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Autore: Fefy_07    17/02/2013    9 recensioni
I suoi sibili gli entrano nel cervello e lo confondono, lo danneggiano. Sente le gambe cedere e chiude gli occhi, cercando di limitare il dolore che improvvisamente gli esplode in testa. Sa che sta perdendo, sente la volontà cedere, ma non gli importa poi tanto. Vuole spegnere tutto
Personale rivisitazione dell'episodio 2x22
Scritto per il contest "La speranza vive in una creativa realtà" indetto da HopeGiugy sul forum di EFP. Enjoy!
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alaric Saltzman, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Jeremy Gilbert, Stefan Salvatore | Coppie: Damon/Elena
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Autore Forum/EFP:Fefy_07
Fandom:The Vampire Diaries
Titolo storia:The monster inside of me
Genere:Introspettivo, Drammatico, Triste
Rating: Giallo
Avvertimenti:What if…?
Personaggi:Damon Salvatore, Elena Gilbert, Alaric Saltzman, Jeremy Gilbert, Stefan Salvatore
Pacchetto:Prigionia "Non fuggire in cerca di libertà quando la più grande prigione è dentro di te"
NdA:Una personale rivisitazione dell’episodio 2x22. Il resto delle NdA sono a fine fic, perché si riferiscono a fatti specifici della stessa. Spero sia una lettura piacevole :) La storia partecipa attualmente al contest "Red Carpet - fanfiction da Oscar" indetto da clalla97 sul forum di EFP e giudicato da HopeGiugy e Belarus
Track: Skillet - Monster (http://www.youtube.com/watch?v=1mjlM_RnsVE)


 
The monster inside of me

 
«Maybe girl, you could help me fight
The monster inside of me
»
Daniel Johnston - The monster inside of me

 

