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Autore: kuapiO    19/02/2013    2 recensioni
Come molti di coloro che leggeranno queste righe e la mia fanfiction, anche io ho un profondo legame con l'Universo Pokémon nella sua versione più pura ed innocente.
Crescendo, tuttavia, si è sviluppata in me la consapevolezza dell'incredibile potenziale narrativo di quel Mondo condannato dai suoi stessi programmatori, in "virtù" del target cui era destinato, a restare celato.
E se invece creassi una storia basata sulle vicende della I e II generazione di videogiochi, donandole la coerenza che ha sempre meritato?
E se per possedere un Pokémon fossero necessarie delle competenze di base, testimoniate da una "patente" rilasciata insieme ad un diploma, così da assicurare alle creature il rispetto della propria dignità e della propria natura da parte di un padrone debitamente istruito?
E se il Team Rocket fosse il lato oscuro di una Multinazionale?
E se ci fosse più spazio per le vicende umane?
E se... se riscattassi quell'Universo lasciato così a sé stesso?
Il titolo della serie è dovuto al fatto che non sento di potermi permettere di attribuire un nome ad un qualcosa che non mi appartiene.
Era già tutto li, nel gioco.
Io non sto facendo altro che dargli un senso.
kuapiO
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blue, Green, Red
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Manga, Videogioco
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6 Febbraio

 


"Merda, un altro fallimento..." sussurrò tra sé e sé lo scienziato mentre contemplava amaramente l'ennesimo blob informe, risultato di un'intera settimana di lavoro, che fluttuava sospeso in un liquido arancione all'interno di uno dei cilindri di vetro posti al centro dell'ampia sala.

"Dottor Fuji, non si crucci. Ci siamo quasi! Non vede? Il soggetto questa volta presenta un accenno di cod..."

"Piantala con queste stronzate, Ellis!" ribatté l'uomo, voltandosi di scatto verso il proprio assistente e scostandone violentemente la mano dalla propria spalla. Aveva delle gocce di sudore che colavano dalla fronte, attirando l'attenzione del Dottor Ellis sugli occhi del suo superiore: erano davvero gli occhi dello stesso uomo che, anni prima, lo aveva preso sotto la propria ala da neolaureato e che aveva seguito fedelmente in ogni suo incarico o progetto, a discapito dei propri doveri di marito e di padre?

"Siamo in fase di stallo da due mesi ormai, e il Capo minaccia di “tagliarci i fondi”! Sai... sai benissimo che non posso permettermi altri fallimenti..."

Il Dottor Fuji digrignò i denti; tremava.

"NESSUNO DI NOI PUO'! SANNO DOVE ABITATE! SANNO DOVE VANNO A SCUOLA I VOSTRI FIGLI!"

Mentre urlava queste parole, spinse con una forza che non pensava di possedere la teca di vetro, spezzando i collegamenti elettrici e scollegando i tubi che trasportavano il liquido amniotico nella camera di sospensione, che cadde a terra e si frantumò, esponendo la creatura all'atmosfera circostante.

Mentre si dimenava tra le schegge di vetro ed il liquido che fino a quel momento l'aveva mantenuto in “vita”, il colorito dell'essere trasmutò dall'originario rosa ad una pallida tonalità di grigio.

Il Dottore, ormai fuori di senno, fece per avventarsi verso le restanti teche contenenti altri “feti” in diversi stadi di formazione, ma venne prontamente immobilizzato da un altro assistente.

"Dottor Fuji, si calmi! Così attirerà le guardie!"  

"OAK! LASCIAMI IMMEDIATAMENTE! DISTRUGGIAMOLO... DISTRUGGIAMO TUTTO! DIAMO TUTTO ALLE FIAMME!!"

Il Dottor Oak serrò maggiormente la presa sul suo superiore, che minacciava di distruggere il lavoro di mesi e mesi di atroci esperimenti genetici dal cui risultato sarebbe dipesa l'incolumità di tutti i presenti, e non solo.

