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Autore: taylorswjft    19/02/2013    1 recensioni
Lui doveva ucciderla, ma non lo ha fatto.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The Liar.


 

La neve scendeva copiosamente imbiancando le strade della città. Osservai la luna grande e pallida: mi incuteva timore ma allo stesso tempo mi attirava come solo le cose belle possono attirare. Misi la mano in tasca e il contatto col freddo della pistola mi fece raggelare. Mi ero occupato di molte cose in quegli ultimi tempi, ma mai di uccidere una persona. Ma adesso dovevo farlo, anche se ogni singola cellula del mio corpo mi urlava di lanciare più lontano possibile quella pistola e scappare via. Ma non potevo scappare, nessun posto sarebbe stato abbastanza lontano. Mi avrebbe trovato, sempre.

La casa degli Smith era luminosa al termine del viale e mi chiesi cosa sarebbe successo il giorno dopo. Quando i genitori avessero trovato il corpo della figlia esamine, nel suo letto. Mi chiesi cosa avrebbero provato nel chiamare l'ambulanza e poi la polizia, sapendo che non c'era più niente da fare, che era tutto finito, proprio come era successo a me con i miei genitori. Ancora non sapevo bene perchè lavoravo per Kyle, che aveva ucciso mio padre e mia madre. Mi aveva detto che i miei erano dovuti morire per una cosa che avevano visto. Mi disse che questa ragazza, la Smith, dovesse morire per qualcosa che aveva visto.
Forse ero perchè era la cosa più simile ad una famiglia che avessi da 10 anni. Ma non gli volevo nemmeno bene.
Forse ero spaventato da quello che lui avrebbe potuto farmi.
Non appena arrivai davanti alla grande casa doveva abitava la ragazza sospirai. Non volevo uccidere nessuno.
Era un' enorme casa bianca, in stile vittoriano. Cinque finestre sporgevano sulla strada ma solo tre di esse erano accese. Da quella a destra, al piano di sotto, intravidi una donna. La madre, forse.
Mi dissi che non era giusto quello che stavo per fare, ma mi dissi che se non lo avessi fatto qualcosa di più grave mi sarebbe capitato.
Il telefono mi squillò nella tasca del giaccone. Lo presi e lessi il nome che troneggiava al centro dello schermo: Kyle. E adesso che voleva?
-Pronto?- mormorai dando le spalle alla casa.
-Justin. Sei lì?- mi chiese la voce di Kyle. Rimasi in silenzio, così lui continuò a parlare.-L'hai già ammazzata?- mi chiese con tono di voce nervoso, insistente. Era troppo attaccato a questo caso, troppo impaziente di terminarlo.
-No.-sussurrai proprio mentre la porta della casa si apriva, facendo uscire un grande fascio di luce dorata.Ne uscì una ragazza. Quella ragazza. -Devo andare.- dissi e senza dargli il tempo di rispondere riattaccai.
Mi incamminai proprio verso la ragazza. Non l'avrei uccisa. Prima dovevo capire perchè stava tanto a cuore al mio capo.
-Ehi, scusa!-chiamai la ragzza correndo nella sua direzione. Lei si voltò e spalancò gli occhi come per chiedermi “stai parlando con te?” sorrisi raggiungendola e mi piegai sulle ginocchia, fingendo di avere il fiatone.
Aveva lunghi, mossi capelli biondo cenere e gli occhi azzurri proprio come il ghiaccio. Non troppo alta, ma magra. Esattamente come aveva detto il suo fascicolo. Avevano tralasciato solo una cosa: bellissima.
-Sto cercando il bar “Titanic”, sapresti dirmi dov'è?- inventai al momento quella scusa, per attaccare bottone. Si porto l'indice alla bocca mordicchiandosi l'unghia e chiedendosi se avrebbe fatto bene a rispondere ad un perfetto sconosciuto alle nove di sera. Sorrisi ancora di più, per convincerla.
Sospirò.