Damon riapre gli occhi di scatto, inspirando bruscamente, alla ricerca di aria che non gli serve davvero. L’ultima cosa che ricorda è il volto di Alaric e una puntura bruciante alla verbena, poi una coltre massiccia gli ha spento i sensi, fino a questo momento.
Si alza lentamente, indolenzito, poi getta uno sguardo diffidente a ciò che gli sta intorno. Sembra un bosco immenso, di quelli in cui adorava cavalcare quando era un essere umano. 
Di quelli in cui ti sei nutrito fino a uccidere, complice l’oscurità.
Il vampiro si volta di scatto, poi urla «Chi c’è?»
La voce risuona lontana, in balia dell’eco.  Appare fredda e priva di inflessione, sebbene stia cominciando a innervosirsi. L’ultima frase non l’ha effettivamente pensata, è stato più come un sussurro nell’orecchio: una voce melliflua, minacciosa e tremendamente familiare, che gli ha lasciato una sensazione di freddo sulla nuca.
Damon aggrotta le sopracciglia, poi un pensiero lo fulmina e si scopre il braccio sinistro, osservandolo attentamente. Non sente più dolore e il morso di licantropo è scomparso. Per un secondo, pensa di essere nell’altro lato e quasi si rallegra di non essersi accorto di morire, sebbene gli sembri di avere un macigno nel petto al pensiero di non aver potuto almeno dire addio ad Alaric, a suo fratello. A Elena.
Un singhiozzo soffocato lo distoglie dalle sue riflessioni e Damon, incuriosito, si volta nella direzione del suono. Non se n’era accorto, ma qualcuno è accovacciato a terra, dietro alcuni alberi.
Si avvicina un po’, incerto sul da farsi, e mormora in tono rassicurante «Stai bene?»
La figura geme, ma non risponde. Damon non riesce a inquadrarla ancora bene ma capisce che è una ragazza. La vede solo di spalle e può distinguere i lunghi capelli scuri, appoggiati su una spalla, che le lasciano il collo scoperto…
Squarcia, mangia, cancella.
Damon si blocca, udendo ancora quello strano mormorio. Non riesce a capire da dove provenga, sembra quasi il bosco stesso a parlargli. “Basta idiozie!” si dice il vampiro, e con passi decisi raggiunge la strana ragazza, determinato a carpire qualche informazione.
Le afferra delicatamente un braccio, cercando di non spaventarla ulteriormente, e la fa voltare.
Appena lei lo fa, piangendo un po’ più forte e portando le mani davanti al corpo per proteggersi, Damon perde un battito o più d’uno. La ragazza che trema e lo guarda con grandi occhi nocciola bagnati di lacrime, che le rigano anche il volto, è la stessa ragazza che ama e di cui ha implorato il perdono solo poche ore prima. È la sua Elena.
«T-ti prego, non f-farmi male di nuovo!» urla, chiudendo gli occhi e singhiozzando di nuovo.
Damon rimane basito da quella frase, e per qualche istante non può fare altro che stare immobile, con gli occhi sgranati fissi su di lei che sembra tanto fragile e vulnerabile.
«Elena, sono io. Non ti farei mai del male» sussurra alla fine, ritrovando l’uso della parola. Quella frase gli brucia quasi in gola mentre la pronuncia, pensando che il giorno prima l’ha effettivamente ferita. Sta per aggiungere qualcosa – non è sicuro su cosa sia, apre semplicemente la bocca – quando Elena, con un’espressione di puro terrore, comincia a scappare lontano da lui.
Il primo istinto di Damon è di rincorrerla, ma non fa in tempo ad ascoltarlo che una figura scura e veloce – troppo, per un semplice essere umano – lo sorpassa, attuando di fatto la sua intenzione. Il vampiro sbarra gli occhi e si lancia all’inseguimento, bloccandosi dopo qualche decina di metri a causa di un grido straziante.
Ancora prima di vedere effettivamente il sangue di Elena scorrere, ancora prima di sentire il risucchio dovuto al fatto che la creatura si stia nutrendo di lei, Damon si è già trasformato e, preda di una rabbia inumana, li ha separati.
Con le zanne in mostra e un ringhio famelico, fronteggia il nuovo vampiro dinanzi a lui. Gli si avventa contro più volte, ma quello lo scansa sempre con facilità, quasi conoscesse in anticipo le sue intenzioni.
Senza accorgersene, i due contendenti sono finiti in una radura e si stanno muovendo a cerchio. Damon studia l’avversario, cercando un punto debole e tentando di associargli un nome o un volto, cose quasi impossibili data la scarsità della luce.
A un tratto, senza apparente motivo, l’altro vampiro si blocca e comincia a ridere; una risata sguaiata, priva di gioia e maniacale. Una risata da pazzo.
Proprio in quel momento, la luna finalmente si mostra, libera dai nuvoloni grigi che l’avevano tenuta nascosta fino a poco prima, e illumina la scena intorno a Damon, che rimane paralizzato dallo shock per la seconda volta in pochi minuti.
Davanti a lui, col sangue di Elena che gli cola ancora dalle zanne e un sorriso divertito in volto, c’è se stesso. I capelli corvini, gli occhi azzurri – ora rossi e contornati da venuzze grigie –, perfino l’abbigliamento è uguale. Tanta è la sorpresa che Damon dimentica tutto per un attimo e ritorna normale, creando una sola minima differenza tra lui e la sua copia.
Non sei diverso da me, così.
L’inquietante sussurro gli giunge per la terza volta alle orecchie e stavolta Damon non si fa domande. «Sei tu» asserisce, con tono apparentemente impassibile.
La copia ridacchia, poi risponde: «Mi chiedevo quando ci saresti arrivato! Sei diventato lento di comprendonio, amico.» Gli regala poi un sorriso malevolo, mentre si avvicina di qualche passo.
Damon non si lascia avvicinare e si muove in contemporanea, girando in tondo come poco prima. È in posa difensiva, anche se la testa gli fa talmente male che non è sicuro di riuscire a contrattaccare come si deve, se mai quello decidesse di ricominciare la lotta. Una domanda gli sorge spontanea: “sto immaginando tutto?”
Il sosia ride di gusto, poi risponde «Non stai immaginando niente, Damon. Tu sei proprio qui come io sono proprio qui.»
A quelle parole, Damon non può fare a meno di abbandonare l’atteggiamento difensivo e mostrarsi sbigottito. «Come hai…» tenta di chiedere, ma viene anticipato dall’altro, che finisce la domanda per lui: «…fatto a sentirti? Semplice, compare. Pensavo l’avessi capito ormai.»
Si prende deliberatamente una pausa, per farlo innervosire, poi sorride strafottente e conclude: «Io sono te.»
Damon ghigna sprezzante, poi replica: «Come no. Mi dispiace, ma l’ultima volta che ho controllato ero uno solo.»
L’altro ridacchia di nuovo, poi allunga una mano ed Elena riappare al suo fianco, col collo grondante sangue che ancora esce dal morso. Damon aggrotta le sopracciglia, chiedendosi che intenzioni abbia, ma non interviene – ha capito che sta succedendo tutto nella sua testa e che quella non è davvero Elena. Deve comunque forzarsi a non reagire, quando quello la azzanna di nuovo, succhiando avidamente. Stavolta la ragazza non lotta e non piange, è quasi apatica e semplicemente guarda Damon, con occhi spenti.
«Grazie tesoro» dice alla fine il sosia, staccandosi e asciugando con la mano un po’ di sangue che gli cola dal labbro. Poi si rivolge di nuovo a Damon, con un luccichio strano negli occhi: «Io sono una parte di te, Damon. Sono quella parte assetata di sangue, quella che ti spinge a spegnere tutto quando fa troppo male, quella che ti ha fatto uccidere decine di ragazze e te ne ha fatte sfruttare centinaia. Sono la tua parte vampira, quella che fingi di non avere da quando lei», e fa un cenno in direzione di Elena, con un certo disprezzo nella voce, «è entrata nella tua vita. Ma io sono qui, amico e aspetto solo che mi lasci libero.»
Mentre parla, sottovoce e quasi con dolcezza, si avvicina di nuovo, e stavolta Damon lo lascia fare. È colpito da quello che ha detto, punto nel vivo. Ha sempre creduto di non essere come Stefan, ha sempre voluto non essere come Stefan e rifiutare la sua natura. Lui sa di essere un vampiro, a lui piace essere un vampiro. E sa anche che è cambiato a causa di Elena, ma non l’ha mai detto ad alta voce, ha preferito fingere di essere sempre lo stesso.
Adesso, invece, c’è quest’altro se stesso che lo costringe a guardare in faccia la realtà e lo invita nel suo lato oscuro. «Spegni tutto, fammi uscire,» prosegue quello, la voce ormai ridotta ad un sibilo sinistro, «fa’ vedere loro chi sei, Damon. So che ti manca attaccarti a un’arteria e bere fino a stare bene, fino a uccidere. Non rifiutartelo. Lasciami sfogare.»
Damon stringe i denti e i pugni, sentendo il fiato di quello sull’orecchio, e i suoi sibili che gli entrano nel cervello e lo confondono, lo danneggiano. Sente le gambe cedere e chiude gli occhi, cercando di limitare il dolore che improvvisamente gli esplode in testa. Sa che sta perdendo, sente la volontà cedere, ma non gli importa poi tanto. Vuole spegnere tutto e farlo subito.
Basta un attimo. Nemmeno il tempo di un battito di ciglia, che tutto scompare e Damon si ritrova nella cantina della pensione, nella cella dove suo fratello l’ha rinchiuso per prevenire un suo suicidio. Sorride di un ghigno sadico e lascia uscire le zanne, che premono contro le gengive. 
Ha fame.

