneva un mistero.”
“E infine, il tassello mancante è giunto. Precisamente 4 mesi fa, vero Arty?”
“si, un preziosissimo tassello mancante di raro e unico splendore di nome Harry, al vostro servizio..”
Harry si fece avanti tronfio, con Arthur che lo guardava torvo.
“E’ inutile che ringhi, cane da tartufi. Lo sai che è merito mio che mister X qui ha perso la sua mascherina..”
“Vorrei poter dire il contrario..ma si, è merito suo. Un pomeriggio, è venuto a Tokyo con i suoi e ci ha sentiti parlare nel parco dietro scuola di papà. Ha origliato, per meglio dire..”
“Mi sono avvicinato soltanto perché mosso dal dilemma del perché una creatura angelica come Ellery fosse affiancata da un simile individuo spento e banale come te, Doyle..”
Ok, era ufficiale: quel moccioso stava sulle scatole anche a me!
“Comunque..” disse Ellery, prendendo un biscotto dalla borsa e ficcandolo a mala grazia in bocca a Harry. “Sembrava conoscere bene zio Shin, e ci ha detto che anche suo padre si era spesso posto domande su dove potesse essere finito, in gioventù, ma che poi aveva smesso. Però, a detta di Harry, aveva conservato gli articoli che parlavano di lui all’esordio, fino ovviamente al suo ultimo caso risolto riportato poi sui quotidiani. Ci disse che, come molti, anche suo padre si era chiesto perché, all’improvviso, Shinichi Kudo avesse preso ad aborrire la stampa, quando da sempre ne era il pupillo..”
“Copperfield Jr poi, ci ha invitati a casa per la merenda..”
“ho invitato lei, tu ci hai solo seguiti..” puntualizzò Harry.
“..e ci ha mostrato i ritagli di suo padre. E lì abbiamo scoperto l’ennesimo indizio strano. L’ultimo caso risolto di Shinichi Kudo, prima di iniziare la sua precaria presenza, risaliva al 28 novembre 1992..la stessa medesima data in cui mamma portò a casa Conan. Papà ha cominciato a sparire improvvisamente anche per settimane intere..il giorno che è apparso Conan. Per di più, quello stesso giorno, si è scoperto essere il giorno in cui lo sconosciuto detective Mouri  risolse brillantemente il suo primo caso, che portò come conseguenza una catena infinita di successi che lo hanno reso noto in tutto il Giappone. E si dava il caso che il tutto fosse successo in seguito all’arrivo in casa Mouri di un misterioso bimbo in custodia alla figlia adolescente del detective, considerato poi dai più come il portafortuna di Mouri.
Ma a noi suonava diversa. I DB hanno sempre detto che Conan è il migliore tra loro da sempre, fin da piccolo, e tutti hanno sempre detto che era geniale per la sua età. La conclusione, radunato il tutto, rimena una: Conan Edogawa e mio padre, per quanto inverosimilmente..erano la stessa persona. Papà era stato trasformato in un bambino in qualche maniera, aveva cercato asilo dall’unica persona di cui si fidava, ovvero Agasa, che poi essendo scienziato magari poteva aiutarlo e mamma aveva finito per vederlo. Affezionatasi al bambino all’istante, aveva espresso il desiderio di poterlo tenere finché i suoi non tornavano, e Agasa aveva dovuto accettare, incapace com’era di dirle di no. Ovviamente, genitori che venissero a riprenderlo, non ne esistevano, e Conan ha finito per crescere con mamma come suo ‘fratellino’. Ogni tanto riesce pure a tornare, ma con effetto collaterale di sintomi simili all’influenza o roba simile, e per pochissimo tempo. Zio Heiji, poi, doveva averlo scoperto a quel fantomatico raduno di Holmes, vedendo in Conan, l’ombra del suo rivale.”
“Già. E conoscendo papi, alla fine del caso, deve averlo torchiato con la sua solita finezza per farlo confessare. Zio Shin ovviamente deve avercelo mandato o cosa,e papi è ricorso ai suoi soliti giochetti mentali da carceriere psicopatico. Hai minacciato di dirlo alla zia o simili, eh papi?”
