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Autore: _Two of Spades_    16/02/2013    0 recensioni
“Un’altra giornata di scuola…
Non vedo l’ora finisca presto.”
Questo è il primo pensiero che la povera Alexis si ritrova la mattina.
Invece Gustav era felice di iniziare la nuova scuola.
(è una storia d'amore tra i banchi di scuola tra una ragazza mezza albina e un tedesco)
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Salve a tutti questa è la prima storia con più capitoli che pubblico, e spero di riuscire a farle bene e di terminarla.
Ma ora bando alla ciance e buona lettura.


“Un’altra giornata di scuola…
Non vedo l’ora finisca presto.”
Questo è il primo pensiero che la povera Alexis si ritrova la mattina. Sarebbe stata un’altra pessima giornata, con i compagni che si ritrova. Lei frequenta una scuola alberghiera e fa il primo anno di superiori. La scuola le piace, sono i compagni il vero problema, lei è sempre stata una ragazza tranquilla, non ha mai capito perché i suoi compagni la isolavano, anzi, non gliene importava, l’unico fastidio erano le prese in giro verso di lei. Era stufa si sentirsi chiamare “Albina”, solo per colpa della sua pelle bianca come il latte e degli occhi rossi come il sangue. Lei non è albina, è nata così, anche i suoi genitori avevano pensato all’albinismo, ha dovuto sopportare molte visite mediche, e per fortuna i dottori avevano capito che non era malata, era nata così.
Alexis si alzò dal letto per andare in bagno a sciacquarsi la faccia, tutte le volte che si ritrova davanti allo specchio non riesce a fare meno di maledire i suoi lunghi capelli neri come la pece, li odiava, le facevano la pelle ancor più chiara, come se non bastasse.
Si vestì e andò in cucina, come era solita a fare.
“Oh, un biglietto sul frigorifero.” Lo staccò dalla calamita e riconobbe la scrittura di sua madre.

“Perdonami tesoro, mi hanno chiamato d’urgenza al lavoro. Lo so stamattina ti avevo promesso di esserci, mi dispiace. Per la colazione, fai te. Ci vediamo stasera, fai la brava e ricordati che la mamma ti vuole bene.
Mamma.”


Alexis tirò un sospiro, sperava di poter far colazione con sua madre. Lavora in ufficio e torna sempre tardi, non c’è mai in casa questa non è la prima che infrange una promessa, quando fa così dice sempre che le dispiace e che le vuole bene…  Ma in quel periodo Alexis cominciò ad avere dei dubbi.
Si guardò intorno nella cucina. “Mmh… Non ho fame, salterò la colazione.” Detto questo prese il suo zaino, uscì di casa e si diresse verso la fermata del  pullman, come sempre da sola, era l’unica che prendeva quella fermata, infatti tutte le mattine aveva le cuffie alle orecchie. Le piaceva isolarsi dal mondo “La vita reale è troppo dura” pensava “Abbiamo un posto magico chiamato fantasia, nella vita reale non potrò mai vivere le stesse sensazioni che provo lì, ma ciò non mi impedisce di sognare.”
Tutta la strada da casa sua verso la scuola era un insieme di musica, desideri e sogni, finché non entrava in classe e la vita riprendeva regolarmente.
“Ehi Albina! Che ne dici di andare a farci una lampada sto pomeriggio?” Era Susy, non aveva mai capito perché l’aveva presa così in antipatia. Si limitò ad ignorarla, era inutile discutere, si sarebbe solo innervosita. Si sedette nella solita coppia di banchi dove si ritrovava sempre sola.
Quella dove si trovava non era una classe unita, si dividevano sempre in gruppetti, e lei sfortunatamente non faceva parte di nessuna categoria.
Alla fine delle lezioni era solita ad andare a salutare Cecilia , una bidella molto gentile e disponibile di origini messicane. Le piaceva stare con lei, era molto giovane e aveva sempre un sorriso da rivolgere a chi si sentiva in difficoltà. Peccato però che quel giorno era di riposo.
Alexis decise di andare alla macchinetta a prendere qualcosa da mangiare, guardò attentamente tutti i prodotti in bella vista, optò per un pacco di Kinder Bueno, stava già pregustandosi il sapore della merendina, ma si accorse di non avere soldi nel portafoglio. Sbraitò contro se stessa per non aver fatto colazione, si girò per andarsene ma sbatté contro qualcosa più grande di lei.
 
