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Autore: Shael    03/09/2007    1 recensioni
Una città illuminata artificialmente, colma di grattacieli bui, ed immersa in una notte priva di speranza, senza nemmeno l'attesa di un'alba. Una notte in cui sarebbe piovuto in eterno, e dentro essa, seduti ai piedi della più imponente delle costruzioni, due individui che sembravano non voler proprio prendere in considerazione il perenne sgocciolio che oramai li aveva zuppati fino al midollo delle loro ossa.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Axel, Roxas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una città illuminata artificialmente, colma di grattacieli bui, ed immersa in una notte priva di speranza, senza nemmeno l'attesa di un'alba. Una notte in cui sarebbe piovuto in eterno, e dentro essa, seduti ai piedi della più imponente delle costruzioni, due individui che sembravano non voler proprio prendere in considerazione il perenne sgocciolio che oramai li aveva zuppati fino al midollo delle loro ossa. Un ragazzo dai capelli biondi, ridotti ad un bieco color castano dalla pesantezza dell'acqua che li impregnava ed un'altro dai lunghi capelli del colore del sangue, condividevano lo stesso scenario parlando di tanto in tanto con voci soffiate, quasi rispettose, come se le loro parole potessero disturbare qualcuno.
"Ho provato così tanto...ho cercato la mia strada...ho cercato il MIO posto nel mondo ed ancora dentro di me sento che continuerei a cercare inutilmente all'infinito se solo ne avessi la forza...non sò se puoi capirmi..."
Il ragazzo più alto reagì mestamente alle parole dell'altro, alzando le spalle e piegando il volto verso il basso, per evitare di bagnarselo e sorreggendosi la fronte con la mano sinistra, come se il capo gli pesasse o fosse in qualche modo stanco. Indecifrabile l'espressione, ma di fondo non era sempre stato così tra loro?
"...ricordo che quando te ne andasti...eri così deciso...così dannatamente testardo...non riuscii a farti cambiare idea in nessun modo..." una risata, sfiatata priva di qualsiasi cosa si possa nascondere in questo gesto.
Volse appena lo sguardo verso l'altro accennando con la mano destra un movimento scattoso, che disegnava un arco nella pioggia da avanti al busto a dietro la spalla medesima.
"...anche se è passato tanto tempo...non sei cambiato affatto...mi sono sorpreso prima, quando ti ho visto arrivare...non potevo credere tu fossi tornato qui di tua spontanea volontà, avevi sviluppato un'antipatia decisamente 'forte' per le vicinanze del castello...riesci a ricordarlo?..."
Il ragazzino annuì, lentamente portando le mani al volto e passandole dietro, verso il capo per scoprire gli occhi dai capelli, appiccicatisi alla pelle a causa dell'acqua. Non guardò il suo interlocutore, limitandosi ad un lieve cenno di assenso.
"...per un certo periodo...ho creduto che voi voleste riportarmi qui...solo per sfruttarmi, perché riuscivo ad usare qualcosa che nessuno di voi era in grado neanche di toccare...anche di te non riuscivo a fidarmi del tutto...bhe...come di nessun'altro del resto...nemmeno di me stesso..."
La pioggia continuava a cadere senza badare a loro, senza minimamente curarsi dei loro ricordi, cancellando con il suo lento scorrere ogni altro rumore, lasciando solo il dolce fruscio ed il ticchettare delle gocce sui vetri degli edifici illuminati con i neon di innaturale e freddo bagliore.
"...quando mi portarono in quella città... quando persi la memoria di quello che ero io... credo...ah...ma che diavolo dico?..." squotè la testa, il ragazzino biondo, enfaticamente lanciando involontariamente delle goccioline contro il compagno mentre un sorriso malinconico, gli andava a disegnare un'espressione adulta sul viso troppo giovane
"...non ho mai smesso di sapere quello che ero...mai...nemmeno per un istante...ma..." strinse i pugni, in silenzio, voltando il capo, con quel sorriso palesemente amaro come unico scudo allo sguardo del rosso. "...ho sempre sperato di poter cambiare le cose...ho sempre creduto che ci dovesse essere un posto anche per me in una città tanto grande...che ci dovesse essere un mondo anche per me, dove poter diventare qualcosa...e l'unica cosa che ho capito...è che essere un burattino è peggio di non essere niente..."

