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Autore: Martin Eden    17/02/2013    2 recensioni
Seguito di "Una stella è per sempre".
"- Melcuan è scomparso.- annunciò con voce tremante- Non lo trovò da nessuna parte..nessuno l'ha visto? Ditemi che qualcuno l'ha visto!-
Nessuno rispose. Il silenzio era talmente palpabile da poterlo tagliare a fette:
- Dobbiamo cercarlo e trovarlo, assolutamente!- riprese Lilian, con il cuore in tumulto.
- Dividiamoci, allora, faremo meglio.- propose Elduin, risoluta."
Ultima avventura dedicata agli eredi di Legolas: cercherò di non deludervi! E voi....recensite!! :) grazie!!
Genere: Avventura, Commedia, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Thranduil
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Compagni di Sventura'
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- INIZIO -


Correva spensierato sul prato, a braccia spalancate verso il cielo, volando su quel manto verde puntaggiato di tante, piccole stelle colorate: rideva e si divertiva un mondo.
L'aria fresca gli riempì i polmoni, aria di casa mentre si avvicinava sempre più a Hobbiville: non c’era mai stato, e nemmeno suo fratello o le sue sorelle.
Scese di corsa la collina, con i capelli biondo scuro che svolazzavano alle sue spalle come tanti nastri abbandonati al vento: si lasciò cadere e rotolare nell'erba, felice.
Aveva dieci anni e il suo nome era Melcuan.
Si alzò con il sorriso stampato sulle labbra e guardò oltre una piccola macchia di cespugli: la strada serpeggiava attraverso dolci pendii verso la cittadina di Hobbiville, una delle principali, per quegli esseri che lui chiamava Hobbit. Lo attiravano molto, quegli individui bassi e abbastanza robusti, amanti della buona tavola e dell'allegria, ma non li aveva mai visti.
Sua madre gli aveva spesso raccontato com'erano, e di come lei li avesse conosciuti ai tempi dell'Anello, delle avventure che aveva passato assieme a loro quando erano tutti nella stessa compagnia, quella stessa Compagnia che aveva sconfitto il Male.
All'inizio Melcuan aveva pensato che quelle fossero soltanto leggende, ma sua madre era stata molto convincente, e alla fine il suo scetticismo era stato sopraffatto: da allora, si era goduto quelle storie come se fossero una manna per il suo spirito.
Sapeva che anche suo padre, morto prima della sua nascita, aveva combattuto contro Sauron e tutta la sua malvagità, ma sua madre non si soffermava mai sul suo aspetto, o sulle sue gesta, o su come fosse morto, nè sembrava volerne parlare: per Melcuan, la figura del padre era sempre stata velata da un alone di mistero.
Poco male, non l'aveva mai visto e non ne aveva sentito la mancanza, sebbene vedesse quasi tutti i giorni, con i propri occhi, decine di famiglie e di altri bambini come lui che giocavano con entrambi i genitori; nè si era sentito diverso.
Suo fratello maggiore, Thalion, era stato praticamente un padre per lui, e Melcuan gli voleva un bene dell'anima. Erano una nucleo numeroso, l'assenza di un familiare non cambiava di molto le cose: dopotutto erano in cinque, sua madre, suo fratello, le sue due sorelle Elduin ed Elwen, e lui.
Crescendo, si erano un po' allontanati, avevano abbandonato i giochi, gli scherzi, le giornate perse a rincorrersi, ma erano legati da un amore profondo: anche se lui era il più piccolo della fami-glia.
Thalion aveva ormai diciannove anni e le sue sorelle diciotto, perchè erano gemelle: ma che importava? Avevano litigato pochissime volte in dieci, lunghi anni.
Melcuan scostò i cespugli e avanzò trotterellando verso la cittadina di Hobbiville: da lontano, poteva scorgere già qualche hobbit al lavoro, piegato sul suo orticello o ad aiutare per la grande fe-sta che si doveva tenere di lì a poco.
Uno degli ex-componenti della Compagnia dell'Anello, un certo Sam, compiva mezzo secolo e aveva deciso di invitare tutti i vecchi amici: chissà come era giunto all'indirizzo della famiglia di Melcuan e non aveva esitato a offrire un posto anche a loro.
