Serie TV > The Vampire Diaries
Ricorda la storia  |      
Autore: piperina    14/02/2013    1 recensioni
Alla fine, l’avevano trovata. Per essere precisi era stato Klaus a trovarla per primo – in caso contrario se ne sarebbe impossessato con qualsiasi mezzo.
Per qualche strana coincidenza astrale, lui e gli anti-eroi di Mystic Falls erano d’accordo su cosa fare con una parte della cura: darla a Elena.
*
Klaus raggiunse la porta e aprì con un sorriso beffardo in volto, ma quel sorriso si trasformò subito in una smorfia incredula: davanti a lui c’erano Stefan e Damon Salvatore e in mezzo a loro… Elena.
Ci fu poco tempo per lo stupore, perché da dentro la casa giunse un grido acuto e straziante. I quattro si precipitarono verso la fonte di quel sono e capirono immediatamente cos’era appena successo.
Genere: Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Katherine Pierce, Klaus, Stefan Salvatore | Coppie: Damon/Elena
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'The Vampire Stories'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

*Only Act*

The Cure – I’ll fo it for us

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Alla fine, l’avevano trovata. Per essere precisi era stato Klaus a trovarla per primo – in caso contrario se ne sarebbe impossessato con qualsiasi mezzo.

Per qualche strana coincidenza astrale, lui e gli anti-eroi di Mystic Falls erano d’accordo su cosa fare con una parte della cura: darla a Elena.

Stefan voleva aggiustarla perché non era in grado di amarla da vampira, Damon voleva spezzare il sirebond, Jeremy rivoleva sua sorella e Caroline iniziava a stancarsi di giudicare l’amica un giorno sì e l’altro pure.

Elena? Ovviamente voleva tornare umana per una lunga serie di motivi, nonostante stesse facendo del suo meglio per convivere pacificamente con la sua nuova natura.

«Eccoti qui, sweetheart» Klaus aveva dato appuntamento a Elena per quella mattina.

«Eccomi qui» ripeté lei, atona.

Klaus si spostò per farla entrare in casa. «Niente guardie del corpo in un giorno così importante?»

«Preferisco farlo da sola.»

Lui rimase un po’ sorpreso a quelle parole, ma piacevolmente colpito dall’intraprendenza della ragazza.

La guidò attraverso l’ingresso e il salone dei ricevimenti verso un’altra sala, ma molto più piccola, al centro del quale regnava un grosso tavolo dell’800 e sopra di esso… una boccettina di vetro.

La cura.

Proprio quando Klaus stava per dire qualcosa, sentì il campanello suonare forte e chiaro. Sorrise, immaginando già chi fosse alla porta.

«Sono arrivati i tuoi cavalieri» disse sornione guardandola. «Goditi i tuoi ultimi istanti sovrannaturali, Elena. E non toccare niente.»

Klaus raggiunse la porta e aprì con un sorriso beffardo in volto, ma quel sorriso si trasformò subito in una smorfia incredula: davanti a lui c’erano Stefan e Damon Salvatore e in mezzo a loro… Elena.

Ci fu poco tempo per lo stupore, perché da dentro la casa giunse un grido acuto e straziante. I quattro si precipitarono verso la fonte di quel sono e capirono immediatamente cos’era appena successo.

«Klaus…»

La schiena curva e le braccia appoggiate sul tavolo, scossa dai brividi e con il respiro affannoso. Non era Elena.

«Katerina…?»

La boccetta era completamente vuota, in mille pezzi sul pavimento.

«Cosa hai fatto?» tuonò l’ibrido, afferrando la vampira per le spalle e scuotendola furioso. «Perché?»

Una sola parla uscì dalle labbra di lei, prima che perdesse i sensi.

«Kol…»

Elena fissò Katherine senza riuscire ad emettere un fiato, così come Stefan e Damon, colti alla sprovvista da quel colpo di scena. Sapevano tutti quanto Kol fosse contrario alla ricerca della cura, ma perché soggiogare Katherine affinché la prendesse?

Klaus la tenne tra le braccia e uscì dal salotto. I tre ospiti lo seguirono su per le scale fino a una camera per gli ospiti.

Elena lo osservò adagiare Katherine sul letto con inaspettata cautela – forse troppa – e fissò la sua antenata come se fosse una sua vecchia fotografia.

«L’ennesimo dispetto di Kol» mormorò Klaus, sfiorando la fronte di Katherine con le dita. «È ghiacciata.»

