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Autore: 365feelings    15/02/2013    2 recensioni
01. Aang - non guardare altrove
02. Zuko - radici che il fuoco non può distruggere
È anche lui come quell’albero, sradicato, le radici mangiate dalla stessa fiamma bassa e confortevole che ora crepita piano ai suoi piedi; alcune scintille si perdono nella notte - come il ricordo di una casa lontana, ostile, che a lungo ha cercato, a cui a lungo ha diretto lo sguardo, volgendo le spalle al mondo.
[Partecipante a The four elements e alla 500themes]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aang, Korra, Lin Beifong, Mako
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Autrice: KumaCla
Personaggio: Aang
Raiting: verde
Avvertimenti: flash fic, raccolta
Genere: malinconico
Tabella: Earth
Note: è il mio secondo tentativo di scrivere su Aang e temo di aver realizzato una grande schifezza. L’idea di base era che le pietre del tempio ricordavano l’invasione e l’Avatar si univa al loro lamento (?). Alla fine è uscito questo obbrobrio su Aang che, dopo essere entrato nello stato di Avatar e prima di andarsene, si fissa per bene in mente lo scempio subito dal tempio per non dimenticare. Bah, non mi convince per niente, ma lascio a voi l’ardua sentenza.
 
 


 
«Le cose possono cambiare in così tanto tempo».
«Lo so, ma voglio vederlo con i miei occhi».
The Southern Air Temple, 1x03


 
Aang - non guardare altrove
 
 
L’erba cresce sulle pietre antiche e poco più giù, sotto un muro scrostato, lo scheletro di un soldato.
Aang non riconosce il Tempio dell’Aria del Sud - il lento scorrere del tempo ha cambiato ogni cosa, la Nazione del Fuoco ha distrutto ogni cosa.
Si sente un estraneo (perché lui dov’era quando gli invasori arrivavano?), ma l’incredulità lascia presto spazio alla consapevolezza - una fitta amara (perché lui non c’era).
Era la mia casa, pensa, era la mia casa e non l’ho protetta.
«Vieni via» gli dice Katara, una mano calda sulla spalla.
«Non c‘è più niente» aggiunge Sokka.
Ma Aang non si schioda, lo sguardo fisso su quelle pietre rovinate dalle intemperie dove cento anni prima i monaci meditavano: ora sono solo ruderi, cenere e miseria. E non c’è più nessuno.
Il vento porta con sé polvere e ricordi - bisbigli che sanno di sangue e fuoco.
Gli occhi pizzicano (la memoria è dolorosa, il presente crudele), ma Aang non distoglie lo sguardo: non guardare altrove.
Imprime nella mente quelle immagini, la desolazione della sua casa, il vuoto tra le macerie, lo scheletro candido del suo maestro (non guardare altrove non guardare altrove non guardare altrove!).
Indugia un’ultima volta tra le pietre tristi (anche loro ricordano l‘orrore) e infine il sussurro di una promessa si perde nell’aria.
 
«Mai più».
L’Avatar è tornato.
   
 
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