206
Kurt
uscì dall’hotel affondando il viso il
più
possibile dentro il groviglio che aveva formato con la sciarpa e il
cappotto.
Quei giorni New
York era, se possibile, più fredda
del solito.
Si avviava, come
ogni mattina, al caffè vicino alla
NYADA per incontrarsi con Amy, la sua migliore amica. La scuola poteva
anche
vantare il titolo di migliore scuola di arti della città ma
non riusciva a
permettersi una marca decente di caffè perciò la
maggior parte dei ragazzi che
frequentavano la prestigiosa scuola si riunivano lì per
prendere il miglior
caffè che ci fosse in circolazione secondo Kurt, e ne aveva
provati molti.
Kurt era figlio
del senatore Burt Hummel, colui che
stava facendo la differenza. Kurt non ci capiva molto di politica e non
gli
interessava nemmeno molto, ma l’unica cosa di cui era certo
era che suo padre
stava finalmente facendo la differenza. Era fiero di suo padre e alcuni
sacrifici sarebbero stati ripagati in futuro.
Ogni tanto,
riflettendoci, Kurt non era triste, ma..
rassegnato. Ormai la sua adolescenza era passata, quei giorni erano
finiti e
non avrebbe potuto fare molto per tornare indietro.
Essendo un
senatore, Burt, dovette viaggiare molto,
soprattutto durante il periodo in cui Kurt frequentava
il liceo, o meglio i licei. Purtroppo,
spostandosi continuamente, Kurt cambiava scuola molto spesso, ma cosa
che lo
differenziava più di tutto dagli altri era che quando stava
in un posto fisso
per abbastanza tempo da farsi un paio di amici non poteva nemmeno
invitarli a
casa per studiare o fare cose normali poiché abitava in
hotel.
I soldi non
erano mai stati un problema e Burt
preferiva di gran lunga stare in hotel che in una casa presa in affitto
per sei
mesi per poi lasciarla per ripartire; per non parlare di tutti i
problemi con i
traslochi.
Così
Kurt aveva vissuto in hotel, cambiando sette
scuole in quattro anni, ma comunque riuscendo a diplomarsi con il
massimo dei
voti e riuscendo ad entrare nella migliore scuola di New York.
Non avendo amici
con cui prendere un monolocale
dall’altra parte della città rispetto alla scuola,
Kurt decise che passare
qualche mese in più in albergo non sarebbe stato poi
così male, e poi c’era il
servizio in camera, la sua parte preferita.
Perciò
dopo aver salutato il signore alla reception
che stava parlando con un ragazzo e cercando di ripararsi il
più possibile dal
freddo pungente di quella mattina si diresse verso la stazione della
metropolitana.
La giornata
continuò come sempre, mattina a scuola,
partecipando alle varie lezioni, e nel pomeriggio aveva quelle prove.
Se gli
andava bene per le otto era in albergo, ma certe volte arrivava in
stanza
strusciano alle dieci di sera dopo aver passato un ora bloccato nel
traffico
perché si rifiutava di prendere la metropolitana a
quell’ora.
Ma Kurt non si
lamentava, o meglio, non aveva tempo
per lamentarsi.
Quel giorno gli
era andata anche troppo bene, erano
le sette e mezza e stava già ordinando il servizio in
camera, aveva proprio
voglia di un hamburger, se lo era meritato.
Dopo aver
ordinato decise di fare una doccia, ne
aveva urgentemente bisogno.
Non appena mise
piede fuori dalla doccia qualcuno
bussò alla porta della camera, doveva essere il servizio in
camera.
Non si fece
molti problemi ad andare ad aprire, di
solito veniva sempre Amber, una cameriera gentilissima che faceva il
turno la
sera.
Bussarono di
nuovo proprio mentre Kurt stava
attraversando la stanza per andare ad aprire.
«Scusami
Amber ero sotto la doccia-» Si bloccò.
«Tu
non sei Amber..»
No, decisamente
non era Amber.
Amber non era un
ragazzo con capelli ricci sistemati
con un po’ di gel, una carnagione olivastra e due occhi su
cui Kurt avrebbe
tranquillamente passato pomeriggi interi a descriverli.
E quelle labbra,
oh belle labbra.
La cosa si stava
facendo imbarazzante poiché il
suddetto ragazzo lo stava guardando con un sorriso, sul punto di
ridere. E come
biasimarlo, sei era appena ritrovato un ragazzo con solo un asciugamano
sulla
vita, tutto bagnato, che lo fissava da abbastanza tempo da essere
imbarazzante
e che lo aveva chiamato Amber.
«No,
non sono Amber, piacere Blaine» si presentò il
ragazzo.
«Oh,
OH! Scusami, di solito c’è lei a
quest’ora,
scusami. Kurt» rispose stringendogli la mano che gli aveva
offerto.
