Fanfic su artisti musicali > Blink-182
Segui la storia  |       
Autore: Layla    15/02/2013    2 recensioni
"Apro la porta e vorrei non averlo mai fatto, visto che ho una visione in primo piano del culo del suo ragazzo prima di scollegare del tutto il cervello e mettermi a urlare come una pazza.
"MA VOI SIETE DELLE BESTIE! STATE SCOPANDO SUL MIO LETTO! IO VI UCCIDO!!”
Sto per mettere in atto le mie minacce quando due braccia mi afferrano e, da come si capovolge il mondo, temo che mi carichino sulla schiena del loro proprietario.
Lancio un ultimo sguardo di fuoco a quella bastarda con cui condivido il dna – che ricambia con uno sguardo smarrito – e al tizio che se la stava scopando.

Finisco per identificarlo come Tom DeLonge, uno del nostro anno, a causa dei capelli platinati, del tatuaggio e degli svariati piercing.
[....]“Ah, Ruby Ruby! Dopo tuuuuuuutto il tuo tuonare contro i punk ti interessa uno di loro!”
“Erin vaffanculo!”
E dopo questo brillante scambio di opinioni lascio la stanza di mia sorella, per oggi l’ho sopportata abbastanza e mi ha dato fin troppe cose su cui pensare.
E no, a me non piace Mark.
Ma proprio no!"
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Mark Hoppus, Nuovo personaggio, Scott Raynor, Tom DeLonge
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

35) Una seconda possibilità (e comportati bene, o mio fratello ti lincia!)

 

L’amore era molto sopravvalutato come sentimento.
Kari DeLonge era giunta a questa pessimistica conclusione dopo che aveva scoperto che Scott – quello che intimamente chiamava il suo Scott – era un bastardo, che invece di affrontare civilmente Tom aveva preferito mettersi con una sgualdrina.
Era stata bella la parte in cui avevano fatto insieme il percorso scuola-casa DeLonge, bello conoscerlo e scoprire un ragazzo piacevole e simpatico, bellissimo baciarlo.
Era lì che qualcosa si era incrinato, dopo il bacio niente era stato più lo stesso e la cosa peggiore era stata non poterne parlare con nessuno, soprattutto con il suo fratellone. Se ne avesse parlato con lui sarebbe stato capace di andare a casa di Scott, fargli una sclerata da Guinnes e costringerlo a scusarsi con lei a suon di calci in culo dopo averlo buttato fuori dalla band.
Tom teneva troppo al proprio sogno e non poteva certo essere lei a rovinarglielo, quindi doveva tenere la bocca cucita con lui, per quanta fatica le costasse.
Parlare con Ruby era stato solo un sollievo temporaneo, anche se doveva ammettere che quella ragazza non era poi così male come aveva creduto all’inizio.
Il rumore della porta spalancata la distolse dai suoi pensieri, un Tom incredibilmente serio era entrato in camera sua.
“Ciao, Kari.”
“Ciao, Tom.”
E perché hai quella faccia da funerale, fratello?
“Kari, devi dirmi qualcosa che riguarda Scott?”
“Io? No.”
Lui sospirò e si passò le mani davanti alla faccia.
“Lo sapevo che non dovevo fidarmi di lei!”
“L’ho costretta io, lei non voleva dirmi nulla. lei e Mark mi hanno fatto giurare che non butterò fuori Scott dalla band e sai che mantengo le promesse.”
Lei sospirò.
“Va bene, non c’è molto da dire, Tom. Da quando lui è nei blink è venuto a casa da scuola con me. Diceva che era più comodo, poi ha detto che gli faceva piacere parlare con me, che ero una ragazza carina e intelligente. Una tosta, insomma.
Poi mi ha baciato e da lì tutto è andato a puttane, non è più venuto a casa con me, non mi ha più parlato e si è messo con Lynn.
Forse bacio talmente da schifo che per disperazione si è messo con lei, che è una vacca totale.”
Lui rise.
“Anche Erin e Ruby pensano che sia una vacca!Non credo che tu faccia così schifo a baciare, sei mia sorella e io, non per vantarmi, bacio da dio.
Credo che si sia spaventato e sia scappato a suo modo.”
Lei alzò un sopracciglio.
“Spaventato? Ma se è amico della bruja del liceo di Poway! Lei si che fa paura e poi io non ho certo l’hobby di uccidere le persone!”
“Beh, nemmeno Ruby. Credo.
Non ne sono tanto sicuro perché quando minaccia di morte è molto convincente, ma non credo che sia poi così cattiva, in fondo è mia amica.
Kari ha avuto paura del fatto che sei mia sorella, io potevo non approvare la vostra relazione. A essere sinceri sto facendo una gran fatica a mantenere la promessa che ho fatto a Mark e Ruby, visto che l’unica cosa che vorrei fare è correre a casa sua e spaccargli la faccia perché ha osato farti soffrire. Ti voglio bene, Kari.
Oppure se voi vi foste lasciati avrei potuto tentare di infilarlo in qualche pilone attirandolo con l’inganno sotto una qualche colata di cemento.”
Tom prese fiato dopo la lunga tirata.
“Il tutto per dire che forse è quasi normale che si sia spaventato.”
“E spezzarmi il cuore è preferibile all’affrontare la tua ira, che ragionamento del cazzo!”
“Forse dovresti parlargli.”
Lei scosse la testa.
“No, dopo il tuo compleanno è lui che deve farsi vivo, non io.”
Tom rimase un attimo in silenzio e poi l’abbracciò.
“Come vuoi, piccola peste. Ricordati che di qualsiasi cosa tu abbia bisogno io ci sono. Se vuoi parlare ancora chiamami pure!”
Lei lo strinse di più, Tom era o non era il fratello migliore del mondo?
“Grazie, Tom. Ti voglio un mondo di bene.
Sei il fratello perfetto.”
Lui sorrise, le scompigliò i capelli e lasciò la stanza. Il casino era ben lungi dall’essere risolto, ma almeno Kari stava un po’ meglio: era una magia che solo Tom era in grado di operare.