«Sta funzionando?» chiese Damon, curioso e impaziente. «Magari ci mette un po’, non so, qualche ora.»

«Perché farla bere a lei?» domandò invece Stefan. «Per creare ibridi non c’è differenza tra lei ed Elena. Non capisco.»

La più giovane delle Petrova non riusciva a staccare gli occhi di dosso all’altra: doveva essere su quel letto al posto di Katherine. Indubbiamente lei non aveva problemi a convivere con la sua natura da vampira, al contrario di Stefan, che aveva vissuto nel tormento per quasi centocinquant’anni.

Colpire Katherine era stato… crudele.

«Non cercare una spiegazione alle azioni di mio fratello» rispose Klaus. «Non ce n’è mai una vera e credibile.»

Tutti i presenti scattarono sull’attenti quando Katherine si mosse: aprì gli occhi molto lentamente e trasse un lungo, profondo respiro.

Come la Bella Addormentata che si risveglia dopo cento anni.

 

In quel preciso istante, il suo cuore riprese a battere.

 

 

 

Katherine fece vagare lo sguardo per tutta la stanza: non la riconosceva, niente di ciò che vedeva le era familiare. Il lampadario, il colore delle pareti; il letto, poi, non aveva il baldacchino.

Sentì un peso sul letto, alla sua sinistra e, voltandosi in quella direzione, scoprì un viso familiare.

«Lord Niklaus.»

Aveva un grande e spontaneo sorriso in volto e gli occhi scuri brillavano di felicità: i vampiri percepirono perfettamente l’emozione che provava nel vederlo.

Klaus non rispose, si limitò a fissarla in silenzio, con espressione incredula.

«Avete tagliato i capelli quest’oggi» continuò lei, che sembrava così presa dal suo Lord da non essersi accorta della presenza di altre tre persone nella stanza. «Mi piacciono.»

«Come ti senti?»

Klaus le prese una mano tra le sue e parlò con voce bassa a rassicurante, sorridendole: data la situazione inaspettata, spaventare la ragazza era l’ultima cosa che voleva fare.

«Stanca» rispose lei con sincerità. «Cos’è accaduto? Ho perso i sensi durante i festeggiamenti?»

Quali festeggiamenti?

Stefan, Damon ed Elena avevano quella domanda scritta in faccia.

«Katerina…» Klaus sembrava voler prestare molta attenzione alle parole da usare, «in che anno ci troviamo? Qual è l’ultima cosa che ricordi?»

La ragazza represse un risolino. «Mio signore, vi state prendendo gioco di me?» poi sorrise dolcemente. «Ci troviamo nel 1492. Avete organizzato una festa di compleanno a sorpresa per Lord Elijah.»

 

 

 

 

 

«Cosa significa questo? Sta mentendo?»

Stefan era decisamente sconvolto. Del resto, come dargli torto? Katherine aveva preso la cura e non solo il suo corpo era tornato umano, ma anche la sua mente e i suoi ricordi.

«Non credo. Hai visto la sua espressione? La Katherine che conosciamo noi non guarderebbe mai Klaus in quel modo» gli rispose il fratello, poi mandò giù in un solo sorso un bicchiere di whiskey offerto dalla casa.

«Quindi Katherine crede davvero di trovarsi nel 1492? Com’è possibile?» tra tutti, Elena era senza dubbio quella più preoccupata. «Significa che ha dimenticato tutto ciò che è successo dopo la trasformazione?»

Se così fosse stato e Katherine non ci fosse andata di mezzo, si sarebbe trovata Elena in quelle condizioni: avrebbe dimenticato ogni cosa, non avrebbe più avuto memoria di aver lasciato Stefan, di aver fatto l’amore con Damon, di aver finalmente ammesso i suoi sentimenti per lui.

Fu scossa da un brivido.

«Una cura per il vampirismo a tutti gli effetti» mormorò Damon, pensieroso.

Se Kol non fosse intervenuto, la sua bolla felice di ricordi insieme a Elena sarebbe definitivamente scoppiata. Gli sguardi, i sorrisi, le mani intrecciate… quel primo ed emozionante “Ti amo” non sarebbe più esistito, se non nel suo cuore.

Egoisticamente si ritrovò a ringraziare Kol per quella bravata: sperare che Elena lo ricambiasse un giorno o l’altro era una cosa, averla finalmente tra le sue braccia e perderla era un’idea troppo dolorosa.

