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Autore: Vals Fanwriter    17/02/2013    7 recensioni
Inspiegabilmente, Jeff si era ritrovato ad arrossire appena, davanti a quegli occhi verdi e di fronte alla possibilità di aver fatto una figuraccia lasciandosi scappare quella frase, a mo’ di bambino deluso. Ma il commesso, il cui cartellino di riconoscimento lo denominava come Nick, non aveva smesso di sorridere radioso.
Niff (Nick/Jeff) | AU | Commedia, Fluff, Pseudo-Romantico, Pseudo-Sentimentale
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeff Sterling, Nick Duval | Coppie: Nick/Jeff
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Habits that I cannot break

Rating: Verde.

Genere: Commedia, Fluff, Pseudo-Romantico, Pseudo-Sentimentale.

Pairing: Niff.

Avvertimenti: One Shot, AU.

Note: Niente di più che queste: questa storia non poteva chiamarsi diversamente *tarlo in testa*; questa storia non poteva essere dedicata a qualcun altro, non oggi; questa storia non poteva venire più “stupidosa” di così. Enjoy. (:       Vals~

 

***

 

Habits that I cannot break

 

 

FOR YOU. I’M GLAD YOU CAME.

 

 

‹‹Eccoti finalmente.››

‹‹Scusami, ho fatto tardi. L’autobus mi ha lasciato a piedi e ho dovuto aspettare quello successivo.››

‹‹Almeno ti sei ricordato di comprare il panino per pranzo?››

‹‹Ehm, no.››

‹‹Com’è che si dice? Anno nuovo, vita nuova?››

‹‹Così pare.››

‹‹Ma per te questo non vale, giusto?››

‹‹Che ci posso fare? Ormai sono abituato così.››

‹‹Sei abituato ad attraversare l’intero complesso universitario per comprare un banale panino?››

‹‹Uhm… Sì?››

‹‹Sei irrecuperabile, Jeff.››

‹‹Ahah, lo so.››

 

 

 

 

 

No, non era affatto abitudine quella che Jeff denominava tale, quella che comprendeva l’immagine di lui che abbandonava libri e migliori amici per andare a comprare, ogni benedetta mattina, un panino, o meglio una focaccia, a quel bar che distava mezzo mondo dall’aula in cui era solito mettersi a studiare.

Non poteva chiamarsi abitudine, visto che era sempre così maledettamente preciso quando guardava l’orologio e sceglieva il momento esatto in cui alzarsi e dire:

‹‹Vado al bar, torno subito.››

Certo, aveva un debole inimmaginabile per quella focaccia al forno, ripiena di scamorza e prosciutto cotto; era così morbida e saporita rispetto agli altri panini, la cui scorza puntualmente gli graffiava il palato. E davvero, tutto era iniziato con quella focaccia – gli conciliava lo studio sapere che dopo qualche ora avrebbe mangiato quella squisitezza e, addirittura, lo faceva svegliare di buon umore al mattino presto – ma dopo un po’ di tempo la ragione per cui percorreva l’intero complesso universitario per raggiungere il bar era diventata un’altra.

Era successo qualche mese prima. Come al solito, alle undici e trenta in punto si era alzato dalla sua sedia, aveva recuperato il portafogli ed era sfrecciato via dall’aula studio, con la solita scusa – allora non era ancora una scusa, ma lo sarebbe diventata poi, entro la fine della settimana. Raggiunse il bar in cinque minuti, a passo svelto; ogni volta, le focacce erano le prime a finire e Jeff faceva di tutto per arrivare in tempo e riuscire a comprarne una. Ma quello era un giorno sfortunato, in un certo senso, e Jeff aveva finito per non trovare più alcuna focaccia al suo arrivo al bar.

Aveva guardato la teca vuota, sconsolato, e poi aveva alzato lo sguardo verso il ragazzo dietro al bancone.

‹‹Non avete più focacce?›› aveva mormorato, e il suo tono di voce era suonato quasi come un “come avete potuto farmi questo?”.

Il commesso, che stava armeggiando con la piastra per riscaldare un paio di panini per un altro studente, si voltò, sollevò leggermente la visiera del berretto che gli copriva la fronte e sorrise vedendo Jeff. Il biondo lo riconobbe: era sempre lì quando lui veniva a comprarsi il pranzo; e col tempo, aveva perfino imparato a prevedere la sua scelta. Cioè, chiunque ci sarebbe riuscito, ma quel sorriso che gli rivolgeva dicendo: ‹‹Una focaccia, vero?›› era anche meglio del sapore della focaccia stessa.