Beccato in pieno!
“Ma..ma perché si pensa sempre male di me, posso saperlo?” sbottò Heiji, smascherato.
“Beh, perché non esiste altro modo di pensarla, ovviamente..” sibilò Harry.
“Bene..” dissi, tenendo di malavoglia Heiji perché non scaraventasse in un cassonetto quella peste di Harry. “Pur non avendo certezze o prove a riguardo, avete avuto fiducia nella vostra deduzione..e avete avuto ragione. In effetti è così..io sono davvero Shinichi Kudo.”
Harry mi guardò interdetto.
“Che mi prenda un colpo..” mormorò.
“E che ti ascoltino..” mormorò Arthur. Poi guardò Ellery raggiante. Era comprensibile fossero soddisfatti e felici, dopo tutto il lavoro svolto dietro a quella faccenda.
“Però sia chiaro: nessuno deve sapere niente, ok? Neanche le mammine!”
Ellery e Arthur fecero croce sul cuore. Ellery fulminò Harry, che copiò il gesto.
“Ok..dio, che casino assurdo..”commentò Heiji. “Però ancora non mi spiego una cosa: che diavolo sono tutte queste fughe a Kyoto? Che venite a fare qua?”
I tre bambini si guardarono.
“Beh..lo facciamo in seguito a un dettaglio subentrato di recente, papi..” rispose Ellery. “E’ per via di una cosa..che ha sentito dire Harry da suo padre, una notte..”
Harry annui.
“Che ha detto tuo padre, parlava di me?”
“O di quello che eri, per meglio dire..” rispose ghignante il bambino. Odioso.. “Una notte mi sono alzato per fare due goccine, e ho sentito papà che parlava fitto. Ho sbirciato nel suo studio e ho visto che parlava al telefono con qualcuno, ed erano le due del mattino. Oddio, papà ha l’abitudine di stare alzato fino a tardi, a volte esce pure in piena notte, per cui niente di strano..”
“Beh niente di strano no, i criminali lavorano meglio di notte..” bofonchiò Heiji.
“Posso finire, ispettore Rinco?”
Heiji ringhiò un assenso.
“Come dicevo.. per l’orario papà non era fuori dagli schemi, ma il suo interlocutore lo era alquanto. Sono rimasto lì un paio di minuti, sperando saltasse fuori un nome,e alla fine eccolo! Papà ha concluso la chiamata dicendo: Qua, a parte quella maledetta notte, non ho più visto gente di quel tipo, Kudo. Ma se dici che sei sicuro che il prefisso fosse di Osaka, perché pensi siano qua? Magari quella ti ha mentito, che ne sai? Hai l’abitudine di fidarti dei tuoi nemici, ultimamente.. io sono una delle tue nemesi, eppure eccoci qui. Ahaha scherzo, lo so che ho fatto tutto io, non occorre alterarsi. Non è colpa mia, se sono straordinario, in fondo. Comunque non ti biasimo, ormai sarai stanco di quella situazione. Fai bene a non lasciare nulla al caso, nella ricerca delle persone che ci hanno rovinato la vita..beh, ti lascio ora, ho un lavoro da fare e il sole mangia le ore..beh, se non te lo dico, come mi diverto? Non arriverai mai in tempo per fermarmi, neanche se metti giù e salti sul primo mezzo di trasposto in partenza, quindi rilassati e fatti una bella dormita. Fammi sapere se senti ancora quella donna. Lo sai che roba mia quanto tua. Buonanotte, Sherlock Holmes del terzo millennio.”
Detto questo, spostò un ciuffo ribelle da una parte, abitudine che avevo già visto prima in quello che, solo sentendo quel discorso, avevo capito essere suo padre. Ora spiegavo l’odio di Heiji per quella creatura.
