Ogni POV avrà un diverso colore; in cima al capitolo troverete una piccola Legenda per saperli riconoscere di volta in volta.
Buona lettura!
Cosmos Saint Seiya
Scorpio no Kardia - POV rosso.
Cignus no Hyoga - POV azzurro.
Atena aveva dato ordine che i cavalieri non le si avvicinassero.
Avrebbe
tenuto al
sicuro i sopravvissuti, questa volta.
Per
nulla al mondo
avrebbe rischiato di perdere i pochi uomini che le erano rimasti.
L'ultima
battaglia
aveva notevolmente ridotto le, già dimezzate, forze della
giustizia.
E
lei sperava che
non ci fosse più bisogno di combattere, che le forze oscure
si fossero estinte,
che non ci fossero
più tributi di
sangue da pagare.
Non lo sapeva, Atena, che
gli dei non erano pronti
ad accettare la sua predilezione per il genere umano.
Non si era resa conto che,
negli inferi, le forze
oscure si stessero risvegliando, più forti e decise di prima.
Perché c'erano
più uomini su cui contare, nell'Ade.
Perché pochi
erano rimasti, tra i cavalieri della
speranza.
Ikki, il cavaliere della
fenice, il cavaliere si
pensava potesse risorgere dalle sue ceneri, era stato il primo ad
andarsene, ad
abbandonare il mondo dei viventi. E Saori sapeva che questa volta non
sarebbe
tornato.
Hyoga, il cigno, lo aveva
seguito.
Entrambi avevano dato la
vita per salvare lei, per
difendere l'umanità.
Ora il suo unico desiderio
era che i tre cavalieri
che erano rimasti vivessero felici le loro vite.
"Kardia dello Scorpione?"
Una voce? Era veramente una voce, quella che udii? Rimasi completamente sconvolto da ciò: chi mai poteva avere un potere tale da rivolgere parole a un dannato senza più un corpo?
"Un tempo mi chiamavano così" risposi "Adesso non sono altro che il niente. Chi osa disturbare il mio eterno e tormentato riposo?"
Una risata malvagia riempì l'area intorno a me. Mi si sarebbe gelato il sangue nelle vene, se solo avessi avuto ancora un corpo.
"Mi rincresce che tu non mi riconosca, Kardia" rispose la voce, sibilando quasi "Io sono il motivo per cui ti trovi qui, infondo"
Come avevo potuto non pensarci prima? Ma certo. Soltanto Lui poteva compiere un simile prodigio. Non risposi, incerto su come comportarmi, e attesi che fosse Lui a fare la prima mossa.
"Io sono Hades, Re degli Inferi e Custode di questo luogo. Sono qui per farti una proposta, antico Saint di Athena. Riporterò l'alito della vita nel tuo corpo, dopo tutti questi anni di prigionia. Ti darò un corpo nuovo, Kardia, privo della malattia che affliggeva il tuo corpo, e ti donerò la vita eterna... ad una sola condizione"
"Sarebbe?!" fremetti.
"Dovrai giurarmi eterna fedeltà"
Giurare eterna fedeltà ad Hades? Giurare eterna fedeltà a colui contro cui avevo lottato a costo della vita? Rinnegare il mio passato, rinnegare la mia volontà di Saint di Athena, rinnegare tutto ciò che ero stato e tutto ciò per cui ero morto?
Non avrei mai accettato un simile compromesso.
Non l'avrei mai fatto... prima. Ma adesso qualcosa era cambiato; bramavo vendetta da fin troppo tempo, e quella era la giusta occasione per sanare la mia sete.
"E sia, Sommo Hades. Io, Kardia dello Scorpione, Ex Cavaliere di Athena, vi giuro eterna fedeltà"
La risata malvagia del Dio riecheggiò in quelle lande ghiacciate.
Pensai che la mia sorte fosse particolarmente divertente, quando, privato della vita, mi ritrovai nel Cocito.
Destinato a passare l'eternità tra i ghiacci, come in vita così in morte.
Accusato di aver tradito gli dei, fui spedito nei meandri più profondi dell'Inferno.
Inferno a me in un certo qual modo familiare, comunque.
Divinità iraconde e fantomatiche, le nostre. Accusarono noi di aver tradito, senza rendersi conto che la realtà dei fatti era un'altra.
Sono stati gli dei a voltare le spalle agli uomini, e non il contrario.
Unica dea, tra tutti, che ancora era votata alla protezione della giustizia, e con essa l'umanità intera, era Atena.
Ed è stranamente ironico come quest'inferno sia popolato in gran parte da quelli che un tempo combatterono sotto il nome di questa Dea.
E mi ritrovai a sospirare, incurante del vento che, gelido e violento, sembra frustare il suolo ed i nostri stessi corpi.
Nostri, si, perché sono molte le anime del cocito.
Avevo pensato, scioccamente, quando ero in vita, che una volta morto avrei raggiunto i miei cari.
Avrei finalmente raggiunto mia madre, Isaac ed il mio amato maestro.
Invece, tra queste lande, non si distingueva nemmeno un volto amico.
Non si udiva nemmeno un suono all'infuori del fragore del vento.
Nessuno osava emettere un lamento.
Corpi privi di voce, di volontà.
E per questo mi meravigliai non poco quando sentii la voce del padrone incontrastato dell'inferno che chiamava il mio nome.
E mi meravigliai ancor di più quando mi riscoprii capace di parlare.
Perché era stata muta, fino a quel momento, la mia anima.
"Sei venuto a prenderti gioco di me, Hades?"
E lo sentii ridere, divertito da non so nemmeno cosa.
Perché ad un mortale non è dato conoscere ciò che reca divertimento ad un dio.
Soprattutto ad un dio folle come questo.
"Questa volta no, cavaliere."
E pronunciò l'ultima parola con disgusto, un tono completamente contrastante alla risata precedente.
"Sono venuto a tenderti una mano, perché in fondo sono un dio magnanimo."
E rise di nuovo, con la sua risata vuota.
"Avrai un nuovo corpo, esattamente come quello che avevi in vita, potrai di nuovo avvertire il calore del sangue che ti scorre nelle vene. Tutto quello che devi fare è giurarmi eterna fedeltà."
Ed ero sul punto di rifiutare quando avvertii un cosmo caldo e gentile avvolgermi.
E me ne sentii bruciato, perché quando sei abituato al gelo assoluto anche la minima quantità di calore appare come fiamma viva, lava bollente.
Ed allora capii.
Questa volta avrei dovuto combattere contro quelli che un tempo mi erano compagni, contro la fanciulla che ho difeso per la mia intera vita.
E poi, in fondo, è destino degli allievi seguire le orme dei propri maestri.
To be continued...