Una piccola fanfiction accompagnata dalla
canzone “Io vivrò senza te” di Lucio
Battisti, tra l’altro un cantante che
adoro. Con la speranza di non annoiarvi, buona lettura!
Vegeta era seduto, da
solo, in riva ad un lago limpido e grigiastro. Il tempo preannunciava
pioggia.
Il cielo ricoperto da nuvole perlate, il vento freddo, il sole che
calava in
lontananza... un’atmosfera che rispecchiava pienamente lo
stato d’animo del
Principe dei Sayan. Lì, seduto su quella riva melmosa,
sembrava così
impassibile, così freddo. Persino i suoi occhi, puntati
sulle calme acque del
lago, leggermente smosse da gelido vento, erano vuoti e non esprimevano
alcun
sentimento. Ma in realtà la sua anima era in un eterno
tormento. Da anni e anni
non riusciva più a trovare la pace. Le notti erano tutte
uguali: il buio, il
letto così grande, così vuoto, il silenzio... e
lui, con gli occhi perennemente
aperti, a fissare il vuoto, a pensare, a riflettere, a tormentarsi.
Pian piano,
giorno dopo giorno, anno dopo anno, si era chiuso in sé
stesso. Forse era il
suo orgoglio che gli impediva anche solo di parlare, o forse no.
Però non aveva
più detto una parola. Si era chiuso, quasi ostinatamente, in
un meditabondo e
triste silenzio. Ormai era solo. O meglio, si sentiva solo. Trunks
c’era ancora
e ancora c’era pure la sua piccola Bra. Però
entrambi ormai sembravano così
lontani, così estranei. Li aveva allontanati dalla sua vita
quasi da un giorno
all’altro, perché voleva solo rimanere con
sé stesso. Sì, perché solo di
sé
stesso sentiva di aver bisogno. Troppi anni erano passati e Bulma non
c’era
più. Ora era solo un ricordo, un doloroso ricordo che lo
assillava ogni minuto
della sua esistenza. Eppure non aveva potuto farci niente prima e tanto
meno
ora avrebbe potuto fare qualcosa. Lui era un Sayan, apparteneva ad una
razza di
guerrieri longevi e forti, quindi destinati a vivere molti
più anni dei
terrestri. E questa realtà lo aveva sconvolto, travolto del
tutto. A volte si
chiedeva il perché di questa sua
“fortuna”. A volte avrebbe davvero preferito
morire con lei. L’aveva amata. La ama. La amerà
ancora. Era davvero l’unico
contatto che gli era rimasto con quel pianeta. I suoi figli non
sarebbero mai
riusciti a colmare quel vuoto. E poi... e poi, Kakaroth. Lui era
un’altra causa
della sua sofferenza. Andarsene così presto...
perché? Perché lo aveva lasciato
così? Dovevano ancora confrontarsi... già,
dovevano farlo. Era il suo orgoglio
che glielo ricordava in continuazione. Uno scontro leale, questa volta.
Magari
no, non avrebbe vinto. Però avrebbe combattuto.
Il vento si alzò più
forte. Una fitta al cuore. Bulma. Sì, ogni tanto il ricordo
di lei riaffiorava
improvviso... con gli anni, però, si era fatto sempre
più opprimente. Quanto
avrebbe voluto sfogarsi. Quanto. Ma non poteva. Quel maledetto orgoglio
gli
impediva di parlarne con qualcuno. Già, gli sarebbe bastato
solo quello.
Parlare. Nient’altro. Ma con chi? Trunks? No, non avrebbe
potuto. Con lui si
era sempre mostrato così fiero, così forte. Non
ci sarebbe mai riuscito. Bra?
Lei no. Lei era la sua bambina. Non sarebbe mai riuscito a sfogarsi con
lei.
Per questo si era chiuso in quel silenzio, perché non aveva
più nessuno con cui
sfogarsi, con cui parlare. Non che con Bulma avesse mai discusso di
cose del
genere, però tra di loro c’era una
affinità così profonda che bastava un
sguardo, un solo sguardo o un’espressione, e già
lei capiva tutto. Oh, ma Bulma
non c’era più. E questo gli doleva al cuore.
Il vento ora era così
forte che Vegeta dovette socchiudere gli occhi per resistere a
quell’aria
pungente. Fu così che notò un’ombra.
Sì, qualcosa di forma indefinita si andava
formando sulla superficie del lago, come un riflesso di una nuvola.
Pian piano
l’ombra si definì e Vegeta, stupito, si
alzò in piedi per andare a controllare
che avesse visto davvero giusto. Sì, non si era sbagliato.
Si affacciò nel
lago, si inginocchiò sulla riva a guardare la superficie
dell’acqua. Però non
vedeva il suo riflesso, bensì davanti a lui si trovava Goku.
In quel momento
Vegeta non riuscì a capire se Goku fosse veramente
lì o fosse solo il frutto
della sua fantasia. Ma nonostante questo non poté fare a
meno di sfoggiare un
mezzo sorriso, misto tra la fierezza e la sorpresa.
