Economia
Andare a scuola
non le dispiaceva più di tanto, ma
quando arrivava l’ora di economia domestica si sentiva come se alcuni
dei
delinquenti a cui dava sempre la caccia l’avessero appena legata e
stessero per
cominciare a torturarla: pensare di essersi arresa era peggio della
tortura
stessa.
Videl detestava
con tutto il suo cuore quella materia
inutile e stupida, in cui non faceva altro che combinare disastri e
fare
figuracce davanti a tutti i suoi compagni. Ogni giorno che aveva
economia domestica
si svegliava sperando con tutto il cuore che proprio quella mattina
fosse stata
varata una nuova legge nazionale che proibiva di insegnarla. Purtroppo
non era
mai così; neppure quella mattina.
“Su, su, ognuno
al proprio posto!” cantilenò la voce
zuccherosa della professoressa e tutti si sistemarono dietro i propri
banconi
con un po’ di trambusto, soltanto una persona rimase immobile in mezzo
alla
stanza, senza sapere cosa fare.
“Già, caro, è
vero! Per te è la prima volta!” La donna
si avvicinò al ragazzo con un sorriso e, allungato un
braccio verso i banconi, ordinò: “Vai pure
vicino a Videl, caro!”
Perfetto. Ci
mancava solo il nuovo alunno con la
faccia da ebete appena trasferito accanto a lei e poi la sua giornata
sarebbe
stata pessima. Accolse Son Gohan con uno sguardo truce e il viso
tirato, senza
rivolgergli neppure una parola e si mise immediatamente in ascolto
della
professoressa. Poteva sempre fingere di essere sola come al solito:
ormai, dopo
che l’ultima volta era riuscita a bruciare una pentola, persino Shapner
non
aveva più il coraggio di fare coppia con lei.
“Allora, oggi
prepareremo un dessert per dare il
benvenuto a Gohan!” esclamò la professoressa battendo le mani e
osservandoli
uno per uno, raggiante, fino ad arrivare proprio al ragazzo. “Che ne
dici di
una torta, caro?”
Gohan si portò
una mano alla nuca, sorridendo
imbarazzato, e la donna captò quel comportamento come una risposta
affermativa.
“Bene! A partire
da adesso, avete un’ora e un quarto
per cucinare una torta. Mi raccomando, mettetecela tutta!”
Nell’aula
cominciò diffondersi un fragore metallico di
pentole trascinate, riempite, sbattute.
Videl si
allontanò la frangia dalla fronte, stizzita,
e cominciò a sfogliare con violenza il ricettario che aveva davanti a
sé. Non
sapeva neppure da dove cominciare.
“Ehm, scusa.”
mormorò una voce timorosa al suo
orecchio destro. Irritata, la ragazza sollevò il viso e Gohan la guardò
di
rimando, nervoso. “Tu sai come si fa una torta?”
Perfetto, non
sembrava soltanto un ebete, lo era
davvero. Cercando di mantenere la pazienza, lei sibilò: “Perché, tu
no?” e si
godette per un secondo l’effetto delle sue parole guardandolo diventare
ancora
più insicuro. Che strano ragazzo, non assomigliava per niente a tutti
quelli
con cui aveva a che fare ogni giorno, che non facevano che
pavoneggiarsi per
non dismettere il loro orgoglio maschile davanti a lei, la figlia del
salvatore
del mondo, Mister Satan.
“Ehi, ti piace
il cioccolato?” gli chiese senza
pensarci. Lui la guardò, sorpreso, e annuì con la testa. “Vallo a
prendere
dalla dispensa, allora.”
Non appena il
ragazzo si fu allontanato per procurarsi
il primo ingrediente, Videl sfogliò ancora il ricettario fino a
fermarsi sulla
ricetta di una torta che aveva mangiato non molto tempo prima quando
suo padre
l’aveva ricevuta in dono da un ricco ammiratore: la sacher torte.
Grondava di
cioccolato dappertutto.
Era perfetta.
Afferrò il
grembiule da cucina – era l’unica cosa che
aveva imparato frequentando quelle lezioni – e lo indossò stringendolo
forte
come avrebbe fatto come un hachimaki*. Quella era la sfida da
affrontare quel
giorno, non un manipolo di delinquenti invasati, ma la preparazione di
una
torta per un ragazzo che conosceva appena e che considerava già diverso.
Era la cosa più strana che avesse mai fatto.
“Ecco il
cioccolato!” esclamò Gohan posandone la
confezione sul piano del bancone insieme a due pacchi di farina. “Ho
portato
anche la farina perché ho visto che tutti la stavano prendendo.”
aggiunse con
un po’ di reticenza, come se si vergognasse a dirlo.
“Allora può
darsi che serva davvero.” acconsentì Videl
con freddezza. Certo, stava facendo una cosa strana, ma non doveva
esagerare.
Doveva continuare a fare economia.
“Comunque… io mi
chiamo Son Gohan.” azzardò lui senza
aspettarsi una risposta, ma la ragazza lo guardò con un sorriso di
scherno e
ribatté: “Lo so. Io Videl. Videl Satan. E non chiedermi se sono la
figlia di
Mr. Satan, il campione del mondo, altrimenti ti stacco la lingua.”
Doveva aver
avuto il suo effetto, perché il ragazzo la
guardò sbattendo piano le palpebre, ghiacciato dalle sue parole, e un
po’
intimorito mormorò: “Ricevuto.”, poi aggiunse: “Vado a prendere le
uova.” e si
dileguò verso la dispensa.
Forse era stata
un po’ troppo acida.
“Non lo faccio
per te, eh.” si corresse a bassa voce,
lasciandosi scappare un sospiro, certa che nessuno la stesse ascoltando
“E’
solo che non ce la faccio più a sentirmi dire sempre le stesse cose.”
