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Autore: Ransie simbeatl    19/02/2013    2 recensioni
Lenta la neve,
fiocca, fiocca, fiocca…

Due bambini che crescono assieme come fratelli. Due adulti che si scontrano. Sullo sfondo, una poesia che li unisce per l'ultima volta.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cygnus Hyoga, Kraken Isaac
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Nota di apertura: questa fanfiction ha partecipato al contest “Riabilita il tuo Saint”  indetto da Sea Dragon sul forum dedicato ai Cavalieri dello Zodiaco Il Santuario di Athena.
Il personaggio da me scelto per il concorso è stato Crystal il Cigno.
 
I personaggi non sono miei, ma di Masami Kurumada.
Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
 
 
Lenta la neve,
fiocca, fiocca, fiocca…

-Abadir?-
-Mhm? Cosa c’è Crystal?  È tardi, dovresti già essere a dormire. Ci aspetta una giornata dura domattina, se il Maestro ci scopre ancora alzati, prima ci massacra con gli allenamenti, poi ci spenna come polli, anzi ti spenna, visto che è colpa tua!-
-È solo che…- sussurrò il bambino biondo, un po’ timoroso.
-Che?- lo incoraggiò l’altro ragazzino, un po’ spazientito, e decisamente voglioso di ritornare prigioniero della Morfia.
-Sta nevicando-
-È normale, Crystal, siamo in Siberia! Se fosse caduta una pioggia di fuoco, allora sì mi sarei stupito!- replicò il giovane  dai capelli verdi, ormai completamente sveglio e assolutamente basito di fronte all’evidente ovvietà proferita da quel piccolo ragazzino biondo.

Crystal…
Che bambino impossibile, decisamente! Ormai si trovava in quelle aride terre coperte dai ghiacci da più di sei mesi, eppure continuava a uscirsene fuori con quelle trovate assurde, come Abadir guarda, nevica! oppureDel muschio! Sotto la neve c’è del muschio, che bello!
Non che ci fosse qualcosa di male in tutto questo anzi, solo che il giovane apprendista Cavaliere non riusciva a capire come facesse il piccolo compagno ad essere ancora tanto infantile…
Loro erano i futuri protettori di Athena, che diamine! Un po’ di contegno, cosa diceva sempre il Maestro? Che dovevano essereinsensibili, imperturbabili, di ghiaccio. Bisogna essere freddi.
Ma chiaramente Crystal non lo era, o meglio, più che al ghiaccio, somigliava alla neve. Così algida e perfetta, quando ne ammiri un cristallo, ma poi al tatto si distrugge, si sgretola, e non resta più nulla.
Ma in battaglia non ci si può permettere di essere come la neve”, si ritrovò a pensare Abadir.

-Ad ogni modo, perché mi hai svegliato?- aggiunse, desiderando ardentemente di far cessare tutto quel teatrino.
-Ecco… Mi piacerebbe che tu, insomma… Mi potresti ridire ancora una volta la poesia della neve, per favore?- mormorò tutto di un fiato il bimbo, gli occhioni azzurri sgranati al massimo, degno emule del proverbiale cerbiatto ferito.
 Il povero Abadir sospirò. Crystal era veramente impossibile. Ad ogni modo, intenerito dalla richiesta di quel bizzarro biondino, “il mio fratellino”, si apprestò ad accontentarlo, il volto addolcito da un lieve sorriso.

Lenta la neve,
fiocca, fiocca, fiocca…
Senti? Una culla dondola pian piano…
 
Una mamma canta dolce, lo addormenta il suo ninnare.
La sorella fa un sorriso, ma un po’ piange, là in disparte.
Esce fuori, fra la neve, tutta sola, e non ritorna…
 
Il bambino ora riposa, tutto tace, solo la neve, il suo fioccare.
Lenta la neve,
lenta, lenta, lenta…
 
-Crystal-
- Cosa c’è Abadir? Non sforzarti, sei troppo debole. Resta giù, devi riposare…-
-È solo che…-
-No! Non devi parlare, non devi! Oh Athena, non posso perdere anche te, non dopo che ho…-
-Sssshhhh… Non piangere, Crystal. Sai, io ti ho sempre visto così fragile, come la neve, e un po’ ti compativo. Ah, che sciocco ero! I tuoi sentimenti, la tua dolcezza, li ho sempre ritenuti un ostacolo, e mi sono adoperato con tutto me stesso per soffocarli, in modo da renderti il guerriero perfetto, e averti per sempre con me sul mio cammino. Ma solo ora comprendo.
 Quel tuo cuore trasparente come il ghiaccio, quello che io disprezzai dal giorno in cui seppi per cosa lottavi, dal momento  in cui persi tutto per salvarti, ecco ciò che ti rende la persona che sei, il degno Cavaliere di Athena che avrei voluto e dovuto essere. Ma ormai è tardi…-
-No! Ti salverò, te lo prometto! Non so come ma…-
-Crystal… Sto morendo… Ma prima… di quel momento… potresti  fare… un’ultima cosa… per me?-
-Qualunque cosa-
-La nostra poesia… Te la ricordi? Potresti… per me… questa volta?-

Il volto di Abadir era mortalmente pallido, la sua voce ridotta a un fragile sospiro, più lieve del battito d’ali di una farfalla. Cionostante, commosso dalle parole dell’amico, “Mio fratello”, si apprestò ad accontentarlo, gli occhi azzurri “Quegli occhioni azzurri da cerbiatto spaurito…”  luccicanti di lacrime represse a stento.

Lenta… Una lacrima sgorgò dagli occhi di Crystal.
Lenta  la neve,
fiocca, fiocca, fiocca…
 
-Crystal guarda… La pioggia… Non sembra…-
Il guerriero ora riposa, tutto tace, solo la pioggia, il suo scrosciare.
 
 



Nota dell’Autrice: I due bambini della poesia di Abadir sono Sonia e Eden, della serie “Saint Seiya  Omega”, il Maestro… Chissà!
 
  
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