Alaric lancia un’occhiata nervosa all’aguzzino che Liz Forbes ha lasciato con lui. È preoccupato per quello che potrebbe succedere, sa che Damon non è stabile e teme potrebbero prenderlo. O, peggio ancora, potrebbero perderlo e lasciarlo vagare per la città in preda alle allucinazioni.
Ha appena deciso di mettere k.o. quel tipo, quando un urlo soffocato lo distrae e gli concede l’opportunità perfetta. «Scusa, amico» borbotta il professore, prima di assestare un pugno preciso e potente sulla mandibola del poliziotto, lasciandolo a terra dolorante.
Nella cella dove il suo amico si trovava fino a pochi secondi prima, la situazione è catastrofica: lo sceriffo è a terra sanguinante e alza lo sguardo su di lui con occhi agghiacciati; i due poliziotti che avrebbero dovuto aiutarla sono entrambi morti, col collo spezzato.
Alaric non può evitare di inveire a bassa voce contro quel blitz a casa Salvatore così inopportuno in quel momento, poi aiuta lo sceriffo ad alzarsi e, osservando per un attimo il morso sul suo collo, le dice: «Starai bene. Ho bisogno di sapere cos’è successo.»
Tenendo una mano sulla ferita sanguinante, Liz racconta all’uomo ciò che è avvenuto.
Teso al massimo, Alaric digita un numero sul telefonino e spera di ricevere in fretta una risposta.
«Jeremy!» esclama alla fine, sospirando lievemente di sollievo, «Damon è scappato. Ha ucciso due uomini e morso Liz Forbes. Sono a casa Salvatore con lei, manda qui Caroline così posso raggiungerti. Dobbiamo trovarlo.»
Una pausa, risposte affermative.
«Un’ultima cosa,» conclude Rick, stancamente, «se lo vedi, sta’ attento. Non è assolutamente in sé.»

Non l’hai uccisa, eppure sei affamato. Perché, Damon?
Quel sussurro fastidioso non smette di importunarlo, ma Damon lo ignora e continua a camminare, senza sapere realmente dove si sta dirigendo. Scuote forte la testa, quasi illudendosi di poter risolvere il problema in questo modo. Vuole solo che finisca. È stanco e affaticato, non riesce a combattere ancora.
Avverte una fitta al braccio e sente caldo, come se avesse la febbre. Un brivido gli attraversa la spina dorsale, bloccandolo nel mezzo della strada. Sta degenerando, non manca molto ormai. Se non altro, si libererà di quel peso nel cervello.
Cedi, lasciami nutrire. L’hai fatto per un minuto, non ti sentivi bene mentre il sangue di quella donna fluiva dal suo collo alla tua gola? I gorgoglii soddisfatti non erano solo miei…
Damon si lascia sfuggire un ringhio basso, ricominciando a camminare senza meta. L’aria fredda della sera non lo aiuta, ma concentrarsi sui movimenti gli evita di pensare. Vorrebbe provare anche a correre, ma è consapevole che scappare non servirebbe a nulla se il suo tormentatore è dentro di sé.
Siamo arrivati, esclama lui a un tratto, soddisfatto.
Damon è confuso, alza lo sguardo e quasi gli si blocca il respiro. Davanti a lui c’è casa Gilbert, illuminata solo dai pochi lampioni lì vicino. In un sussurro stremato, il vampiro domanda: «Perché mi hai portato qui?»
Mi ci hai portato tu, caro. Hai scelto di venire qui e sai bene il motivo. 
Damon digrigna i denti, arrabbiato con se stesso per ciò che sta accadendo. Sa che non dovrebbe essere lì in quel momento, perché potrebbe ferire Elena. Eppure ha il disperato bisogno di vederla, di sentirle dire che andrà tutto bene, anche se sa che è una bugia. Gli serve qualcosa a cui aggrapparsi.
Non pensa nemmeno a bussare, si limita a usare la chiave di riserva. Una volta Elena ha dovuto utilizzarla davanti a lui e non ha pensato di cambiare posto.
Un po’ ingenuo” pensa istantaneamente, poi scrolla le spalle ed entra.
La casa ha lo stesso odore di sempre, un misto di calore umano e del profumo di lei, decisamente il suo aroma preferito. Gli pare quasi di udire uno sbuffo scocciato nelle orecchie e non fatica a capire da chi provenga. Nonostante l’immediata sensazione di pace, non riesce ancora a mettere a tacere quella parte di lui che si sta prepotentemente facendo spazio nella sua mente.
Si focalizza sull’immagine del volto di Elena, camminando barcollante verso il piano superiore.
La porta della sua camera è chiusa, ma Damon riesce a percepire che non c’è nessuna presenza al di là di essa, nessun cuore che batte o respiro leggero. Sospira rassegnato, ma entra ugualmente e si siede sul letto. Pensa di trarre qualche conforto ad aspettarla lì, nella stessa stanza dove le ha confessato il suo amore.
Se sei in cerca di risposte, perché non guardi lì? gli consiglia ancora il suo alter-ego – ormai Damon lo considera così –, alludendo al diario della giovane, lasciato incustodito sulla scrivania. Probabilmente Elena era così di fretta da non aver fatto in tempo a riporlo.
L’impulso di seguire il suo stesso consiglio lo assale, per quanto Damon cerchi di allontanare quel pensiero. Alla fine si arrende e afferra il libricino verde, sfogliandolo fino all’ultima pagina. Ci sono solo poche frasi, scribacchiate di fretta quella mattina.