Dal canto suo, Stefan desiderò per un attimo che Katherine non fosse mai entrata in quella casa: Elena avrebbe preso la cura e dimenticato ogni cosa del periodo in cui proclamava a gran voce di amare Damon.

Sarebbe tornato tutto come prima.

Lui sarebbe riuscito a dimenticare che la sua ragazza era stata a letto con suo fratello? Non lo sapeva, ma desiderava riaverla e riaverla umana.

Klaus interruppe le riflessioni deprimenti del trio facendo il suo ingresso nel salone.

«Dorme» annunciò. «È molto debole.»

«Lo credo bene. La sua mente potrà anche aver fatto tabula rasa, ma il suo corpo si è nutrito di sangue per cinquecento anni. Avrà bisogno di mangiare qualche bistecca» disse Damon, per nulla sorpreso dalla spossatezza di Katherine, ora che era di nuovo umana.

«Ha detto altro?» chiese Elena.

Klaus si gettò senza indugio sul carrello dei liquori, posto accanto alla portafinestra, davanti alla quale stava Damon, in piedi e scuro in volto. «Solo qualche delirio insensato.»

Elena pensò che Klaus fosse scosso dalla scoperta appena fatta, molto più di quanto mostrasse a loro: nessuno conosceva i dettagli del suo passato con Katherine e di sicuro lui non aveva intenzione di parlarne.

«Quindi è vero» disse Stefan, seduto su un divano a due posti, di fronte a quello dove si trovava Elena. «La cura ha riportato anche la mente di Katherine a quando era umana.»

«Esattamente» l’ibrido, con un bicchiere pieno in mano, prese posto proprio accanto a Elena.

Lei si irrigidì istintivamente, poi tentò di rilassarsi un poco. «A te che differenza fa? Se è Katherine a essere umana e non io, intendo.»

Klaus bevve un paio di sorsi, si leccò le labbra e voltò il capo per guardare la vampira. «Nessuna, in effetti. Il suo sangue vale quanto il tuo.»

«Ma ora non ricorda niente… non sa che sono passati cinquecento anni e che tu sei molto più di un Lord inglese» ribatté lei, che non poteva evitare a se stessa di preoccuparsi per la sua antenata.

Katherine non era una santa, era egoista, manipolatrice, calcolatrice, in qualche modo viziata e anche molto discinta con gli uomini, soprattutto se si trattava dei fratelli Salvatore… ma era una sua parente, seppur molto alla lontana.

La sua vita non era stata rose e fiori: le avevano portato via sua figlia e l’uomo che aveva dichiarato di volerla corteggiare in realtà intendeva solo ucciderla. Era scappata per così tanti anni che ormai doveva essersi stancata di stare sempre all’erta… ed era sola. Completamente sola.

Elena si sentiva fortunata rispetto a lei, perché aveva tanti amici che le volevano bene, mentre Katherine non aveva nessuno al suo fianco.

«Il soggiogamento mi darà una mano con le spiegazioni» Klaus non sembrava convinto di quella risposta, ma non aggiunse altro. Alzò il bicchiere come per fare un brindisi e lo vuotò in un istante.

«Stefan, tu non bevi?» disse Elena in tono sarcastico, guardando il suo ex ragazzo. «Se ti ubriachi anche tu farò un filmino di voi tre che cantate e ballate e vi renderò famosi su YouTube

La risposta del vampiro fu interrotta da un rumore. Si voltò per guardare alle sue spalle e vide la porta della sala aperta.

Katherine entrò nella stanza e subito tutti si allarmarono: il viso e i vestiti erano sporchi di sangue, che lei sputava con grossi colpi di tosse.

La ragazza alzò una mano, lo sguardo fisso su una sola persona, in una richiesta di aiuto.

«Klaus…» fu tutto ciò che disse prima di crollare a terra in ginocchio.

L’ibrido le fu accanto in un istante e la prese per le spalle, osservandole il viso: era pallida, gli occhi lucidi di lacrime, l’espressione terrorizzata e tremava come una foglia.

«Ma che diavolo…?» Damon non credeva ai suoi occhi: cosa stava succedendo?

«Ti riporto in camera. Devi risposare» Klaus prese la ragazza in braccio e guardò Stefan. «Cerca un inserviente in cucina, a destra dell’ingresso. Digli di portare asciugamani e lenzuola pulite. E vestiti per lei.»

