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Autore: Mr Tobi    16/02/2013    2 recensioni
Maki Tagikawa era una ragazza tranquilla.
Oh, molto tranquilla e sopratutto normale.
Viveva in un appartamento alla periferia di Tokyo, ed era figlia unica: una ragazza brava a scuola, diligente e studiosa, e anche bella, dato che il perfetto ovale che disegnava il suo volto, unito a quegli occhi neri ed espressivi ed alla lunga chioma di capelli, scuri quanto le ali di un corvo, le donavano un fascino irresistibile.
Non che grazie a questo avesse dei favori, anzi: lei si impegnava al massimo negli esami del liceo e i coniugi Tagikawa erano giustamente orgogliosi di lei.
Ma, una sera, esattamente la sera in cui lei diede la festa per il suo passaggio alle età matura, una scommessa, fatta col cuore leggero e con spirito d'avventura, la condusse verso l'inizio di un incubo...
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Maki Tagikawa era una ragazza tranquilla.

Oh, molto tranquilla e sopratutto normale.

Viveva in un appartamento alla periferia di Tokyo, ed era figlia unica: una ragazza brava a scuola, diligente e studiosa, e anche bella, dato che il perfetto ovale che disegnava il suo volto, unito a quegli occhi neri ed espressivi ed alla lunga chioma di capelli, scuri quanto le ali di un corvo, le donavano un fascino irresistibile.

Non che grazie a questo avesse dei favori, anzi: lei si impegnava al massimo negli esami del liceo e i coniugi Tagikawa erano giustamente orgogliosi di lei.

Ma, una sera, esattamente la sera in cui lei diede la festa per il suo passaggio alle età matura, una scommessa, fatta col cuore leggero e con spirito d'avventura, la condusse verso l'inizio di un incubo...

 

L'appartamento di Maki era affollatissimo: almeno una ventina, tra ragazzi e ragazze occupavano i pochi metri quadri di spazio, e altri sarebbero giunti più tardi.

E la festeggiata accoglieva tutti con un sorriso allegro e spontaneo, gioiosa che tutta la sua classe, e buona parte di quella accanto, la A-2, aveva deciso di farle la festa.

Tutti la conoscevano, e tutti le volevano bene, lei, così gentile e disponibile con chiunque.

-Ehi Maki!-

Era Kana, la sua amica un po' folle, che la chiamava dal salotto.

Si conoscevano da anni ed erano entrambe inseparabili. Una foto di loro, che le ritraevano all'età di otto anni, nella divisa scolastica, le vedeva avvinghiate in una lotta scherzosa per un gelato.

Sorrise, congedandosi dai ragazzi appena arrivati con un lieve inchino, e dirigendosi verso il salotto, dove parecchi suoi compagni parlavano tra di loro, bevevano bevande non alcoliche o semplicemente facevano i ganzi con le ragazze.

-Vieni Maki. Ti voglio far vedere chi è venuto alla tua festa?-

.Non sarà mica il monaco Miroku, per caso?- scherzò la ragazza.

-Ma no, scema! Tadaan!-

E nel gridare le sue ultime parole, estrasse, forse dal nulla, un ragazzo della stessa età di Maki, che tuttavia frequentava l'altra classe.

Era più alto di lei, e aveva un fascino da tenebroso: i suoi capelli, anziché seguire la moda dei ragazzi di tutte le classi, cioè tirati indietro col gel, cadevano davanti al volto, lasciandone scoperto solo una parte del viso, come per esempio il naso piccolo o gli occhi verdi scuri che sembravano trafiggere chiunque vedesse.

Eppure, nonostante fosse il ragazzo più ambito della scuola, e tutte le compagne di Mai cascassero quasi ai suoi piedi, era goffo e timido, tanto che difficilmente lo si poteva vedere isolato dal suo gruppo di fidatissimi della A-2.

-C-ciao-disse un po' impacciata Maki. -Sono contenta che tu sia venuto, Keikan.-

Keikan deglutì a vuoto, indeciso sul da farsi.

-A-anche p-p-per me è un p-piacere essere qui, M-maki, davvero-

E, veloce come un lampo, si dileguò, il cuore che batteva a mille nella cassa toracica.

Anche quello di Maki batteva forte, perché da molto aveva notato Keikan ed aveva iniziato ad avvertire qualcosa per lui. Certo, non si erano mai incontrati direttamente, ma...

-Va bene, ragazzi! Tutti al centro del salotto-

La voce di Kana la riportò bruscamente alla realtà, con un salto non da poco.

