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Autore: _lu    17/02/2013    2 recensioni
Questa storia parla di Blade Stoner e Nina Devine, tributi partecipanti alla storia "Run so we'd both be free" di darkneko_angel.
Solo Blade, Nina e una notte stellata nell'arena.
Nina rideva. Non si curava della ragazza morente, continuava a guardare gli occhi di Blade.
Le piaceva quello che ci leggeva. Non paura, non ribrezzo. Era ammirazione, era la stessa gioia sadica che sentiva lei, lo stesso piacere.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rompo le scatole qui e poi basta, lo giuro.

I tributi protagonisti di questa OS partecipano all’interattiva ”Run so we’d both be free” di darkneko_angel.

Loro sono Nina Devine, la mia tributa del distretto 6, e il suo compagno di distretto Blade Stoner, il tributo di Clary1835.

L’altra ragazza è una tributa non identificata.

Questa schifezzuola è per Clarice

e per Ilaria, senza la quale la Blina non esisterebbe nemmeno <3

Enjoy!

 

Just me and you

 

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<< Ci accampiamo qui stanotte? >>

<< Accamparci? Perché? Hai paura del buio, forse? >> commentò Nina, fissando Blade con un sorrisino di scherno. Come al solito lui non reagì al suo sarcasmo.

<< La gente normale la notte dorme, Nina. >>

<< Non sanno cosa si perdono. >> Nina camminava lentamente, sfiorando distrattamente con la punta delle dita le foglie degli arbusti che la circondavano. Fissava trasognata le stelle che quella notte illuminavano il cielo dell’arena. << Tutto cambia, la notte, lo sai? >>

Blade sbuffò, ma non rispose in nessun altro modo alle stranezze che la compagna blaterava.

Era diverso da tutte le altre persone con cui Nina aveva avuto a che fare.

Normalmente la gente rabbrividiva quando la sentiva parlare così, con quel suo modo di fare inquietante e un po’ folle. All’orfanotrofio la sgridavano sempre, quando si comportava in quel modo strano, incomprensibile, ma sapeva che tutti loro avevano segretamente paura di lei. Le piaceva, la loro paura implicava una sorta di rispetto malato che faceva sentire Nina incredibilmente soddisfatta.

Claire, nei suoi ultimi periodi, rideva sempre quando Nina parlava, rideva per ore, probabilmente senza capire una parola di quello che l’amica diceva. Poi si iniettava ancora qualcosa in vena.

Alec soffriva quando Nina si comportava in quel modo, quando dimostrava tutto il suo essere sbagliata, lei glielo leggeva in faccia. A volte la ammoniva, con la sua voce calma e il suo sguardo serio. Cercava di cambiarla, di salvarla secondo lui, ma lei non ne voleva sapere.

Blade era diverso.

A lui non importava. Lui non la giudicava. Lui capiva.

Per Nina era strano rapportarsi con lui. Provava in ogni momento a manipolarlo, a prenderlo in giro, a schernirlo sperando di farlo reagire.

Voleva che perdesse il controllo, che le urlasse contro come facevano tutti. Non capiva per quale motivo lui dovesse rimanere impassibile di fronte ai suoi giochetti, e questo la logorava.

Nina rifletteva in silenzio, guardando il cielo stellato. Blade le dava le spalle, era accucciato a terra e trafficava con delle corde e altri arnesi che da quella distanza non riusciva a distinguere. Nina gli si avvicinò, sbirciando l’opera del ragazzo da sopra le sue spalle. Osservava rapita le sue mani intrecciare i pezzi di corda e dare origine ad una delle sue trappole micidiali. Blade aveva delle mani grandi, belle, e si muovevano con una rapidità ed un’abilità impressionante. Nina si accucciò vicino a lui, e prese tra sue una della mani del ragazzo, osservandola attentamente. Sentiva dei calli leggeri sui palmi, e la pelle dei polpastrelli, dove la corda sfregava, era sensibilmente più calda. Al confronto con quelle di Blade, le mani di Nina erano piccole e scheletriche, come quelle di una pallida bambina. Lui la fissava, con una muta domanda dipinta sugli occhi, ma non disse niente.

Fu Nina a rompere il silenzio che si era creato, lasciando la sua mano con un sussurro: << Come funziona? >>

Lui le indicò alcuni capi più lunghi della corda << Questi li lego al tronco di un albero qui intorno. Ci ho annodato delle punte, se qualcuno ci inciampa non sarà in grado di proseguire per molto. Questo invece >> proseguì indicando l’ammasso più grande di corda e filo da pesca << con la giusta pressione potrebbe intrappolare un tributo e soffocarlo in meno di un minuto. >>

Nina annuì, soddisfatta dalla sua spiegazione e dall’effettiva minaccia che la trappola rappresentava.

<< Allora adesso ci accampiamo qui. Tu dormi, faccio io il primo turno di guardia. >> Blade le rivolse un’occhiata obliqua << Ti sveglio se arriva qualcuno, promesso. >>

Il ragazzo annuì, così, mentre lui dava gli ultimi ritocchi alla trappola, Nina preparò un giaciglio tra le radici di una pianta.

