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Autore: Giallo4ver    19/02/2013    4 recensioni
(..) - Non vi sopporto più, e che Giove mi fulmini se non dico la verità!- aveva alzato l’indice verso il cielo e li aveva guardati più trucemente di come Catone il Censore guardava la cesta di fichi cartaginesi quel memorabile giorno in Senato.- Sapete che vi dico?- aveva continuato a strillare, andando in camera sua e raffazzonando la sua roba, ammassandola in un fagotto velocemente e ritornando poi dai tre uomini di casa Roma.- Io me ne vado!- aveva sillabato, fissandoli uno ad uno. (...)
[Personaggi: Lovino Romano Vargas/Sud Italia
Feliciano Veneziano Vargas/Nord Italia
Tiberio Remo Romanus/Impero Romano
Clelia Romolo Romana/ Caput Mundi]
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Antica Roma, Chibiromano, Chibitalia, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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s - ADESSO BASTA!- aveva urlato la zia.- Mi avete stancata, tutti e tre voi!- li aveva additati come Cicerone aveva additato Catilina in Senato mentre gli sciorinava contro una marea di parole e frasi che, già senza il tono accusatorio o l’appoggio dei Senatori, avrebbero indotto l’accusato a lasciare la città in lacrime, in preda alla disperazione ed al mal di testa.- Insomma, dico io, non si capisce chi sia il più infantile ed insopportabile!- aveva continuato, camminando nervosa per la stanza, furente come un Catullo che veniva a sapere dell’ennesimo tradimento della sua amata Clodia.- Non vi sopporto più, e che Giove mi fulmini se non dico la verità!- aveva alzato l’indice verso il cielo e li aveva guardati più trucemente di come Catone il Censore guardava la cesta di fichi cartaginesi quel memorabile giorno in Senato.- Sapete che vi dico?- aveva continuato a strillare, andando in camera sua e raffazzonando la sua roba a caso, ammassandola in un fagotto velocemente e ritornando poi dai tre uomini di casa Roma.- Io me ne vado!- aveva sillabato, fissandoli uno ad uno.
I tre avevano sgranato gli occhi e si erano scambiati sguardi preoccupati.
Tiberio aveva fatto per replicare, ma Clelia lo aveva zittito alzando una mano imperativamente.
- Non una parola, cretino!- aveva ruggito, volgendo la testa stizzita verso la porta.- Tra i tre, sei il caso più disperato!- poi aveva camminato velocemente verso la porta e l’aveva aperta.- No, non so se torno, quindi che non vi passi per la testa di venirmi a cercare e di chiedermi scusa.- aveva proferito sdegnosa, proprio come faceva Crasso, ai suoi tempi, quando qualcuno gli chiedeva in prestito denaro e lui quasi ci moriva, d’indignazione.
- Va bene!- le urlò dietro Tiberio, arrabbiato.- Ce la caveremo benissimo anche senza di te!- strepitò più forte che poté, ma sua sorella si era già sbattuta violentemente la porta alle spalle da un pezzo.  

L’Urbs aveva passato i seguenti cinque giorni a Veio, rintanata in una delle tante ville che Voltumna possedeva e che, per forza di eventi, le aveva lasciato in eredità, data la conquista romana dell’Etruria.
Lì aveva fatto sbollire la rabbia, sfogandola con i lavori agricoli.
Era riuscita in tre giorni a demolire metà vigna e a rovinare il raccolto di grano, facendo andar di matto i contadini che si prendevano cura del terreno, ma lei di certo non poteva massacrare suo fratello di botte, davanti ai suoi nipotini, poi!
Nei seguenti due giorni, aveva cercato di far rinsavire un olivo secolare che le sembrava sotto tono, ma il risultato era stato che l’albero era deceduto completamente nel giro di mezza giornata e lei lo aveva tramutato in legna da falò, occupandosi personalmente di abbatterlo a colpi di ascia, e proprio il povero olivo, per il quale i contadini quasi rimasero in lutto per una settimana intera, le consentì di liberarsi completamente degli istinti omicidi e dallo stress accumulato in tutti quegli anni di convivenza con Tiberio.
Era dunque tornata a Roma rilassata e tranquilla, pronta a riprendere la routine quotidiana senza più andar di matto, con la sua tipica pazienza, ma non era andata subito a casa, aveva gironzolato tutto il giorno per la sua città, chiedendo ad alcuni cittadini se, a parer loro, ci fosse stato qualcosa da migliorare nelle opere pubbliche o nella gestione generale, era rientrata a casa solo a sera.

- Tiberio, Lovino, Feliciano!- aveva chiamato, chiudendosi delicatamente la porta alle spalle.- Sono tornata!- continuò, ma nessuno rispose.- Ragazzi…?- si guardò intorno, la casa era pulita, salvo qualche foglio di pergamena con i disegnini di Feliciano sparso in giro.
Fece il giro delle loro camere, ma le trovò vuote.
La sua attenzione fu attratta dalla porta semiaperta della sua stessa stanza, l’aprì lentamente e capì dov’erano finiti i tre: nel suo letto.
Feliciano dormiva accoccolato al fianco di suo nonno, mentre Lovino aveva optato per una posizione di dominio e riposava spaparanzato sul petto di Tiberio, il quale teneva delicatamente poggiata una mano sulla testa del maggiore dei fratelli Vargas.
Romana si poggiò allo stipite della porta, incrociando le braccia e sorridendo a metà tra il sarcasmo e la dolcezza, quei tre, lei lo sapeva bene, non si sarebbero mai smentiti.
Si avvicinò a loro e li baciò tutti sulla fronte, poi raccolse il lenzuolo che era caduto a terra e li ricoprì per proteggerli da eventuali spifferi d’aria, si ritirò, socchiuse la porta ed andò a dormire nella stanza di suo fratello.