"...mentirei, se ti dicessi che ti comprendo...nonostante tutto, a tuo contrario io... ho sempre fatto quello che volevo e quello che mi conveniva...ho sempre saputo che ogni speranza era vana...che non potevamo cambiare se non perdendo noi stessi... e questo...ecco...sono troppo egoista per 'regalarmi' a qualcuno che non sia io..." di nuovo una risata vuota da quelle labbra ben disegnate. Non riuscì nemmeno più a mentire o a ricordare come si mentiva e solo in quel momento accennò a rialzare leggermente il capo, voltandosi a favore del ragazzino, mostrandogli stancamente, il calco di un sorriso.
"...ed ero talmente egoista...che ti volevo al mio fianco...ricorderai anche questo immagino..."
Ora, fù il turno del ragazzo dai capelli chiari di distogliere lo sguardo, puntandolo sul terreno, seguendo distrattamente le increspature dell'acqua in una piccola pozzanghera, colpita da una goccia di pioggia dopo l'altra ma mai nello stesso punto, creando disegni circolari che si affrontavano, si fondevano per scomparire alla caduta di una nuova goccia senza lasciare traccia della loro esistenza se non il ricordo di ciò che era stato visto da qualcuno. A questo pensiero, quasi si lasciò sfuggire un sorriso a sua volta, trovando quell'analogia come uno scherzo crudele, a cui non poteva sottrarsi se non tornando a prestare attenzione alle parole dell'altro.
"...non sei stato egoista...almeno credo...hai sempre detto che siamo stati amici, per quanto due come noi lo possano essere stati,suppongo... ma io penso che tu volessi evitarmi di capire qualcosa che già sapevi da molto tempo ed avevi accettato... che non c'è niente per noi... nemmeno la speranza..."

"...mi sopravvaluti...l'altruismo non è una delle qualità di cui mi potrei vantare...te l' ho detto mi comporto sempre come ho voglia di comportarmi...non ci sono grandi motivazioni dietro i miei gesti... solo non ci penso...tutto qui..."
Notando l'immobilità avvolgere il ragazzino, a quelle parole, come una stretta di pietra in cui pareva che fosse addirittura privo di respiro, il rosso sollevò il braccio facendoglielo passare dietro la schiena, sino a fermare la mano sulla spalla opposta ed attirandolo gentilmente a sè, per fagli poggiare il capo sulla propria spalla. Un gesto quasi umano, ma che non accennò affatto a ritrattare, soprattutto quando il ragazzino non oppose resistenza nè cercò di svicolare alla vicinanza. Passarono una manciata di minuti prima che uno dei due trovasse il coraggio di riprendere a parlare rompendo così di nuovo il silenzio piovoso, ed è di nuovo il ragazzo dai capelli rossi a farlo.
"...però...ho sempre sperato che tu riuscissi...probabilmente perché un tuo successo avrebbe significato una speranza anche per noi...poi hai....bhe...ehi hai ritrovato il tuo cuore! Questa non è una cosa che capita a molti sai? Anzi...direi che non capita mai... Tu sei...speciale...lo sei sempre stato...eri diverso da ognuno di noi forse è per questo che mi piacevi...vedevo in te una possibilità...la possibilità di un cambiamento...non avevo mai considerato che però potesse essere un cambiamento negativo...sai..."