-Maki! E venuto il momento di darti il mio regalo!-

Gli sguardi di tutti i presenti si misero a guardare le due ragazze nel salotto, facendo un cerchio di respiri in tensione.

-Tieni- disse Kana, porgendo a Maki un pacchetto, dentro il quale, con sorpresa di Maki, c'era l'ultimo gioco della serie su Hatsune Miku: era uno dei giochi che più attendeva per la wii, e si buttò ad abbracciare l'amica sul collo, soffocandola quasi, nel mezzo degli applausi degli altri compagni.

Discostandosi, la guardò negli occhi, per poi esclamare:

-Qui ci starebbe bene uno scontro, tra me e te, Kana-

-Ne sei sicura?- le chiese l'amica sogghignando- Guarda che ti straccio.-

-No, se riesco a batterti, non credi?-

-D'accordo allora, che si dia inizi allo scontro!-

-E i pegno- gridò qualcuno.

Subito tutti fecero eco a quella voce solitaria, gridando “è vero” “il pegno, si” “giusto”.

Kana soppesò la cosa per qualche secondo, poi disse a Mai

-Il pegno, se perderai, sarà una prova di coraggio.-

-Sentiamo- la incalzò la ragazza.

-Recentemente mi sono imbattuta nel rituale per evocare uno spettro dall'oltretomba: Daruma-sama. Se perderai, dovrai praticare quel rituale.-

Una mossa bastarda, a dire il vero: Mai odiava tutto ciò che aveva a che fare con l'orrore e lo spavento, ma intendeva dimostrarle di poter vincere le sue paure.

-Accetto-

 

La sfida fu vinta da mai, ma Kana pretese una rivincita, che si prolungò fino a mezzanotte, quando i suoi stavano per rientrare da una festa alla quale avevano voluto partecipare.

I ragazzi delle due classi si congedarono con molti saluti diretti a Mai ed ai suoi: anche Keikan si congedò, e Mai, facendosi coraggio, gli disse che sarebbero potuti anche uscire, una volta o l'altra, così tanto per conoscersi meglio.

Il ragazzo accennò ad un sorriso timido, per poi sgattaiolare via.

Rimase solo Kana nell'appartamento messo a soqquadro: in realtà gli invitati non avevano mosso più di tanto mobili o quant'altro, ma certamente l'abitazione necessitava di una ripulitura.

Le due si diedero da fare, e infine la casa ritornò ad essere presentabile.

Kana prese le sue cose, e stava per uscire e congedarsi dalla sua amica, quando Mai esclamò all'improvviso

-Il pegno! Non l'ho pagato-

Dai su, in fondo dovevo batterti subito, e invece così non è stato- la consolò allegramente l'amica.

-Però, se vuoi, puoi sempre fare questa prova di coraggio, ammesso che tu non abbia paura.-

Poi Kana la salutò, dirigendosi verso casa sua.

 

Per tutta la notte, mai si rigirò nel letto: pensava e pensava alla sfida lanciatole da Kana. Una sfida alquanto singolare, ma decisamente ardua per lei, che era così fifona, mentre Kana era un'appassionata di occultismo, tanto che spesso si comprava tomi voluminosi sugli yokai e sule yurei, o su mostri raccapriccianti, non solo giapponesi.

Brr, Mai non osava pensarci, eppure la cosa la stuzzicava.

E se...

Ma si, un po' di pepe nella vita non fa mai male!

E poi, era solo una stupida diceria di internet, che male poteva farle?

Così si collegò furtivamente ad internet (i suoi stavano ronfando della grossa nell'altra stanza, ma voleva essere sicura di non disturbarli) e dopo una lunga ricerca trovò il rituale per invocare questa fantomatica Daruma-sama.

La pagina non conteneva altro che il procedimento, a parte un sinistro messaggio: “Non giocate a questo gioco.”

Ma Mai era ormai decisa, e se in un altro momento avrebbe richiuso la pagina in fretta, quella volta salvò le informazioni su un documento di Word: il giorno dopo avrebbe provato il rituale.

 

La mattina dopo, il papà le disse che lui e la madre sarebbero stati fuori per due giorni, a causa di un impegno di lavoro con una ditta cinese, che stava trattando l'acquisto di circa il 30% della società del padre: un grosso investimento insomma, che richiedeva la presenza di entrambi coniugi nelle trattative.

Ma Mai disse che non dovevano preoccuparsi, tanto più che in quei gironi le lezioni erano state sospese per il controllo del sistema idrico e del gas nel liceo.