Caro diario,
la casa sembra di nuovo terribilmente vuota. Non so quante morti io e Jeremy potremmo essere ancora in grado di sopportare. Le minacce non smettono di apparire e il prossimo potrebbe essere Alaric o Matt o Stefan. Non me lo perdonerei mai se succedesse qualcosa a uno di loro per colpa mia.
Damon è stato qui poco fa. Mi ha chiesto perdono. Gli ho detto che mi ci vorrà del tempo, ma in realtà non so se il tempo basterà. Sono quasi diventata un vampiro per colpa sua. Non riesco a non pensare a quanto sia stato egoista a nutrirmi col suo sangue. Se lo perdono adesso, chi mi assicura che non ci riproverà in futuro? Non me la sento per il momento, e preferisco non vederlo. Ho bisogno di staccarmi un po’ da lui...


La pagina non è ancora finita, ma Damon ha già letto tutto quello che gli serviva sapere. È stata una camminata inutile. Lei non può aiutarlo. Non c’è più niente per cui valga la pena combattere.
Nel momento esatto in cui sente la serratura di casa Gilbert scattare, si lascia finalmente andare a quel lato oscuro che tanto temeva e si precipita al piano inferiore, con un luccichio assassino negli occhi.

«Ok, sono a casa. Fate prima possibile.»
Jeremy interrompe la seconda telefonata nel giro di venti minuti con Alaric e prega silenziosamente che lui e sua sorella possano raggiungerlo in fretta. Rick gli ha detto dove trovare qualche siringa alla verbena, ma non è esattamente sicuro di riuscire a sorprendere Damon abbastanza da potergliele iniettare, nonostante sappia che il vampiro è debole a causa del morso di Tyler.
Non riesce nemmeno a finire di elaborare il pensiero, però, che accende la luce e si ritrova davanti uno spettacolo che gli fa saltare il cuore in gola per l’angoscia: Damon, i capelli scompigliati e la camicia logora e macchiata di sangue, gli sta di fronte e lo osserva, apparentemente pronto ad attaccare. Ha uno strano bagliore negli occhi, quasi folle, che fa accapponare la pelle al ragazzo.
«Damon, sta’ calmo. Rick ed Elena saranno qui a minuti, loro possono aiutarti» dice Jeremy con voce pacata, tentando di mantenere il controllo di sé. Damon è già fuori di testa, se succede anche a lui le conseguenze potrebbero essere terribili.
Il vampiro pare scuotersi un attimo con quella frase, poi ridacchia leggermente. «Nessuno mi può aiutare» sussurra, con voce amara e leggermente sconsolata, ma minacciosa. Jeremy non l’ha mai sentito parlare così e si sente raggelare ancora.
Deglutisce forte per un attimo, poi ritenta: «Loro possono, Damon. Devi solo stare calmo e aspettarli, poi tutto sarà finito.»
Jeremy comincia a sudare freddo e lancia un’occhiata rapida al divano. Sa che le uniche armi in grado di abbattere Damon per un po’ sono sotto un’asse del pavimento lì vicino, ma è certo che non riuscirà a prenderle qualora lui decidesse di attaccare. Il vampiro gli mostra un ghigno malevolo, poi dice: «Ho così tanta sete.»
Jeremy perde un battito, ma mantiene il sangue freddo e risponde: «Dovrei avere una sacca di sangue. La teniamo qui, qualora possa servire, sai…» lascia la frase in sospeso perché Damon ha cominciato a ridere e contemporaneamente le zanne gli sono scivolate fuori, gli occhi ora rossi contornati da venuzze sottili.
«Una sacca non può bastarmi, mi serve sangue fresco» ribatte il vampiro, prima di avventarsi contro Jeremy. Il fatto che non usi la velocità vampiresca favorisce il ragazzino, che riesce a lanciarsi dietro il divano.
“Ti prego, fa’ che siano qui” prega tra sé e sé, mentre tasta qualche asse. Trovata quella che si alza, Jeremy ne estrae una siringa e attende, tenendo stretta la sua nuova arma. Sa che non ha speranze se Damon ha deciso di ucciderlo, ma almeno vuole provare a non rendergli la vita troppo facile.
«Mi piace la caccia, sai? È più gratificante conquistarsi il cibo!» lo sente esclamare, poi rimane solo il silenzio. Ce n’è talmente tanto che Jeremy può sentire il suo cuore rimbombargli nelle orecchie e si maledice, consapevole del fatto che anche Damon può sentirlo.
Non riuscendo a calmarsi, azzarda un’occhiata verso la porta di ingresso, dove lui e il vampiro si erano fronteggiati qualche minuto prima.
«Buh» sente subito sussurrarsi all’orecchio e, senza pensarci su, muove più velocemente possibile il braccio destro con la siringa verso la fonte del suono.
Una presa salda gli blocca il polso però, e quando Jeremy finalmente alza lo sguardo abbattuto e spaventato, si ritrova davanti l’espressione trionfante di Damon. Senza tante cerimonie, si sente spingere verso il muro del salotto e batte violentemente la schiena e la testa, perdendo per un attimo il contatto con la realtà.
Subito dopo lo riprende bruscamente, nel momento stesso in cui le zanne di Damon gli trafiggono la gola. Sussulta, tenta di allontanarlo, ma non c’è niente da fare e sente il sangue lasciarlo con un risucchio inquietante, nel momento in cui lui comincia a bere.
I secondi scorrono lentamente, tanto che non si accorge che non ne sono passati poi molti quando sente le voci terrorizzate di Elena e Alaric. Sospira rassegnato, sono arrivati troppo tardi.
Sente Damon grugnire, poi una specie di urlo e infine il vampiro si stacca, lasciandolo libero di accasciarsi al suolo. Elena gli è subito vicina, può vedere le lacrime bagnarle il volto e l’espressione atterrita. Apre la bocca, tentando di dirle qualcosa, ma tutto ciò che riesce a fare è gorgogliare, mentre la vita lo abbandona. Capisce che è così man mano che le figure sfumano attorno a lui in un bagliore bianco, e i suoni diventano ancora più confusi e ovattati di quanto non siano già.
Non vede più Alaric, né Damon e alla fine smette anche di vedere la sorella.