«Kakaroth...» sussurrò
Vegeta. La sua voce era pastosa e roca, segno che non era usata da
tanto,
troppo tempo.
«Non ci vediamo da
tanto tempo.» gli disse Goku assumendo un’aria
seria.
«Non è certo colpa
mia.» ribatté Vegeta con calma, alludendo al drago
Shenron con cui Goku se
n’era andato.
Dopo un breve istante di
silenzio il Principe riprese:
«Sono successe tante
cose da quando te ne sei andato.»
«Ne sono a
conoscenza.» rispose Goku annuendo.
«Bulma è morta.»
quelle parole uscirono quasi automaticamente dalla bocca di Vegeta.
Quel
pensiero vagava nella sua mente ogni minuto del giorno e della notte. E
ora gli
era uscito così, spontaneamente.
L’immagine di Goku riflessa
sul lago lo fissò con intensità, mentre tremolava
sotto la forza del vento che
increspava la superficie dell’acqua.
«Lo so. E so cosa si
prova.» confessò Goku lentamente.
«Lo sai...» ripeté
Vegeta stringendo i pugni, con finta calma.
Il Principe sospirò,
poi riprese:
«Lo sai. Bene. Sono
felice. Davvero. Perché, sai, te ne sei andato anni fa. Io
invece ho continuato
la mia inutile esistenza, con solo il supporto di Bulma. Sì,
perché lei e solo
lei era la mia fonte di vita. E’ vero, i miei figli... anche
a loro voglio
bene, ma non come lei. E quando è morta... beh, potrai
capire, probabilmente.
Mi è crollato tutto addosso. La mia esistenza, la mia
ragione di vita, era
stata appena chiusa in una cassa di legno scuro e seppellita.
Però tu lo sai...
non è così?» il suo corpo fremette di
rabbia repressa «Tu lo sai, Kakaroth, ma
certo! Tu pensi di sapere sempre tutto, no? Ma come... come puoi solo
credere di
conoscere il mio dolore?! Sei un’ipocrita, Kakaroth!
Nient’altro!» Vegeta
scattò in piedi e un dolore profondo lo colpì
nell’anima.
Goku lo fissava con
uno sguardo serio e attento. Vegeta strinse di più i pugni e
sentì anche gli
occhi velarsi di lacrime. Però no... non avrebbe mai pianto
davanti il suo
eterno rivale.
è una gran bella verità
perciò dolcissimo mio amore
ecco quello, quello che, da domani
mi accadrà
Io vivrò senza te
anche se ancora non so
come io vivrò
«TACI!» ringhiò Vegeta
«Tu non puoi capire! Era tutto... tutto
così...» si bloccò e abbassò
gli occhi,
poi continuò con voce leggermente tremante:
«La mia Bulma era lì,
davanti a me. In quella cassa scura e fredda... Davanti a
quell’immagine il mio
cuore aveva preso a battere più forte, sembrava stesse per
esplodere di dolore.
Il mio corpo era continuamente scosso da fremiti, di dolore e rabbia...
Tutto
quello sembrava... impossibile. Ai miei occhi appariva solo come una
realtà
distante, inverosimile... tutto era sfuocato. I colori, le sensazioni,
tutto...
mai, mai avrei creduto di sentirmi così un giorno. Era una
sensazione nuova,
forse mai provata prima. Il dolore era profondo, pieno, palpabile. Era
un
tormento. Un tormento continuo che sembrava non avere mai fine. Come
è sempre
stato fino ad oggi. La consapevolezza che la sua anima se
n’era andata via, la
certezza che non avrei potuto più toccare quel corpo,
stringermi nel suo
abbraccio, assaggiare quelle labbra calde, affondare le mani in quei
morbidi
capelli... era tutto così doloroso e, purtroppo,
reale.» si fermò ancora.
«Vegeta» disse di
nuovo Goku approfittando del silenzio «Sfogati con
me.»
Vegeta alzò gli occhi
sorpreso.
«A me puoi dire tutto
ciò che vuoi. Io so ascoltare.»
«Tu... tu sai
ascoltare?!» ripeté furioso Vegeta con le lacrime
agli occhi «Ma se non sei mai
stato presente! Se hai sempre preferito fuggire o agire a modo tuo
invece di
dar retta a qualcun altro! Tu sei testardo tanto quanto me!»
«Questo non è vero.»
lo contraddisse Goku «Vegeta ora posso ascoltarti. Ho tutto
il tempo che vuoi.
Sei bravo a far esplodere la rabbia... perché non fai la
stessa cosa con la
sofferenza? Soffrire così è inutile. Fai solo del
male a te stesso.»
«Non parlare come se
sapessi sempre tutto, Kakaroth!» urlò Vegeta
iniziando a tremare di rabbia.
«Vegeta!» questa volta
di tono di Goku era duro «Bulma non c’è
più. Rassegnati.»
Vegeta si paralizzò.
Quella realtà lo sconvolse dentro. Non
c’è più... non c’è
più...
