Un
arrivo speciale
Erano le due e mezza del mattino di una fresca sera di Febbraio.
C’era la luna piena che rischiarava la notte e una marea di stelle
che brillavano con tutto il loro splendore.
In
una casa della città dell’Ovest, precisamente alla Capsule corp, una donna dai
capelli azzurri, si trovava nel suo letto a sperare che quei dolori atroci che
si facevano sempre più frequenti finissero.
Era agitatissima, mancava ancora una settimana alla nascita del
suo bambino, ma sentiva che il grande momento era
vicino.
Era affaticata, respirava sempre più faticosamente, sulla sua
fronte comparvero delle goccioline di sudore e ad ogni fitta di dolore che
provava al bassoventre stringeva i denti per non
urlare.
Ormai era sicura, il grande giorno che aveva atteso da nove mesi
era arrivato.
Bulma era letteralmente terrorizzata, sapeva che sarebbe stato
doloroso e anche se aveva seguito tutti i corsi per prepararsi al parto, e aveva
letto libri sull’argomento, aveva ancora paura.
Come se non bastasse, il padre del piccolo non l’aveva aiutata
affatto durante la gravidanza e aveva detto di non voler sapere neanche del
parto.
Una fitta ancora più dolorosa delle altre, e Bulma non potè fare a
meno di emettere un lieve gridolino e stringere tra i pugni il lenzuolo che
l’avvolgeva, e poi si accorse di sentire un liquido scendere lungo le sue
cosce.
Un’altra fitta più dolorosa e un grido che fu subito udito dai
suoi genitori che corsero immediatamente da lei.
“tesoro… che succede? È arrivato il momento?” chiese sua madre
mentre saltellava per la felicità.
“si… AAH… Credo proprio che… ci siamo!” affermò faticosamente
Bulma mentre cercava di tirarsi su con il busto.
“vado a prendere l’auto” disse il signor Brife dirigendosi verso
la porta.
Bulma non fece altro che gridare per l’atroce dolore che provava,
mentre sua madre, presa dall’emozione che tra poco sarebbe diventata nonna, non
seppe fare altro che tenere la mano della figlia e cercare di rassicurarla che
sarebbe andato tutto bene.
Nella sua stanza, poco distante da quella di Bulma, il principe
dei sayan, sveglio per colpa degli urli di Bulma, stava cercando di riprendere
sonno, ma senza successo.
Non fece altro che girarsi e rigirarsi nel letto, mise la testa
sotto il cuscino per cercare di non udire gli urli di Bulma che gli rimbombavano
in testa.
Bulma urlava sempre più forte, e lui non riusciva a prendere
sonno.
Ringhiò ma poi decise di alzarsi ed andare a vedere cosa stesse
succedendo nella sua camera.
Arrivò davanti alla porta della donna e seccato disse “si può
sapere che hai da urlare tanto a quest’ora?” le chiese prima di vederla stesa
sul letto che perdeva sangue con vicino la madre che era
eccitatissima.
“o
Vegeta… stai per avere un bambino non sei felice?” gli chiese la signora Brife
dirigendosi verso di lui per abbracciarlo.
Vegeta prima evitò l’abbraccio di quell’oca starnazzante e poi
disse ringhiando “non me ne importa un bel niente” poi si girò verso di Bulma e
le disse “non avevi detto che saresti andata a partorire all’ospedale?” le
chiese cercando di capire la ragione per cui doveva essere disturbato a
quell’ora di notte.
“infatti… AAAH… mio padre… è andato… a prendere l’auto… AAAAH”
rispose cercando di restare calma.
“tsk… non capisco che hai tanto da urlare?!” rispose il sayan
girandosi dall’altra parte.
Infondo pensò, il parto è una cosa naturale e non dovrebbe fare
tanto male.
Si
chiese cosa avrebbe fatto Bulma se avesse combattuto a suo posto se urlava per
così poco.
“CHE DIAVOLO DICI RAZZA DI SCIMMIONE SENZA CERVALLO…AAAAAH… non ti
rendi minimamente conto di quanto faccia male… AAH… non resisto più… il bambino
sta per nascere devo andare subito in ospedale… AAAAH” rispose Bulma, faticata e
ansimante, ma che prima sembrava essere diventata una
furia.
Vegeta era stanco, e ormai il suo sonno era stato disturbato,
quindi stanco di sentire la lamentele e le grida di Bulma, si avvicinò a lei e
le disse “sono stanco di starti a sentire” la prese in braccio e volò fuori
dalla finestra verso l’ospedale.
Bulma era esausta e in uno stato
confusionale.
Mentre erano in volo, ebbe altre fitte e ogni volta stringeva il
braccio di Vegeta come prima stringeva il lenzuolo.
Vegeta sentì subito la stretta di Bulma, non credeva che quella
donna avesse tanta forza, forse era per il dolore che provava, possibile che
facesse tanto male?
Non l’avrebbe mai ammesso, ma vedendola ridotta così che soffriva,
sentì come una stretta al cuore, e il desiderio di proteggerla che cresceva
sempre di più.