Senza aggiungere altro né attendere risposta, si avviò verso la stanza degli ospiti. Lungo le scale e tutto il corridoio c’erano numerose chiazze di sangue. Una volta arrivato a destinazione, notò che il letto sembrava la scena di un crimine violento.

«Dannazione» imprecò tra i denti, di certo non poteva far rotolare Katherine nel suo stesso sangue.

«Dov’è un bagno? Non può stare così, dobbiamo pulirla» si fece avanti Elena, decisamente spaventata dal risvolto della situazione.

«Di qua» Klaus fece strada lungo il corridoio e con un calcio aprì l’ultima porta a destra.

Il bagno era immenso, la vasca a dir poco enorme, potevano starci almeno quattro persone più che comode. Elena aprì il rubinetto dell’acqua calda mentre Klaus stendeva Katherine a terra, di nuovo priva di sensi.

La sfilò la maglietta e sbottonò i jeans, lasciando il tutto lì sul pavimento. Era sul punto di slacciare anche il reggiseno, ma si ricordò della presenza di Elena e del fatto che sicuramente lei era imbarazzata a causa della somiglianza fisica con Katherine.

«Vado a vedere se Stefan ha trovato il tuo inserviente» annunciò lei, lasciando il bagno, davanti al quale stazionava Damon.

«Svenuta?» il vampiro indicò Katherine con un cenno del capo.

«Sì» annuì lei, la fronte corrugata e l’espressione dura. «Damon, questo non è normale. Non dovrebbe essere così, vero? Così tanto sangue, lei non…»

«Sshh, tranquilla… andrà tutto bene» Damon le prese il viso tra le mani e la fissò intensamente negli occhi. «Potrebbe essere solo una fase. Forse il corpo umano di Katherine non trattiene il sangue che ha bevuto e si sta purificando.»

«E se così non fosse?» era sempre più agitata, sempre più spaventata da ciò che stava accadendo. Niente era come avevano immaginato. «E della sua mente che mi dici? Ha dimenticato tutto

A quel punto Damon l’abbracciò e la strinse forte, sperando che quel gesto riuscisse a placare almeno un poco la sua ansia.

In realtà anche lui era spaventato, non aveva previsto che la cura avesse un effetto simile né che a prenderla sarebbe stata la sua creatrice. Non aveva mai immaginato una Katherine umana ed eccola qua, con i suoi cinquecento anni di età fisica ma solo sedici nella sua testa.

Il pensiero di essere stato a un passo dal vedere Elena in quelle stesse condizioni era devastante e sarebbe sempre stato grato a Kol per ciò che aveva fatto, anche se era ugualmente preoccupato per Katherine.

«Andrà tutto bene» ripeté in un sussurro.

«Dovete tubare anche in queste circostanze?»

La voce di Stefan interruppe quel piccolo momento romantico, mentre Klaus usciva dal bagno con Katherine in braccio, ripulita dal sangue perso e avvolta solo in un grosso asciugamano.

«Avete finito con questi teatrini da adolescenti in crisi ormonale o possiamo occuparci di qualcosa di più importante?»

Sembrava stizzito. Sorpassò il trio e tornò di nuovo nella camera degli ospiti destinata a Katherine e notò con piacere che le lenzuola erano già state cambiate: la super velocità dei vampiri tornava sempre utile in situazioni del genere.

Adagiò la ragazza sul letto ed Elena si offrì di rivestirla, ma Damon la fermò.

«Se si sveglia cosa fai?»

Lei lo guardò senza capire.

«Nella mente di Katherine tu non esisti. Non aveva una sorella gemella e sua figlia a quell’epoca aveva all’incirca due anni. Potrebbe spaventarsi e dare di matto, o star male di nuovo.»

«Hai ragione. Non ci avevo pensato» ammise lei, fissando il pavimento. Era così nervosa, confusa e preoccupata da non riuscire neanche a mettere insieme due pensieri.

«Potete andare tutti» disse invece Klaus, portandosi davanti a loro. «Ci penso io a lei.»

«No» fu la risposta istintiva di Elena. «Voglio stare qui e vedere cosa succede.»

«Non ti fidi di me, love?» la schernì lui, piegando la testa di lato e sorridendo, con le fossette sulle guance.

«Per niente» affermò lei, decisa a non abbandonare Katherine e desiderosa di sapere cos’altra sarebbe successo – aveva un brutto, brutto presentimento a riguardo.