Si interrompè, alzando lo sguardo verso l'alto, direttamente verso la pioggia che imperversava su di loro, osservando quella strana luna che faceva di tanto in tanto capolino tra le nuvole nere, regalando degli sprazzi di luce, in cui in teoria, avrebbero potuto guardarsi ancora come un tempo, con la silente complicità senza nome che per molto avevano condiviso in passato. Anche il ragazzino alzò lo sguardo, ma si soffermò sul profilo del ragazzo più grande, guardandolo dal basso in alto senza scostarglisi dalla spalla e senza abbandonarsi a peso morto contro di lui, anzi, sfiorando appena il tessuto nero del suo giubbotto impermeabile, bagnato dalla pioggia, con il volto. Lo osservava, attendendo, domandando senza dire nulla,come intendesse continuare quel discorso.
"...sai...quando...quando in quella villa, ti sei battesti contro di me...quando mi sconfiggesti, capii che ricordavi tutto...e fù come ricevere uno schiaffo...perché significava che tu avevi scelto la tua strada...una strada che ne io ne nessuno di 'noi' avrà a disposizione nè ora ne mai...che ci avresti lasciati in dietro...che ti avrei perso...ma tu NON SAPEVI..." riprese fiato, rumorosamente come se la gola si fosse stretta e gli rendesse difficile continuare. Un espiro profondo, per poi continuare cercando di tornare al solito tono completamente apatico. "...non sapevi...che ti avrebbe usato anche lui...non lo sapevi...che di te non avrebbe lasciato niente...neanche il ricordo...perché le persone di cui ti avevano circondato erano più false di te e me...erano solo stupidi dati....stupidissime copie di esseri umani...eppure tu volevi credere così tanto in loro....Pence...Olette...Heyner...ricordo quando urlasti i loro nomi, contro di me...perché non volevi accettare i tuoi ricordi..."
Annuì il ragazzino biondo, accennando a precisare con un tono di voce appena percettibile, per pura e semplice pignoleria "...già...avrei voluto vivere in quella menzogna per sempre credo...era bello poter far finta senza che nessuno avesse mai alcun sospetto...era...comodo...tutto era stato creato solo per me...per questo non volevo ricordare nient'altro...quando seppi di 'lui'...che ero parte di lui credei che tornando in lui avrei continuato a vivere come me stesso...conservando i miei ricordi ed il mio carattere...che tutto sommato io ero più forte di lui e avrei potuto diventare qualcosa usandolo... invece..."

"...invece sei sparito...quando lui si è svegliato...di te non rimaneva niente e nemmeno LUI sapeva che ti aveva distrutto...che non esistevi più...quando l' ho incontrato...non ho visto te...ho visto solo la tua ombra, una somiglianza fisica... ma....avere un cuore non è servito...lui è lui non sei tu...solo per un'attimo, sono riuscito a scorgerti dentro quegli, i suoi occhi...mentre scomparivo...ed in quel momento ho sperato con tutto me stesso che tu potessi 'sentire'...che tu potessi piangere e disperarti oppure ridere della mia debolezza...a quanto pare non è stato così...non hai mai 'sentito' battere un cuore dentro di te, nemmeno quando tu eri in lui...vero?"
Il ragazzino si strinse appena di più al ragazzo, come se cercasse riparo da un freddo che non sentiva. Il corpo era quasi tutto ciò che avevano, loro, e conservava ancora dei riflessi condizionati di quando ancora tutti gli elementi erano al loro posto. Eppure gli affondò il viso nel petto, nascondendolo tra le pieghe del cappotto nero, aggrappandosi alla sua spalla, stringendo la stoffa fin quasi a richiudere del tutto la mano a pugno. L'altro non accennò ad abbassare lo sguardo o il capo, ma le braccia istintivamente delicate, accoglierono il corpo dell'amico senza una protesta nè un'esclamazione per il movimento un pò improvviso.
"...perché siamo ancora qui?...è passato così tanto tempo...così tanti anni...loro non ci sono più...perché io sono tornato?...Non ha il minimo senso! Non dovrei mai essere esistito eppure... ora che lui è morto io mi ritrovo ancora qui....perché?...io...io...IO NON LO CAPISCO!!!"