 



“Gustav! Sbrigati o la segreteria chiuderà!”
“Ich komme Mutti!”
Quando finalmente Gustav scese dalle scale sua mamma gli disse “Gustav lo sai, devi imparare l’italiano, dobbiamo parlarlo anche in casa.”
“Ja, scusa Mutti, me ne ero dimenticato.” Rispose Gustav senza però perdere il sorriso.
Gustav era un ragazzo tedesco trasferitosi da poco in Italia, la lingua non era un problema tanto grosso visto che nella sua vecchia scuola in Germania aveva fatto italiano, l’unico problema era l’ accento molto marcato di cui non era riuscito a sbarazzarsi e il fatto che a volte gli sfuggiva una frase in tedesco, ma poco importava.
Suo papà e sua mamma si vedeva che erano tedeschi:
alti, biondi e con gli occhi azzurri. Sua sorella aveva sette anni, era davvero una bambina bellissima. Aveva gli occhi azzurri e dei capelli molto lunghi sempre raccolti in una treccia, si chiamava Annina. Gustav poteva essere il prototipo del tedesco perfetto come i suoi genitori, se non fosse per il fatto che aveva i capelli neri e un’ acconciatura piuttosto bizzarra: delle grandi ciocche di capelli che andavano verso l’alto, ma questo di certo non sminuiva il suo fascino.
Quel giorno suo papà e sua sorella erano andati alla scuola elementare, invece lui e sua mamma dovevano andare nella segreteria della scuola Alberghiera,  la scuola era iniziata già da 2 mesi e dovevano ancora iscriversi,  Gustav non vedeva l’ora di vedere la sua nuova scuola.
Le lezioni erano già terminate quando arrivarono. Gustav chiese a sua mamma di poter fare un giro da solo, lei acconsentì e si diresse verso la segreteria.
Gustav girò per le classi, erano proprio tante, nemmeno la sua vecchia scuola in Germania aveva così tanti laboratori e così tante classi. A un certo punto sentì un leggero languorino, e si chiese se magari c’erano delle macchinette. Quando le trovò si mise in coda ad aspettare il suo turno, davanti a lui c’era una bella ragazza, notò che ella dopo essersi messa la mano in tasca sbraitò qualcosa, ma quando si girò si scontrarono entrambi.
“E-Es tut mir leid!” Disse Gustav.
Alexis non avendo capito niente rispose semplicemente con un”Eh??”
“Ehm, cioè scusami, tutta colpa mia!” Rispose velocemente Gustav.
“Ah… no non devi scusarti, sono io che non ho prestato attenzione, non avevo visto che eri dietro di me.”
“Tranquilla.” E le rivolse un sorriso.
Alexis rimase affascinata dai suoi occhi, erano di un blu talmente profondo che ci si sarebbe persa, anche Gustav venne rapito dagli occhi di lei, lo trovava uno sguardo particolare, insomma… persone con gli occhi rossi non se ne vedono tutti i giorni.
Quando entrambi si accorsero che si stavano guardando con molta insistenza cambiarono la direzione dello sguardo.
“Ehm… Ho notato che non hai preso niente da mangiare.” Disse Gustav.
“Ah sì… ho finito i soldi.”
“Allora posso passare per favore?” Le chiese gentilmente.
“Ma certo.” Rispose scostandosi. Gustav guardò tutta la roba nella macchinetta e optò pure lui per un Kinder Bueno,  inserì i soldi e scrisse il codice,  attese la caduta del pacchetto che non ci mise tanto ad arrivare.
Quando si girò con la merendina in mano sentì un rumore:
Buuurp
Capì che era lo stomaco di Alexis.
“Eheh, stamattina non ho fatto colazione…” Rispose imbarazzata.
“Bhe non dovresti saltare la colazione. Coraggio, prendine uno.” Disse lui porgendole il pacchetto.
“Grazie mille.” Rispose lei prendendone subito uno.
Alexis non sapeva che da quel giorno la sua vita sarebbe cambiata.



 
 Ringrazio tutti coloro che hanno letto questo primo capitolo, e chiederei a chi potesse di lasciarmi una recensione per sapere se migliorare qualcosa o no. Ringrazio tutti quelli che lo faranno :)
Ciao ciao.
_Ib_
  
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