La mattinata trascorse tranquilla: Mai fece i compiti, dilettandosi con l'algebra e con le equazioni non lineari, ma arrivando alla sera leggermente frustrata per non essere riuscita a capire un passo di Matsuo Basho: la poesia proprio non la capiva!

Cenò con un bento che fece arrivare da un ristorante vicino a dove abitava, e prima di andare a letto, decise di provare il rituale.

 

La curiosità era fin troppo forte, e le istruzioni, almeno quelle iniziali, quasi banali.

Il primo passo richiedeva di fare un bagno alla sera, completamente nudi in una vasca.

E fin qui, Mai aveva seguito alla lettera le indicazioni.

Che fortuna, pensò, avere una vasca da bagno.

Poi si dovevano spegnere le luci.

Spente, Mai passò al passo successivo, e si sedette al centro della vasca, di fronte ai rubinetti, e iniziò a spazzolarsi i capelli, cantando: -Dauma-sama cadde, Daruma-sama cadde-

Mentre pronunciava queste parole, quella litania senza fine, avendo chiuso gli occhi, le si figurò nella mente l'immagine di una donna giapponese, incredibilmente bella e appartenente a un'era antecedente il mondo moderno, che si lavava i capelli in una vasca da bagno, proprio come stava facendo Mai in quel momento!

Calma Mai, calma. E' solo suggestione. Tranquilla: questa è solo una prova di coraggio per Kana.”

Ma, mentre la visione procedeva, Mai non si sentì più tanto sicura, perché poteva vedere distintamente come la donna scivolasse nella vasca, e si infilzasse l'occhio destro nel rubinetto.

Mai però continuò a cantare e a dire:-Daruma-sama cadde, Daruma-sama cadde- finché non avvertì qualcosa muoversi dietro di lei.

Dapprima pensò che fosse lo spirito, ma poi si disse che era solo una suggestione, e proseguì nel rituale, continuando a spazzolare i propri capelli.

Ma, quando stava per finire di mettersi in ordine, pote chiaramente avvertire un movimento dietro di lei, un movimento che nulla aveva che fare con sé stessa.

Spaventata, si diede una mossa e disse: Perché cadesti nella vasca da bagno?- per poi uscire dalla vasca e lasciare i bagno completamente nude, e senza sparire gli occhi.

La vasca rimase piena d'acqua per tutta la notte.

 

Ila mattino dopo, la giornata non poteva iniziare nel modo migliore: il sole splendeva, la scuola non la chiamava la suo dovere, e i compiti tranne l'analisi dei versi di Basho, erano stati ultimati.

Dopo colazione avrebbe fatto una capatina da Kana, così sarebbero state un po' assieme.

Si sedette per fare colazione, ringraziando i kami per il cibo che poteva mangiare, apprestandosi a divorare una zuppa di miso e delle shiso ume (prugne sottaceto), con alghe nori.

Stava proprio per portare alla bocca il primo boccone, quando suonò il campanello di casa.

Che seccatura, pensò Mai, ma lo ignorò, nonostante quello continuasse a suonare, fastidioso e monotono.

Alla fine non ne poté più, e si diresse allo spioncino della porta, notando che nessuno stava di fronte alla porta, men che meno suonava il campanello.

Perplessa, Mai tornò in cucina, e finì la colazione in tutta calma, per gustarsela appieno.

Uscì poi di casa, e si diresse verso la casa di Kana, intenzionata a dirle che aveva superato la prova di coraggio.

Ma mentre passeggiava, avvertì qualcosa, o qualcuno che la seguiva.

A quell'ora del mattino, circa le dieci e mezzo, c'erano molti passanti per le vie di Tokyo, ma la sua non era una sensazione simile.

Continuò per la sua strada, ma il tallonaggio proseguì, finché non si diede uno sguardo alle sue spalle, con la coda dell'occhio.

Ciò che vide la fece gridare di una paura cieca e ammorbante.

Una donna la seguiva da una distanza relativamente corta, ma no era una donna normale: i suoi capelli erano neri e aggrovigliati, i suoi vestiti erano lacerati e in putrefazione; aveva un occhio solo, il sinistro iniettato di sangue, mentre al posto di quello destro v'era solo un'orbita vuota e sanguinante, talmente marcia da poter fiutare il disgustoso odore della morte da parecchi metri di distanza.

Mai si guardò attorno, ma i passanti, che pure si erano voltati verso di lei quando aveva urlato, non la degnavano di uno sguardo.