Le ultime parole uscirono in un grido, soffocato solo dalla vicinanza della stoffa alle labbra del ragazzino, ma ciò non gli impedì di espandersi in tutta la piazza che si estendeva di fronte alla postazione in cui loro si erano seduti. Una piazza vuota, grande che permetterebbe ad un suono forte di rifrangersi creando una eco, ma nessun suono, oltre quelli della pioggia, nessuna eco per lui. Avrebbe potuto urlare a pieni polmoni senza ricevere in cambio nulla più del monotono ticchettio dell'acqua su quel mondo di metallo ed elettricità vuoto. Il ragazzo dai capelli rossi rimase in silenzio, limitandosi a stringere appena di più la presa sul ragazzino, gli poggiò il mento sulla testa lasciando che i suoi pugni, le sue urla gli si riversassero addosso anche più violentemente di quanto la pioggia avesse fatto fino a quel momento senza mai emettere alcun suono, senza cercare di far altro se non tenerselo vicino sperando che ciò gli fosse di qualche aiuto. Quando lo sentì singhiozzare però, nella sua testa ci fù come un piccolo strappo. Lo fermò, afferrandolo con forza per i polsi scansandolo dal proprio petto per poterlo guardare in faccia dall'alto in basso, riparando il suo volto dalla pioggia con la propria figura. Incredulo osservò più e più volte i suoi occhi, solitamente di uno splendido azzurro cielo, farsi cupi mentre le lacrime si formavano e scivolavano senza sosta alcuna lungo le guance, mescendosi con le gocce residue di pioggia, e lui che lo guardava senza capire, con gli occhi sgranati e le membra rigide. Solo quando notò che aveva smesso di singhiozzare rilasciò le sue mani, scoppiando in una risata macabra, facendolo ricadere in dietro sull'asfalto bagnato.
"...che razza di scemo...e dicevi che non era cambiato niente in te dopo esser stato 'in lui'...oh sei così stupido...tu piangi...perché SENTI!" Anche questa volta, nessuna eco accompagnò l'alzarsi della voce del rosso, solo sul suo volto il cambiamento fù eloquente. L'espressione era mutata in quello che si sarebbe potuta definire dolorosa rassegnazione. Con essa, lo guardò ancora una volta, a terra,caduto scompostamente dopo che lo aveva respinto con durezza, ridendo in modo simile a qualcuno che ha appena perso la ragione, una risata tanto profonda quanto gelida. La pioggia in quegli attimi, lasciò, come raramente avveniva, il campo alle nubi e alla luna, quasi fosse stata complice di ciò che avveniva sotto la sua spettrale luce, tolse ogni dolcezza allo scenario mentre il ragazzino biondo si asciugava il volto decisamente stupito di trovarlo bagnato. Stava piangendo e lì non c'era alcun dubbio. Ma perché stava piangendo? Non ebbe tempo di pensare troppo che il ragazzo dai capelli rossi riprese a ridere istericamente.
"...no..forse il vero stupido sono io...come ho fatto a non vedere?...come ho fatto a credere che io e te potessimo mai essere allo stesso livello? Che tu potessi essere diventato una creatura al mio infimo livello...impossibile...decisamente..." e di nuovo iniziò a ridere portando le mani allo stomaco schiacciando con forza come chi non riesce più a smettere. Ma, al termine della risata ricadde, sulle ginocchia e le mani, chino come un cane randagio, con il capo lasciato a penzolare verso il basso tra le spalle, immobile, solo un sussurro spossato "...ti perdo ogni volta che credo di averti ritrovato..." In quei momenti, l'altro ragazzino, distaccando gli occhi dallo spettacolo di una creatura distrutta che fino a poco prima lo aveva chiamato 'amico', osservò meglio se stesso notando alcuni dettagli inquietanti. I vestiti, così come i capelli si erano asciugati in pochi istanti dopo il termine della pioggia. E cos'era quel terrore che sentiva nascere, dentro di sè, se non il terrore di ciò che non si conosce? Lentamente, molto lentamente, si alzò da terra, poggiando i propri passi con delicatezza per raggiungere l'altro ragazzo, ed una nuova crudele rivelazione. L'acqua delle pozzanghere, al suo camminarci sopra, non si smuoveva di un solo millimetro, come se nulla l'avesse toccata.