-E' a tre isolati da qui. Devi andare sempre dritto finchè non vedi il centro commerciale.Poi gira a destra e vai dritto fino alla metropolitana. A quel punto svolta l'angolo e sei arrivato.- mi disse fissando i suoi occhi di ghiaccio nei miei. Mi grattai la nuca, desolato.
-Sinceramente non ci ho capito molto.-ammisi continuando a mentire. Le scappò un sorriso divertito e poi alzò le spalle, continuando a fissarmi.
-Dovrei andarci anche io a essere sinceri e ti potrei mostrare la strada. Ma faccio bene a fidarmi di un estraneo?-mi fissò insicura e sorrisi.
-Non sono un estraneo. Sono Justin.-le porsi la mano.-E non ho mai ucciso nessuno.- mi aprii in un sorriso.
Mi si gelò il sangue, dopo aver detto quelle parole, pensando che se non fosse stata per la mia innaturale curiosità a quest'ora sarebbe morta. Quindi si, non avevo ucciso nessuno. Per il momento.
Ridacchiò e mi strinse la mano.
-Okay, Justin. Andiamo.- mi disse iniziando a camminare. Rimasi qualche istante a guardarla, poi la rincorsi.
-E il tuo nome non me lo dici?- le chiesi, ben conoscendo il suo nome.
-Allyson.-mi sorrise.
-Allyson. Allie, mi piace.-annuii-Scommetto che non sei di queste parti.- gli dissi, questa volta sinceramente curioso. Il suo accento sembrava inglese, forse irlandese.
-Il mio accento si sente così tanto?- si imbronciò scherzosamente.-Vengo dall'Irlanda, Dublino. Ma ci sono stata soltanto cinque anni. Questo accento dovrebbe sentirsi a stento.-
-Io sono Canadese.-le dissi.
Perchè Kyle la voleva morta? Avrei dovuto capirlo. Di solito le persone che vedono morire qualcuno, soprattutto se in modo violento, rimangono sotto shock per qualche mese e Kyle mi aveva detto detto che quella ragazza l'aveva visto uccidere un vecchio solo un mese prima. Non sono cose che si scordano così facilmente, eppure Allyson sembrava perfettamente normale.
-Il tuo accento è inesistente. Sono invidiosa.- ridette e avrei potuto giurarlo, quel sorriso era la più bella cosa che avessi mai visto.
Alzai le spalle continuando a sorridere.
-Mi sono trasferito qui 10 anni fa. Avevo nove anni.- le dissi affondando le mani nel mio giaccone. Restò zitta qualche secondo.
-Quindi hai...?-
-Diciannove anni.- lei doveva averni circa diciassette. Pochi secondi dopo confermò la mia ipotesi.
Qualche metro più avanti ci fermammo davanti a un grande cartellone blu, che spiccava nel buio della notte, anche se non troppo. Eravamo arrivati. Feci finta che il cellulare mi stesse squilando in tasca, feci finta di ridpondere, feci finta di chiudere la telefonata.
-Devo andare.- dissi falsamente dispiaciuto. Lei mi sorrise.-Potresti darmi un attimo il tuo cellulare?-le chiesi cordialmente.
-Perchè?-mi rispose sulla difensiva.
-Non si risponde ad una domanda con una domanda.-la rimproverai ridacchiando. Lei sbuffò ma mi passò ugualmente il cellulare. Salvai il mio numero sul suo telefono e poi feci uno squillo al mio, in modo da poter salvare il suo numero.
Le sorrisi,salutandola, e le girai le spalle, pronto a tornare verso la casa di Kyle.Quando avevo quasi svoltato l'angolo la sentii urlare:-Non sei mai dovuto andareal Titanic, vero?-mi girai di scatto, preoccupato che avesse capito qualcosa ma la vidi sorridere normalmente, come aveva fatto fino ad allora.
Alzai le spalle, facendo il finto tonto e mi rivoltai nuovamente.
Avrei dovuto trovare una scusa da rifilare a Kyle.


 

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Saalve c:
Eccomi con una nuova fan fiction.
Sinceramente non so cosa pensarne, mi
è venuto lo spunto per scriverla giusto
stamattina lool 
Quindi mi lascereste una piccola censione?
Giusto per sapere se vi piace o meno c:
Adesso vi lascio, se ricevo qualche recensione 
potrei continuare stasera c:
ciao, ci vediamo alla prossima (: <3

  
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