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Autore: McD    17/02/2013    1 recensioni
Questa è una storia vera.
Una storia che non ha un inizio ben preciso e neppure una fine. E' una storia che parla di una normale adolescente con i suoi problemi.
E' una storia che parla di me.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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L'inizio..L'inizio di questa storia..Beh! Sinceramente non saprei neppure io da dove è incominciato tutto questo..
Ah si! Da uno sguardo. Un fottutissimo sguardo, che mi ha tormentato per tutti questi ultimi mesi, anzi no,due sguardi per l'esattezza..Perchè le persone sono due.

Siamo a Settembre,poche settimane dopo l'inizio della scuola. "Nuova scuola, nuovi amici!" Così si dice.
E per fortuna nel nuovo liceo mi trovai subito a mio agio, la classe era simpatica ( tutte ragazze per lo più), professori buoni, ero più sicura di me stessa,adesso che ero cresciuta. " Manca solo il fidanzato!" mi dissi con un sorriso, sul seggiolino dell'autobus,diretta verso casa mia. Stavo aggeggiando con il mio nuovo Ipod, quando il bus si fermò e fece salire altri ragazzi; distrattamente riconobbi alcune facce delle medie, ma ero troppo presa,nel cercare di capire il nuovo apparecchio elettronico che avevo tra le mani. Mi sentii chiamare:  "Chiara!!" e mi girai verso la voce. Una faccia simpatica con due occhiali rettangolari mi si parò davanti. "Ema, ciao!"dissi. Emanuele era un mio compagno di classe delle medie, mingherlino e scuro di capelli, con un carattere sarcastico e divertente che mi faceva morire dalle risate, io e lui eravamo quei pochi che non ci eravamo persi di vista, perchè uscivamo con lo stesso gruppo di amici. Si sedette accanto a me e iniziammo a parlare; nel mezzo della chiaccherata alzai gli occhi un attimo e mi bastò. Davanti a me, in piedi, perchè i seggiolini erano tutti occupati, trovai un ragazzo, carino era dire poco: fisico allenato, capelli a spazzola sul castano biondiccio, con gli occhi azzurri.
Ci guardammo..Io arrossii e abbassai lo sguardo. Dopo di che fu tutto un "gioco di sguardi", come lo chiamo io, gli lanciavo piccole occhiatine e lui ricambiava; notai meravigliata. Alla fine trovò posto su un seggiolino, non lontano dal mio e si mise a sedere; cavolo! adesso non potevo più osservarlo e in più mi sentii goffa quando presi la cartella e scesi da bus, cercando di apparire tranquilla e sicura di me, mentre invece dovevo sembrare una papera che non sapeva camminare.
Tornata a casa, mi buttai sul letto e ripensai a quel breve incontro con il ragazzo sconosciuto. "Qual'è il tuo nome?" pensai mentre chiudevo gli occhi e mi appisolavo.

Sabato finalmente! E' il mio giorno preferito,il giorno in cui non fai compiti e pensi a uscire,dormire e dormire. Mi alzai molto tardi,quel sabato mattina,mi piaceva grogiolarmi nel caldo del letto,senza pensare alla scuola e alle interrogazioni; mi diressi verso lo specchio del bagno, una ragazzina di 14 anni stava li davanti,ancora insonnolita per la lunga dormita,alta,snella, con i capelli biondicci,che incorniciavano un viso morbido,con occhi verdi-marroni. E poi posai lo sguardo sul mio unico difetto: il naso. Da piccola avevo sbattuto il naso sul cemento,cadendo, da principio nulla di grave, ma col tempo la botta si è fatta vedere,eccome se si è fatta vedere!. In poche parole, naso storto. Avevo fatto molte operazioni e tutte riuscite con successo,ma io riuscivo a vedere ancora qualcosa che non andava in quel naso, pur sentendomi dire dai miei genitori che ero bella e che quel problema non si vedeva affatto, mi sentivo diversa e mi odiavo per questo.
L'acqua fresca mi risvegliò dal torpore mattutino e dopo essermi vestita con una tuta,scesi giù da mia madre in cucina.
"Buongiorno,mimma" trillò lei,una donna bassina, con i capelli colorati di biondo e nero e occhi vivaci; era una persona che ti faceva fare tutto o quasi,bastava che tu le dicessi la verità: con chi uscivi, se potevi saltare la scuola perchè eri stanca,che voti avevi preso a scuola..
"Giorno.." biascicai,mi sedetti al tavolo e iniziai a fare colazione
"Allora tesoro che fai oggi?" chiese mia madre.
"Mamma non so.. Penso che andrò dalla Lisa". Quest'ultima era una mia amica, più grande di me di un anno,con cui andavo molto d'accordo.
"Già! Oggi pomeriggio vuoi uscire? "Si,ci troviamo al campino dietro la chiesa,come sempre!" E con questo finii la conversazione,mangiai gli ultimi resti della colazione e andai su in camera mia.
La mattina la passai a leggere e sul computer,nulla di chè insomma; poi scesi giù alla chiamata di mia madre per il pranzo e mentre aspettavo seduta al tavolo di cucina, due paia di teste spuntarono dalle scale: mia sorella e mi fratello,tutti e due più grandi di me.
Noi siamo una famiglia grande se si pensa paragonata agli standard di oggi, siamo in cinque: Mia madre,mio padre,Sara la mia sorella,Andrea mio fratello e io,la più piccola ( se si vuole contare anche i due cani in sette).
Molti dicono: Ma come fai a stare con due fratelli ventenni? Ma non è brutto una famiglia così grande? E io gli rispondo di no,che è stupendo stare in una famiglia così spaziosa,perchè a tavola siamo sempre a ridere,discutere,parlare. Ci aiutiamo tra di noi per qualunque cosa,siamo uniti, quando ci prende la voglia andiamo fuori a cena, ci sosteniamo nelle nostre scelte,siamo una piccola tribù insomma.
E così il pranzo mi mise di buon umore,dopo aver dato una mano a sparecchiare la tavola, corsi su a prepararmi per uscire..




  
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