Damon, attaccato a un corpo di cui non ricorda nemmeno il volto, non percepisce più nulla, se non il sangue che scende giù per la gola e la sua parte più oscura fare le fusa al dolce sapore. Sorride e succhia più forte, incurante di ciò che gli succede intorno.
«Damon! Lascialo, è Jeremy! Gli stai facendo male!»
Una voce stridula di ragazza penetra nel suo limbo di pace, ma il vampiro non si lascia distrarre e continua ad assecondare la parte malvagia che ne chiede ancora. Non ricorda chi sia Jeremy né chi stia urlando. Vuole solo continuare a bere…
Un improvviso dolore alla schiena lo fa grugnire per un attimo, ma si rifiuta di lasciare il sangue che tanto lo sta dissetando. Gliene serve solo un altro po’, non chiede poi tanto. Qualche altro sorso, sentiva la gola così secca prima. Giusto qualche altro sorso…
«Damon, sono Elena! Ti prego, ti prego, lascia andare Jeremy!»
Stavolta la supplica lo colpisce come uno schiaffo, frustandogli l’anima e obbligandolo a separarsi dal quindicenne di cui ora ricorda il volto e il nome: Jeremy, il fratellino di Elena.
Si ritrova nel salotto dei Gilbert, senza effettivamente ricordare perché è lì. Vede Jeremy accasciarsi a terra privo di forze, e capisce di essere stato lui. L’ha dissanguato.
Fa qualche passo indietro, poi solleva gli occhi sconvolti verso Elena, che ha il volto rigato di lacrime e Alaric, che gli punta una balestra contro. Si ricorda in un flash confuso del dolore di prima e si tocca la schiena, sentendo l’estremità di una freccia. La estrae meccanicamente, senza interrompere il contatto visivo con Rick – Elena si è precipitata da suo fratello, nel frattempo.
Non è sicuro di che espressione abbia, riesce solo a sentire l’impotenza e il rimorso.
Sono un mostro” realizza, voltandosi verso Elena accovacciata accanto al corpo morto di Jeremy e tornando poi a guardare Alaric, che lo osserva a metà tra il diffidente e il dispiaciuto.
«Io…» comincia a parlare, poi semplicemente scuote la testa e corre fuori dalla casa, a velocità di vampiro. Corre senza fermarsi, corre e cerca di liberarsi dalla voce che ha ripreso a sussurrargli prepotentemente: ne volevo ancora, tu ne volevi ancora, perché non ne hai preso ancora?!
Anche se sa di non poter scappare, non trova alternativa migliore alla corsa per tentare di dimenticare quello che è appena successo.

