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Autore: fri    05/09/2007    3 recensioni
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"Era un giorno molto afoso e Daniel stava morendo di caldo così decise di andare al mare. Si preparò e scrisse un biglietto alla madre dicendole che a causa del troppo caldo era andato appunto al mare a farsi una nuotata." ciao a tutte spero ke questa storia vi piaccia è stata scritta sul momento quindi...commentate ^________^ bay
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era un giorno molto afoso e Daniel stava morendo di caldo così decise di andare al mare

Era un giorno molto afoso e Daniel stava morendo di caldo così decise di andare al mare. Si preparò e scrisse un biglietto alla madre dicendole che a causa del troppo caldo era andato appunto al mare a farsi una nuotata.

Uscito di casa si diresse verso la spiaggia. Arrivato notò che vi era molta gente fra cui molti giovani, in un primo momento si sentì a disagio, vedere tutti quei ragazzi in compagnia di amici e lui invece solo, si sentiva fuori luogo ma durò poco.

Trovato il posto giusto, si sistemò e subito dopo entrò in acqua. Si fece una gran bella nuotata per poi tornare a riva e andare a sdraiarsi sulla sua asciugamano.

Rimase lì a lungo, gli piaceva vedere la gente che chiacchierava fra loro. Si ricordò che aveva portato il suo fidato album, così tirato fuori dalla borsa e presa una matita iniziò a disegnare. Un gruppo di ragazzi in particolare lo aveva colpito, due ragazzi si abbracciavano tranquillamente come se fosse la cosa più normale del mondo, poi c’erano altri ragazzi e ragazze, chi faceva coppia chi no, era bello vedere come quei due ragazzi non venissero disprezzati dai propri amici, lui invece, appena aveva detto ai suoi di amici che gli piacevano i maschi lo hanno subito ripudiato, disprezzato, preso in giro. Alla fine per motivi lavorativi di suo padre cambiò città e ne fu un po’ sollevato ma la paura che ciò accadesse di nuovo lo tormentava.

Fortunatamente il gruppo di ragazzi non si accorse che Daniel li stesse fissando e riportando su carta. Il gruppetto di giovani iniziò a prepararsi ad andar via. Daniel si guardò attorno ma non trovando nulla che lo ispirasse, tornò anche lui a casa.

I giorni trascorrevano tranquilli, Daniel continuava ad andare in spiaggia e ritrovava sempre quel gruppetto che rideva e scherzava insieme, divertendosi.

Un giorno la madre di Daniel chiese al figlio di andargli a comprare delle cose.

Daniel stava tornando a casa dopo aver comprato alla madre l’occorrente per la torta che doveva preparare. entrò nel parco per far prima. Camminava tranquillo, perso nei suoi pensieri, quando sentì un suono a lui molto famigliare, un pallone da basket che veniva sbattuto sul cemento, uno sbattere ritmato, sempre più veloce. Decise di avvicinarsi e scoprì un campetto da basket e lì dei ragazzi, QUEI ragazzi. Stavano facendo una partitella, un one on one, uno dei due era quello che lo aveva colpito di più, un tipo allegro che diventava serio al momento giusto, con quei capelli neri dal tagli sbarazzino, lo sguardo profondo, gli era piaciuto subito. Con questi pensieri in mente non si accorse subito che la palla era finita oltre la recinzione e il ragazzo di cui era “perdutamente” andato gli stava chiedendo di prendergli la palla

- Ehi, ci sei?! Potresti tirarci la palla?-

Daniel si riprese, il tono del ragazzo moro era un po’ seccato. Andò a prendere la palla e la tirò al ragazzo che gliela aveva chiesta, ma la palla finì nel canestro. Tutti erano senza parole, era la prima volta che vedevano qualcuno fare un canestro da così lontano. Fortuna. Pensarono tutti.