 

Nei giorni successivi doveva essere successo qualcosa di grave.
Dal giorno dopo il ballo della scuola Tom era diventato scorbutico e musone e aveva litigato con la loro madre, Kari ne ignorava il perché e Tom non era propenso a dirglielo.
La ragazzina aveva provato un paio di volte a chiedergli cosa fosse successo, ma tutto quello che aveva ottenuto era stato un frettoloso “niente” e una porta sbattuta.
Non era mai successo che Tom reagisse così, cosa diavolo gli era accaduto?
A peggiorare le cose si aggiungeva il fatto che Scott non si faceva vivo – non doveva aver preso molto sul serio la sua sfuriata dato il colpevole silenzio dietro cui si celava – e che Lynn sembrava averla presa di mira.
Voci di quartiere dicevano che al ballo della scuola la bionda non si fosse presentata con Scott, ma con David Kennedy – un amico di Tom – e che lui l’avesse abbandonata a metà serata.
Se ciò fosse stato vero probabilmente l’essere eccessivamente vacca di Lynn doveva aver fatto scappare David di corsa a un certo punto, visto che lui non era tipo da ragazze del genere.
David era un tipo timido ed educato, uno che amava più trafficare tra i motori e le tavole da surf, che stare tra le persone: non era il tipo giusto per una vacca come quella.
Altre voci dicevano anche che Lynn si fosse inimicata le gemelle Ferreira e che avevano litigato al grande ballo. Il che poteva essere vero, prima che Tom si chiudesse nel suo mutismo le aveva accennato che né Ruby né Erin erano fan della tizia in questione.
In ogni caso Lynn si ingegnava a renderle la vita impossibile, se usciva a fare skate la Marshall le nascondeva le tavole, lo zaino o la schizzava – apposta con la macchina – facendola arrivare a casa coperta di fango da capo a piedi.
Quello era il minimo, la pazza si divertiva anche a diffondere voci su di lei, già un paio di compagne di classe le avevano telefonato per chiedere se fosse vero che lei era una cleptomane e se al SOMA si prostituisse per comprarsi la droga.
Adorabile Lynn!
E in tutto questo casino Scott taceva e Tom era nel suo mondo: la vita era un discreto schifo.
Il 28 dicembre – la sera in cui lui stava preparando le valige per il suo capodanno messicano – si fece coraggio ed entrò nella camera del fratello. La stanza era un caos, poca roba era entrata nella valigia che la madre gli aveva consegnata e molta era sparsa per terra.
“Tom.”
Lui non rispose e lei si sedette sul letto, prima o poi avrebbe detto qualcosa.
“Mi dici cosa sta succedendo? Sono molto preoccupata. Non mangi, non parli, non fai le tue solite battute, cosa è successo?”
“Niente.”
“Non è vero e lo sai.”
Lui rimase ancora in silenzio per lunghi ed interminabili minuti, guardando fisso davanti a sé. Quando era così Kari dubitava persino che lui la vedesse tanto era nel suo mondo, dov’era finito il suo fratellone?
Forse Erin lo aveva lasciato?
No, non era per quello. La sua ragazza aveva chiamato più volte e lui non aveva voluto parlarle o le aveva risposto a monosillabici apatici, come faceva con lei.
Forse LUI aveva lasciato Erin?
Non quadrava nemmeno quello, in tal caso non starebbe così male, si disse.
“è andato a san Francisco.”
“Chi?”
“Mark. I suoi hanno divorziato e la madre è stata costretta a trasferirsi al nord con loro.”
Ecco, era quello il problema. Mark Hoppus era una figura di riferimento per Tom, era come un fratello per lui. Dal giorno in cui Anne li aveva presentati e Mark si era rotto le anche per impressionare un Tom scorbutico per il recente divorzio dei loro genitori e per essere stato buttato fuori da scuola quei due erano stati inseparabili.
“Mi dispiace, Tom. Io, scu…”
Non aveva finito la frase perché il fratello l’aveva stritolata in un silenzioso abbraccio mortale, come se da lei non cercasse parole, solo  calore, vicinanza e comprensione.
Kari, a disagio e con il fiato corto – Tom pesava molto più di lei – lo strinse a sua volta più forte che poté. Lui c’era sempre stato quando lei aveva avuto bisogno, ora era arrivato il suo turno di ricambiare.
Non aveva mai visto Tom così giù di corda, piangeva persino lacrime silenziose che si infrangevano e morivano sulla sua felpa.
Cosa poteva dirgli?
Kari non ne aveva idea, se le avessero tolto il fratello sarebbe probabilmente impazzita.
“Tornerà.”
Sussurrò piano.
“ A San Francisco sua madre non troverà lavoro o Mark chiederà l’affidamento al padre. Lui qui ha tutto, tu, la scuola, la band, Ruby, gli amici.”
Tom non disse nulla e si lasciò abbracciare e consolare.
A volte la vita era buffa, crudelmente ironica. Lei era andata per farsi consolare e si era ritrovata a consolare Tom, senza sapere bene cosa dire.
L’unica cosa che poteva fare era fargli coraggio e sperare che le sue parole si trasformassero presto in realtà.

