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Autore: Biecamente    15/02/2013    3 recensioni
Una piccola perla per il giorno di San Valentino. Dedicata alla mia compagna di classe che ha trovato da poco la sua anima gemella.
La pittrice, appostata dietro la grande tela, spiava la scena. Osservava con occhi voraci il torace magro del ragazzo, il gioco di luce e ombra che s’intesseva sulle sue brache di tela, sulla sua pelle candida. Poi annotava tutto con linee veloci e sinuose del pennello e si preparava a lanciare un altro repentino sguardo al suo modello.
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Il ragazzo respirava piano per non modificare la posizione a cui era stato costretto e rovinare così il lavoro della pittrice. Pensava distrattamente ai soldi ch’ella le avrebbe dato, mentre con gli occhi scuri ammirava la testolina scura della giovane che spuntava di tanto in tanto dalla tela per fissarlo scrupolosamente
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Tra artista e soggetto

a tale by Biecamente











La stanza era buia: le ombre degli oggetti ammassati sulle mensole e sul pavimento si proiettavano lunghe e scure. L’unica fonte di luce all’interno dell’oscura camera era una finestra, solo di questa le tapparelle di legno consumato erano spalancate. Da tale riquadro filtravano intensi, i caldi raggi del sole, si posavano languidi sulle spalle nude del ragazzo in piedi davanti alla finestra e si tuffavano nei suoi lunghi capelli color oro.

La pittrice, appostata dietro la grande tela, spiava la scena. Osservava con occhi voraci il torace magro del ragazzo, il gioco di luce e ombra che s’intesseva sulle sue brache di tela, sulla sua pelle candida. Poi annotava tutto con linee veloci e sinuose del pennello e si preparava a lanciare un altro repentino sguardo al suo modello.

Ella l’aveva scelto come soggetto del suo quadro per i capelli biondi e lunghi per i quali egli aveva una cura particolare. Era proprio per far risaltare quella caratteristica che l’artista aveva deciso di oscurare tutte le finestre tranne una e di porre il suo modello in contrapposizione a quella luce: il volto e gran parte del corpo del ragazzo erano quasi totalmente al buio ed ella per disegnare doveva ricorrere spesso alla propria memoria, ma la chioma risaltava fluente e di un colore così acceso da apparire all’occhio bianco.

Il ragazzo respirava piano per non modificare la posizione a cui era stato costretto e rovinare così il lavoro della pittrice. Pensava distrattamente ai soldi ch’ella le avrebbe dato, mentre con gli occhi scuri ammirava la testolina scura della giovane che spuntava di tanto in tanto dalla tela per fissarlo scrupolosamente.

-Non sorridere- lo ammonì. Fece per alzare istintivamente la mano e toccarsi le labbra ma la bloccò prima di venir nuovamente ripreso. Non si era nemmeno reso conto di aver incurvato le labbra in un sorriso affettuoso.

-Se muovi anche un solo muscolo del volto, l’ombra si modifica. Lo so che ti potrebbe apparire strano che un semplice sorriso cambi tutto, ma è così. Così messo la luce avvolge completamente la tua figura e un, anche impercettibile, movimento influisce molto- aggiunse l’artista a mo’ di spiegazione mentre s’affaccendava laboriosa dietro la tela. Si era resa conto della confusione che assaliva i tratti del suo modello all’udire che s’era accorta del suo piccolo, dolce sorriso. Non che non le piacesse quell’amabile curva che gli aveva piegato le labbra, ma ormai aveva già delineato la linea d’ombra che interessava la mascella e non era il tipo da sprecare tempo a correggere il disegno in base agli spostamenti del modello.

Da come la vedeva lei, era l’artista a comandare e il soggetto eseguiva. Non il contrario, anche se esistevano pittori a cui piaceva piegarsi agli impercettibili movimenti che compivano i modelli in corso d’opera ed era così possibile notare il respiro del protagonista di un determinato quadro, un altro ancora che strizzava l’angolo dell’occhio per la luce troppo forte. Particolari minuscoli che solo chi viveva a stretto contatto con quel mondo riusciva a vedere.

-Be’- esordì la pittrice dopo che il corso di un’altra decina di minuti aveva segnato l’atmosfera. Sentiva distintamente la stanchezza del giovane nello stare fermo così a lungo e vedeva abbastanza chiaramente il contrarsi dei muscoli snelli delle braccia per prevenire l’indolenzimento. Probabilmente era la prima volta che posava, concluse tra sé l’artista. –Forse è meglio che finiamo qui. Vieni domani.

Egli sbatté un paio di volte le palpebre, stiracchiò le spalle, prese la sua roba ed uscì dalla stanza buia. Si conclusero allo stesso modo anche un altro paio d’incontri. Il ragazzo usciva senza dire una parola, non che durante le ore passavano assieme dicesse qualcosa, non scoccava neanche un’occhiata al lavoro e non le chiedeva niente. Pensava che sarebbe stato del tutto inappropriato domandarle a che punto fosse e come procedesse l’opera, anche perché non s’intendeva di arte e quindi anche avesse visionato la tela incompleta di certo non avrebbe saputo darle alcun consiglio. Sempre seguendo questo corso, decise quasi inconsciamente che sarebbe stato più conveniente vedere l’opera terminata.
Fu durante un incontro che s’era svolto fino a quel punto come gli altri, che l’artista posò a un tratto il pennello e giunse le mani rimirando con occhi pieni d’orgoglio la tela. –Finito- soffiò soltanto.

Per il giovane fu come risvegliarsi da un sogno. Si rizzò dalla sua posizione e si avvicinò alla pittrice. Mentre osservava l’opera finita, mentre la sua parte pulsante di vita si ricongiungeva alla propria immagine superficiale, un miscuglio uniforme di emozioni s’addensava dentro il suo essere. Se stesso lo guardava con occhi liquidi da un volto in penombra scorniciato da una corona dorata di lunghi capelli biondi. Lo sfondo non era stato definito: pennellate doppie segnavano sulla tela l’ombra di oggetti abbozzati, della sua stessa figura. Il ragazzo rimase colpito da quella sua immagine impressa ad olio: appariva come un dio incorniciato da luce divina.

-È bellissimo- proferì a stento ancora troppo preso da quella visione. Poi guardò l’artefice, l’artista che l’aveva coniato sottoforma di divinità. Ella s’accorse di quegli occhi penetranti su di sé ed alzò lo sguardo. Tale incrocio di occhi, l’intensità che ne emanava, fu d’un tratto troppo per il ragazzo, che altro non era che un semplice soggetto. Si piegò quindi sulla pittrice e rubò a quelle labbra calde un bacio aspirando con esso anche un po’ dell’energia intessuta in ella.
  
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