Senza te,
io senza te
solo continuerò e dormirò
mi sveglierò, camminerò
combatterò *,
qualche cosa farò
qualche cosa farò, sì, qualche cosa
farò
qualche cosa di sicuro io farò...
sì io piangerò...
La
pioggia cadeva
sempre più forte. Tremante, Vegeta allungò una
mano verso il suo viso e si
sfiorò l’occhio. Era caldo. E pieno di lacrime
calde. Stava piangendo. E si
sentiva bene. Finalmente... finalmente stava buttando tutta la sua
amarezza
fuori, attraverso quelle lacrime amare quanto la sua sofferenza. Bulma
se n’era
andata, Kakaroth aveva ragione. Se n’era andata da
più di dieci anni. E ora i
suoi 100 anni Vegeta se li sentiva pesare sulle spalle più
che mai. Eppure
Kakaroth aveva ragione: doveva rassegnarsi. Lei non c’era
più e non ci sarebbe
più stata. Forse l’avrebbe ritrovata in
un’altra vita... nell’Aldilà.
Però,
tanto, da lui, per ora, non sarebbe mai più ritornata. E
continuò a piangere,
però con il sorriso sulle labbra... a piangere sotto la
pioggia, inginocchiato
tra le acque fredde del lago grigio.
basta pensare che non ci sei
che sto soffrendo inutilmente
perché so, io lo so, io so che non tornerai...
«Bulma...»
iniziò a
parlare al vento «Io ti amo. E l’ho sempre saputo.
Però non te l’ho detto mai.
Forse solo in quelle rare occasioni... eppure ti amo. E la colpa
è solo del mio
stupido orgoglio se non ti ho mai detto nulla di veramente sincero.
Eppure...
eppure tu sembravi sapere. Tu sapevi tutto. E mi amavi. E solo ora io,
da
codardo, da vigliacco che sono, riesco a dirtelo piangendo. Ora che tu
non ci
sei più... perdonami...» una brezza insolita,
calda, sembrò accarezzargli la
guancia. Vegeta sorrise.
«Lo hai già fatto...»
sussurrò nel buio sempre più profondo di quella
grigia giornata.
solo continuerò
e dormirò, mi sveglierò
camminerò, combatterò *,
qualche cosa farò, qualche cosa farò,
sì, qualche cosa farò,
qualche cosa di sicuro io farò...
piangerò...
Sì, io piangerò, io piangerò...
Vegeta continuò a
tenere gli occhi abbassati, senza muoversi dalla posizione in cui si
trovava,
sorrise.
«Sapevo che c’eri
veramente.» commentò, mentre l’ultima
lacrima gli scendeva lungo la guancia.
«Sono passato a
trovarti.» spiegò Goku alle sue spalle, con
anch’egli il sorriso sulle labbra
«E... ti ho trovato in gran forma.»
«Beh, tu non sei
cambiato di una virgola. Sei proprio come ti ho visto
l’ultima volta...»
«E tu sei proprio come
sempre. Scontroso, lunatico e pieno di sé.»
scherzò Goku mentre un lampo
illuminava il cielo in lontananza.
Vegeta ridacchiò.
«E tu sei sempre il
solito impiccione. Sempre tra i piedi nei momenti meno
opportuni!»
Goku sorrise ancor di
più a queste parole. Quanto era vero ciò che gli
diceva Vegeta...
«Vedi di tirarti su da
lì e trovarti un riparo.» gli disse Goku
«Incominci ad avere una certa età, non
trovi?»
«Ah, così ora mi dai
del vecchio...»
«Può darsi.»
Rimasero in silenzio.
Fu Vegeta a parlare dopo un po’:
«Quando ti rivedrò
ancora?»
Goku sembrò pensarci e
poi rispose con serietà:
«Io devo andare. Sono
sempre ovunque, con chiunque... però non potrete vedermi.
Forse non mi rivedrai
mai più.» una piccola pausa, poi:
«Mi mancherai, Vegeta.
Davvero.»
Vegeta rimase
silenzioso qualche istante. Fissava dritto davanti a sé.
Poco dopo, però,
mostrò un mezzo sorriso e disse:
«In tal caso, ci
conviene combattere ora o mai più, no? Abbiamo ancora un
conto in sospeso...»
si voltò per guardare Goku, ma quest’ultimo era
sparito. Calò di nuovo un
silenzio rotto solo dalla pioggia che picchiava sul terreno. Vegeta
rimase
diverso tempo fermo a guardare dietro di sé, forse
aspettando che
l’amico/nemico ricomparisse... ma questo non accadde. E
così non si sarebbero
più confrontati. Anche se, in realtà, Vegeta
sapeva bene chi dei due era il più
forte. Eppure un ultimo combattimento lui lo desiderava con tutto
sé stesso,
perché voleva finalmente chiudere quella faccenda un volta
per tutte. Ma
Kakaroth se n’era andato. Un addio. Di nuovo. Per sempre.
Evidentemente, quel
conto in sospeso... sarebbe dovuto rimanere tale.