 

Il giorno dopo Kari si alzò a un quarto alle cinque, nonostante avesse ancora sonno visto che la sera prima aveva aiutato Tom fino a tardi con le valige.
La casa era silenziosa, sia la madre che suo fratello stavano ancora dormendo, e fredda. La neve caduta il 26 dicembre si era sciolta in una fanghiglia marrone – piuttosto triste e fastidiosa – per lasciare il posto a un clima prima più caldo e soleggiato, poi solo soleggiato.
San Diego non era abituate a gelate del genere e nemmeno lei.
Rabbrividendo, scese in cucina e cominciò a trafficare: suo fratello amava fare colazione con cereali e acqua di solito, ma non disdegnava nemmeno i suoi pancake.
Kari, di solito, glieli faceva per delle occasioni speciali o quando lui era particolarmente giù e quel giorno era entrambi.
In cinque minuti l’impasto era pronto, fischiettando una canzone composta da Tom lo versò in un pentolino e lo lasciò cuocere.
Quando i pancake furono pronti li cosparse di sciroppo d’acero – come piaceva a lui – e li depose su un piatto. Ora doveva solo aspettare che suo fratello si svegliasse .
Alle cinque sentì dei rumori al piano superiore – segno che il moro si era alzato dal letto –  e neanche due minuti dopo lui fece la sua comparsa assonnato e in pigiama.
“Ben svegliato, fratello.”
“ ‘giorno, Kari.”
Si sedette su una sedia e notò il piatto di pancake.
“Dio, Kari, sei un tesoro!
Grazie mille!”
“Prego. Mangiali finché sono ancora caldi.
Preferisci del caffè o del latte?”
“Latte, anche se lo vomiterò con i tuoi pancake sta da dio.”
“Grazie.”
La ragazzina si rimise a trafficare.
“Sei la sorella migliore del mondo, quasi come se fossi la mia ragazza.”
“Tu ce l’hai una ragazza, Tom. Si chiama Erin e vorrebbe starti accanto, ma tu non glielo permetti.”
Lui sbuffò e lei non aggiunse altro, non voleva litigare con il fratello né aggiungersi alle sue ragioni di malumore.
“Grazie della colazione, sorellina. Ora vado a vestirmi.”
Il fratello sparì al piano superiore, Kari lo guardò e pensò che non lo aveva mai visto così giù di morale: Mark doveva tornare.
Un quarto d’ora dopo scese di nuovo – vestito – trascinandosi dietro la valigia e con lo zaino in spalla.
“Beh, buona vacanza. Cerca di divertirti.
Vuoi che ti chiami mamma?”
Lui scosse la testa.
“No, lasciala dormire. Lo sai che da quando lei e papà hanno divorziato lavora come una matta.”
Lei annuì.
“D’accordo, allora buon viaggio!”
Lo abbracciò e lo osservò uscire dalla porta di casa, seguendolo fino al portico.
Erin lo aspettava fuori dalla macchina, sembrava triste anche lei, ma un piccolo sorriso apparve sul suo volto quando vide Tom. Sorriso che durò fino a quando lui la salutò solo con un cenno e poi aprì la portiera posteriore.
La ragazza scosse la testa e rientrò in macchina, sedendosi sul sedile passeggeri.
Tom se la stava giocando ed era un comportamento quantomeno stupido – per quanto volesse bene al fratello non riusciva a pensarla in modo diverso –  lei avrebbe fatto carte false perché Scott si comportasse così con lei.
Scott era però fatto di un’altra pasta e lo provava il silenzio colpevole di quei giorni; la sua scenata era stata inutile.
Inutile esporsi.
Inutile mettersi contro Lynn.