“Il padre di Harry aveva seminato indizi come Hansel e Gretel si sognerebbero la notte. Persone strane che hanno rovinato la vita a te e a lui. L’unica cosa strana nella vita del padre di Harry è stata la morte di suo padre, il nonno di Harry, apparentemente vittima di un incidente ma da sempre reputato da suo figlio come assassinato da mano ignota. Per quanto riguarda te..direi quello che ti è successo. Persone di quel tipo..strane, in sintesi, fuori dall’ordinario. Una donna, poi, è stata menzionata..”
“Basta!” esclamai. Heiji parve arrivare tardi a me di pochi istanti, a giudicare dalla sua faccia orribilata. No..mi andava bene che avessero scoperto chi ero, se questo quietava le loro domande e i loro dubbi..ma guai se sapevano troppo di quella gente..degli uomini in nero. Una donna, una nemica..lo sapevo io chi era quella donna, un altro bell’elemento da tenere a distanza..Vermouth.
I bambini mi guardarono un po esasperati, ma non mi mossi dalla mia posizione.
“Basta cosi, va bene? Oltre, guai se ci andate? Ci sono cose che non dovete sapere, per nessun motivo, chiaro? Io e Heiji abbiamo rischiato molto, e solo perché sappiamo una minima parte delle cose..”
“Cioè..nemmeno voi sapete la verità?” chiesero in coro i piccoli.
Io e Heiji, amaramente, denegammo. Ellery e Arthur sbottarono frustrati.
“Diamine! Un altro punto morto, che nervi!”
“No un attimo, rimane un cavillo, mia diletta..” saltò fuori Harry. “Quella strana ragazza bionda, ricordi?”
Ellery parve riprendersi, e annui.
“Ma certo! Stavolta chiedo, visto che ormai non avete motivo di mentire, dato che sappiamo. La ragazza bionda in questione..è la zia Ai.”
Mi si annodò la gola.
“Si.” Sopraggiunse Arthur. “da sempre è strana, con resto del mondo, tranne che con te. Sapendo chi sei, non mi bevo la storia del fidanzato..”
Annui, concordando.
“Ecco..mi dici, allora, chi è davvero e perché è cosi strana? Anche lei pare sbucata dal nulla, come Conan. C’entra qualcosa con quello che ti è successo?”
Respirai a fondo. Terreno molto instabile, quello dove si era addentrato il mio ragazzo. Dovevo stare attento a come rispondere.
“Si, c’entra qualcosa. Lei..anche lei è come me, una finta bambina. Ma non fatene mai parola con lei del fatto che sapete. Credo che odi tanto Heiji a questo proposito..”
Ellery e Arthur annuirono.
“Con..papà..” disse Arthur, raccogliendo il coraggio. Mi fece sbalzare il cuore sentirlo chiamarmi cosi. “Io capisco che non puoi dirmi niente, ma..almeno..dimmi come è successa questa cosa. Sono un uomo di scienza, ho bisogno di sapere..”
“ Si beh ‘uomo’ ..”
“Lo è più di te, lingua velenosa..” rimbeccò Ellery. Harry parve spiazzato. Arthur parve compiacersi.
“Beh..ecco..”
“Un farmaco. E’ stato un farmaco a conciarlo così.”
Heiji era intervenuto. Cosa che mi mise in corpo un ansia non da poco. Lo guardai.
“Tranquillo, non sono più un bambino..” mi rispose.
“No, da quando? E perché non ha detto nulla?” lo sfotté Harry. Heiji raccolse pazienza, ma il tic all’occhio annunciava un eminente esplosione.
“E da dove è uscito,sto farmaco?”
“Dalle persone di cui non dovete sapere nulla. Hanno obbligato la zia Ai, ai tempi una grande scienziata, a fabbricarlo sotto minaccia, lo hanno propinato con la forza a Shinichi per ucciderlo e poi hanno provato a sbarazzarsi della sua creatrice. Entrambe le cose, gli sono andate male. Quella gente crede che entrambi siano morti, per quello le false identità. Tutto chiaro? Oltre non vado, spiacente.”
I tre ragazzi annuirono, un po sconcertati.
