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Autore: Ayumi Yoshida    16/02/2013    4 recensioni
Ogni giorno che aveva economia domestica si svegliava sperando con tutto il cuore che proprio quella mattina fosse stata varata una nuova legge nazionale che proibiva di insegnarla. Purtroppo non era mai così; neppure quella mattina.
( Seconda classificata al primo turno del contest "Body Talk" di Red Nika )
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gohan, Nuovo personaggio, Videl | Coppie: Gohan/Videl
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Di poche parole'
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Economia

 

Andare a scuola non le dispiaceva più di tanto, ma quando arrivava l’ora di economia domestica si sentiva come se alcuni dei delinquenti a cui dava sempre la caccia l’avessero appena legata e stessero per cominciare a torturarla: pensare di essersi arresa era peggio della tortura stessa.

Videl detestava con tutto il suo cuore quella materia inutile e stupida, in cui non faceva altro che combinare disastri e fare figuracce davanti a tutti i suoi compagni. Ogni giorno che aveva economia domestica si svegliava sperando con tutto il cuore che proprio quella mattina fosse stata varata una nuova legge nazionale che proibiva di insegnarla. Purtroppo non era mai così; neppure quella mattina.

“Su, su, ognuno al proprio posto!” cantilenò la voce zuccherosa della professoressa e tutti si sistemarono dietro i propri banconi con un po’ di trambusto, soltanto una persona rimase immobile in mezzo alla stanza, senza sapere cosa fare.

“Già, caro, è vero! Per te è la prima volta!” La donna si avvicinò al ragazzo con un sorriso e, allungato un  braccio verso i banconi, ordinò: “Vai pure vicino a Videl, caro!”

Perfetto. Ci mancava solo il nuovo alunno con la faccia da ebete appena trasferito accanto a lei e poi la sua giornata sarebbe stata pessima. Accolse Son Gohan con uno sguardo truce e il viso tirato, senza rivolgergli neppure una parola e si mise immediatamente in ascolto della professoressa. Poteva sempre fingere di essere sola come al solito: ormai, dopo che l’ultima volta era riuscita a bruciare una pentola, persino Shapner non aveva più il coraggio di fare coppia con lei.

“Allora, oggi prepareremo un dessert per dare il benvenuto a Gohan!” esclamò la professoressa battendo le mani e osservandoli uno per uno, raggiante, fino ad arrivare proprio al ragazzo. “Che ne dici di una torta, caro?”

Gohan si portò una mano alla nuca, sorridendo imbarazzato, e la donna captò quel comportamento come una risposta affermativa.

“Bene! A partire da adesso, avete un’ora e un quarto per cucinare una torta. Mi raccomando, mettetecela tutta!”

Nell’aula cominciò diffondersi un fragore metallico di pentole trascinate, riempite, sbattute.

Videl si allontanò la frangia dalla fronte, stizzita, e cominciò a sfogliare con violenza il ricettario che aveva davanti a sé. Non sapeva neppure da dove cominciare.

“Ehm, scusa.” mormorò una voce timorosa al suo orecchio destro. Irritata, la ragazza sollevò il viso e Gohan la guardò di rimando, nervoso. “Tu sai come si fa una torta?”

Perfetto, non sembrava soltanto un ebete, lo era davvero. Cercando di mantenere la pazienza, lei sibilò: “Perché, tu no?” e si godette per un secondo l’effetto delle sue parole guardandolo diventare ancora più insicuro. Che strano ragazzo, non assomigliava per niente a tutti quelli con cui aveva a che fare ogni giorno, che non facevano che pavoneggiarsi per non dismettere il loro orgoglio maschile davanti a lei, la figlia del salvatore del mondo, Mister Satan.

“Ehi, ti piace il cioccolato?” gli chiese senza pensarci. Lui la guardò, sorpreso, e annuì con la testa. “Vallo a prendere dalla dispensa, allora.”