Non s'accorgevano della donna in mezzo a loro?

Quella si avvicinò, mentre mai la guardava sconvolta e cercando disperatamente di ricordare le parole del rituale, comprese quelle che dovevano fermare Daruma-sama.

Gridò: Tomare! (stop) e quella si fermò, con un sorriso folle ed inquietante stampato sul viso, poi svanì nell'aria.

No, quella non era una figurante che s'era travestita per spaventarla, e a quanto pareva, solo Mai poteva vederla.

Si precipitò da Kana, correndo a perdifiato, ma avvertendo che Daruma-sama la seguiva, sempre più vicina, con suo unico occhio che la accusava di chissà quali crimini e la malediva per averla invocata dalla sua prigione di solitudine e morte.

Non aspettò nemmeno di suonare il campanello, bussò disperatamente alla porta.

La vedeva: quella spettrale figura si avvicinava sempre di più, sempre più prossima a ghermirla ed a farle le cose più orrende, nell'indifferenza dei passanti, che notavano solo una ragazza in preda ad una crisi isterica.

Daruma-sama, lentamente, ma inesorabilmente arrivava, con passo strascicato e claudicante, pronta per portarla via con sé.

Cazzo apriti, apriti! Apritemi vi prego”

-Apritemi! Presto- Gridò mai, e la donna era sul punto di prenderla per i capelli, quando la porta si spalancò e la ragazza ruzzolò dentro la casa di Kana, piombandole sopra.

-Mai! Ma cosa accidenti ci fai qui?!-

-Chiudi, chiudi la porta! Presto!-

Mai la fissava con uno sguardo non da lei, con le orbite degli occhi segnate, e la bocca tremante di paura, lei, sempre così calma e posata.

Kana si avvicinò alla porta, e per un tremendo istante, mai si figurò la ano di quell'essere che rapiva la sua migliore amica e la portava all'inferno, urlante.

Ma niente di tutto questo accadde, perché Kana richiuse la porta, e si avvicinò a Mai, mettendole una mano sulla spalla.

La ragazza tremava tutta, e fu un bene che la madre di Kana fosse presente in casa, perché il tè che preparò servì a calmare di molto Mai.

Quando i tremori furono spariti, Kana le chiese:

-Si può sapere perché gridavi come un'ossessa? Non è da te, Mai-

-O-oddio, Kana. Ho avuto una visione spaventosa-

-E chi ti è apparso?- chiese l'amica scherzosa, per rasserenarla.-Keikan nudo?-

-Nono parleresti così se l'avessi vista-

-Visto chi?-

-Daruma-sama- disse Mai con un filo di voce.

Kana la fissò accigliata per qualche secondo, poi approfittando dell'assenza della madre, le chiese seria:

-Ma sei sicura?-

-Non mi credi?-

-Non è questo, ma credevo che non avresti fatto quella prova, te l'avevo detto di lasciar perdere, ricordi?-

Mai rise amaramente:

-Be, io non mi aspettavo di certo di vedere i morti.-

Vedendo che l'amica era scossa, Kana la invitò a restare per la notte, ed al mattino dopo l'avrebbe riaccompagnata a casa, sua, tenendola al riparo da ostri o spiriti.

L'offerta calmò l'animo di Mai, che si disse immensamente grata ed in debito con l'amica.

Kana la bloccò subito, dicendole che non era niente di che, poi andò al piano superiore per riferire alla madre di preparare il letto per mai, perché avrebbe dormito da loro.

Mai si distese sulla sedi, pensando a quanto era fortunata ad avere un'amica così e iniziando a pensare che l'apparizione era stata solo una stupida suggestione, influenzata dal gioco della sera precedente.

Si ricordò allora di chiamare i suoi, ma scoprì che il suo cellulare si era spento, e la linea di Kana era rimasta isolata, già da qualche giorno a causa di un lieve terremoto nella zona.

Pazienza, li avrebbe contattati più tardi, in qualche modo, e comunque sapevano dove andasse quando non era a casa.

Non c'era motivo di preoccuparsi.

-Oh, mai, ti va di giocare con me?-

La voce di Kana le arrivò da dietro la testa, e Mai le disse di smetterla con simili scherzi, che non erano affatto divertenti.

-E chi dice che questo sia uno scherzo? Io sono serissima, Mai- continuò la voce che sembrava quella di Kana.

Ma non era lei: era molto più profonda e roca, risuonava come dal fondo di un pozzo nero e immondo.