“E in questo, mio padre che c’entra?” chiese Harry.
“Tuo nonno ha visto per errore il viso di una di quelle persone, ed è stato ucciso. Da quel che so io, tuo padre, ai tempi un bambino come te, ha intravisto la scena, ma nessuno gli ha creduto mai..”
“Già..gli stupidi poliziotti come lei gli hanno dato del bimbo fantasioso, lo so bene. Mio nonno era un grande, non sarebbe mai morto in un incidente provando un numero..”
“Anche l’uomo da cui hai preso il nome, morì per un incidente sul lavoro..”
“Harry Houdini, il mito della mia famiglia, morì di peritonite, specie di spaventapasseri ignorante!” sbraitò Harry. Ellery si morse un labbro.
“Offese a parte, ha ragione lui, papi..”
“Ah non darti pena, mia diletta. Da tempo ho imparato che ciò che esce dalla bocca di tuo padre è meno di un ciarlo da bimbo infante..”
Heiji caricò di nuovo verso Harry, ma lo fermai. Per quanto insopportabile, capivo l’odio che nutriva per l’ordine costituito.
“Ascolta..comprendo il perché odi le forze dell’ordine, ma non mi sembra che Heiji centri direttamente con quello che è successo a tuo padre e tuo nonno. Io stesso ho detto cosi a tuo padre, anni fa, sai?”
Harry sbarrò gli occhi.
“Sul..sul serio?”
“Si. Lo conosco da tanto tempo, e in te vedo il suo odio. Ma come a lui, vorrei dire a te questo: tuo nonno non ha avuto giustizia perché, lo so su pelle, ai bambini non crede mai nessuno. Ma ora che quei bambini sono cresciuti..la giustizia non attende che la luce meritata. E io farò tutto ciò che è in mio potere per assicurare alla giustizia l’uomo che ha ucciso tuo nonno. Perché Harry, e bada che dirò questo e nulla più, ti avverto: io conosco l’uomo che ha ucciso tuo nonno. E’ la stessa persona..che mi ha ridotto così”
Sotto le mie mani, posate sulle magre braccia di Harry, avvertì un tremito e un brivido.
I tre bambini non dissero altro, mentre riaccompagnavamo a casa Harry. Quando suo padre apri la porta in ciabatte e ci vide, fulminò suo figlio. Il piccolo chinò il capo, remissivo come mai avrei detto fosse. Furto Kid non era cambiato chissà quanto. Alla mia vista, rividi il solito sorriso beffardi fiorirli in viso e i suoi occhi luccicare pestiferi. Non era più, però uno sbarbatello. Era diventato un uomo anche lui. E a giudicare dai nomi sui campanelli, aveva finito anche lui per sposare la sua amica di infanzia, la figlia del capitano della polizia di Kyoto e amica di Ran, Aoko Nakamori.
“sadico a sposare la figlia di uno sbirro..furto kid.” Mormorai, mentre lui spingeva in casa il figlio e chiudeva la porta.
“Shh! In casa non sanno niente, per favore! Eh, che ti devo dire, amo il rischio!”
“Si, e non sai quanto stai per rischiare..” ringhiò Heiji. “Per colpa tua, i ragazzi hanno scoperto la verità..su quelle persone.
Kid divenne pallido in un nano secondo, egli morì il sorriso. Spalancò la porta di casa, ripesco apparentemente dal nulla suo figlio, lo trascinò nel vialetto, chiuse in malo modo la porta e lo prese brusco per le spalle, gli occhi pieni di allarmismo.
“Sta scherzando vero? Harry, dimmi che non è vero, dimmi che non sai niente!”
Harry guardò a terra per qualche istante. Poi parve trovare coraggio e guardò deciso suo padre.
“No, è vero, so tutto! So che un uomo cattivo ha ucciso il nonno e che tu lo hai visto, e so che l’uomo cattivo in questione.. ha ridotto il signor Kudo così.”
E dicendolo, indicò me. Kid, che era accucciato davanti al figlio, vide cedergli una gamba, e dondolò pericolosamente.