Inutile non mollare mai come una vera DeLonge.
Inutile tutto.
Inutile anche rimanere sveglia, tanto valeva ritornare a letto, in fondo era in vacanza e non c’era ragione di passare tutta la mattinata sveglia.
Con il passo pesante – sospirando – la ragazzina tornò in camera e si buttò a letto.
Il sonno la avvolse immediatamente come una coperta nera e dormì fino alle dieci. Le dieci erano già un orario più decente per iniziare la giornata, così scese dabbasso e salutò la madre.
“Tom è partito, vero?”
Kari annuì.
“Perché non mi avete svegliato?”
“Lui ha detto di lasciarti dormire, che ti meriti un po’ di riposo.”
La donna sorrise.
“Oh Tommy! Spero riesca a tirarsi un po’ su di morale durante questa vacanza, la partenza di Mark l’ha lasciato a terra. E spero che la smetta di ignorare la sua ragazza.”
“Lo spero anche io, è avanzato del caffè?”
“Kari, sei troppo piccola per il caffè, lo sai. Fatti del latte.”
Lei sbuffò.
“Va bene, mamma. Quando sarò grande abbastanza per il caffè?”
“L’anno prossimo.”
La ragazzina non rispose e fece scaldare un pentolino di latte, pensando che l’anno scorso le aveva detto esattamente la stessa cosa e che probabilmente il famoso “anno prossimo” non sarebbe mai arrivato.
Fatta colazione, salì in camera sua, si cambiò velocemente e prese la sua tavola da skate, sperando che la troia fosse in vacanza.
“Ciao, mamma! Io vado!”
Urlò prima di uscire di casa e saettare con il suo fedele skate verso il parco. La giornata era soleggiata, ma fredda: una di quelle giornate in cui geli senza un cappotto pesante e dei guanti e lei non aveva né uno né l’altro.
Arrivata al parco, provò qualche numero – senza ottenete particolari risultati, giusto per ammazzare il freddo – ma dopo un po’ fu costretta a scendere i patti con la realtà.
Faceva un freddo boia, per scaldarsi aveva bisogno di un caffè o di qualcosa di caldo, nessun salto al mondo sarebbe bastato.
Sospettosa e a malincuore, lasciò la tavola vicino a una panchina e si diresse verso il chioschetto del parco. Pagò un dollaro al proprietario messicano e si allontanò con in mano un bicchiere di caffè fumante.
La ragazzina aveva un brutto presentimento: il suo skate era sparito.
Il presentimento si rivelò esatto, non era dove lo aveva lasciato e non era nemmeno nascosto lì intorno, questa volta la vacca aveva deciso che la tavola non doveva essere ritrovata.
“Lynn Marshall sei una troia allucinante. Sei così troia che dal fruttivendolo compri solo banane!”
Arrabbiata, di pessimo umore e semi congelata Kari si sedette su una panchina a bere il suo caffè e a guardare i piccioni  zampettare avanti e indietro alla ricerca di cibo.
Il parco era deserto, la tavola era persa – sua madre non gliene avrebbe comprata una nuova – tanto valeva andare ad ammazzare qualcuno nei videogiochi del fratello e sfogarsi un po’.
Il caffè fu presto finito, si alzò rabbrividendo e smadonnando e buttò il bicchiere nel primo cestino che incontrò.
Che meravigliosa giornata di merda!
Il fratello non c’era, lo tavola nemmeno!
Era appena uscita dal parco quando si sentì chiamare a gran voce. Che diavolo stava succedendo ancora?
La ragazzina si voltò e vide Scott correre verso di lei con una tavola da skate sottomano.