Voltandosi, Mai si ritrovò a fissare la vuota orbita di una sorridente Daruma-sama, che la guardava divertita.

Mai era incapace di muoversi o anche solo gridare per la paura.

Daruma-sama le si avvicinò, fino a srotolare la sua lingua lunga su di lei ed a leccarle il viso, inumidendola con la saliva.

-Vedi di giocare, perché se non partecipi con convinzione sarò costretta ad inghiottiti, e a mangiarti-

Le arrivò fino sopra la testa, e poi le si gettò addosso, con l'intenzione di ingurgitarla.

Mai urlò, con i polmoni infiammati dallo sforzo, per poi riaffiorare nella realtà, dove stava menando Kana: la poveretta la stava trattenendo per le spalle, mentre la madre tentava di chiamarla con il suo nome.

Mai rimase confusa per qualche attimo, poi si destò sulla sedia.

-Kana! Ti ho ferita? Ti prego, perdonami stavo facendo un incubo spaventoso, io...-

-Mai, il tuo viso è pieno di saliva- la interruppe agitata Kana.

Mai si portò le amni al viso, scoprendoselo imbrattato di saliva umidiccia.

L'orrore la invase fin nell'animo, poi perse i sensi.

 

Rinvenne nel letto della stanza di Kana, e ci mise un bel po' a ricordarsi dove fosse finita, poi i poster dei gruppi rock, dei SID, di Gackt e di Ryu Kosaka le fecero capire che era stata portata nella camera da letto della sua amica.

La scrivania bianca, i letto a accanto a quest'ultima, l'armadio che si ergeva, come un monolito marroncino a guardia delle occupanti della stanzetta: quelli erano particolari che non le avrebbero mai dato timore.

Un dannato incubo, ecco cos'è stato. Che sciocca andare a provare questi rituali idioti, io che mi cago addosso con un semplice pipistrello dello zoo. Che scema!”

Kana entrò in quel momento, per assicurarsi che tutto fosse a posto.

-Oh, si. Kana, ti sono molto grata-le sorrise Mai. -Se non fosse stato per te...-

-Non devi nemmeno pensarlo. Devo ammettere che ho avuto una grande paura quando ho visto che gridavi senza freno, urlavi il nome di Daruma-sama, e la supplicavi di lasciarti stare. Non riesco però a spiegarmi come il tuo viso fosse pieno di saliva: voglio dire, è un fatto molto strano, no?-

-Lascia stare, mi sarò leccata io in preda agli incubi. Quella leggenda e il rituale mi hanno talmente scossa che inizio ad avere le visioni-

Mai rise, assieme a Kana: una risata liberatoria e piena di allegria, perché con la sua amica, Mai sentiva di non dover temere nulla.

 

Passarono un'ora assieme, godendo della compagnia reciproca, poi, verso le sette della sera, avendo ricaricato il cellulare dell'amica, Kana ritenne opportuno che Mai chiamasse i suoi per avvisarli che sarebbe stata a dormire da lei.

Quando annunciò la novità ai suoi, i coniugi Tagikawa non sollevarono obiezioni: conoscevano la famiglia di Kana da anni ormai, e problemi non ce n'erano di sicuro; il padre di Mai sarebbe venuto la mattina dopo per portare la figlia a casa.

 

Venne la sera, e Mai cenò con Kana in camera sua, per poi augurarle la bonanotte quando quest'ultima la lasciò riposare in camera sua.

Mai stava per addormentarsi, quando poté sentire un sospiro lieve provenire dall'armadio.

Si convinse di averlo immaginato, attribuendolo ai movimenti della casa o del legno del mobile.

Ma questo sospiro, incredibilmente simile, ma non uguale a quello di un essere umano, si ripeté, ad intervalli regolari per circa dieci minuti.

Poi cessò.

Mai allora scivolò nello stato di dormiveglia, iniziando a sognare le cosa più positive che potesse figurarsi la sua mente provata dagli eventi della giornata che stava finendo lentamente: sognò dell'esame imminente di matematica che andava a gonfie vele, della vettura che avrebbe guidato una volta conseguita la patente, dell'appuntamento con Keikan, di Keikan stesso.

-Mai-

La voce, più debole di un sussurro, proveniva dal suo orecchio destro, e la chiamava dolcemente.

Era Kana, che la ridestava con pazienza dal suo sonno?

Mai si voltò, chiedendosi cosa volesse la sua amica per svegliarla nel cuore della notte.

Daruma-sama la fissava dall'unico occhio che avesse. Con la bocca grondante di sangue, e deformata in un sorriso sadico.