"...c-che...cosa?..." un mormorio, sbigottito, ancora incredulo all'apprendere tanti dettagli tutti assieme. Avvicinatosi all'altro, a sua volta cadde sulle ginocchia, proprio di fronte a lui.

"...i-io...non riesco a capire...se non sono...s-se non sono più 'lui'....se non sono più c-come te...cosa....c-cosa...?" continuava a mormorare, in stato quasi catatonico, senza risposte, e senza domande precise. Solo farfugliamenti confusi. Quando vide il corpo dell'altro iniziare a tremare violentemente, riuscì a mala pena a tornare in parte alla ragione. Anche i suoi vestiti ed i suoi capelli erano tornati asciutti, ma LUI non se ne era accorto! Ed ora perché stava tremando? Cosa era quel presentimento che ci fosse qualcosa di decisamente sbagliato in tutta quella scena? Il ragazzino, allungò le mani, incerte e tremanti verso il volto del rosso, facendo pressione con estremo timore e gentilezza affinché egli alzasse il volto verso il suo. I palmi si fermarono ai lati della mandibola, senza toccare le guance dove, man mano che l'inclinazione diveniva favorevole, scorgeva delle lunghe scie scure, come dei solchi liquidi e comprese cosa fossero solo quando poté osservare il volto dell'altro per intero. Qualcosa, aveva cancellato e fatto colare i due piccoli disegni che il ragazzo era solito farsi come stravagante segno di riconoscimento, sulle guance, direttamente sotto gli occhi, e quel qualcosa stava continuando a sciogliere l'inchiostro diluendolo e facendolo cadere a terra dove le gocce scomparivano senza lasciare la minima traccia, come era stato per i passi del biondo sulle pozzanghere. Si guardarono reciprocamente, tacitamente terrorizzati da ciò che stava succedendo. Solo il ragazzino fece una mossa, tanto azzardata quanto temuta, spostando il pollice con delicatezza a tergere uno dei solchi. Il liquido era tiepido, non poteva essere pioggia...
"...s-stai...anche tu stai...."

"...piangendo..." concluse la frase, l'uno per l'altro in un soffio incredulo, senza distaccare gli occhi verdi da quelli azzurri ed ormai asciutti del ragazzino. Lentamente, si spostò fino a mettersi a sua volta in ginocchio di fronte a quest'ultimo le cui mani ricaddero a terra, quasi prive di energia.
"...tutto questo ...non ha senso...mi sento...." si poggiò una mano sullo sterno prima di concludere nonostante gli si fosse venuto a creare saldamente un nodo alla gola all'udire la propria voce dire quella parola: 'sento'."...confuso..."
Rimasero lì, forse delle ore intere, a guardare a terra immoti, senza sentire niente, senza più emettere nessun suono, cercando di pensare e con ciò di capire che cosa diavolo fosse successo loro. Dei due, fù il ragazzino a rompere il silenzio, prendendo tra le proprie le mani dell'altro,e cercando di celare il fatto stesse ancora tremando.
"...quando è cominciato....da quando nemmeno questo mondo ci 'avverte più '?....e....e perché siamo in grado di piangere...i-io....non..." scosse appena il capo prima di sbarrare gli occhi.

'...'lui' è morto...' non aveva detto prima quelle stesse parole? Ed il ragazzo che gli stava di fronte, con il volto ancora segnato dall'inchiostro, non era forse lo stesso che si era sacrificato, lo ricordava bene, per permettere a 'lui' di portare avanti la sua crociata? Allora, perché ora si trovavano di nuovo lì, dopo aver passato anni e anni dio solo sapeva dove. Cosa erano diventati in quel tempo?