Elena continua a guardare il corpo senza vita di Jeremy, senza riuscire a darsi pace. Può incolpare solo se stessa; se fosse arrivata prima, il suo fratellino sarebbe ancora vivo.
Nuove lacrime le salgono agli occhi a quel pensiero e gli accarezza il volto freddo, quando sente una mano poggiarsi sulla sua spalla. «Elena, Damon è un essere sovrannaturale» afferma pacatamente, forse preoccupato per la sua reazione.
La ragazza si volta verso di lui e solleva un sopracciglio, poi gli occhi le si illuminano di comprensione.
Afferra la mano di Jeremy e vede il grosso anello nero dei Gilbert al dito. Sospira di vero sollievo, poi si rialza e si asciuga il volto alla meglio. «Grazie, Ric» dice in soffio, abbozzando un sorriso.
L’uomo annuisce di rimando, poi aggiunge, serio: «Va’ a cercarlo, Elena. Non l’ho mai visto con un’espressione simile. Non penso che attaccherà qualcun altro, ma sono preoccupato per lui. Non sarebbe la prima volta, durante la giornata, che prova a suicidarsi.»
Il pensiero fa rabbrividire Elena, che sussurra un «Ok» e si avvia fuori di casa.
È ancora piuttosto scossa per mettersi alla guida, ma abbastanza risoluta e determinata a trovare Damon da provarci.
Guida per le strade di Mystic Falls, pensando nel frattempo a dove potrebbe essere andato il vampiro. È escluso che sia semplicemente tornato a casa sua, e anche che sia al Grill, in mezzo alla gente. Probabilmente cerca un posto dove morire da solo, così come ha vissuto.
Il cuore di Elena si stringe per la tristezza all’ultimo pensiero, terribilmente vero: Damon aveva sempre fuggito gli affetti e l’unica persona che avesse mai amato, l’aveva tradito in modo assolutamente spregevole.
La ragazza sospira, pensando a quando Stefan stesso ha provato a porre fine alla sua esistenza, durante il periodo post-disintossicazione da sangue umano, dopo Miss Mystic Falls.
Ripensando proprio a ciò, ad Elena si accende una lampadina. Svolta con la macchina e accelera.
Sa dove trovare Damon e cosa deve dirgli per riportarlo indietro.

Prima ancora che lei apra bocca, Damon sa già che è lì.
Non vuole parlarle né vederla, semplicemente sta aspettando che finisca tutto. Il morso di lupo mannaro l’ha consumato piano e adesso è senza energie e riesce a malapena a parlare.
«Vattene,» mormora con un filo di voce, rimanendo con gli occhi socchiusi ad osservare il cielo, «se ti attaccassi, poi dovrei piantarmi direttamente un paletto nel cuore.»
Elena guarda la schiena scossa da tremiti e capisce quanto Damon stia male. Capisce anche che non è solo per il morso.
Sospira piano, poi risponde: «Sai che non lo farò, così come io so che non mi farai del male.»
Damon si volta esausto, ricorrendo alle poche energie che gli sono rimaste. «Hai visto cos’ho fatto,» le dice, evitando di incontrare i suoi occhi, «non mi rendevo nemmeno conto che quello era Jeremy. Sapevo solo di aver sete e di volermi nutrire. Che ne sai se non succederà ancora?» conclude, in tono di sfida.
«Non succederà,» afferma Elena con sicurezza, poi si avvicina a lui, che ancora non la guarda. «Tu e tuo fratello siete più simili di quanto crediate.»
Damon sussulta a quelle parole, rendendosi conto che si è completamente dimenticato di Stefan. Il suo fratellino alla ricerca di una cura inesistente per salvarlo in extremis. Quasi gli viene da ridere al pensiero, anche se tutto ciò che riesce a sentire è dispiacere. Non farà in tempo a vedere Stefan per un’ultima volta.
Nonostante tutto, Damon scuote la testa e ribatte: «Siamo totalmente opposti. L’unica sua scelta che condivido è questa. È giusto che finisca qui, visto che tutto questo non sarebbe dovuto nemmeno iniziare.» Getta un’occhiata alla cava intorno, pensando al tempo lontano in cui lui e suo fratello si erano svegliati lì, in transizione.
Elena gli prende il viso tra le mani e lo costringe a guardarla. «Non finirà, Damon» gli dice, in tono calmo ma deciso, «Andrà tutto bene, non puoi arrenderti ora. Aggrappati alla vita più forte che puoi, ne uscirai fuori.»
Damon stringe i denti e scansa il suo tocco, deciso a non permettersi di sperare.
«Non ho motivo di rimanere in vita, Elena» replica duramente, nonostante il tono sia in contrasto coi suoi occhi addolorati «Tu hai Stefan e Jeremy. È meglio anche per loro se mi lasci morire. Sono una minaccia e lo hai visto.»
Elena scuote la testa e risponde: «È stato il morso, non eri in te.»
Il vampiro ridacchia amaramente, prima di dire: «Non è stato solo quello. Il morso ha amplificato e rinvigorito una parte di me che esisteva già. Quella stessa parte che ieri mi ha spinto a nutrirti col mio sangue, la parte egoista e impulsiva, quella senza rimorso. Sai,» continua, ormai parlando a cuore aperto, «quello che hai visto ero io, prima di incontrare te. Non voglio nascondertelo, anche se immagino non ti serva un’ulteriore ragione per odiarmi.»
La voci gli si rompe un poco sull’ultima parola, ma Elena non lo nota, occupata ad assimilare al meglio ciò che era venuto prima.
Sapeva già che Damon non era stato un esempio di rettitudine in passato, ma non riesce a immaginarselo sempre in quello stato, un mostro privo di qualsivoglia scrupolo. Si obbliga a concentrarsi sull’ultimo pezzo, perché è più facile dare una risposta.
«Io non ti odio, Damon. Ero arrabbiata per quello che hai fatto, ma già nel momento in cui mi sono risvegliata umana dopo il sacrificio ti avevo perdonato. Sono stata semplicemente troppo testarda per ammetterlo.» gli dice sincera, sperando di scuoterlo almeno un po’.
Senza che lo voglia nemmeno lui, una fiammella di speranza comincia a scaldare il petto a Damon: se lei non lo odia, forse può valere la pena di provare a restare vivo. Forse potrebbe davvero andare tutto bene.
Il vampiro sospira a quei pensieri, guardandosi il morso sul braccio. Elena nota il gesto e posa una mano sulla sua. «Aggiusteremo anche quello, vedrai» sorride rassicurante, poi aggiunge: «Ti prego, Damon. Vieni con me. Torniamo a casa.»
Damon esita un altro secondo, ma poi afferra la mano che Elena gli sta tendendo.
Da quando è arrivato alla cava, il sussurro minaccioso e inquietante si è spento, soffocato dai ricordi del passato e dalla sua inequivocabile decisione.
Anche ora, nonostante quest’ultima sia cambiata, non si ripresenta a tormentarlo, bloccata indietro dalla fievole speranza a cui Damon ha deciso di cedere nel momento stesso in cui Elena ha ammesso di averlo perdonato.
Salvami se puoi, fratellino” pensa il vampiro, mentre torna alla macchina con la donna che ama.