“Questa è tua, vero Kari?”
Lei annuì.
“L’ho presa a Lynn, si stava vantando di averti dato una lezione.”
Lei sbuffò.
“Quella gran vacca! Quando la smetterà di lasciarmi in pace?”
Il ragazzo aggrottò le sopracciglia.
“Cosa vuoi dire?”
“Che la tua amichetta, Raynor, si diverte a farmi sparire le cose e a spargere voci su di me.”
“Non lo sapevo. Beh, le parlerò.”
“Scopatela, così sarete tutti più felici.
Grazie per la tavola. Ciao.”
Detto questo, la piccola DeLonge fece per allontanarsi a grandi passi, ma una mano si chiuse attorno al suo polso, trattenendola.
“Beh?”
“Dobbiamo parlare!”
“Di cosa? Ti ho già ringraziato, no?”
“Kari.”
Il tono di Scott era insolitamente serio e la fece rimanere sorpresa.
“Dimmi.”
“Ho lasciato Lynn.”
“Lo so.”
“E l’ho lasciata per un motivo.”
“Quale?”
Mormorò piano. Il cuore aveva iniziato a batterle forte contro le costole, minacciava di uscirle dal petto da un momento all’altro.
“Lei non mi piace, Kari.”
“E ALLORA PERCHE’ CI SEI STATO?”
Urlò, facendo voltare una vecchia che trascinava una borsa. E facendole scuotere la testa in segno di biasimo.
“Beh, perché avevo paura di stare con te, ma lei non mi piace nemmeno un po’.”
“Di cosa avevi paura? Che te lo tagliassi nel sonno?”
Lui si grattò la testa.
“Più che me lo tagliassi tu, che me lo tagliasse Tom.”
Lei lo guardò a occhi sgranati.
“E per paura di mio fratello hai pensato di spezzarmi il cuore. Dannazione, come ho fatto a non arrivarci? È un ragionamento così logico!”
“Senti, lo so che è un ragionamento del cazzo. La ragazza di Hoppus me l’ha detto chiaro e tondo, ma io davvero ho pensato che fosse la soluzione migliore.
Solo che non lo è, ho combinato un gran casino e sono qui a chiederti scusa e una seconda possibilità.”
E così Ruby aveva parlato a Scott – esagerando – ma grazie a lei lui si era fatto un esame di coscienza e ora era lì, davanti a lei con la faccia contrita del bambino che sa di averla fatta grossa, a chiederle perdono.
Perdono.
Facile da chiedere, ma difficile da dare. Poteva fidarsi ancora di lui dopo tutto quel casino?
Poteva dargli tranquillamente una seconda possibilità, passando sopra il fatto che lui l’aveva ferita così tanto?
La sua mente – furiosa e risentita – diceva di no, il cuore diceva di sì. Diceva che tutti sbagliano, ma che si meritano anche una seconda possibilità.
Diceva che se si tiene veramente a una persona, l’orgoglio viene messo in secondo piano e si rischia di nuovo il cuore.
Lei sospirò e guardo Scott dritto negli occhi. Erano dispiaciuti e ansiosi, ma soprattutto sinceri.
“Solo se mi porti fuori a cena uno di questi giorni.”
Lui sorrise  sollevato.
“Grazie Kari.”
“Prego e non farmene pentire.”
“Non succederà.”
Mormorò prima di attirarla a sé e baciarla.
La seconda possibilità stava iniziando bene.

 

Angolo di Layla.

Piccolo break con la coppia Scott/Kari, spero vi piaccia. Dal prossimo si tornerà su Mark e Ruby.

Ringrazio MatyOtaku, _redyrageandloveLostinStereo3 e eve182 (spero che questa volta efp ti lasci inserire la recensione!) per le recensioni.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Blink-182 / Vai alla pagina dell'autore: Layla