«In effetti non ha torto. Abbiamo diritto di sapere» Stefan supportò la ragazza, mosso in gran parte dalla curiosità per quegli strani effetti collaterali della cura.

Un colpo di tosse catturò la loro attenzione: Katherine si era svegliata e cercava di mettersi seduta sul letto facendo leva con le braccia, ma inutilmente, dato che era troppo debole.

Klaus l’aiutò a mettersi sotto le coperte e le spiegò in modo molto tranquillo che era stata male di nuovo e le governanti le avevano fatto un bagno caldo sperando che l’aiutasse a sentirsi meglio.

Poi si rivolse di nuovo ai tre ospiti che iniziavano ad essere irritanti e parlò come un generale. «Se non volete andare via, almeno uscite da qui. Questa stanza è sovraffollata. Se necessario, scegliete una camera a testa e restate fino a domani.»

La proposta sembrava assurda, ma a dire il vero era sensata: di certo non potevano stare tutti e quattro attaccati alla sottana di Katherine, lei avrebbe fatto delle domande, soprattutto se avesse visto Elena.

Decisero così di lasciare Klaus solo con Katherine e tornarono nel salone dei ricevimenti, in attesa di notizie da parte sua.

Klaus non sapeva cosa fare, quella situazione era preoccupante: non poteva negare, almeno a se stesso, che riavere la Katerina umana e sedicenne che aveva conosciuto secoli prima gli aveva fatto un certo effetto. Una punta di nostalgia l’aveva colpito e sembrava non volerlo lasciare.

A quel tempo non aveva fatto il minimo sforzo per conoscere davvero e apprezzare la ragazza, palesemente innamorata di lui. Aveva detto di volerla corteggiare solo per dare una spiegazione ufficiale alla sua presenza a casa sua, ma per lui era solo uno strumento per spezzare la maledizione.

Ora che l’aveva spezzata, aveva di nuovo la Katerina di cinquecento anni prima. Non sapeva cosa fare a riguardo, ma comportarsi come se il tempo non fosse passato gli era sembrata istintivamente la scelta migliore.

«Cosa mi sta succedendo?» chiese lei in un soffio, sempre più debole. «Mi sono ammalata?»

«Sì» annuì lui. «Ma non ti preoccupare, starai meglio. Ho chiamato un medico per farti visitare, arriverà fra poco. Hai fame?»

Forse bisognava nutrirla con cibo per umani, pensò l’ibrido, osservando la ragazza sorridere e chiudere gli occhi, la stanchezza dipinta sul suo volto.

Possibile che la cura fosse una fregatura?

La lasciò sola ed estrasse il cellulare dalla tasca dei pantaloni. «Andrew? Mi serve del cibo. No, non quel tipo… cibo vero. E che ne so io? Prendi un pasto completo di tutto e vieni subito qui. Con la carne!»

Klaus sbuffò e interruppe la chiamata, già esasperato da quella situazione e dall’incapacità dei suoi sottoposti di andare in un semplice take away e ordinare qualcosa di commestibile per un essere umano.

Il cibo arrivò presto. Katherine si sforzò di mangiare, ma riuscì a mandare giù solo due bicchieri d’acqua e mezza bistecca. Tutti speravano in un miglioramento, ma ciò non avvenne.

Quella sera le condizioni della ragazza peggiorarono.

Riprese a sputare sangue, rigettò quel poco che aveva mangiato e non faceva che tremare, diventando sempre più fredda e debole.

Klaus la tenne in osservazione tutto il tempo e capì che non c’era niente da fare: Katerina sarebbe morta.

«Cosa? Non è possibile, la cura doveva funzionare!» esclamò Stefan, dopo che Klaus aveva dato loro la notizia che, molto probabilmente, la ragazza non avrebbe superato la notte. «Doveva essere una cura per il vampirismo. Forse è perché il corpo di Katherine ha più di cinquecento anni?»

«No, non è quello il motivo» sempre più stanco e depresso, Klaus si passò le mani tra i capelli e sospirò. «La cura è un veleno

Ecco, l’aveva detto. Quel pensiero l’aveva tormentato tutto il giorno. Dar da mangiare a Katerina era l’ultima prova di cui aveva bisogno per essere sicuro di ciò che aveva appena detto.

«Quindi morirà? E lascerai che accada?» chiese Elena e, dentro di sé, temeva la risposta che avrebbe ricevuto.