Sembrò che entrambi avessero ragionato sugli stessi fattori comuni, dato che il rosso eruppe in un'esclamazione piena di illuminazione
"...io ricordo di essere morto...o meglio di essere scomparso...t-tu dici....che è passato così tanto tempo...da quei fatti...che 'lui' è morto...quindi cosa...?" scosse leggermente la testa abbassando lo sguardo dolorosamente"...perché adesso riusciamo a provare sentimenti?...non ha il minimo senso..."

"....se non che...." si espresse il ragazzino biondo, mestamente con una calma quasi infantile "...se fosse passato...così tanto tempo...che sia io che te non dobbiamo più essere il nessuno di un 'qualcuno'?...se i nostri 'qualcuno' fossero morti...noi non lo potremmo fare...dato che non siamo mai esistiti...quindi.."

"...quindi...cosa siamo diventati, quando 'loro' sono morti?...c-cosa siamo...Roxas...?" chiese, con un tono sconsolato l'altro, stringendo appena percettibilmente la stretta sulle sue mani. Il ragazzino non rispose subito, chiuse gli occhi per qualche istante, ragionando ancora e ancora ma soprattutto cercando di usare ciò che mai aveva avuto prima di allora per capacitarsi.
Dopo del tempo, indefinibilmente lungo, riaprì gli occhi serio in volto, come poche volte era stato durante la sua esistenza indegna, quando parlò lo fece con estrema calma, pronto ad accettare ogni eventuale replica da parte del simile.
"...quando un 'qualcuno' muore...il cuore diventa energia lo hai visto, ed hai visto come Xenmas ha provato a sfruttarla. Noi siamo sempre stati 'noi'...non i nostri 'qualcuno' come mi hai fatto notare prima...Abbiamo un nostro carattere ed una nostra testa! ...non abbiamo avuto un cuore, ma un corpo ed uno spirito...non pensi sia possibile che, dopo la morte del corpo, il cuore possa aver iniziato ad alimentare anche il nostro spirito oltre quello del 'qualcuno'?...in fondo siamo comunque una parte di loro...c-credi sia impossibile Axel?..."
Il ragazzo dai capelli rossi abbassò lo sguardo a terra, cercando di assimilare il concetto espresso dall'altro quindi annuì appena, leggermente prima di parlare, con tono basso quasi triste stringendo con forza le mani del ragazzino "...ma questo...non fà anche di noi delle creature 'morte'?...dal tuo ragionamento...noi dovremo esserlo..." A questa affermazione l'espressione del ragazzo biondo si sciolse in un mesto sorriso, privo di ombre, privo di falsità. Quello era il suo primo vero sorriso e lo rivolgeva a colui che solo aveva sempre segretamente combattuto al suo fianco anche senza volerlo ed ora si faceva tanti problemi per quella che, a suo avviso, era da considerarsi solo una gran vittoria. Mentre gli parlava, molto lentamente iniziò ad alzarsi da terra per rimettersi in piedi, tirando sù l'altro con sè, gentilmente.
"...io credo che...quello che siamo diventati, non abbia un nome vero e proprio...ma resta il fatto che adesso riusciamo a sentire come fanno i 'qualcuno'...non sò se siamo fantasmi...se siamo mostri o angeli o scherzi della natura...sò solo che finalmente... siamo 'liberi'...e questo è...ciò che ho sempre desiderato...tu no?..."
Il ragazzo più grande sorrise, un sorriso ampio e pieno di calore, come mai a sua memoria era riuscito a fare, nemmeno nelle sue migliori imitazioni, quando era un nessuno
"...libertà...ha un suono così dolce questa parola...nonostante credevo di averla avuta da sempre...ora riesco a sentire com'è che sia ESSERE liberi...riesco a capacitarmene...lentamente..."
una pausa e gli lascia le mani, gesticolando leggermente, seguendo quel turbinio sconosciuto di sensazioni che come una droga lo stava pervadendo lasciandolo estasiato seppure ancora ignaro di cosa tutto ciò fosse con precisione.