Daniel stava per andare via, non voleva fare un canestro, aveva semplicemente tirato la palla e quella dove va a finire? Nel canestro naturalmente! Non voleva passare per un esibizionista, non ne aveva nessuna intenzione e invece…

- Ehi tu, aspetta!- si sentì chiamare e così si voltò, il ragazzo moro lo stava chiamando.

Si ritrovò tutto il gruppetto d’avanti

- Sei stato bravo. Giochi?- chiese uno dei ragazzi

- Giocavo- rispose Daniel

- Tu sei quello della spiaggia vero?- chiese un altro

- Già sei quello che ci fissa da un po’- continuò una ragazza

- Perché ci fissi sempre? Cos’è ti da forse fastidio qualcosa?- disse un altro con astio

Daniel scosse la testa non poteva certo dire loro che….

- Se non ce nulla che ti dia fastidio nel nostro gruppo, allora dicci perché ci fissi- esordì il morettino dallo sguardo profondo

- Ecco…io….- fu salvato in extremis da Loren che gli si avvicinò correndo

- Dan! Mi spieghi che ci fai qui, dai andiamo che mamma ci aspetta- e lo tirò via - Sei sempre il solito, sai che papà non vuole che giochi- continuò trascinandolo via.

Il gruppetto rimase sconcertato per un attimo poi uno dei ragazzi propose di tornare al campetto, gli altri accettarono, solo uno rimase a fissare il punto in cui lo strano ragazzo era scomparso

- Ryan, che fai vieni?!-

- Si arrivo- e anche lui tornò a giocare.

Daniel decise di non andare più in spiaggia ma stare a casa proprio no, così si ricordò del campetto e decise di andarci.

Quel giorno Dan indossava dei jeans a trequarti, una maglietta grigia, un cappello gli copriva i capelli castani e con se aveva il suo album. Arrivò d’avanti al campetto e lo guardò un istante prima di entrarci e sedersi appoggiato all’asta del canestro, chiuse gli occhi e immagini di lui che giocava a basket presero a vorticargli in testa. Non si accorse che qualcuno vedendolo seduto lì, si era avvicinato e ora lo stava fissando.

Daniel si sentiva osservato e così aprì gli occhi ritrovandosi d’avanti la persona di cui era perso.

- Finalmente, pensavo ti fossi addormentato- esordì il moretto con un piccolo sorriso, Dan arrossì lievemente

- No, pensavo- il tono triste, si alzò e iniziò ad allontanarsi

- Dove vai? Ti va di giocare?-

- Non posso- rispose, ancora quel tono triste

- Perché? Sei forse malato?- gli si avvicinò

- No, mio padre non vuole-

- E perché?-

- Non saprei dirtelo-

- Ma se fai qualche tiro mica lo viene a sapere dai- gli sorrise

- Ok- rispose ricambiando il sorriso

Il moretto pensò che era davvero molto carino quando sorrideva

- Io sono Ryan piacere- sorrise – Tu ti chiami Dan?!- chiese ricordandosi che la volta prima la ragazza che lo aveva portato via l’aveva chiamato così

- Daniel-

- Bene Daniel, iniziamo?!- Dan annuì

Fecero canestri dopo canestri, entrambi bravi.

Sfiniti si fermarono e si sedettero uno accanto all’altro. Ryan bevve dalla sua bottiglia e dopo la porse a Dan che ringraziando ne mandò giù un sorso.

- immaginavo fossi bravo, ma non così tanto-

- Anche tu sei bravo-

- Posso chiederti quanti anni hai?-

- Ne ho 17 perché?-

- Io ne ho 18- sorrise

- E questo che centra?-

- Nulla, volevo sapere quanti anni avevi, tutto qui, cos’è non si può chiedere?- Dan non rispose

- Perché ci fissi in spiaggia?- sapeva che prima o poi glielo avrebbe chiesto

Daniel si alzò e si diresse verso il suo album, Ryan gli si avvicinò

- Cos’è? Ora che ci penso lo hai sempre con te-

- E’ un album non lo vedi?-

- Si ma a che ti serve?-

- Te che ci fai con un album?-

- Piantala…posso?- chiese indicando l’album

- Prego- rispose porgendoglielo

Ryan guardò i disegni e ne rimase stupito, erano loro cioè lui e i suoi amici, in spiaggia che ridevano e scherzavano. Quelli più raffigurati erano Matt e Nick, insieme, sorridenti, Daniel era davvero bravo anche a disegnare, sembravano veri. Poi si accorse che anche qualcun altro era stato raffigurato più volte, costui era lui, non immaginava fosse così bello.