  La mattina dopo, quando i due “legionari” ed il “centurione” si erano svegliati, avevano trovato la tavola già imbandita e la colazione già servita, e quando Clelia era apparsa quasi magicamente nella stanza, i due piccoli Vargas avevano fatto per correrle incontro esultanti, ma Tiberio li aveva trattenuti.
- Uomini, contegno, bisogna dimostrare a questa donna che non è indispensabile.- aveva asserito in tono convinto e serio, fissando la sorella negli occhi.
Lei aveva sorriso furba, si era sistemata i capelli dietro le orecchie e si era voltata.
- Allora io esco per un po’, visto che potete fare da soli, ho delle cose da fare stamattina.- aveva detto, ma non aveva fatto in tempo a muovere un passo che tutti e tre l'avevano assaltata.
I due fratellini le si erano ancorati alle gambe, attaccandovisi come due scalatori Alpini, e suo fratello l’aveva agguantata saldamente cingendole il bacino con le braccia e poggiando la fronte contro una sua spalla.
- Non andartene mai più!- piagnucolarono in coro.
Lei sorrise divertita, sospirando.- Attaccare il nemico alle spalle non è leale.- sentenziò ironicamente, fece per voltarsi e tornare a fare colazione.- Guardate che resto qui, potete anche staccarvi ora.- li avvertì, ma nessuno dei tre sembrava volersi muovere.- Ragazzi…- continuò, cercando di camminare, con suo fratello che le camminava dietro ed i bambini saldati ai suoi polpacci.- Insomma, che vi prende ora?- sospirò esasperata.
- Waaaaaaa!- scoppiarono in lacrime i piccini.
- Ci sei mancata tanto! Non voglio che tu vada via! Mai più! Mai più!- singhiozzò Romano, strusciando la testa contro le sue vesti color verde smeraldo.
- Mai pù…tiste io…- balbettò tra le lacrime Feliciano in quel suo mezzo latino da bimbo sdentato.- Anche nonno sempe tiste…- aggiunse, tirando su col naso.
- Sì, anche il nonno è sempre triste se non c’è la zia.- mugolò suo fratello, che ancora non si era deciso ad alzare la testa dalla sua spalla.
- Va bene, va bene, ho capito…non vado via mai più, d’accordo?- promise, sorridendo intenerita.
- Promesso?- tirò su col naso Lovino, guardandola dal basso.- Se non me lo prometti, resterò attaccato alle tue gambe per tutta la vita!- minacciò in tono convinto, al che Clelia avvertì Tiberio ridacchiare.
- Sì Lovino, te lo giuro sull’Ara Pacis di Augusto.- mise una mano sul cuore ed il bambino lasciò la presa, seguito a ruota da suo fratello minore.- Bene, io e le due sanguisughe junior abbiamo firmato un armistizio abbastanza favorevole per entrambe le fazioni, rimane la sanguisuga senior…- fece seria Romana, prendendo in giro il gemello.
I due Vargas risero divertiti.
- Mh, bene, come si potrebbe fare con lui?- fece finta di pensarci.- Forse dovrei provare…con il solletico.- sogghignò maligna, lei non soffriva il solletico, e suo fratello per antitesi sì, per quanto potesse sembrare strano che il grande Impero Romano soffrisse di una cosa tanto banale come il solletico.
- No!- Tiberio saltò in dietro di scatto.- Quello no!- esclamò, alzando le mani in segno di resa.- Tutto ma non il solletico.-  
Feliciano rise cristallino e Clelia lo prese in braccio.- Il nonno è tonto.- gli sillabò.
- Ton…no…tonno!- ripeté lui.
- Il nonno è un tonno!- associò subito Lovino, ridendo a sua volta.
- Sì…sono un bellissimo e buonissimo tonno.- scherzò lui, scompigliandogli i capelli e caricandoselo sulle spalle.
- Dopo questa commedia terenziana mattutina, dite che possiamo mangiare?- domandò retoricamente Clelia.
- Tìììì! Pappa!- esultò Feliciano, alzando le braccia al cielo.
- Feliciano ci dà la sua benedizione, quindi sì, mangiamo.- commentò Lovino, tamburellando con le mani sulla testa di suo nonno.
- Il popolo si è espresso…- ridacchiò l’Impero, poi andarono finalmente a fare colazione.  

Angolo autrice:
Bene, salve!
Che dire? Non lo so, la solita roba random, suppongo.
Ogni tanto ritorno dal regno di Plutone con one short alla strabuzzo.
Spero che vi sia piaciuta almeno un pochino.
Ah, sì, per chi non avesse letto le one short random precedenti, Voltumna Turm Tarquinio è l'incarnazione dell'Etruria, ovviamente è un OC, mentre Clelia Romolo Romana è la città di Roma, sorella gemella di Tiberio Remo Romano, ovvero l'Impero Romano, in Hetalia detto "Nonno Roma", anche lei è un OC.
Ecco, solo a titolo informativo.
Grazie per aver letto, e ricordate che "Il nonno è un tonno!" (?)
Alla prossima,
Giallo4ver.
  
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