«Non credo che la cosa ti riguardi» tagliò corto l’ibrido, per nulla intenzionato a darle una risposta.

«Elena, lascia stare» Stefan bloccò la sua rispostaccia per evitare di far irritare maggiormente il padrone di casa. «Katherine non…»

«Non cosa?» lo interruppe lei, furibonda. «Lo so che non è una santa e ha fatto tante cose imperdonabili, ma hai davvero intenzione di permettere che lui» tese il braccio e indicò Klaus con l’indice «decida della sua vita? È umana, Stefan! Ha di nuovo sedici anni, non ricorda niente, come puoi anche solo pensare di ucciderla

«Non sopravvivrà in ogni caso, Elena!» ribatté lui, alzando la voce. «Cosa credi che possiamo fare? La cura è un veleno, dovresti essere felice di non trovarti al suo posto.»

Per tutta risposta, lei lo schiaffeggiò. Aveva gli occhi lucidi, le tremavano le mani dalla rabbia e la frustrazione e si sentiva in colpa, perché la cura, il veleno, era destinato a lei. Non poteva sopportare di essere di nuovo la causa della sofferenza e della morte di qualcun altro.

«Sarà il caso di uscire da qui e calmarci tutti» propose Damon sfiorando le spalle della vampira. «Troveremo il modo di aiutare Katherine.»

Elena aveva voglia di rispondere male anche a lui, ma non ne poteva più di stare in quella casa. Mandò tutti al diavolo, lanciò un’occhiata truce a Klaus e uscì dalla stanza, dichiarando di aver bisogno di un bicchiere d’acqua prima di andarsene da lì. Stefan puntò direttamente alla porta d’ingresso.

«Lascerai davvero che muoia?» chiese seriamente Damon all’ibrido. «Se devo essere sincero, vorrei che ci ripensassi.»

«Non mi sembra di ricordare di aver detto una cosa simile» sempre enigmatico nelle sue risposte, anche in situazioni simili. Klaus non si smentiva mai. «Fai calmare la tua ragazza. Se Katerina peggiora, te lo farò sapere.»

Le parole di Klaus rincuorarono Damon sulle sue intenzioni: forse non odiava Katherine così tanto da farla morire in quel modo. Per cinquecento anni avevano giocato al gatto col topo, quando l’aveva trovata l’aveva lasciata andare… probabilmente correrle dietro come un cacciatore gli dava molta più soddisfazione dell’idea di vederla davvero morta.

Rimasto solo, Klaus mandò un messaggio a uno dei vampiri che aveva soggiogato per servirlo, essendo in mancanza di ibridi, poi tornò dalla sua ospite. La ragazza dormiva tranquilla, ma ogni tanto era preda di qualche brivido.

Le speranze che aveva messo nella cura erano andate distrutte: non avrebbe più potuto creare ibridi né Elena sarebbe tornata umana e con lei chiunque altro avesse avuto intenzione di seguirla.

La conclusione era a dir poco deprimente.

 

 

 

Poche ore più tardi, Katerina riaprì gli occhi: aveva la morte nello sguardo. Sembrava un vampiro in balia dei deliri causati dal morso di un licantropo. La sua pelle era sempre più fredda, il respiro faticoso. Aveva smesso di vomitare sangue, forse perché gliene era rimasto troppo poco in corpo.

«Mi dispiace…» sussurrò, ansimando. «Non volevo… rovinare la festa…»

Klaus si sedette sul letto con un cuscino dietro la schiena e, molto delicatamente, prese la ragazza tra le braccia, stringendosela al petto: sentiva che avrebbe voluto dirgli qualcosa di importante – la confessione prima di addormentarsi per sempre.

«Non hai rovinato niente» disse lui, accarezzandole piano i capelli.

«Sto morendo.»

Non era una domanda, ma un’affermazione. Sentiva la mano gelida della Nera Signora sfiorare le sue guance, artigliarle i polsi, trascinarla con sé nell’oblio.

«Sì.»

«Allora… c’è una cosa che devo dirvi… due cose…» si voltò a fatica per guardarlo in viso. «Io vi amo, Klaus» sorrise, seppur con poca forza, sorrise per lui. «Vi amo con tutta me stessa… avrei voluto dirvelo prima, ma…» un colpo di tosse, la fatica a riprendere il respiro «ma non sapevo come fare…»

Klaus aveva già immaginato quale potessero essere le due cose di cui Katerina voleva parlargli e, sicuramente, se lei gli avesse confessato il suo amore nel 1492, lui non avrebbe mai preso seriamente in considerazione quei sentimenti.

