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Autore: OblivionLover    16/02/2013    0 recensioni
I suoi occhi, di un blu che regge confronto solo con l’oceano e con i cieli più limpidi e puri, il suo sorriso, capace di sciogliermi il cuore, di farmi contorcere lo stomaco e di farmi sentire le farfalle all’interno, di farmi sentire un piacevole calore provenirmi da dentro.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo -

Guardo a destra, poi a sinistra, per assicurarmi che non ci sia nessuno. Esco con passo felpato dalla mia camera in stile greco. Sorpasso una colonna in stile corinzio e mi ritrovo in un ampio giardino , con delle fontane rappresentanti delle ninfe o delle sirene. Qualcosa mi spinge a camminare e, alla luce della luna, continuo la mia corsa silenziosa verso l’ignoto.
Mi blocco non appena sento un rumore, quasi impercettibile. Il fiato mi si mozza in gola e una gocciolina di sudore mi imperla la fronte. Mi giro verso la provenienza del rumore, dove uno scoiattolo mi sta guardando da dietro i suoi grandi occhioni neri.
Continuo a proseguire con una cautela fuori umana, e nel profondo so dove sto andando e perché sto facendo tutto questo, ma non riesco a capirlo.
Mi lascio guidare dal cuore nel mio abito bianco fluttuante con delle cuciture d’oro, rappresentanti dei girasoli.
ne accarezzo una sotto i polpastrelli delle dita quando mi fermo improvvisamente sotto un salice. Mi giro indietro, per istinto naturale e tutto ciò che riesco a vedere è una distesa d’erba. La casa, il giardino, lo scoiattolo, è sparito tutto.
Una voce, una voce calda, che mi spinge a fidarmi di lei mi sussurra una sola parola nell’orecchio. “Pozzo” . Mi guardo intorno ed eccolo là. Ancora sotto l’ombra del salice noto una figura accanto al pozzo, con un lungo mantello nero.
senza che io abbia dato il comando ai miei piedi, si avvicinano, con cautela, ma meno rispetto a prima.
Mi sento quasi completa, come se quel senso di dovere e di vuoto si fosse dissolto, quando la figura si gira. I suoi occhi, di un blu che regge confronto solo con l’oceano e con i cieli più limpidi e puri, il suo sorriso, capace di sciogliermi il cuore, di farmi contorcere lo stomaco e di farmi sentire le farfalle all’interno, di farmi sentire un piacevole calore provenirmi da dentro.
Sto per abbracciarlo, per stringerlo, perché è l’unica cosa che mi tiene in vita, quando una fitta al ventre mi fa bloccare. E poi un senso di calore, come se qualcuno mi abbia messo una borsa d’acqua calda alla fine dello stomaco, mi fa abbassare lo sguardo. La punta di una freccia fa colare macchie rosse sul vestito. I girasoli si chiudono a bocciolo e mano mano che mi accascio sulle ginocchia, mi sento mancare le forze, si seccano anche loro. Un grido, il nome dell’uomo, mi muore in gola. Un attimo prima così sicura del suo nome, che ora mi è morto dentro, che ora non riesco a ricordare. Sto per chiudere gli occhi, tra le sue braccia, perché preferisco morire così, senza un bacio, senza aver urlato il suo nome, ma sento di appartenergli, per una forza che non conosco, per una forza magnetica.
Ma qualcosa appare dietro di lui. Non delle altre persone, delle ombre. Il suo viso diventa una maschera di puro terrore mentre urla qualcosa, ma non riesco a sentirlo. Sono troppo debole e posso solamente seguirlo con lo sguardo.
mentre qualcosa, qualcosa di più grande di tutto ciò me lo porta via , e sento un dolore ai polmoni ch’è peggio della morte, peggio della paura e di tutto ciò che c’è di più orribile al mondo. Vorrei urlare ma il fiato non esce.
Mi sveglio di soprassalto in n bagno di sudore. Mi metto a sedere sul letto.
Un’altra volta il mio solito incubo. Molte volte è più lungo, altre più confuso, altre ancora più nitido e chiaro.
Ma è sempre quello, sempre la figura. Mi copro il viso con le mani.

Cos’è che mi tormenta da qualche anno a questa parte? Scosto le coperte con un calcio e mi avvicino alla finestra. La luna piena splende in cielo , oscurando tutte le altre stelle e per un attimo mi torna n mente il viso dell’uomo. 
Mi do uno schiaffo per scacciare quell’immagine dalla mente.
Perché? Perché innamorarmi di un sogno?
Ma è tutto così reale che senza rendermene conto mi sono messa una mano dove la freccia immaginaria mi avrebbe colpita, sicura di sentire il sangue gocciolare, ma la mia mano è solo umidiccia per il sudore. 
Mi sento un macigno al posto del cuore e mi aspetto che precipiti portandomi con lui.
Poi mi tornano in mente i suoi occhi, il suo sorriso, e così, su due piedi, svengo.

  
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