“Ah e..so anche che..che sei tu Furto Kid. Ti ho visto una notte l’anno scorso uscire dal balcone, mentre andavo a bere in cucina. E so anche che loro due lo sanno, e a loro due l’ho detto io.”
Addio alla gamba rimasta. Furto Kid ora sedeva inerte nell’erba umida, sconvolto. Harry gli picchiettò su una spalla.
“Rilassati, papà, non dirò mai niente a nessuno. Sono tuo figlio, dopotutto, no? è probabile che seguirò le tue orme, un giorno..”
Kid spalancò la bocca e prese ad annaspare.
“Ok, direi che può bastare, non vorrei che finisse per venirgli un colpo e lo facessi morire per davvero..”
Tirai indietro Harry e feci alzare Kid da terra.
“Buono, va tutto bene, gli abbiamo preso sul nascere, non sanno proprio tutto, sono al sicuro..”
Kid mi guardò stralunato.
“Giura..” pigolò.
“Quello che sanno te lo ha detto tuo figlio, nulla in più.”
Kid deglutì, ancora pallidino.
“L’uomo cattivo..Harry sa di quell’uomo!”
“No che non sa, non sa niente. Nessuno sa, dico bene?”
Kid respirò a scatti, ma annui. Poi riperse suo figlio, ancora un po incerto sulle gambe.
“Non cercare più niente, siamo intesi? Non fare domande a loro due, né ai loro figli. E soprattutto..non devi dire mai a nessuno chi sono..nemmeno alla mamma, promesso?”
“Certo, è una faccenda da uomini, tra me e te!”
Kid annui, e strinse a sé il suo figlioletto. Un altro a cui la paternità aveva cambiato i connotati.
“Lo sai papà, avevi ragione: Heiji Hattori sarà pure una mezza tacca, ma Shinichi Kudo è davvero un grande!”
Detto questo, diede un ultimo sprezzante sguardo a Heiji e Arthur, un tentato baciamano a Ellery boicottato da Arthur, e poi mi fece un breve ama rispettoso inchino, per poi filare dentro casa. Kid rise piano.
“Ha la mia stessa capacità di capire il valore delle persone. Mi da tanta soddisfazione..”
“L’ho sempre detto che andavi castrato da piccolo, tu..” ringhiò Heiji.
“Oh piantala di abbaiare, brontolo. Sei dove sei, no? che ti frega di quello che dico io o di quello che dice mio figlio? È la verità, per quello, ma sei libero di ignorarla..”
Heiji era decisamente irritato, mentre Kid si voltava verso di me.
“Grazie..” mormorò.
“Per cosa?” chiesi.
“Beh Harry stamattina detestava entrambi, per cui devi per forza aver fatto e detto qualcosa per fargli cambiare idea, quindi..grazie.”
Durante il viaggio di ritorno, pensai a quella frase, la frase di Harry. Kid aveva insegnato a suo figlio che io ero da rispettare, che ero un grande. Incredibile, ma vero. Nei miei ricordi, a parte la frase che avevo ripetuto a suo figlio, non ricordavo altri episodi in cui avessi potuto meritare da Kid simile gratifica. Doveva essere uno degli episodi..che avevo rimosso. Io e Heiji, a proposito, trovammo giusto dire ai bambini della mia amnesia. Almeno, avrebbero potuto darci una mano con gli altri a tenerla nascosta. E poi, ero del parere che erano meritevoli di fiducia, dopo quello che erano riusciti da soli a fare e la fatica impiegata.
“Wow..e non ti senti mal di testa o capogiri? Se si, può essere che hai sbattuto la testa, magari nel sonno..” chiese Arthur, seduto sulle mie gambe mentre mi tastava cauto il cranio in cerca di bozzi o ferite.
“No, sto benissimo, è quello il problema. Sarei ricco, se sapessi che è un’amnesia da trauma cranico..”
“Boh..” disse Ellery, mentre si appisolava tra le braccia del padre. “Forse è un effetto del farmaco che agisce a scoppio ritardato. Può essere?”