Ma ora… ora era diverso. Lui e Katerina avevano una storia, un trascorso, cinquecento anni di caccia e fuga. Aver scoperto l’esistenza di Elena gli aveva dato nuove speranze, diventare finalmente ibrido e spezzare la maledizione aveva un poco attenuato la sete di vendetta che l’aveva consumato per tutti quei secoli.

Sentiva di poter accogliere in modo maturo la confessione d’amore di una ragazza morente.

Katherine, sentendo nel cuore di avere poco tempo, decise di continuare a parlare, finché ne avesse avuta la forza. «C’è un’altra cosa. Ho una figlia. Adesso ha due anni, ma non l’ho… mai vista… so che è disonorevole, ma dovevo dirvelo…»

«Lo so. L’ho sempre saputo» mentiva, ma ormai che importava? «Ho mandato i miei uomini a cercarla. Sta bene, ha una famiglia buona e gentile che la ama molto.»

Dirle quella piccola bugia gli sembrò la cosa più giusta da fare in quel momento: lei non avrebbe mai saputo la verità e, in ogni caso, dopo cinquecento anni non c’era più traccia della bambina.

Avrebbe lasciato che Katerina morisse con il cuore in pace.

«Sono… felice. Vi ringrazio, mio signore… voi siete così… buono…» alzò un braccio e, tremando, gli posò una mano sul petto. «Siete riservato, ma avete un cuore grande… io l’ho visto… per questo mi sono… innamorata… di voi.»

In quel momento, la ragazza chiuse gli occhi.

Klaus la strinse ancora più forte.

 

 

 

 

 

Damon estrasse il cellulare dalla tasca del giubbotto. «Un messaggio. È Klaus.»

«Cosa dice?» Elena si alzò subito dal divano. Stefan aveva preferito non assistere ad altre effusioni di suo fratello e la sua ex, così si era recato a casa sua.

Il vampiro sembrava preoccupato. «Di andare subito da lui.»

I due uscirono immediatamente, diretti alla villa di Klaus. Chiamarono Stefan, che li raggiunse in un attimo.

«Non ha detto altro?» si informò Stefan, ma Damon scosse la testa.

Con il cuore in gola e l’ansia alle stelle, Elena alzò la mano per bussare, ma un vampiro a lei sconosciuto aprì la porta proprio in quel momento. «Nel salone» si limitò a dire e fece loro strada, nonostante la conoscessero già.

Klaus li attendeva comodamente svaccato sul divano, con un bicchiere di whiskey in mano e un’espressione soddisfatta. Elena si sentì subito nervosa.

«Dov’è Katherine?» chiese, con foga e rabbia. «Che ne hai fatto di lei?»

Lui le lanciò un’occhiata annoiata. «Ciò che andava fatto.»

Sapeva di irritarla, ma non gliene importava. La cura era stata un fallimento totale su tutti i fronti, ormai Elena e il suo patetico triangolo amoroso non erano più tra i suoi interessi, dato che non c’era speranza di farla tornare umana.

Tra l’altro, la cura era andata distrutta, quindi non poteva essere usata contro di lui. Qualcosa di buono da tutto quel casino ne era uscito, almeno.

«Razza di…» Elena si morse la lingua per evitar di insultarlo: nonostante tutto, far arrabbiare Klaus continuava a non essere una buona idea.

Damon le posò una mano sulla spalla, Stefan era in attesa, aveva la sensazione che sarebbe successo qualcosa.

E successe.

«Non immaginavo che ti saresti preoccupata così tanto per me, ma ti ringrazio, cara Elena.»

La voce giunse da una porta aperta alle spalle di Klaus. Con un inconfondibile rumore di tacchi e la camminata da top model, Katherine Pierce fece il suo ingresso nel salone.

«Felice di rivedervi. Sorpresi?» sorrise, con le mani sui fianchi e l’espressione divertita. Fece qualche passo avanti, divertita dalle espressioni di Stefan, Damon e soprattutto Elena.

«Sei viva» constatò Stefan, osservandola.

«Sono di nuovo me stessa, quindi morta e risorta» aprì la bocca e sfoderò le zanne.

Elena sussultò: era tornata vampira? Era stata possibile una cosa del genere? Umana, vampira, umana e vampira di nuovo. Non aveva pensato a questa possibilità.