Se tutto fosse andato a gonfie vele, alla festa ci sarebbe andato anche Aragorn, re di Minas Tirith, la città capitale degli Uomini: Melcuan non lo vedeva da moltissimo tempo.
Sperò ardentemente di rivederlo lì, mentre raggiungeva la strada sterrata e procedeva imperter-rito verso Hobbiville, gustandosi ogni lato di quel prezioso posto: le case, scavate nelle colline, ai suoi occhi avevano un aspetto decisamente accogliente. Gli sarebbe piaciuto visitarne un paio.
Un gruppo di bambini gli passò accanto, lo squadrò e si allontanò tagliando attraverso i campi ai lati della strada: Melcuan non lo seguì, non ne aveva voglia e sicuramente sarebbe stato di trop-po.
Per i piccoli hobbit, lui doveva apparire come un gigante, dato che era un elfo, e oltrettutto era alto per la sua età.
Preferì proseguire, le braccia abbandonate lungo i fianchi, lo sguardo perso tra quelle casupole e tutta quella gente indaffarata: in particolare si fermò ad osservare alcuni paesani che issavano, non senza fatica, un enorme cartello bianco, con su scritto "Auguri Sam" in grossi caratteri a inchiostro.
Era lì a fissarli affascinato, quando si sentì sollevare da terra e poi in alto, fra le nuvole:
- No! Fermo Thalion, fammi scendere, ti prego, ho paura!!- gridò terrorizzato: non li poteva sof-frire, quegli stupidi scherzi di suo fratello, ma per quanto facesse, non era ancora riuscito a farsi valere.
- Sei un fifone!- gli disse di rimando Thalion, rimettendolo a terra e ridendo di gusto.
Melcuan si sentì un po' offeso:
- Non sono fifone!- ribattè stizzito- Solo non sopporto questi stupidi scherzi!-
- Ah sì? E perchè me li lasci fare? Impediscimelo, no?- lo sfidò il fratello.
Il ragazzino strinse i pugni e cominciò a tirare sinistri e destri con tutte le sue forze; Thalion li schivò uno ad uno, con maestrìa, come gli aveva insegnato a fare Legolas, suo padre, molti anni prima.
Quando fu stanco di giocare, afferrò nuovamente il suo fratellino e lo sollevò, anche se scalciava come un matto: lo strinse a sè, imprigionandolo in un caldo abbraccio che Melcuan non gradì del tutto.
Il bambino, infatti, tentò di liberarsi, facendo appello a tutte le sue forze e a tutta la sua grinta, ma fu inutile: Thalion non mollava la presa.
- Così non giungerai mai a niente...- gli fece notare suo fratello maggiore- te l'ho ripetuto mille volte: sei troppo impulsivo, invece di dimenarti come un animale in gabbia, faresti meglio a e-scogitare qualche strategia..-
- Con te non funzionano neanche quelle!- replicò Melcuan, contorcendosi di più- Tanto vale che faccio di testa mia!-
- Quando fai così sembri proprio la mamma, lo sai?-
- E allora? Che c'è di male? Sono suo figlio o no?-
Thalion rise di gusto e tornò indietro, sulla strada, sempre tenendo il fratellino tra le sue braccia, come aveva fatto da quando era nato: gli piaceva stuzzicare Melcuan, e doveva ammettere che si divertiva un mondo a farlo arrabbiare.
Se lo caricò su una spalla e proseguì, ignorando le urla e le minacce a lui rivolte: il bambino con-tinuava a ribellarsi, ma ormai non poteva più fare nulla.
- Lasciami Thalion!! Lasciami! So camminare da solo!- strillava senza sosta.
Ma Thalion faceva orecchie da mercante.
Ripercorse la strada sterrata all'indietro, finchè non vide apparire anche il resto della sua fami-glia, gravato dai bagagli: Lilian, sua madre, Elwen, con i capelli biondicci e bellissimi che le incorniciavano il viso, e Elduin, la solita ribelle ragazza che aveva sempre qualcosa da dire.
Infatti:
- Thalion! Che gli stai facendo? Ancora con i tuoi stupidi scherzi??- esclamò lei appena vide i suoi due fratelli venirle incontro.
