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Autore: CriSnix    14/02/2013    4 recensioni
Il pacificatore aprì la porta della stanza e la spinse dentro: questa volta non c'era solo un recipiente riempito fino all'orlo con dell'acqua, come la prima volta. No questa volta c'era un vasca con dei fili elettrici appoggiati sul bordo. Johanna quindi fece due più due: questa volta poteva seriamente rischiare di morire.
"Non ti uccideranno. Non ti uccideranno. Non ti uccideranno..." continuò a ripetersi come una cantilena. Ma se la sua testa le diceva di non aver paura, il suo corpo si opponeva con estrema forza ad ogni singolo movimento e iniziò ad urlare con quanto più fiato aveva in gola.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Johanna Mason
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Hydrophobia

L'idrofobia è l'avversione anomala e ossessiva verso i liquidi, in particolare dell'acqua.
La maggioranza degli idrofobici, non è in grado di nuotare e nei casi più
gravi non riesce nemmeno a mettere la testa sott'acqua, anche per brevissimi periodi.



Johanna sentì l'acqua gelida invaderle i polmoni. Cercò di alzare la testa da quell'incubo di acqua e ghiaccio, ma una mano salda le stringeva il collo impedendole di compiere alcun movimento. Il viso incominciava a irrigidirsi e involontariamente, le braccia e le gambe inziarono a dimenarsi freneticamente.
"Mantieni il controllo, Johanna, mantieni il controllo!" iniziò una vocina nella testa "Non ti uccideranno, stai tranquilla. Non ti uccideranno."continuò ancora la vocina. Improvvisamente la mano che le stringeva il collo, la tirò su, facendola uscire da quell'incubo di acqua e con foga, la ragazza, respirò a pieni polmoni, sputando l'acqua che fino poco prima, aleggiava nei suoi polmoni. 
"Allora? Sei ancora sicura di non sapere niente?" domandò un uomo calvo, con una voce impostata. La mano-di cui non conosceva il proprietario- la costrinse a guardare in faccia l'uomo: sorrideva divertito. "Cosa cazzo ti ridi? Ti stai divertendo eh, stronzo?" pensò Johanna senza dare voce ai suoi pensieri, quindi, guardò l'uomo con il miglior sguardo impassibile, come se quella tortura non la scalfisse neanche.
"Accadrà ogni giorno se non ci dirai quello che vogliamo sapere. Tutti i giorni, fin quando non pregherai di morire." disse l'uomo a un soffio dal viso della donna. Johanna non ci pensò due volte: gli sputò in faccia disgustata e con ferocia; non desiderava altro da quando era lì.  La guardia arricciò le labbra in un sorriso sornione e facendo un cenno con il capo all'uomo che la teneva per il collo, la costrinse ad alzarsi e la diresse di nuovo nella sua cella.
Il giorno successivo, la stessa guardia del giorno prima la venne a prende. Ora alla luce dei neon potè guardarlo meglio in faccia: era alto e ben nutrito, come qualsiasi persona della Capitale. I capelli rasati e gli occhi di un azzurro intenso. Se non fosse stato uno di Capitol City e una guardia, Johanna avrebbe flirtato con lui, ma solo per gioco, perchè Johanna non si innamorava, non le piaceva l'amore, o tutto quel sentimentalismo. Lei era una donna pratica e razionale, le bastava solo l'intelligenza e la furbizia.
"Alzati, il capitano vuole incontrarti." proferì il pacificatore
"Ma quale onore..." disse ironica alzandosi. 
Percorse lo stesso tragitto che compì il giorno precedente. 
Ora capiva come si sentiva un condannato a morte quando percorreva la strada verso il patibolo, tutti i desideri e i rimpianti vennero a galla e in quell'attimo si senti morire. Ora più che mai capiva quanto era importate la vita e quanto essa sia così breve e sfuggevole. 
Il pacificatore aprì la porta della stanza e la spinse dentro: questa volta non c'era solo un recipiente riempito fino all'orlo con dell'acqua, come la prima volta. No questa volta c'era un vasca con dei fili elettrici appoggiati sul bordo. Johanna quindi fece due più due: questa volta poteva seriamente rischiare di morire.
"Non ti uccideranno. Non ti uccideranno. Non ti uccideranno..." continuò a ripetersi come una cantilena. Ma se la sua testa le diceva di non aver paura, il suo corpo si opponeva con estrema forza ad ogni singolo movimento e iniziò ad urlare con quanto più fiato aveva in gola.
"Resisti. Non farti vedere debole. Resisti. Resisti. Resisti..."si diceva ancora tremando, ma senza risultato.
Dopo che anche quella tortura finì, la rispedirono in cella. Non potè fare a meno di tremare e toccarsi le bruciature che i cavi elettrici le avevano lasciato sulla maggior parte della pelle. Si ritrovò a piangere e a nascondere il viso tra le ginocchia e ripensò all'estate che trascorreva nel suo distretto insieme alla sua famiglia. Quando si tuffava nel lago proprio nel bosco vicino casa sua, le nuotate, quando si immergeva sott'acqua ad esplorare i fondali. Amava l'acqua da piccola, ma adesso era diventata la sua peggior nemica. E dopo quasi un mese di torture, di incubi, di solitudine e di lacrime, vennero i ribelli a liberarli e per la prima volta dopo quei giorni di dolore, pensò che sarebbe ritornato tutto come prima, che avrebbe imparato ad amare l'acqua di nuovo. Ma non fu così. Dopo quella prigionia, Johanna Mason ebbe anche paura di farsi un bagno caldo o di fare una nuotata. Dopo quella guerra, nessuno sarebbe ritornato come prima, nemmeno la forte e astuta Johanna Mason del distretto 7.








It's me Mario!
Ok l'ho ammetto, mi andava di scrivere una cosuccia su Johanna Mason. Si lo so fa schifo e non sò nemmeno da dove mi è uscita (un pomeriggio che invece di studiare Parini e le sue cavolo di Odi , la qui presente autrice ha inziato a scrivere sto schfio) ANYWAY, spero che non vi faccia tanto orrore e che abbiate il coraggio di recensire.
Bho, ho finito.
Cià.

   
 
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