Stefan entra in casa col cuore pesante e l’umore a pezzi.
Ha fallito nella sua missione, ha rischiato anche di rimanere ucciso. Col senno di poi, forse sarebbe stato meglio. Si sarebbe risparmiato la scena che si ritrova davanti, una volta varcata in silenzio la soglia della camera di Damon.
Il fratello giace nel letto, col volto cinereo e gli occhi chiusi. Elena è sdraiata accanto a lui e piange in silenzio, cercando di confortarlo come meglio può. Appena si accorge della sua presenza, cattura il suo sguardo in una muta domanda, l’ultima speranza a cui si stava aggrappando.
Stefan è costretto a scuotere la testa abbattuto, mentre lacrime di impotenza e amarezza gli salgono agli occhi. Ha fatto tutto ciò che poteva per convincere Klaus: l’ha pregato, si è offerto a lui, ha lottato. Non è servito a niente, quel bastardo non ha voluto rivelargli quale fosse la cura per salvare Damon.
Il più giovane dei Salvatore sospira e si avvicina al letto, tentando di non cedere in quel momento e mostrarsi forte, almeno per Elena. Si siede accanto a loro e Damon socchiude un solo occhio, osservandolo per un secondo. Ha accettato ormai di dover morire, avrebbe solo preferito non dover vedere il suo fratellino distrutto, prima di andarsene.
Stefan vuole dirgli qualcosa, una cosa qualunque, ma le parole paiono non volergli uscire dalle labbra. Rimane solo a fissare Damon, cercando di trasmettere in quello sguardo tutto ciò che vorrebbe esprimere.
«Stef…» sussurra lui in un soffio, con un lieve sorriso a increspargli le labbra. «Mi dispiace. Per… tutto.»
Al ragazzo scappa inevitabilmente una lacrima di fronte a quelle scuse, che mai avrebbe pensato di sentirsi rivolgere. Con voce rotta, riesce a rispondere: «Anche a me, fratello.» Allunga una mano e gliela poggia sulla spalla, desideroso di rimanergli accanto fino alla fine. Damon lo apprezza, annuisce lievemente e poi chiude l’occhio, finalmente sereno.
Con un ultimo rantolo soffocato, tutto finisce.
Damon è morto.
La consapevolezza di non vedere il fratello rialzarsi mai più – o prenderlo in giro, o anche tormentarlo – colpisce Stefan come un pugno allo stomaco, togliendogli il respiro. Lascia la sua spalla, si volta con gli occhi lucidi e trova Elena in lacrime, che non ha proferito una sola parola da quando lui è entrato.
Stefan sospira – un sospiro tremulo, angosciante, addolorato –, poi lascia che la sua ragazza gli si avvicini e lo stringa in un abbraccio apparentemente confortante, mentre finalmente si scioglie in singhiozzi.
Trema e piange, incapace di contenersi e desidera spegnere le emozioni e lasciarsi andare al suo lato oscuro, per tacere l’ondata di dolore che lo attanaglia. Nemmeno il battito regolare del cuore di Elena, lievemente alterato dai singhiozzi che scuotono anche lei, riesce a tranquillizzarlo come al solito.
Semplicemente non c’è più un pezzo di se stesso, un pezzo troppo importante.
Passano minuti, o forse ore e alla fine Elena si addormenta a forza di piangere. Stefan invece non riesce nemmeno a prendere in considerazione l’idea di chiudere gli occhi.
La prende in braccio e la porta in camera sua, le rimbocca le coperte, poi rimane a guardare fuori dalla finestra, senza realmente concentrarsi su niente.