- Ecco! Elduin, diglielo tu che sono stupidi! Forse ti ascolta...e digli di lasciarmi!!- sbraitò Melcuan. Lui e sua sorella maggiore erano sempre, eccezionalmente d'accordo su tutto.
La ragazza non ebbe bisogno di alzare la voce: Thalion finalmente si decise ad rimettere a terra il suo fratellino, anche se questo non lo salvò da una sonora sgridata.
Elduin proprio non sapeva stare agli scherzi, e ogni occasione era buona per dar contro a Thalion, benchè questi più di tanto non l'ascoltasse.
Mentre lui si sorbiva i rimproveri di sua sorella, Elwen e Lilian alzarono gli occhi al cielo e poi si scambiarono un espressione complice: loro sì che avevano un'intesa, nonostante fossero molto diverse.
Melcuan, intanto, ascoltava compiaciuto il battibecco tra Elduin e Thalion, e quando poteva appoggiava le ragioni di sua sorella: Thalion, però, lo riacciuffò e lo fece volare in aria, con sua grande disperazione.
Dalla strada giunse un sommesso rumore di zoccoli.
Melcuan e la sua famiglia si volarono all'istante, e un sorriso radioso li illuminò nel vedere il destriero baio di Aragorn che avanzava al piccolo trotto, con il suo re sulla groppa: specialmente Lilian fu contenta di ritrovare il vecchio amico suo e di Legolas, era da tempo che non lo vedeva.
A parte qualche capello bianco in più, non era cambiato di molto; la cosa che la sorprese, invece, fu che fosse solo.
Gli andò incontro, e subito Aragorn la riconobbe, la bella e dolce compagna del suo migliore amico Legolas, la cui morte aveva lasciato un profondo segno nel suo cuore: il re scese da cavallo, abbracciò Lilian.
- Quanto tempo!- disse con un sorriso- Non sei cambiata di una virgola!-
- Neanche tu..- gli rispose lei, ridendo, e fece cenno ai suoi figli di avvicinarsi.
- Bentrovati!- li salutò Aragorn- Ci siete proprio tutti! Siete cambiati molto da quando vi ho visto l'ultima volta..-
Melcuan, ritornato nel frattempo con i piedi per terra, lo tirò per la casacca e subito il re lo prese in braccio e lo strinse, sospirando:
- Diventi sempre più pesante!- e intanto guardava quel bambino dagli splendenti capelli biondo scuro, guardava Thalion e le due sorelle, e in quei volti rivedeva il volto di Legolas, nei loro occhi rivedeva quelli di Legolas, nella loro allegria ritrovava la stessa allegria di Legolas.
Si chiese come mai il destino fosse stato così crudele da non permettere al suo migliore amico di veder crescere i suoi figli, così belli e forti, mentre lui, Aragorn, era lì, li contemplava e li vezzeggiava con le lacrime agli occhi, pronte a far capolino al primo attimo di debolezza.
Sorrise a Melcuan mentre lo metteva a terra, cacciando indietro i brutti ricordi.
(il corpo di legolas abbandonato e spezzato da una maledetta ascia i suoi occhi azzurri chiusi per sempre e sangue sangue sangue....)
L'invito di Lilian a proseguire fino al centro della città con loro, all'inizio lo fece trasalire: la morte del suo migliore amico elfo..ci stava di nuovo pensando, anche se non avrebbe mai voluto.
Accettò la proposta con entusiasmo, passò le redini del cavallo in una mano e con l'altra cinse le spalle di Lilian: davanti a lui, Elduin e Thalion avevano ripreso a discutere, con Elwen che cerca-va invano di farli smettere e Melcuan che trotterellava al loro fianco.
- Come mai qui solo?- chiese Lilian.
- Non volevo portarmi dietro un intero corteo..è una festa di compleanno, giusto? Se avessi portato qui tutto il mio seguito sarebbe stato un disastro..-
- E Arwen? Sta bene?-
- E' rimasta a Minas Tirith perchè fra poco partorirà il nostro secondo figlio..-
Lilian si complimentò con lui, e gli raccomandò di portare alla regina tutti i suoi migliori auguri.