Klaus si alzò dal divano, posò il bicchiere sul tavolino davanti ad esso e affiancò Katherine. Le prese una mano e mimò l’atto di baciarne il dorso.

«La dolce Katerina è tornata tra noi» le fossette sulle sue guance sembravano volersi beffare dell’incredulità dei tre.

«L’hai trasformata tu?» gli chiese Damon e Klaus capì subito dove voleva arrivare: Katerina era innamorata di lui, se avesse bevuto il suo sangue molto probabilmente sarebbe risorta asservita.

«No. L’ha fatto un mio sottoposto.»

Perché non approfittare dell’eventualità che lei gli fosse asservita?

«Elena, smettila di fissarmi in quel modo» Katherine sembrava stizzita dall’intensità con lui l’altra la guardava. «So cosa vuoi chiedermi, ma puoi ben immaginarlo: ricordo tutto

«Anche quello che è successo dopo aver preso la cura?»

Un’ombra passò sul volto della vampira. Decise di mentire, non aveva alcuna intenzione di far sapere alla cara Elena una cosa tanto personale. Era già umiliante che Klaus l’avesse capito da sé. «No.»

Lasciò la mano dell’ibrido e attraversò il salone. «Se permettete, avrei da fare. Non ho tempo da perdere con voi, mi avete procurato fin troppi problemi.»

Nessuno sapeva cosa dire, ma Elena si era fatta un film tutto suo in testa.

Raggiunta la porta, la vampira si voltò verso i presenti. Li osservò con attenzione, poi scosse la testa. «Grazie» nonostante tutto, era ancora abbastanza onesta da poter ringraziare chi aveva cercato di salvarle la vita. Poi spostò la sua attenzione su Klaus e, fin troppo rapidamente, voltò le spalle.

«Ci vediamo.»

 

 

 

 

 

Damon accompagnò Elena a casa.

In qualche modo era contento che Katherine si fosse salvata, ma la cura si era rivelata essere un veleno mortale. Tutto ciò che avevano fatto si era rivelato inutile: seguire Shane, far uccidere decine di vampiri a Jeremy, rischiare di perdere Bonnie a cause dell’espression... per cosa? Una fregatura in grande stile?

«Ci sentiamo domani?» chiese una volta giunto alla porta.

Ormai il sole stava per sorgere e lui si sentiva davvero stanco e deluso.

«C’è una cosa che devo dirti.»

Elena estrasse un sacchettino dalla tasca della giacca. Mostrò il contenuto e Damon per poco non urlò dallo stupore: erano i cocci della boccettina rotta, quella dove c’era la cura.

«Che diavolo significa?»

«Il vetro era bagnato, c’erano ancora delle gocce di pozione. Quando siamo tornati a casa e ti ho detto che andavo a rinfrescarmi, beh, in realtà ho estratto ciò che era rimasto con una siringa.»

Damon la fissò con gli occhi sgranati. «La cura è un veleno, in una quantità così piccola, poi… cosa vuoi fare?»

Lei gli sorrise dolcemente. «Katherine è tornata vampiro e ricorda ogni cosa. Posso farlo anch’io. Voglio farlo

Alzò un braccio e gli accarezzò il viso. «Se è il sangue di un altro vampiro a trasformarmi, non ci saranno complicazioni. Io non morirò e il sirebond sarà spezzato.»

Damon sentì un grande calore invadergli il petto a quelle parole. Non sapeva cosa dire né pensare, era tutto così improvviso e inaspettato…

«Ti amo, Damon. Voglio distruggere l’unica cosa che ci impedisce di stare insieme.»

Ecco qual era il piano della ragazza: tornare umana e di nuovo vampira. Non poteva sopportare l’idea di essere asservita all’uomo che amava. Sentiva di essere davvero legata a Damon, i sentimenti che aveva sempre cercato di reprimere quando era umana, ora gridavano e battevano i pugni contro il suo cuore e la sua mente.

Solo usando quel poco di cura che era rimasta poteva liberarsi e poter amare Damon senza intoppi.

«Lo faresti per me?» sussurrò lui, incredulo, ma al contempo pieno di gioia. Non si era mai sentito così in vita sua.

«Lo farò per noi

Elena suggellò quelle parole d’amore con un bacio a fior di labbra.

 

 

 

 

 

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Vampire Diaries / Vai alla pagina dell'autore: piperina