-Mai, non hai voluto partecipare con convinzione a questo gioco. Sarò costretta a punirti, ed è un peccato.-

il fantasma, con gli abiti lacerati e puzzolenti di sangue secco le si avvicinava, ma Mai, riuscì a destarsi dal letto e ad evitare la bocca della donna fantasma, per correre a perdifiato lungo le scale, gettandosi al piano terra della casa di Kana.

L'interno era completamente silenzioso e buio: niente e nessuno si muoveva, tranne la spaventata Mai, che cercava con tute le sue forze di gridare, ma si accorgeva che nessun suono le usciva dalla gola, come se fosse divenuto afona.

Daruma-sama scivolò giù dalle scale, come un ragno ripugnante sui suoi quattro lunghi arti, con la bocca spalancata simile ad un pozzo nero e senza fondo, i lunghi capelli che coprivano solo l'orbita vuota.

Non c'era via di scampo, perché Daruma-sama la afferrò per le braccia, calando su Mai come un funesto messaggero di morte.

-E ora-disse lei -cerca di stare ferma, perché se ti dimeni non riuscirò a mangiarti come si deve: non vuoi mica che ti trovino a pezzi sparsa sul pavimento, no?-

Era la fine: la bocca stava per chiudersi su di lei, quando Mai si ricordò della parola da pronunciare per finire il gioco.

Con un movimento simile ad un karate chop, gridò -Kitta!-

Daruma-sama la guardò incredula per qualche secondo, poi con un grido tale da lacerare i timpani, svanì e lasciò la povera mai sul pavimento della casa di Kana, tremante di freddo e paura, ma libera dall'influenza della yurei.

Subito accorsero, chiamate dalle grida della ragazza, Kana e sua madre, che decisero di stare accanto a lei per tutta la notte, anche perché non ci fu verso di farsi spiegare cosa fosse successo perché lei si fosse trovata al piano terra, fuori dal letto e con solo un pigiama addosso.

 

La mattina dopo, prima che arrivasse il padre a portarla a casa, Mai pregò Kana di non riferire a nessuno ciò che le aveva detto su Daruma-sama, e di anzi non giocare a quel gioco.

Kana promise, anche se era ancora preoccupata per la sua amica, nonostante questa stesse molto meglio ora che la donna spettro se ne era andata.

Con la massima disinvoltura che ebbe, salutò la madre di Kana e salì in macchina col padre, decisa a dimenticare per sempre quel brutto incubo.

Alla sera Mai si disse che una doccia avrebbe lavato le ultime, pallidissime traccie di quell'orrenda vicenda, a cui ora perfino mai faticava a credere.

L'acqua scorreva limpida nella vasca, e la ragazza cantava allegramente, con felicità senza pari.

Quando fu dinanzi allo specchio, si sistemò i capelli, e per un momento fu tentata di cantare le strofe della canzoncina ritualistica, ma poi scacciò dalla mente quel pensiero.

Ma improvvisamente vide una seconda figura riflessa nello specchio, esattamente alla sue spalle.

L'aspetto cadaverico, l'occhio destro mancante e i capelli sudici, non lasciavano spazio a dubbi su chi fosse: Daruma-sama era tornata per tormentarla.

-Ma ma come, io ti ho esiliata, con la formula del rituale, tu, tu non puoi-

Oh Mai- disse la donna, spuntando dallo specchio come se fosse fatta d'acqua- il fatto è che non hai rispettato le regole del gioco-

-Non è vero, le ho seguite tutte-

-Eh no, vedi quando hai urlato Kitta, hai tralasciato un dettaglio importante: era già passata la mezzanotte, mentre sarei dovuta essere scacciata rima del nuovo giorno.

E ora vediamo un po' cosa potrei farti per aver trasgredito le regole?, Ora non ho idee, ma mi divertirò a scoprire come tormentarti-

Le si riavvicinò, con l'intento di ucciderla, ma Mai fu più veloce: prese una forbice da pedicure e colpì ripetutamente.

 

La mattina dopo, i coniugi Tagikawa rinvennero il cadavere della loro giovane figlia sul pavimento del loro bagno.

Non c'erano segni di effrazione, né di lotta, quindi non si sapeva come poteva essere stata uccisa.

Ma il particolare più macabro era l'assenza del bulbo oculare destro, asportato tramite ripetuti colpi di forbice, trovata insanguinata: a quanto pareva, era stata la stessa vittima a darseli, in un raptus suicida.

  
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