“Bello ritardato, dopo 10 anni, piccola..” le risposi, mentre la guardavo lottare per tenere gli occhi aperti.
“Dormite adesso, ne parliamo più tardi con la zia Ai.” Disse Heiji, tirando un po giù la tendina della finestra del treno. Ah, mi raccomando, voi non sapete nulla di questa storia, ok? Parlo del farmaco e del rimpicciolimento..”
“Un grugnito di assenso, e poi più nulla. I piccoli erano crollati. Arthur dormiva avvinghiato alla mia vita come un Koala, Ellery beata tra le braccia del suo papà.
“Eh, caro il mio vecchio Kudo, kid sarà stato pure da castrare.. ma non so se una potatina avrebbe fatto male anche a noi..”
“Perché? Io adoro Arthur!” sbottai.
“Cretino, anche io adoro la mia principessa, che credi? Però visti i risultati, ho idea che qui avremmo da tribolare un bel po..”
“Ah beh per quello si..in futuro, potremmo vedere se si può sfoltire via un po del DNA sbirro dal bagaglio genetico dei ragazzi, che dici? O almeno, limargli un po le unghie.
“Sarebbe da farsi. A piede libero, questi due ci sbatteranno in un ospizio prima degli ’anta, vecchio mio..”
Ci abbandonammo a una silenziosa risata. Poi mi sorse un dubbio:
“Dì un po, Hattori..ma cosa intendeva Kid con “sei dove sei”?”
“Ah..il mio lavoro.” Rispose lui, un po assonnato.
“Beh sarai detective ormai, credo..” borbottai, un po geloso.
“No, io e te facciamo lo stesso mestiere. Aspettiamo a ritirarci e a diventare detective fin quando avrai pianta stabile nella pelle di Shinichi Kudo..”
“Capisco..e che lavoro sarebbe? Poliziotto?”
“Si, in un certo senso si..”
“Bene! Beh per te sarà stato semplice, con tuo padre e tuo suocero di casa al distretto..”
“Ah come no, specie con mio suocero, guarda..” sbottò lui. “E poi anche tu non è che hai fatto fatica. Sei il beniamino della polizia di Tokyo, in una forma o nell’altra..”
“Beh io, a sentire i DB, sono un poliziotto, lo sapevo già..”
“Eh, i DB..hai fatto molta più carriera tu, di quei 3. 4, se contiamo Lady sangue di ghiaccio Macbeth..”
“Ahaha, la chiami ancora così?”
“E perché, come dovrei chiamarla, quello è il suo nome, no? comunque non pensare che io sia dove sono per via di mio padre. Ho fatto carriera perché sono un fenomeno, esattamente come te..”
“Vuoi dire che il fatto che tuo padre sia il questore non ti ha aiutato neanche un po?”
“No. anche perché mio padre non è più il questore di Osaka. E’ andato in pensione quando è nata Ellery, te l’ho detto anche prima che voleva fare solo il nonno, dopo la piccola..”
“Ah si, vero..”
“E anche Matsumoto è andato in pensione, lo stesso anno. Beh, era anche ora. Era un grande ai tempi d’oro, ma aveva 150 ormai..
“Caspita, sei anni fa entrambi i nostri questori  si sono ritirati. Chi sono quelli nuovi?
Heiji sbadigliò, mezzo addormentato ormai.
“Dunque..il questore di Tokyo non c’è mai, quindi il posto è un po vacante, ma il corpo di polizia non si lamenta. Quel poco che c’è il questore fa il lavoro di tutti messi insieme, è un mito..”
“Ah, meno male, un degno rimpiazzo..e quello di Osaka?
“Beh.. il nuovo questore di Osaka..sono io.”
Detto questo, piegò la testa da una parte, e iniziò a russare. Io, seduto davanti a lui, rimasi di pietra. Heiji..questore?!
No un momento..io e lui, a detta sua, facevamo lo stesso mestiere, quindi..il questore assenteista di Tokyo..ero io!!!
  
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