- E tu, Lilian? Resisti ancora da sola?-
- Non sono sola, ho miei figli a cui badare..-
- Intendevo dire..senza qualcuno al tuo fianco...-
Lei lo guardò e in un attimo la sua espressione si fece più triste, tanto che Aragorn si diede dello stupido e dell'insensibile e si scusò per l'indiscreta domanda: si sentiva veramente un verme, e gli dispiaceva un sacco, anche se ormai il guaio era fatto.
- Non sono arrabbiata..- lo tranquillizzò Lilian - non hai detto niente di male in fondo..se proprio lo vuoi sapere, no, sono ancora senza marito. Non lo voglio nemmeno, però. Chi resisterebbe più di un minuto in casa con una furia come me?-
Rise, ma quella risata era amara:
- Ci voleva solo Legolas a sopportarmi..- sospirò- cercare un altro che prenda il suo posto mi sembra..sarebbe come un tradimento. E' troppo presto insomma, anche se sono passati dieci anni..mi manca ancora tanto..-
Aragorn la strinse un po' più forte, per darle conforto:
- Manca molto anche a me..- disse con malinconia- era qualcuno..e ancora sono qui a chiedermi che abbia fatto di male per morire così..-
- Il destino è crudele..non puoi farci niente..solo accettarlo..-
Lilian si voltò un attimo a guardare Thalion che non la smetteva di fare gli scherzi a Elduin e a Elwen, che si opponeva disperata al loro litigio:
- Qualche volta, la sera, vedo Thalion di spalle e penso ancora che sia suo padre..- raccontò-..e mi dispiace che gli assomigli così tanto..negli anni ho sperato che il suo aspetto cambiasse, che magari alcuni suoi lineamenti diventassero come i miei, invece lui non è cambiato affatto: spero solo che l'essere così spaventosamente simile a Legolas non sia un peso troppo grande da por-tare...-
- Se Thalion ha la tua forza d'animo, riuscirà a passarci sopra..- la consolò Aragorn- e mi pare lo stia facendo alla grande..e Melcuan? Che gli hai detto a proposito di suo padre?-
- Poco o niente..non volevo turbarlo..quando verrà il momento so che dovrò parlargliene, ma sinceramente spero che sia il più tardi possibile, perchè per me, per Thalion, per Elduin e per Elwen sarebbe molto difficile affrontare quell'argomento..-
- Se siete riusciti a farlo crescere così bene e così felice, sono sicuro che sarete altrettanto forti da dirgli la verità, un giorno...siete una famiglia straordinaria..come lo era Legolas...- una lacri-ma scappò dagli occhi del re-..peccato che non possa vedervi: sarebbe orgoglioso di voi..-
Si passò una mano sul viso e cambiò rapidamente argomento: Lilian riprese a chiaccherare con lui, del più e del meno, senza accorgersi che la prima parte della loro conversazione era stata u-dita benissimo da qualcuno. Da Melcuan.
Ora il bambino era tornato a ridere con i suoi fratelli, ma nel suo cuore aveva cominciato a farsi strada la curiosità: per la prima volta si chiese chi fosse stato veramente suo padre.
Non ci voleva pensare, ma quella domanda non se ne andava affatto. Rimaneva annidata lì, e in ogni attimo di silenzio ritornava a galla: Melcuan però decise di non darle importanza, e la accantonò. Era troppo occupato a sfuggire alle mani di suo fratello.
Pochi minuti dopo erano nel centro della città: si guardarono un po' attorno, tutti li osservavano obliquamente, come se non avessero mai visto degli elfi. E forse non avevano tutti i torti, perchè di elfi, da quelle parti, ce n'erano sempre stati pochi.
Aragorn non perse tempo nel centro della città, e guidò Lilian e la sua famiglia per altre stradine ciottolate che si perdevano nell'erba: la casa di Sam, gli pareva di ricordare, doveva trovarsi in via Saccoforino.
Infilò una mano in tasca per controllare sul messaggio mandato dall'hobbit: sì, via Saccoforino, numero 7, chiedere del Gaffiere.
Era una parola! Le casette scavate nelle colline sembravano tutte uguali, tutte ugualmente piccole e fiabesche, a parte un paio di taverne ai lati della strada; dappertutto, gente indaffarata nei mestieri quotidiani, o impegnata a preparare festoni e dolci per Sam.
- Sei sicuro che sia da questa parte, zio?- chiese Thalion: non aveva perso l'abitudine di chiamare il re come se fosse davvero il fratello di suo padre. Amava rivolgersi ad Aragorn con la parola "zio".