«Non
ti preoccupare.. Comunque questo è quello che
hai ordinato, buon appetito!»
Detto
ciò il cameriere. No, è Blaine. Si corresse
Kurt, si avviò verso l’ascensore
«Ehi,
aspetta!» disse Kurt prima di riuscire a
trattenersi.
Blaine si
girò. Kurt rimase imbambolato, e ora?
«Gr-Grazie.»
disse con un sorriso.
Blaine gli
rivolse uno dei sorrisi più belli che
Kurt avesse mai visto.
«Prego»
e gli fece l’occhiolino, uccidendo
ufficialmente gli ultimi neuroni di Kurt.
Il giorno dopo
Kurt non doveva andare a scuola
perciò decise di andare a prendere qualcosa nel salone
ristorante e portarsela
in camera e stare tutto il giorno davanti la tv. Quella settimana era
stata
particolarmente stressante tra le prove e gli esami.
Andò
verso il tavolo dei cereali, d’accordo, ieri
sera se lo meritava, ma oggi è un altro giorno e doveva
tornare alla sua ferrea
dieta.
Fu subito
affiancato da Blaine.
Blaine, si
proprio Blaine, il ragazzo super carino
che si era trovato davanti la sera prima, quando era mezzo nudo.
«Ehi
straniero» lo salutò mentre prendeva alcuni
vassoi vuoti.
«Ehilà»
rispose Kurt con un sorriso.
«Allora,
piaciuto l’hamburger? Scommetto che essendo
stato portato da me, come minimo, era il triplo più
buono.»
Kurt, rise, di
gusto, come non faceva da un po’ e
Blaine pregò che non smettesse mai poiché era il
suono più bello che avesse mai
sentito.
«Beh,
si, devo ammetterlo, era molto più buono del
solito»
Blaine gli
sorrise.
Kurt perse un
battito.
«Ti
andrebbe di prendere un caffè insieme questo
pomeriggio, quando ho finito il turno?»
Erano seduti al
tavolo della colazione, Kurt
ultimamente preferiva stare li piuttosto che in camera e Blaine
stranamente non
aveva poi così tante cose da fare e si sedeva con lui a
chiacchierare.
Erano diventati
amici.
Si sedevano al
tavolo della colazione e parlavano,
fino a quando Kurt non doveva andare a scuola o Blaine era stato
richiamato un
numero indefinito di volte.
Così
Blaine ci aveva riflettuto su e aveva capito
che doveva prendere le redini in mano e si era esposto ed ora attendeva
una
risposta.
Kurt, dal canto
suo, sarebbe riuscito veramente a
trovare del tempo per uscire con Blaine?
Perché
in fondo era proprio quello il problema.
Blaine era
meraviglioso, simpatico, carismatico,
gentile, affettuoso, diceva sempre la cosa giusta al momento giusto e
Kurt si
trovava veramente bene con lui nel poco tempo che passavano insieme.
Perciò
il problema di sicuro non era Blaine, ma
trovare il tempo.
«Si»
Blaine
ne valeva la pena.
«Si?»
ripeté Blaine.
«Si»
disse con più convinzione Kurt.
«A che
ora finiscono le lezioni?» chiese Blaine.
«Oggi
alle cinque»
«Bene,
allora ti passo a prendere»
Il sorriso che
comparve sul volto di Kurt fu uno dei
più belli che Blaine avesse mai visto, gli illuminava il
volto e gli occhi.
Automaticamente
Blaine sorrise.
«Allora
ci vediamo alle cinque» disse Kurt
recuperano la cartella con i libri, alzandosi per andare a lezione.
«A
dopo, Kurt»
Le lezioni quel
giorno sembravano non passare mai.
Finalmente, dopo
quello che gli sembrò un secolo,
arrivarono le cinque.
Blaine lo
aspettava esattamente all’entrate.
Si sorrisero,
Kurt si sistemò meglio la borsa sulle
spalle.
«Allora,
dove proponi di andare?» chiese sorridente
Blaine.
«C’è
un caffè, qui vicino, è davvero buono»
rispose
Kurt.
E
così si incamminarono verso la caffetteria.
N.d.A.
Buon pomeriggio!
Bhè,
non ho molto da dire, spero solo che vi sia
piaciuta. Ringrazio con tutto il mio cuore Beth aka la donna che mi fa
impazzire
(♥) ma che va bene così, perché
abbiamo creato un equilibrio e che mi ha betato
la storia.
Non credo avrà un continuo, ma chi sa, mai dire mai. (Per citare qualcuno.. :D)
206
è riferito al numero della stanza in cui quei due babbuini
hanno cuccato nella 4x14 :3
Un grazie anche
a chi leggerà/recensirà.
Marta.