Non appena il ragazzo si fu allontanato per procurarsi il primo ingrediente, Videl sfogliò ancora il ricettario fino a fermarsi sulla ricetta di una torta che aveva mangiato non molto tempo prima quando suo padre l’aveva ricevuta in dono da un ricco ammiratore: la sacher torte. Grondava di cioccolato dappertutto.
Era perfetta.

Afferrò il grembiule da cucina – era l’unica cosa che aveva imparato frequentando quelle lezioni – e lo indossò stringendolo forte come avrebbe fatto come un hachimaki*. Quella era la sfida da affrontare quel giorno, non un manipolo di delinquenti invasati, ma la preparazione di una torta per un ragazzo che conosceva appena e che considerava già diverso. Era la cosa più strana che avesse mai fatto.

“Ecco il cioccolato!” esclamò Gohan posandone la confezione sul piano del bancone insieme a due pacchi di farina. “Ho portato anche la farina perché ho visto che tutti la stavano prendendo.” aggiunse con un po’ di reticenza, come se si vergognasse a dirlo.

“Allora può darsi che serva davvero.” acconsentì Videl con freddezza. Certo, stava facendo una cosa strana, ma non doveva esagerare. Doveva continuare a fare economia.

“Comunque… io mi chiamo Son Gohan.” azzardò lui senza aspettarsi una risposta, ma la ragazza lo guardò con un sorriso di scherno e ribatté: “Lo so. Io Videl. Videl Satan. E non chiedermi se sono la figlia di Mr. Satan, il campione del mondo, altrimenti ti stacco la lingua.”

Doveva aver avuto il suo effetto, perché il ragazzo la guardò sbattendo piano le palpebre, ghiacciato dalle sue parole, e un po’ intimorito mormorò: “Ricevuto.”, poi aggiunse: “Vado a prendere le uova.” e si dileguò verso la dispensa.

Forse era stata un po’ troppo acida.

“Non lo faccio per te, eh.” si corresse a bassa voce, lasciandosi scappare un sospiro, certa che nessuno la stesse ascoltando “E’ solo che non ce la faccio più a sentirmi dire sempre le stesse cose.”

“Va bene, ho capito.” disse la voce di Gohan che, a differenza di quanto aveva creduto, non si era mosso di un centimetro dal bancone. Allarmata, Videl gli rivolse uno sguardo smarrito per un momento, poi esclamò duramente: “Anche la marmellata e lo zucchero!” e, dopo un cenno d’intesa, Gohan si allontanò per davvero.

Dovettero recuperare molti gusci di uova dallo zucchero, si riempirono di farina e cioccolato, si sentivano le mani tutte appiccicate di marmellata, ma alla fine la sacher torte con la scritta “forza e coraggio” fu posata davanti alla professoressa dai due ragazzi trafelati e soddisfatti.

Videl si sentì strana per tutto il secondo in cui la professoressa masticò il campione prelevato dalla loro torta: era la prima volta che portava a termine in modo decente, o almeno così sembrava, un compito di economia domestica, era la prima volta che si era sentiva davvero in grado di collaborare con qualcuno.

Era la prima volta che non aveva fatto scappare un ragazzo che aveva avuto la sfortuna di capitare in gruppo con lei.

Gohan stava fissando la professoressa in attesa, teso, ma forse non quanto lei, che aveva capito immediatamente che dietro quella torta si nascondeva qualcos’altro, che quella situazione era tanto bizzarra da sembrare irreale.
Si rifiutava persino di pensarci.

“E’ molto, molto meglio dell’ultima volta!” esclamò la professoressa, entusiasta “Complimenti, cara! E’ davvero un ottimo benvenuto per il nostro Gohan!”

Il ragazzo la guardò, sorridendole, e Videl si sentì andare lo stomaco in fiamme. Si passò una mano nei capelli, sbuffando nervosamente. Si rifiutava persino di pensarci.
Non lo conosceva nemmeno, Gohan non poteva piacerle. Tutta colpa di quella dannata materia: non riusciva proprio a fare economia, neppure sui suoi sentimenti. 