Finalmente arrivarono all’ospedale.
Sotto i volti sorpresi e sconvolti dei medici e infermiere che
passarono in quel momento, Vegeta atterrò tenendo Bulma che ansimava ed era
terrorizzata tra le braccia.
“deve partorire” disse lanciando un’occhiata glaciale a tutti i
presenti.
“c.. certo la sistemi su questo lettino” disse un medico, anche
lui spaventato dallo sguardo assassino di Vegeta.
Vegeta la posò il più delicatamente possibile sul lettino e restò
di fianco a lei che non volle a nessun costo lasciarle la
mano.
“portiamola in sala parto” disse il medico al gruppo di infermiere
che subito circondarono il lettino della futura
mamma.
Arrivarono davanti la porta della sala
parto.
“Vegeta… ho paura… restami vicino… ti prego… AAAH” scongiurò Bulma
stringendo la mano di Vegeta sempre di più, con una forza che fece quasi male al
principe dei sayan.
Vegeta ebbe un momento di confusione, che doveva fare? A lui non
interessava niente di suo figlio e non voleva stare li a sentire Bulma urlare e
vederla soffrire.
“ti prego” ripeté Bulma, e Vegeta guardandola negli occhi non potè
fare altro che accontentarla, e dopo essersi rifiutato di indossare quel
ridicolo camice, entrò con lei deciso a starle
vicino.
Dopo alcune ore, finalmente venne alla luce un bellissimo bambino
con un ciuffo di capelli color glicine, gli occhi azzurri come quelli della
madre e lo sguardo agghiacciante del padre, ma aveva anche una particolarità,
una coda simile a quella della scimmia.
I
medici rimasero stupiti e poi decisero che si sarebbe occupata la madre di
questa sua particolarità.
Intanto, Bulma riposava tranquillamente dopo l’enorme faticata che
aveva fatto per mettere al mondo suo figlio e di Vegeta, mentre lui rimase
accanto a lei tenendola sempre per mano, visto che ancora non si era decisa a
mollarla.
Dopo alcune ore Bulma si svegliò, e fu sorpresa nel vedere che
vicino a lei c’era Vegeta.
“hai fatto una bella dormita” disse il sayan mentre lei si
stiracchiava.
Era ancora un po’ assonnata e molto stanca, ma dopo qualche
secondo si ricordò tutto.
“Vegeta… grazie per essermi stato vicino” gli disse senza
aspettarsi nulla da lui, infatti si limitò a guardarla senza rispondere o fare
intravedere alcuna emozione.
All’improvviso sentirono bussare alla porta, e da li entrò
un’infermiera con in braccio un bellissimo bambino nato da poco avvolto in una
coperta.
Bulma sorrise quando l’infermiera glielo porse e lui la guardò
dritta negli occhi e sorrise.
“ciao tesoro” disse mentre i suoi occhi cominciarono a inondarsi
di lacrime di felicità nel vedendo quel esserino perfetto.
“le faccio i miei complimenti signora è un bambino bellissimo… ma
veda, c’è un piccolo problema”disse l’infermiera facendole vedere la coda del
Bambino.
Bulma sorrise e guardò Vegeta.
Non fece in tempo a rispondere che intervenne il sayan “non c’è
nessun problema, tutti i sayan hanno la coda e adesso togliti dai piedi” disse
avvicinandosi minacciosamente all’infermiera che corse immediatamente
via.
Bulma non aveva ancora le forze per rimproverarlo, così lasciò
perdere.
“dovremmo tagliarla” disse cercando lo sguardo di Vegeta che
acconsentì con un cenno del capo.
“guarda quant’è bello! Ha il tuo stesso sguardo” disse mostrandolo
al padre.
“per il resto è identico a te” rispose mentre osservava
entrambi.
“a
proposito… come vuoi chiamarlo?” gli domandò Bulma con la speranza di riuscirlo
almeno a coinvolgerlo nella scelta del nome.
“fa come vuoi… non mi interessa” rispose staccandosi dal muro a
cui era appoggiato.
“allora si chiamerà… Trunks! Ti piace piccolo?” gli chiese Bulma
ottenendo dal bambino una risatina.
“allora è deciso, Trunks” disse ridendo insieme al bambino, mentre
Vegeta si voltò ad osservarli.
Trunks non gli piaceva granché come nome, e dopo tutto neanche gli
importava, ma sentì dentro di se una felicità mai provata prima, come se nel suo
cuore qualcosa stesse cambiando.
Anche se non lo ammise apertamente, ammise almeno a se stesso che
era felice di avere un figlio e che gli voleva un mondo, anzi no, un universo di
bene, fin dal primo momento che lo vide.
Fine
Allora? Come vi sembra la mia prima one-shot?
Questa è la mia cavolata del giorno e sono indecisa se cancellarla
o no, perché non mi sembra sia venuta benissimo!
Spero di trovare almeno qualche rece!
*Un bacio a tutti quelli che l’hanno
letta