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Autore: Mami Shimizu    15/02/2013    0 recensioni
"Indossava una sottoveste bianca sotto un sontuoso kimono azzurro con ricamate fantasia a piccoli fiori rosa ed il tutto tenuto insieme da un obi rosa pallido con un nodo a tamburo. Mi fermai ad ammirare la bellezza di quel kimono e, accorgendosi di questo, la proprietaria sollevò l’ombrello mostrandomi il suo volto a dir poco fantastico"
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ciao a tutti. Scrivo queste poche righe di presentazione per qualche chiarimento.
La storia "Il kimono dal nodo a tamburo" ha questo titolo proprio per il particolare nodo usato dalla ragazza in questione. In giapponese il nodo si chiama Taiko Musubi da cui ho preso i nomi per i due protagonisti della storia ed è il nodo che si vede generalmente nei kimono.
Detto questo, vi lascio al primo "capitolo" della storia sperando che vi piaccia e che continuiate a seguirla in futuro.





Appena uscito dall’edificio dove seguivo un corso di sartoria, m’incamminai verso il mio appartamento passando per una stradina poco trafficata, frequentata solo dalla gente del posto.
Rallentai il passo quando, in lontananza, vidi un grande ombrello di carta oleata con i colori dei fiori di ciliegio risaltare nel marciapiede grigio. 
Continuai a camminare tenendo lo sguardo basso e, quando passai vicino all’ombrello, lanciai una rapida occhiata per vedere la presunta proprietaria:
Indossava una sottoveste bianca sotto un sontuoso kimono azzurro con ricamate fantasia a piccoli fiori rosa ed il tutto tenuto insieme da un obi rosa pallido con un nodo a tamburo.
Mi fermai ad ammirare la bellezza di quel kimono e, accorgendosi di questo, la proprietaria sollevò l’ombrello mostrandomi il suo volto a dir poco fantastico:
Dalla forma ovale e dai tratti giovanili, era bianco come una gardenia, senza un errore, e con dei grandi ed espressivi occhi neri. Con la sua piccola e ben curata mano si scostò i lunghi capelli color carbone mostrando delle sottili sopraciglia che, dal nero, sembravano tendere al blu notte.
«…bellissima..» dissi a voce bassa, stupito da così tanta bellezza ed eleganza.
«..come?» la ragazza mi guardò confusa anche se con un leggero sorriso.
«..ah? No..! Volevo dire..!» andai nel panico non sapendo che pesci pigliare. 
La ragazza si mise a ridere divertita, portando la mano semichiusa davanti alla bocca.
..com’è elegante.. pensai, diventando rosso in volto.
«Hai intenzione di rimanere ad ammirarmi ancora per molto? È un po’ imbarazzante..» aggiunse, poggiando la guancia sulla mano.
«M-mi dispiace..! È solo che sembra un’opera d’arte con quel kimono indosso ed è.. bellissima..» le risposi girando lo sguardo da un’altra parte, completamente rosso.
«Ah! G..grazie..» mi rispose. 
«…potrei sapere il tuo nome..?» le chiesi dopo aver raccolto coraggio.
«Musubi! Muoviti e lascia perdere i ragazzini di poco conto! Abbiamo da fare.» disse una donna uscendo da un locale.
Indossava un semplice kimono fucsia con l’obi d’un viola scuro da nodo a bocca di vongola. «..mi scusi..» rispose passivamente la ragazza, coprendosi il volto con l’ombrello, incamminandosi insieme alla donna.
Rimasi immobile a guardare la schiena della ragazza andare via a testa leggermente china.
 «…si chiama Musubi..?» chiesi a me stesso, poggiandomi ad un palo li vicino.
 
***
 
Appena rientrai a casa mi accolse mia madre, una donna sulla sessantina ancora gagliarda che passa le giornate a cucire kimono di tutti i tipi ed a venderli guadagnando un’ingente somma di denaro.
«Ciao Taiko. Com’è andata oggi? » mi chiese con voce leggermente roca, indicandomi un kimono poggiato in una scrivania.
«…bene credo..» le risposi afferrando il kimono da sopra la scrivania, mettendolo su di un manichino, sistemandolo.
«Sento il battito del tuo cuore andare a mille, sai?» mi disse sogghignando. «..chi hai incontrato?» aggiunse poi.
«…una ragazza..» le risposi. «..e..?» mia madre mi fece cenno con la mano di continuare a parlare.
«Era un’opera d‘arte.. Aveva un kimono che la rendeva bellissima.. M-ma anche senza kimono resterebbe bellissima..» aggiunsi sospirando, facendo il nodo all’obi sul manichino.
«Woow.. Non ti facevo così romantico Taiko.» mi rispose mia madre guardandomi.
«..non lo sapevo neanche io.» le risposi sorridendo leggermente.
 
***
 
Il giorno dopo, non avendo voglia di andare al corso dato che ero molto più preparato di chiunque in quella stanza, andai nella strada dove stanziavano diverse sale da tè dato che passavano molte geishe e maiko con kimono tutti diversi.
Rimasi a fare schizzi di tutti i kimono che vedevo poi, nel mentre che ne disegnavo uno, una snella figura coperta da uno spesso kimono, mi si parò davanti, facendomi ombra sul block notes.
Sollevai lo sguardo vedendo una sagoma che indossava un kimono bianco dai disegni a fiori giallo canarino e rosa, un obi rosa pallido con un nodo a tamburo stretto con un laccio bianco.
«Che fai?» mi chiese la ragazza.
Subito mi venne in mente di aver già sentito quella voce e quindi guardai il volto della ragazza riconoscendone Musubi.
Subito mi alzai e controllai che non ci fosse in giro la donna di ieri.
«Se cerchi la signora Sato, si è allontanata per un po’, lasciandomi una decina di minuti di libertà..» mi disse divertita. «..comunque mi chiamo Musubi.. Ieri non mi sono presentata di persona.» aggiunse facendo un leggero inchino.
«I-io mi chiamo Taiko..» le risposi io, facendo un profondo inchino, cercando di nascondere il rossore.
«È un bel nome. E dimmi Taiko.. Che stavi facendo seduto al lato della strada?» mi chiese, sedendosi nel punto preciso in cui ero seduto prima io, sporcando leggermente quel bel kimono che indossava. «..!» a quella vista cercai di trattenermi ma, la mia parte fanatica dei vestiti mi stava per sopraffare.
«..S..stavo facendo degli schizzi degli abiti che vedo in giro.. Gestisco una sartoria con mia madre e, vedere diversi stili aiuta molto..» le risposi sedendomi di fianco a lei, riuscendo a vedere una macchia grigiastra sul suo kimono.
«Allora un giorno potresti fare un kimono tutto per me.» mi disse alzandosi, togliendosi la polvere da sopra il kimono, togliendo anche la polvere.
«..Comunque, ora devo andare. Mi ha fatto piacere rincontrarti e parlarti come si deve, Takkun. Ciao!» concluse, andando via rincontrandosi con la donna che mi fulminò con lo sguardo.
..Takkun..? pensai, coprendomi il sorriso ebete con la mano.
  
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