“Va bene, ho
capito.” disse la voce di Gohan che, a
differenza di quanto aveva creduto, non si era mosso di un centimetro
dal
bancone. Allarmata, Videl gli rivolse uno sguardo smarrito per un
momento, poi
esclamò duramente: “Anche la marmellata e lo zucchero!” e, dopo un
cenno
d’intesa, Gohan si allontanò per davvero.
Dovettero
recuperare molti gusci di uova dallo
zucchero, si riempirono di farina e cioccolato, si sentivano le mani
tutte
appiccicate di marmellata, ma alla fine la sacher torte con la scritta
“forza e
coraggio” fu posata davanti alla professoressa dai due ragazzi
trafelati e
soddisfatti.
Videl si sentì
strana per tutto il secondo in cui la
professoressa masticò il campione prelevato dalla loro torta: era la
prima
volta che portava a termine in modo decente, o almeno così sembrava, un
compito
di economia domestica, era la prima volta che si era sentiva davvero in
grado
di collaborare con qualcuno.
Era la prima
volta che non aveva fatto scappare un
ragazzo che aveva avuto la sfortuna di capitare in gruppo con lei.
Gohan stava
fissando la professoressa in attesa, teso,
ma forse non quanto lei, che aveva capito immediatamente che dietro
quella
torta si nascondeva qualcos’altro, che quella situazione era tanto
bizzarra da
sembrare irreale.
Si rifiutava persino di pensarci.
“E’ molto, molto
meglio dell’ultima volta!”
esclamò la professoressa, entusiasta “Complimenti, cara! E’ davvero un
ottimo
benvenuto per il nostro Gohan!”
Il ragazzo la
guardò, sorridendole, e Videl si sentì
andare lo stomaco in fiamme. Si passò una mano nei capelli, sbuffando
nervosamente. Si rifiutava persino di pensarci.
Non lo conosceva nemmeno, Gohan non poteva piacerle. Tutta colpa di
quella
dannata materia: non riusciva proprio a fare economia, neppure sui suoi
sentimenti.
*Hachimaki:
è una fascia di tessuto tradizionalmente indossata in Giappone
cingendosi la
fronte, come simbolo di impegno e perseveranza, in occasioni
particolari. (da
Wikipedia)
Note:
Questa fic si è classificata seconda al primo turno del concorso "Body Talk" di Red Nika con un punteggio di 8! *saltella* Ringrazio la giudicia per le sue parole sincere e bellissim e per le imprecisioni che mi ha segnalato, permettendomi di correggere la fic prima di pubblicare. ^^
Il mio pacchetto
conteneva anche il prompt "grembiule da cucina", che mi ha dato l'idea
della fic facendomi venire in mente le millemila scene degli anime e dei dorama in cui i
protagonisti cucinano
durante economia domestica. Tuttavia, alla fine ho usato il prompt
“torta sacher”.
Il titolo è collegato a quel “fare economia” che si trova più o meno nel mezzo della fic e che poi ritorna alla fine. ^^
E' un po' che non compaio in questa sezione, ma vorrei ringraziare di cuore coloro che, in questa mia "assenza", hanno comunque letto le mie fic in questo fandom lascinadomi un parere. Significa molto per me. Ringrazio anche chi leggerà questa fic e vorrà comunicarmi cosa ne pensa. ^^
Credo che, a meno che non sia colta da un'ispirazione improvvisa, ci rivedremo tra un mese con la fic del secondo turno del contest, una one shot su Piccolo e Videl. Speriamo bene! ;)
Alla prossima! ^^
Giudizio del primo turno:
Grammatica
e sintassi – 22.8 /25
Stile e Lessico - 24.3/25
Originalità - 25/25
Uso del Pacchetto - 25/25
Punti Bonus: +0
Totale: 97.1
Qui lo dico qui lo vorrei negare. Non sono per niente sicura dei punti
che ho assegnate a te e alle altre ma giuro che ho cercato ti essere il
più oggettiva possibile. Uso del pacchetto impeccabile per cui non ho
tolto nulla, così come per originalità e il lessico. Ho invece tolto
2.4 pt alla grammatica e sintassi e 0.7 pt per lo stile. Sono
seriamente dibattuta sulla grammatica ma non credo di poter essere più
oggettivamente oggettiva °-°. Allora gli errori, a mio giudizio sempre,
sono i seguenti: “Quella era la sfida da affrontare quel giorno, non un
manipolo di delinquenti invasati, ma la
preparazione di una torta per un ragazzo che conosceva appena, ma che
considerava già diverso. Era la cosa più strana che avesse mai fatto.”
“Dovettero recuperare molti gusci di uova dallo zucchero, si riempirono
di farina e cioccolato, si sentivano le mani tutte appiccicate di
marmellata, ma, alla fine, la sacher torte con la
scritta “forza e coraggio” fu posata davanti alla professoressa dai due
ragazzi trafelati e soddisfatti.”
“Era la prima volta che portava a termine in modo decente, o almeno
così sembrava, un compito di economia domestica, era prima
volta che si era sentiva davvero in grado di collaborare con qualcuno.“
“Gohan stava fissando la professoressa,
in attesa, teso, ma forse non quanto lei, che aveva
capito immediatamente che dietro quella torta si nascondeva
qualcos’altro, che quella situazione era tanto bizzarra da sembrare
irreale.”
Per la correzione se vuoi te la mando come mail con spiegazione accanto
ad ogni errore segnalato. L’ultima frase è più un problema di gusto
soggettivo per cui ho tolto un po’ perché non mi piace come suona ma
non ho tolto così tanto penalizzarti troppo.