"LO FAREMO SEMBRARE UN INCIDENTE! AVREMO DELL'ALTRO TEMPO E..!"

"BASTA!!"

Tutto d'un tratto, al suono di quella voce, il Dottor Fuji tornò in sé.

Una giovane assistente si chinò a raccogliere l'informe risultato dei loro esperimenti, che ormai aveva assunto un colorito violaceo. Stava piangendo.

"E' già orribile ciò che ci costringono a fare a queste povere creature... non aggiunga altre sofferenze..."

"Olivia... io..."

Il Dottor Fuji si lasciò cadere in ginocchio e portò le mani ai capelli. 

Sentì qualcosa di caldo solcargli il viso; una sensazione che non provava più da quel giorno...

Il Dottor Oak corse a consolare sua moglie, mentre il Dottor Ellis si fece porgere il “Pokémon” dalla dottoressa, che si abbandonò tra le braccia del marito.

Ripose l'essere in un'altra teca ed incitò con lo sguardo gli altri assistenti allo svolgimento delle proprie faccende. 

Era vero: non potevano permettersi altri ritardi, né tantomeno altri fallimenti.

 

"Buonasera, Dottori."

Queste parole si librarono, nel silenzio, dal buio corridoio che collegava il Laboratorio di Genetica al resto della Villa. 

Si udirono i passi di un uomo seguito da due guardie che si avvicinavano. All'improvviso apparve dal nulla un bagliore rosso, e due occhi riflessero la tenue luce lunare proveniente da una delle finestre del corridoio.

Un Persian entrò nella stanza seguito dal proprio padrone, un uomo distinto, sulla 40ina, vestito con un elegante completo bianco. Le guardie si fermarono sulla soglia.

"Allora, come sta il mio socio preferito? Novità riguardo il Progetto Mew?"  domandò l'uomo sorridendo con innaturale cortesia.

"S... Signor Giovanni, che piacevole sorpresa! S-sto benissimo, grazie per l'interessamento! Lo sviluppo del progetto è ormai giunto all'ultimo stadio, abbiamo ottenuto ottimi risultati questa settimana!" rispose frettolosamente il Dottor Fuji, lasciando trasparire una certa preoccupazione.

"Vedo... vedo..." commentò ironicamente Giovanni mentre girava attorno alla camera di sospensione nella quale era immerso l'ultimo risultato del Dottore.

"E' per caso una coda, quella?"

L'uomo non si preoccupò di mascherare l'ironia del suo quesito, facendo gelare il sangue ai presenti.

"E-esattamente! Come può vedere siamo ormai alle battute fina..."

"Non mi prenda per il culo, Fuji."

Il dottore deglutì: non sapeva più cosa inventarsi. 

Dopo svariati secondi di pesante silenzio durante i quali Giovanni continuò ininterrottamente a girare attorno alla teca, quest'ultimo riprese:

"Non ci siamo; non ci siamo per niente, Dottor Fuji: questa... COSA non ha la minima parvenza del leggendario Mew... né tantomeno la forza. E lei sa qual'è la mia “politica” nei riguardi della debolezza, vero?"

L'uomo schioccò le dita ed immediatamente il suo Persian scattò, sfoderando gli artigli e tranciando con un attacco Lacerazione il vetro della camera di sospensione come fosse burro, dilaniando la creatura. 

Gli assistenti del Dottor Fuji avevano abbandonato le proprie mansioni ed assistito inorriditi alla scena. I brandelli della loro creazione si dibatterono per la sala, finché non divennero inerti.

"Rimettetevi immediatamente al lavoro: non vi pago per girarvi i pollici, e tanto meno per creare gomme da masticare al mirtillo!"

"Lei è un mostro..!"

Tutti i presenti trasalirono.

La Dottoressa Oak era in piedi. Fissava diritto negli occhi quell'uomo capace di tutto.

Giovanni rispose al suo sguardo con un ghigno agghiacciante.  

"Cosa hai detto?"