- E’ per questo che ci fissavi?-

Daniel annuì

- Perché ci hai disegnati?-

- Mi avete colpito molto-

- Perché hai sempre disegnato Matt e Nick?-

- ……sono felici e non si vergognano di mostrarlo-

Ryan capì cosa intendeva con l’essere felici

-…..voi non li giudicate e state con loro come se nulla fosse. Questo fa di voi dei veri amici- sorrise leggermente

- Sono nostri amici e se sono felici così, ben venga-

Calò il silenzio, che fu rotto poco dopo Ryan

- Senti ed io? Che centro? Perché mi hai disegnato?-

Daniel arrossì. E ora che gli avrebbe detto?

- Ecco tu…mi…mi hai colpito molto-

Ryan fu sorpreso

- Ti ho colpito?- Dan annuì

- Ti….Ti piaccio per caso?- l’atro arrossì ancor di più, abbassando il capo

- Ti piaccio- costatò il moro dalla sua reazione

Daniel alzò di scatto il viso, rosso come un peperone - NO! Ecco…..io…..- riabbasso il viso imbarazzatissimo.

E ora che sarebbe successo? Lo guarderà con disgusto? Gli “regalerà” parole cattive? Infondo non si conoscono affatto ed ha già perso la testa per lui.

Sentì due dita sul suo mento che facevano una leggera pressione per fargli alzare il viso. Si ritrovò d’avanti a due pozze blu mare. Gli occhi di Ryan. Erano stupendi. Ryan stava sorridendo. Era un buon segno no?

- Sai che mi piaci anche tu?- sussurrò a poca distanza dalle sue labbra. Daniel era schoccato, aveva davvero sentito ciò che aveva sentito? Non ebbe tempo di rispondersi perché le labbra di Ryan premettero sulle sue. Non sapevano di preciso quanto fosse durato il bacio ma di sicuro tanto perché non si accorsero degli altri che arrivavano

- Ehi Ehi, Ryan vacci piano, lo consumi così- scherzò J.J.

I due ragazzi si staccarono e arrossirono vistosamente

- C…Ciao ragazzi, come va?-

- Noi bene e vedo anche tu- scherzò anche Nick

Anna e Andrea notarono l’album e avvicinandosi lo presero e lo sfogliarono, rimanendo meravigliati dal contenuto

- Ragazzi venite un po’ qua, guardate che meraviglia!- esclamò Andrea

Tutti si avvicinarono a loro e guardarono i disegni. Daniel era di un bel rosso gambero. Che avrebbero detto ora?

Il resto del gruppo li guardò sconcertati, Ryan mise un braccio intorno al collo di Daniel e con un sorriso a 32 denti

- Il mio ragazzo disegna bene vero amici?-

Daniel arrossì ancor di più se possibile, mentre il resto del gruppo iniziava a sorridere felici

- Vero, è bravissimo- esortò Anna

- Posso prendere questo?- chiese Matt facendo vedere il disegno che voleva, rappresentava lui e Nick abbracciati e felici

- Certo- sorrise Daniel

Così passò il resto del pomeriggio e tutti gli altri giorni,tutti insieme e felici.

Daniel aveva trovato finalmente qualcuno che lo capisse e lo accettasse per quello che era e in ciò aveva trovato anche qualcosa di più. Cosa poteva chiedere di più?

FINE

  
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