- In teoria sì..- sbuffò il sovrano di Minas Tirith, rileggendo per la quarta volta il messaggio inviatogli da Sam- ma ho paura che abbiamo sbagliato strada.-
- Forse dovevamo prendere la prima a destra..- propose Lilian- verso il mulino..-
- Ma no, mamma, questo Sam non ha parlato di mulini nella lettera che ci ha mandato!- la smentì Elduin, prendendo Melcuan per mano: stava già scappando su per la stradina, e se l'aves-se fatto, chi l'avrebbe trovato più?
- Solo perchè non ha parlato di mulini non significa che non abiti da quelle parti...magari non lo vede, rimane nascosto!- suggerì Thalion- Sei la solita drastica!-
- Sempre in vena di complimenti, eh?- ribattè con sarcasmo sua sorella, e riprese a bisticciare con lui; Elwen alzò gli occhi al cielo e rinunciò a farli smettere.
In quel momento, qualcuno apparve alle spalle di Aragorn e Lilian e diede loro due sonore pacche:
- Oh, eccovi qui!- esclamò lo sconosciuto- I miei amici mi avevano avvertito che c'era gente strana per strada!-
Il re e Lilian si voltarono e abbassarono lo sguardo su un robusto hobbit sorridente, che ora aveva portato le mani sui fianchi: gridarono il nome di Sam all'unisono.
Non era cambiato molto dal loro ultimo incontro: stessi capelli color carota, stessa pancia un po' prominente, e l'aria da buontempone che non lo abbandonava mai.
- Esatto.- confermò l'hobbit- Ma dove vi eravate cacciati? Via Saccoforino è più indietro, nascosta dal mulino...-
- Vedi Elduin? Te l'avevo detto che poteva essere da quelle parti!!- scattò Thalion- Ora mi credi?-
Udendo quella voce nuova, Sam posò per la prima volta lo sguardo sui quattro figli di Legolas: un altro gran sorriso gli illuminò il viso, e l'hobbit avanzò a braccia spalancate verso di loro, salutan-doli con calore.
Avvedendosi che avevano tutti le orecchie a punta e che per certi tratti assomigliavano a Lilian, capì che dovevano trattarsi dei figli di lei e di quell'elfo che l'aveva accompagnato assieme ad al-tri fino alle cascate di Rauros, dove la Compagnia dell'Anello si era scissa e lui, Sam, con Frodo, il portatore dell'oggetto malvagio, aveva proseguito verso Mordor.
Sam aveva sempre immaginato che tra Lilian e Legolas ci fosse del tenero: ora ne aveva la con-ferma.    
- Benvenuti!- li accolse- Finalmente vedo il frutto del vostro amore, mastro elfo!-
Si avvicinò a Thalion, con l'aria di un hobbit che non vede da tempo un grande amico: non im-maginava nemmeno che stava facendo un grosso errore.
- Quanto tempo, eh?- disse abbracciando la vita di Thalion- Non siete molto cambiato da quando vi ho visto l'ultima volta, anzi, sembrate più giovane ancora!-
I sospetti che avevano investito il figlio di Lilian divennero fondati: era alle solite, qualcun'altro l'aveva scambiato per suo padre e ora spettava a lui raccontare ancora una volta l'odiata storia.
Senza contare che questo hobbit lo stava stringendo troppo calorosamente, per i suoi gusti: gli mancava il fiato.
- Ehi, frena, frena!- chiarì mentre scostava gentilmente Sam e riprendeva a respirare- Scusate, ma avete preso una cantonata. Io non sono Legolas...-
- Ah no?- sbottò l'hobbit, più che sorpreso- E chi siete allora? Suo fratello gemello?-
La buttò sul ridere, ma il viso di Thalion rimase serio, pensando a quello che avrebbe dovuto presto confessare:
- No, non sono nemmeno il suo gemello..- smentì l'elfo-..anche se è vero, gli assomiglio tantissimo. Io sono Thalion, il figlio di Legolas, molto piacere..- tese una mano, che Sam strinse calo-rosamente.
