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Autore: Shiki Ryougi    16/02/2013    1 recensioni
[Vincitrice della sfida n. 54 del sito Writer's Dream]
[Flashfic: 425 parole]
Introspezione nonsense con lato comico sulla fobia dello studio.
"Riesco a fare tutto ma se mi chiedete di studiare io vado fuori di testa. Ma non fuori di testa momentaneamente, come di consueto accade, no, no, io proprio non torno più."
Genere: Comico, Demenziale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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SFIDA n. 54

Sfidante: Lo scrittore incolore
Sfidati: Shiki Ryougi, Vlibero, henderson
Arbitro: Frà
Genere: comico o nonsense
Tema: fobia
Limite di carattere: 8000
Boa: nel testo deve essere presente un rituale che rimandi all'esoterismo: non è determinante, può anche non servire, ma ci deve essere un riferimento.
Scadenza: 12 febbraio, ore 23:59

Note: è la prima volta che scrivo una cosa del genere, quindi siate comprensivi.
Trovate la sfida qui, nel post n. 77. I risultati qui, al post numero 55.
I racconti: henderson, Lo scrittore incolore

 





Seduta, nei corridoi dell'università, ho gli occhi ben chiusi. Passano tante persone che non voglio vedere; sottobraccio portano i libri. Sì, i libri sono meravigliosi. Ti fanno viaggiare, anche se tieni il sedere (forse diventato pure troppo largo) ben piantato sulla sedia.
Ma quelli non sono i libri che credete e tanto meno sono così fantastici. No, no, sono libri universitari, libri che ti sussurrano ripetutamente: “Aprimiestudia”.
Non voglio vederli, odorarli o sentirli parlare. Già la mia mente canta per conto suo. E' un tornado furioso che ruota, gira, sprofonda e, sì, canta. Ma cosa non lo so. Di certo non le materie da esame.
Ascolto i rumori dei passi; veloci, frettolosi, deleteri.
La camera l'ho lasciata in disordine, come ogni mattina. Avrei fatto meglio a metterla a posto. Ordinare piuttosto che studiare. Lo dico sempre io. Ma perché non sono rimasta a casa?
Riesco a fare tutto ma se mi chiedete di studiare io vado fuori di testa. Ma non fuori di testa momentaneamente, come di consueto accade, no, no, io proprio non torno più.
Fermi e zitti, riflettete...
Fatto?
Bene.
Se avete qualcosa da chiedermi io ci sono, ma non fatemi vedere un libro di scuola; niente da studiare, che campo molto di più.
Mi volete un tantino di bene?
Solo un po', mica troppo.
Ci avete pensato?
Okay.
Ora che faccio?
I miei occhi sfrecciano ossessivamente di qua e di là, osservando la gente che va e viene.
Come fanno?
Ho paura, lo ammetto. Ma non ditelo a nessuno, mi raccomando! Sapeste che guaio se lo vengono a sapere in giro.
Quelle persone non possono comprendere il mio timore; sono come dei robot, strumentalizzati dai libridistudio; sono schiavi, li privano di una propria volontà. Penserebbero che io sono pazza, rinchiudendomi in un manicomio. Sì, sì, ma non sanno di essere loro quelli con qualche rotella fusa.
Passano le giornate rinchiusi, seduti in cerchio, con i libri tra le gambe, fogli scarabocchiati sparsi ovunque, scrivendo, ripetendo, ansimando, ingurgitando caffè, mentre il cervello si spappola lentamente, colando da ogni fessura. Loro però non ci fanno caso, non capiscono.
Ripetono questo rituale ogni santo giorno, come se appartenessero a qualche culto religioso segreto, praticando strane cerimonie all'insegna della perdizione.
Che mal di testa, mi sento male solo a pensarci.
Loro studiano, io ho paura. Compiono strani rituali, io metto in ordine la camera. Camminano per i corridoi dell'università con i libridistudio sottobraccio, come muli instancabili; io chiudo gli occhi e non vedo.
No, no, non fatemi studiare!
E' molto meglio dormire, ora che ci penso.

   
 
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