E’ una mattina fredda e pungente qui a Seattle,ma è normale: siamo a metà Novembre,cosa potrei mai aspettarmi? Mi rigiro nel letto sbuffando appena sento l’odioso rumore della mia sveglia e schiaccio la faccia contro il cuscino,borbottando qualcosa di incomprensibile. Se perdo tempo nel letto,perderò l’autobus,lo so…è questo l’unico motivo per cui dopo due minuti sono in piedi nel bagno di camera mia a guardarmi allo specchio. Ho i capelli – castani e lunghi fino alla schiena – un po’ arruffati ed anche mossi. Ieri li avevo allisciati,porca miseria…ero stata un’ora con la piastra in mano!

Sbuffo sonoramente ed allargo le dita di entrambe le mani,passandomele tra i capelli. Me li alzo e li tengo con una mano mentre con l’altra tasto il marmo affianco al lavandino,alla ricerca di un elastico per potermeli legare in una coda di cavallo.

-Chri!
. E’ la voce di mia mamma. Tossicchio prima di risponderle.

-Dimmi! 
Esclamo con voce alta,per farmi sentire.

-Oh…sei sveglia.
Sembra un po’ sorpresa,ma continua.
-Muoviti…sai che stamattina tuo padre è uscito presto di casa,quindi non puoi perdere l’autobus.
Mentre mi lego i capelli annuisco,cosciente del fatto che lei non potrà vedere questo mio gesto.

-Lo so…faccio subito!
Mi lavo velocemente per poi correre in camera mia,alla ricerca di una divisa pulita. Si,nella mia scuola tutti dobbiamo indossare delle divise. Sembriamo tanti sfigati,ma è questo il punto: non vogliono differenze tra gli alunni. Oh,certo,pensano di poter risolvere tutto con delle divise loro,senza sapere che nonostante ciò ci sono sempre quelle spocchiose figlie di papà che credono di essere le migliori e buttano nella merda me e ragazze come Angeline,la mia migliore amica. I suoi genitori sono poveri ed ha un fratello in carcere…insomma,la sua situazione familiare non è delle migliori,ma lei è una bravissima ragazza,solo che, con la reputazione che ha la sua famiglia, nessuno vuole avvicinarla e chi lo fa – come la sottoscritta – diviene automaticamente un perdente.

Appena indossata la divisa,inizio a truccarmi. Non sono di quelle ragazze che si riempiono di trucco,ma metto giusto un po’ di mascara,il burro cacao - le mie labbra si seccano facilmente - e del fard. La mia pelle è bianca come la mozzarella,quindi qualcosa dovrò pur fare per ravvivarla. Scendo di sotto appena so di essere per lo meno guardabile e prendo al volo un paio di fette di pane tostato. Bacio mia madre sulla guancia ed esco di casa con lo zaino in spalla dopo averla salutata. Mentre cammino verso la fermata dell’autobus tiro fuori dal taschino della giacca il cellulare,controllando se la batteria è carica. Non ho molti amici e di quei pochi che  ho,nessuno mi invierebbe mai messaggi durante la notte,quindi non è di certo per quello che lo controllo. Un altro motivo per cui lo faccio è perché così ho una buona scusa per tenere lo sguardo basso e non incontrare,con i miei occhi azzurri come il cielo,gli sguardi degli altri ragazzi che aspettano alla mia stessa fermata. Mentre cammino,però,vado a sbattere contro qualcosa…o forse qualcuno.