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Autore: Elaysa    17/02/2013    4 recensioni
Dicono tante cose sull’amore, che è cieco, che arriva quando una persona meno se lo aspetta, ma soprattutto dicono che non ha età, che può arrivare a 15 come a 60 anni e che può coinvolgere persone anche con età diverse.
E’ il caso di Federica ed Emanuele, i protagonisti della storia, due persone diverse, con vite diverse, con interessi diversi ma soprattutto con età diverse.
Lei, adolescente, sedicenne al secondo anno di liceo socio psicopedagogico; non ha mai conosciuto il vero amore ed è in attesa del principe azzurro in cui fortemente crede.
Lui, persona matura, 25 anni, con un lavoro fisso che gli permette di mantenersi da solo. Ha conosciuto fin troppe stronze da credere ancora nell’esistenza del vero amore.
Apparentemente questi due individui non hanno niente in comune e i meno fiduciosi direbbero che il l'incontro sia stato solo un caso.
Loro ancora non lo sapevano ma di lì a poco tutto questo avrebbe avuto molto significato, avrebbe cambiato i loro stili di vita, e quella che sembrava abitudine sarebbe stata sconvolta e loro si sarebbero ritrovati catapultati e immersi in una situazione quasi impensabile che li avrebbe fatti maturare, cambiare e soprattutto vivere.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Era una normalissima serata di maggio, avevo appena finito di studiare psicologia per il compito in classe del giorno successivo, non ero sicura di aver studiato tutto alla perfezione ma ero troppo stanca per riuscire ancora a studiare anche solo una riga. Vagavo per casa in cerca di qualcosa da fare per distrarmi e per staccare un po’ i pensieri dalla scuola.
Mia madre non era in casa, mio padre sarebbe tornato di lì a poco, non sapevo che fare, anche il gatto sembrava stufo della vita in casa.
Decisi di iniziare a preparare la cena, almeno avrei fatto qualcosa di utile. Mi piace cucinare, non sono molto esperta ancora però con la pratica migliorerò e poi, i miei sarebbero stati sicuramente contenti, qualsiasi cosa avessi cucinato, in particolare mamma sarebbe stata euforica nel vedere che le avevo risparmiato l’abituale rito della preparazione.
 
Stavo ancora smaniando in cucina quando sentii aprirsi la porta d’ingresso, dovevano essere i miei.
Mi voltai e, come previsto, vidi sulla soglia della cucina la figura alta e imponente di mio padre, con il suo solito vestito da ufficio, elegante e distinto.
-
Ciao Pà, come è andato il lavoro? – dissi.
-
Ciao, tutto bene. Anzi, già che siamo in argomento volevo dirti che stasera viene a cena da noi un mio collega, tua madre non ci sarà, però vedo che hai già preso il suo posto! – disse entusiasta mio padre.
Io invece, non ero per niente entusiasta! La casa era un vero casino, non avevo sistemato niente per colpa di quel maledetto compito in classe, non mi ero fatta la doccia e per di più stavo preparando una cena che nessuno avrebbe apprezzato. Che disastro! Un ospite a cena? Un collega di mio padre! O mio Dio! Sapevo perfettamente com’erano i colleghi di mio padre, tutte persone troppo perfette, eleganti e sofisticate, praticamente l’opposto della nostra famiglia.
Subito iniziai a farmi mille complessi sulla cena che stavo preparando, se sarebbe piaciuta all’ospite che non conoscevo. Ero così maledettamente impresentabile!
Mentre questi pensieri mi affioravano alla mente, decisi di lasciare le redini della cucina a mio padre, che era di gran lunga migliore di me, e di andarmi a fare una doccia, in questo modo avrei guadagnato tempo.
Andai al piano di sopra, preparai la biancheria e mi infilai sotto il getto bollente della doccia.
Mi lasciai cullare per un po’ e dopo circa 15 minuti ero già fuori.

Mentre mi vestivo, mio padre bussò alla porta della mia camera. 
-
Federica! Il mio collega è arrivato, e sto per servire la cena!
-
Arrivo papà! – risposi urlando per farmi sentire.
In quel momento, come poco prima, molti pensieri mi attraversarono la mente e quello prevalente riguardava lui, il misterioso collega, uno dei tanti. Me lo immaginai esattamente come lui, sulla cinquantina, elegante, distaccato, noioso. Ma non nego che la curiosità si stava facendo strada dentro di me.
 
Mi vestii e scesi di sotto in cucina.
Per poco non ebbi un colpo al cuore.
Davanti a me vidi un ragazzo molto giovane, non avrà avuto più di 30 anni, era alto, occhi verdi ed era….dannatamente bello!

- Federica, ti presento Emanuele il collega di cui ti parlavo- la voce di mio padre mi strappò improvvisamente da questi pensieri.
-
M – m – m molto…piacere, Federica. – dissi con voce strozzata, il cuore che batteva all’impazzata, avevo quasi paura che lo sconosciuto potesse sentirlo, potesse accorgersi della mia reazione e del mio respiro affannoso.
-
Piacere mio – disse lui, con quegli occhi, quei maledetti occhi verdi che ti entrano dentro al primo sguardo.
Mi dicevo, Federica calmati, cosa stai pensando!
È un collega di tuo padre, anche se non sembra è molto più grande di te, magari è anche sposato, non puoi pensare certe cose, dannazione!
Ma non ci riuscii; durante la cena non feci altro che guardare i suoi occhi, le sue labbra che si muovevano mentre parlava. Ero proprio rimasta incantata da lui e dalla sua bellezza.
Anche i suoi gesti mi ammaliavano, lo trovavo estremamente sexy e io, per la prima volta, mi sentii vulnerabile sotto il suo sguardo.

 

  
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