Inspiegabilmente, Jeff si era ritrovato ad arrossire appena, davanti a quegli occhi verdi e di fronte alla possibilità di aver fatto una figuraccia lasciandosi scappare quella frase, a mo’ di bambino deluso. Ma il commesso, il cui cartellino di riconoscimento lo denominava come Nick, non aveva smesso di sorridere radioso.

Aveva imbustato i panini che aveva appena finito di scaldare e aveva consegnato una delle due buste allo studente in attesa. L’altra l’aveva allungata a Jeff.

‹‹Focaccia con scamorza e prosciutto cotto, come piace a te.›› aveva detto, mentre Jeff boccheggiava stupito, ‹‹Stamani c’era una tale bolgia, che ho pensato di conservarti l’ultima.››

E Jeff, in quel momento, non aveva saputo trovare una parola di ringraziamento, aveva semplicemente allungato la mano e preso la busta con dentro la focaccia, e poi mentre lo guardava fisso, quasi incantato, aveva mormorato:

‹‹Quant’è?››

Il commesso, Nick, aveva alzato le spalle e gli aveva risposto cortesemente:

‹‹Tranquillo, offro io quest’oggi.››

 

 

E poi “quest’oggi” era diventato “questa settimana”, e la settimana si era moltiplicata a sua volta, fino a quel giorno. Fino a quando Jeff non era andato di nuovo lì, al bar, felice di rivederlo e di passare un quarto d’ora a chiacchierare con lui – ormai, era diventato più che una semplice routine. Ma arrivato lì, lui non c’era… e perfino la teca era priva di focacce.

Il giorno sfortunato per eccellenza.

Si avvicinò al bancone. Tutta la strada che aveva fatto, un passo dopo l’altro, più veloce che poteva, solo per vederlo, gli aveva dato come ricompensa solo un indesiderato fiatone e un dolore lieve ai polpacci.

‹‹La focaccia non…?››

‹‹…con scamorza e prosciutto cotto, giusto?››

Alzò lo sguardo – lo aveva tenuto fisso a terra fino a quel momento, pieno di delusione – ma non vide Nick; c’era un altro ragazzo dietro al bancone.

‹‹Nick si scusa con te, ma ha avuto un imprevisto ed oggi non è potuto venire a lavorare.››

Gli stava porgendo la solita busta bianca, con dentro la focaccia.

‹‹Ti ha lasciato un biglietto, però. Tranquillo.››

Il ragazzo gli sorrise e voltò la busta da un lato per mostrargli il post-it giallo attaccato ad essa. E lo sguardo di Jeff si illuminò. Afferrò il pacchetto, ringraziando il commesso che stava sostituendo Nick, e staccò il foglietto dalla busta per leggerlo.

Il sorriso gli si fece più grande man mano che scorreva la grafia ordinata e chiara di Nick e il suo cuore palpitò di gioia per la dolcezza di quelle parole.

 

Non ci sono, ma non ho dimenticato di conservarti il pranzo.

Certe abitudini sono dure a morire.

Ricordati di me quando darai il primo morso alla tua focaccia e…

Trascorri una bella giornata, raggio di sole.

 

            Nick~      

 

 

Ora aveva un motivo valido per tornare ancora in quel bar.

Nick lo aspettava ed era felice di rivederlo. Ogni giorno.

 

 

 

 

 

‹‹Ehi, è un miracolo che tu sia arrivato così presto!››

‹‹Ho pensato che se arrivavo presto potevo smettere prima di studiare…››

‹‹…E andare prima da Nick.››

‹‹Ahà.››

‹‹Sarebbe quasi il caso che tu e lui usciste insieme, non credi?››

‹‹Dovremmo?››

‹‹Dovreste, sì. Non vi scoccia vedervi sempre al bar?››

‹‹Neanche tanto. Ormai ci abbiamo fatto l’abitudine.››

‹‹Hai trovato l’anima gemella, allora, Jeff…››

‹‹Mmh? Perché dici così?››

‹‹Perché entrambi avete delle strane abitudini.››

 

 

‹‹Sì, ho trovato l’anima gemella.››

 

 

Fine.

 

 

 

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