La mattina dopo, Elena non realizza immediatamente dove si trova.
Si guarda intorno stropicciandosi gli occhi e riconosce la camera di Stefan, ma non capisce come mai sia lì. Ci vuole un attimo – il tempo che il torpore mattutino le si scrolli di dosso – per ricordare cos’è successo la notte prima e la consapevolezza le mozza il respiro: Damon è morto.
Calde lacrime le si riaffacciano agli occhi, ma le scaccia con un gesto deciso della mano e scende le scale. Ha avuto tempo di stare col vampiro prima della sua dipartita e sa di dover parlare con Stefan prima che decida di fare qualcosa di terribilmente drastico.
Lo trova seduto in poltrona, con gli occhi puntati sul camino spento e un bicchiere del bourbon di Damon in mano. Nota un paio di bottiglie vuote sul tavolino degli alcolici e anche che Stefan sembra molto stanco, come se non avesse chiuso occhio. Elena sospira, immaginando che probabilmente così è stato.
Gli si avvicina, gli mette una mano sulla spalla, ma lui non reagisce. Continua a fissare il vuoto con occhi vacui e si limita a sussurrare: «A volte l’alcol aiuta. Stavolta no.»
Elena sente il cuore stringersi per quanto piccola sembri la voce di Stefan, come se fosse un bambino impaurito.
«Stefan, Damon mi ha detto delle cose prima di…» comincia la ragazza, cercando di trovare le parole più adatte, ma l’altro la interrompe con un gesto della mano. «Mi ha detto tutto quello che avevo bisogno di sapere» risponde secco.
Elena non demorde e riprende: «No, Stefan, non tutto. Damon non vuole che tu faccia sciocchezze. Lui… vuole che tu continui a vivere.»
Una risata amara e disperata insieme prorompe dalle labbra di Stefan a quell’osservazione. Suo fratello si era preoccupato per lui mentre stava morendo. Gli sembra una cosa così dannatamente ironica e sbagliata, che non riesce a frenare le lacrime. Cominciano a scendergli sul volto, inclementi, mentre ancora sta ridendo sfacciatamente.
Elena riesce a comprendere la sofferenza intensa che si cela dietro il comportamento scostante di Stefan, e gli viene confermato quando lui inizia a piangere tra le risa. Lo abbraccia stretto e, presto, la risata diventa un singhiozzo soffocato.
«Stefan,» gli sussurra, quando pensa che si sia ripreso almeno un po’, «io ti amo e continuerò ad amarti sempre, lo sai, vero? Se non puoi fare nient’altro, ti prego, aggrappati a questo. Non posso perdere anche te.»
La voce della ragazza si rompe sull’ultima frase, ma Stefan ha già annuito e deglutisce, dicendole: «Sei tutto ciò che mi resta, Elena.»
Lei annuisce, poi lo guarda negli occhi e mormora: «Andrà meglio.»
Quelle due parole – insieme a un bacio lungo, appassionato e bisognoso – sanciscono la fine della conversazione e l’inizio di qualcosa di nuovo per Stefan. In fondo, prima o poi andrà meglio. È l’unica speranza che gli è rimasta.


Angolino dell'autrice :)

Ok, questo contest mi ha fatto male. Ma come facevo a non pensare alla 2x22 parlando di perdita della speranza!? E quella frase mi ha fatto troppo, TROPPO, Damon in preda ai sensi di colpa. Niente, ha fatto tutto la mia testa, quindi per questa riscrittura esageratamente depressiva prendetevela con lei u.u Veniamo alle puntualizzazioni necessarie che saranno più lunghe della fic stessa :'D Allora, intanto il salto temporale dal momento in cui Elena e Damon lasciano la cava e quello in cui Stefan torna a casa sconfitto corrisponde al pezzo della puntata in cui si vedono solo Damon ed Elena e lui le chiede di dire a Stefan che è dispiaciuto, che la ama ecc.
La contrapposizione tra speranza e perdita di speranza da inizio a fine fic è voluta, e rimarca il fatto che essa può essere facilmente persa come facilmente riacquistata in base ai momenti.
Il fatto che Damon non menzioni a Elena che ha letto una pagina del suo diario è per un motivo ben preciso: la sincerità negli occhi della ragazza, quando gli ha detto che lo perdonava, ha messo quello che ha letto in secondo piano. Ho dato per scontato che si sappia che Damon è un tipo intelligente e quindi ha sicuramente creduto di più a ciò che ha visto con i suoi occhi (la sincerità di Elena) piuttosto che a qualcosa scritto su carta in un momento di estremo sconforto.
Anche la scomparsa repentina della voce tormentatrice ha una ragione: con l’incombere della fine per il morso di licantropo, le allucinazioni e l’inconscio di Damon hanno smesso di tormentarlo, così com’è successo realmente nella serie tv. Spero si riesca a intendere.
Per me questa fic presenta alcune assolute novità come modo di scrivere, sia per la divisione in diversi “momenti” tramite le righe, sia per il continuo alternare punti di vista differenti (una volta Alaric, una Jeremy, la maggior parte Damon, poi Elena e alla fine anche Stefan), pur mantenendo la terza persona singolare. Spero non renda la lettura faticosa.
La canzone è scelta maggiormente per le parole, sarebbe bene che le leggeste, magari finita la fic.
L'immagine non è granché, ma non sono molto brava coi lavori di grafica :S Ho cercato gli effetti e le immagini che più rappresentassero la "doppia personalità" di Damon. La scelta di sfocare Damon-vampiro è voluta e rispecchia il fatto che, a inizio fic, si parli di Damon che tenta di nascondere questa parte di sé.
Un’ultima noticina riguardo il finale: non è assolutamente come l’avevo pensato. Alla fine doveva concludersi bene come nel telefilm, però poi semplicemente i personaggi hanno fatto di testa loro xD Anche il pezzo Stelena sulla speranza si è inserito di sua volontà, tanto per rimarcare il concetto di speranza su cui l’intera fic è basata.
Bene, ho detto tutto, mi auguro che sia un lavoro quantomeno accettabile e di sentire qualche parere, visto che ho provato cose nuove! ^^ Un bacione a tutti!
  
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