***

 

<< Nina! >>

Solo un urlo di Blade, e Nina spalancò immediatamente gli occhi azzurri e si sedette di scatto. Quanto tempo aveva dormito? Blade si era svegliato alcune ore dopo di quando si erano coricati, e aveva preteso di fare la guardia al suo posto. Lei non aveva un gran bisogno di dormire, a casa non riposava più di due o tre ore a notte. Ricordava di aver fissato il profilo di Blade, seduto davanti a lei, per molto tempo, senza che lui se ne accorgesse.

Scorse il suo compagno seguire una figurina minuta, che zoppicava visibilmente ma si sforzava di continuare a correre. Nina si alzò in fretta, e cominciò a rincorrerli quanto più velocemente le sue gambe le permettevano. Si trovava a pochi metri di distanza da loro, quando Blade finalmente raggiunse la tributa e la immobilizzò a terra. Era inginocchiato sopra di lei, con una mano le teneva il collo ancorato al terreno e con l’altra frugava nella tasca della giacca, dove Nina sapeva che teneva sempre un coltello.

<< Blade! >>

Il ragazzo si bloccò, voltandosi a guardare la compagna. Non lo chiamava quasi mai per nome.

La fissò per un breve istante, mentre la ragazza sotto di lui si divincolava disperata. Poi, inaspettatamente, sorrise. Si alzò, tenendo saldamente la ragazza ferita per la collottola e trascinandola in piedi assieme a lui. Continuando a guardare Nina, spostò la ragazza di fronte a lui, immobilizzandole le braccia dietro la schiena. Sorrise di nuovo.

Nina si avvicinò, camminando lentamente. Estrasse un coltello dallo stivale, sorridendo a sua volta e guardando Blade.

La ragazzina era terrorizzata,aveva smesso di divincolarsi e guardava Nina, supplicandola.

Nina le avvicinò un dito alla bocca, invitandola a fare silenzio.

Non riconosceva la ragazza, non si era curata di controllare i suoi avversari al centro di addestramento. Tanto doveva ucciderli comunque, che ricordasse i loro nomi o meno.

Cominciò a canticchiare una canzoncina del suo distretto, rigirandosi il coltello tra le mani e guardando Blade.

Passò la lama di piatto sul viso della ragazza, delicatamente, senza inciderne la pelle. La tributa cominciò a piangere sommessamente.

Nina teneva i suoi occhi fissi in quelli neri di Blade. Non vide il sangue gocciolare dalla guancia della ragazza quando vi premette contro la punta del coltello, sfregiandola. Continuava a canticchiare.

Si accorse, però, del suo strillo disperato, quando avvicinò la lama alle sue labbra.

Nina distolse lo sguardo da Blade, e sorrise alla sua vittima. La canzone era giunta all’ultima strofa.

Con uno scatto fulmineo della mano, mente pronunciava l’ultima parola del motivetto, le tagliò la gola. La ragazza cominciò ad annaspare, mentre il suo sangue schizzava ovunque, sul volto, sui capelli e sui vestiti di Nina. Blade continuava a tenerla ferma, fissando la compagna.

Nina rideva. Non si curava della ragazza morente, continuava a guardare gli occhi di Blade.

Le piaceva quello che ci leggeva. Non paura, non ribrezzo. Era ammirazione, era la stessa gioia sadica che sentiva lei, lo stesso piacere.

Se Alec stava guardando quelle scene, sicuramente soffriva moltissimo, mentre vedeva la ragazza che voleva amare comportarsi come il mostro che tutti vedevano in lei. Non capiva, non poteva capire, non riusciva a concepire tanta crudeltà in lei.

Alec voleva salvarla. Alec avrebbe potuto redimerla.

Ma Blade la accettava, Blade l’aveva riconosciuta.

Niente domande, niente complicazioni, niente promesse e parole inutili. Solo loro due, quell’arena e il loro reciproco riconoscersi.

Forse Alec se ne sarebbe fatto una ragione. Sicuramente sarebbe stato meglio per lui.

A Nina non importava. Era libera dalla sorta di influenza che Alec aveva esercitato su di lei, libera dall’attrazione che tante volte aveva provato per lui.

Blade l’aveva liberata.

Blade la rendeva completa.

Se ne rese conto guardandolo negli occhi, mentre la vita della tributa si estingueva.

Blade lasciò il corpo della ragazza a terra, senza curarsene. Presto un hovercraft se ne sarebbe occupato, non era affar loro.

Si avvicinò a Nina, toccandole il volto sporco di sangue con un pollice.

Continuavano a fissarsi, come avevano fatto fino a quel momento, entrambi come sospesi, immobili sotto la volta stellata. Azzurro ghiaccio e nero pece, fusi in un attimo di straordinaria intensità.

Poi Nina si avvicinò improvvisamente, facendo cozzare le proprie labbra con quelle di Blade. Non era un vero e proprio bacio, era labbra, denti, lingua e sangue, era vittoria, era violenza, era dolore, era lotta. Era il loro riconoscersi e il loro accettarsi, era la consapevolezza di non avere futuro e il non curarsene affatto. Era il fregarsene altamente dell’arena, dei giochi e della gente.

Erano Blade e Nina, e quella notte tanto bastava.

 

 

 

  
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