- Sei proprio figlio di tuo padre!- esclamò l'hobbit- Caspita, nessuno ci crederebbe mai, siete quasi identici..-
"Purtroppo" aggiunse Thalion tra sè e sè; poi presentò le sue sorelle e il suo fratellino, cercando disperatamente di cambiare argomento, di evitare ancora una volta di ripetere quel che era suc-cesso a suo padre.
Raccontarlo gli era difficile e lo faceva soffrire molto; senza contare che Melcuan era lì, e stava ascoltando. Meno sapeva di che era accaduto dieci anni prima, meglio sarebbe stato.
Lilian tentò di venire in aiuto a suo figlio, ma la fatidica domanda non si fece attendere oltre:
- E il vero Legolas dov'è?- chiese Sam, tutto contento e assolutamente ignaro di aver toccato un tasto dolente.
Quando notò i visi rabbuiati di Aragorn e gli altri, però, intuì che aveva detto qualcosa che non andava, e il suo sorriso scomparve, lasciando spazio alla confusione e alla sorpresa: passò con lo sguardo da Lilian a Thalion, dalle due sorelle a Melcuan, da Aragorn e ancora a Thalion.
Non capiva che avesse chiesto di male:
- Ha avuto qualche problema e non è potuto venire?- suggerì, ma era lontano mille e miglia dalla verità, non immaginava nemmeno...
- E' morto, Sam.- spiegò tristemente Aragorn, levando dalle spalle di Thalion il dovere di annunciare quella brutta notizia- E’ morto dieci anni fa.-
Il viso dell'hobbit si contrasse in una smorfia esterrefatta: come, morto? Quell'elfo che aveva conosciuto, così alto, bello, forte e valoroso, che l'aveva salvato dalle grinfie degli orchi...era morto?
- Come? Perchè? Che è successo? Non ne so niente!- riuscì a dire dopo un po'.
- Ed è meglio che continui a non saperne niente, Sam..- intervenne Lilian- sarebbe troppo doloroso...e poi, domani è il tuo compleanno, no? Devi godertelo fino in fondo..- sorrise timidamente
- Se avesse potuto venire, ti avrebbe riservato i suoi migliori auguri..-
- Ma..?- ribattè Sam- Io..posso sapere almeno come è morto? Un incidente, forse?-
Immaginava che così facendo avrebbe girato il coltello nella piaga, ma la sua curiosità doveva saziarla o gli avrebbe rovinato l'esistenza: gli dispiaceva un sacco chiedere altro, ma era più forte di lui.
- L'hanno ucciso, Sam..- rispose Aragorn, adagio- è stato il nano Gimli a farlo, in un duello dove lui stesso ha perso la vita..-
Sì, si ricordava del nano burbero con quella pericolosissima ascia in mano: anche lui aveva fatto parte della famosa Compagnia, Sam rammentava perfettamente tutti i suoi sguardi, e rammen-tava anche che tra Legolas e Gimli non c'era mai stata una gran simpatia.
Ma da lì ad arrivare a uccidersi...gli sembrava una cosa da pazzi.
- Mi dispiace di avervelo chiesto..- si scusò poi, abbassando gli occhi- sono stato insensibile..perdonatemi..-
Thalion si fece avanti e gli poggiò una mano sulla spalla:
- Non è colpa vostra se è successo il peggio, dieci anni fa..- tentò di consolarlo- era vostro diritto sapere..-
Sam fissò i figli di Legolas ed ebbe come l'impressione di vedere di nuovo il viso del suo vecchio amico elfo: si scusò ancora, porse le proprie condoglianze a Lilian e promise di fare del suo me-glio per donar loro un po' di sollievo e divertimento, per farsi perdonare.
Li accompagnò lungo la strada fino a casa sua: un'ombra gli era calata sul viso, ma cercò di non darlo troppo a vedere. Presentò loro la sua famiglia: una moglie, Rosy, e quattordici figli, un'in-tera banda di vivaci ragazzetti che saltellavano qua e là come cavallette.
Melcuan si divertì un mondo a giocare con loro: ma un pensiero si era fatto strada nella sua mente, e non riusciva a dimenticarlo.
Quella notte ci dormì su: non servì a cancellarlo. Era sempre lì, a turbarlo con la sua insistenza.
Poco male, avrebbe chiesto spiegazioni a suo fratello maggiore.



  
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