 

 

 

 

*Hachimaki: è una fascia di tessuto tradizionalmente indossata in Giappone cingendosi la fronte, come simbolo di impegno e perseveranza, in occasioni particolari. (da Wikipedia)

 

Note:

Questa fic si è classificata seconda al primo turno del concorso "Body Talk" di Red Nika con un punteggio di 8! *saltella* Ringrazio la giudicia per le sue parole sincere e bellissim e per le imprecisioni che mi ha segnalato, permettendomi di correggere la fic prima di pubblicare. ^^

Il mio pacchetto conteneva anche il prompt "grembiule da cucina", che mi ha dato l'idea della fic facendomi venire in mente le millemila scene degli anime  e dei dorama in cui i protagonisti cucinano durante economia domestica. Tuttavia, alla fine ho usato il prompt “torta sacher”.

Il titolo è collegato a quel “fare economia” che si trova più o meno nel mezzo della fic e che poi ritorna alla fine. ^^

E' un po' che non compaio in questa sezione, ma vorrei ringraziare di cuore coloro che, in questa mia "assenza", hanno comunque letto le mie fic in questo fandom lascinadomi un parere. Significa molto per me. Ringrazio anche chi leggerà questa fic e vorrà comunicarmi cosa ne pensa. ^^

Credo che, a meno che non sia colta da un'ispirazione improvvisa, ci rivedremo tra un mese con la fic del secondo turno del contest, una one shot su Piccolo e Videl. Speriamo bene! ;)

Alla prossima! ^^



Giudizio del primo turno:

Grammatica e sintassi – 22.8 /25
Stile e Lessico - 24.3/25
Originalità - 25/25
Uso del Pacchetto - 25/25
Punti Bonus: +0
Totale: 97.1
Qui lo dico qui lo vorrei negare. Non sono per niente sicura dei punti che ho assegnate a te e alle altre ma giuro che ho cercato ti essere il più oggettiva possibile. Uso del pacchetto impeccabile per cui non ho tolto nulla, così come per originalità e il lessico. Ho invece tolto 2.4 pt alla grammatica e sintassi e 0.7 pt per lo stile. Sono seriamente dibattuta sulla grammatica ma non credo di poter essere più oggettivamente oggettiva °-°. Allora gli errori, a mio giudizio sempre, sono i seguenti: “Quella era la sfida da affrontare quel giorno, non un manipolo di delinquenti invasati, ma la preparazione di una torta per un ragazzo che conosceva appena, ma che considerava già diverso. Era la cosa più strana che avesse mai fatto.”

“Dovettero recuperare molti gusci di uova dallo zucchero, si riempirono di farina e cioccolato, si sentivano le mani tutte appiccicate di marmellata, ma, alla fine, la sacher torte con la scritta “forza e coraggio” fu posata davanti alla professoressa dai due ragazzi trafelati e soddisfatti.”

“Era la prima volta che portava a termine in modo decente, o almeno così sembrava, un compito di economia domestica, era prima volta che si era sentiva davvero in grado di collaborare con qualcuno.“

“Gohan stava fissando la professoressa, in attesa, teso, ma forse non quanto lei, che aveva capito immediatamente che dietro quella torta si nascondeva qualcos’altro, che quella situazione era tanto bizzarra da sembrare irreale.”

Per la correzione se vuoi te la mando come mail con spiegazione accanto ad ogni errore segnalato. L’ultima frase è più un problema di gusto soggettivo per cui ho tolto un po’ perché non mi piace come suona ma non ho tolto così tanto penalizzarti troppo.



Edit del 25/2: finalmente riesco ad aggiungere alla fic lo splendido banner che la giudicia ha realizzato per me. Mille grazie, è bellissimo! *____*

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