"non mi importa di quello che siamo, non più...perché adesso possiamo essere amici, non è così Roxas?...potremo ridere...potremo piangere di nuovo assieme tutte le volte che vorremo..."
Gli tende la mano, dovendo aspettare molto poco prima che l'altro la prendesse nella sua facendolo però incamminare verso la piazza. Arrivati al suo centro, si guardano in giro. Osservando quella che un tempo avrebbero potuto chiamare la loro 'odiata casa ' , il posto dove si erano svegliati dopo la loro 'nascita' ed il posto che, in entrambi, i casi aveva atteso in vano il loro ritorno fino ad allora . Un posto in cui non sarebbero più tornati...in nessuna forma...
"...dovevamo renderci conto di cosa siamo adesso...per lo meno capire che non siamo più ciò che eravamo prima...e dovevamo dire addio a tutto questo...perciò siamo ancora qui Axel...dovevamo congedarci da questo mondo...da quella vita non vita e da tutto il resto...non ci eravamo resi conto di niente, insomma, finché non ci siamo dovuti guardare a vicenda...riesci a capire adesso?"

"Credo di si...anche gli altri nessuno sono come noi ormai...i loro 'qualcuno' devono essere morti e sepolti da molto tempo...ma loro si odiano...si sono sempre odiati...per questo non si guarderanno mai...non si renderanno mai conto di essere 'mutati' di nuovo...da qualcuno...a nessuno...a non sò nemmeno io cosa, ma di certo...sò che ora stò bene..." si interruppe, chinandosi per abbracciare il compagno di sventure seppure per pochi istanti, il tempo di potergli sussurrare ciò che saliva dal suo profondo.

"Grazie di essere tornato indietro, di essere tornato a prendermi... Roxas...ho sempre saputo che sei speciale..." una risata, senza la minima ombra di scherno, solo di gioia ad accompagnare il ringraziamento del giovane, a cui si unisce anche l'altro dopo aver risposto appena con un appena udibile "Prego, amico mio..."
La risata si espanse nella piazza tetra, il luogo eppure restò silenzioso, così come lo era stato per le grida, sordo era anche a quelle risate allegre ed alla potenza della loro entità. I due amici si voltarono, dando le spalle al castello ed alla luna che adesso lottava con le nubi per mantenere il proprio dominio sulla notte eterna senza creare ombre di quei due esseri nuovi. Questa volta erano allo stesso livello, finalmente liberi di poter creare un sentimento reale, qualcosa su cui di lì in avanti avrebbero potuto fare affidamento al contrario di ciò che li legava quando ancora erano membri dell'organizzazione. Le menzogne dette...le brutte azioni che avevano compiuto entrambi...le battaglie perse e le sconfitte morali...era tutto stato un mezzo per arrivare ad una speranza, ad un sogno che nemmeno il più ottimista di loro era riuscito a mantenere in vita. Un'altro lato, un'altra storia...ma questa volta non sarebbero stati soli. Mai più. Mentre si allontanavano passo a passo senza mai smettere di ridere, le loro immagini iniziarono a diventare meno nitide, a sbiadire, lentamente, inesorabilmente come la notte cede il passo all'alba, per, in fine, cedere del tutto lasciando spazio al nuovo giorno, con il passato alle spalle il presente sotto i piedi e lo sguardo alto, verso un futuro anche se ignoto. L'ultima cosa che si poté vedere, furono le loro mani, ancora unite mentre passavano oltre quel piano di esistenza fisica, che li aveva creati prima come umani, successivamente come corpi e spiriti che avevano perso il cuore assieme a tutti i sentimenti, restando solo in vuote solitudini. Ora, insieme, nulla più era importante. Era tutto solo un nuovo inizio...
  
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