L'uomo alzò mano destra in direzione della donna, congiungendo il pollice con il medio. La Dottoressa in tutta risposta non si mosse di un millimetro; bensì intensificò lo sguardo, disgustata. 

I suoi colleghi non riuscirono a proferir parola: restarono immobili, boccheggianti, increduli della sconsideratezza della loro compagna. Suo marito desiderò che fosse solo un orribile incubo.

"Ti insegnerò IO a stare al tuo posto, puttana!"

L'uomo schioccò le dita ed il Pokémon partì all'attacco. Mentre il suo coniuge si frapponeva tra lei ed il felino, la Dottoressa Oak vide qualcosa strisciare sul pavimento. I pezzi della creatura sparsi per la stanza si ricongiunsero ad una velocità inaudita, condensandosi in una grigiastra forma umanoide munita di una lunga coda color viola pallido, che scattò e si strinse attorno alla gola del Pokémon avversario, tenendolo sospeso a mezz'aria. 

Mentre il suo Persian si dimenava sempre più lentamente, agonizzando, Giovanni assistette alla scena in un misto di timore e soddisfazione.

La creatura serrò la presa, irrigidendo la possente muscolatura della sua estensione.

Si udì un suono secco, e il felino si accasciò a terra con un tonfo. Morto.

Il Pokémon si girò di scatto verso le due persone alle sue spalle. I suoi occhi brillavano di un'intensa luce azzurra.

Il Dottor Oak estrasse immediatamente la pistola immobilizzante dalla fodera, ma venne scagliato dall'altra parte della stanza da una forza invisibile, impattando contro una parete piena di tubi in vetro che trasportavano lo stesso liquido amniotico nel quale la creatura era stata generata, che si ruppero. 

Le camere di sospensione a loro connesse presto si svuotarono, lasciando gli altri “feti” senza ossigeno né nutrimento.

L'essere si avvicinò lentamente alla donna, che arretrò. La luminosità negli occhi del Pokémon andava via via svanendo, e improvvisamente le vide: le iridi della creatura erano di un color verde smeraldo. 

Il SUO verde smeraldo. 

La dottoressa smise di indietreggiare. "Olivia! Spostati da li, presto!" urlò disperato il Dottor Fuji. 

Non avrebbe potuto sopportare la morte di un'altra persona a lui cara. "Non si preoccupi, va tutto bene." rispose la donna tenendo gli occhi fissi sulla figura che le veniva incontro.

Quella frase l'aveva rivolta più a sé che ad altri.

Avrebbe voluto accertarsi dello stato del marito, soccorrerlo; ma restò immobile.

Sentiva di non dover fuggire.

Il Pokèmon le si piazzò davanti: solo ora che lo aveva innanzi si rendeva conto di quanto fosse alto.

Esso protese la mano e la poggiò dietro la nuca della donna. 

Chiuse gli occhi: aveva il cuore a mille e non sentiva altro che il suo respiro.

Quando ormai si fu rassegnata al peggio, percepì il calore della fronte della creatura contro la propria.

 

"Madre."

 

 

1 Settembre

 

 

Quella mattina Red si stava dirigendo al di là della collina dietro casa per il suo primo giorno di scuola. 

Quando arrivò in cima all'altura, trovò il suo amico Green ad aspettarlo al solito posto. I due non ebbero il tempo di accennare un saluto che si trovarono a fissare la linea dell'orizzonte in direzione dell'oceano.

C'era stato un flash, poi un enorme boato. 

Entrambi sapevano che li, a Sud, di là del mare, si trovava Guren Island, ed entrambi trasalirono vedendo un enorme nuvola di fumo che si levava dall'epicentro dell'onda d'urto.

 

La segretaria del Professor Oak bussò sulla porta dell'aula ed entrò.

"Professor Oak, ha un momento?"

Il suo viso parlava chiaro: c'erano notizie riguardo l'incidente di Guren Island.

"C...certamente... Perdonatemi." disse congedandosi dai nuovi alunni e confermando i timori del piccolo Red e di suo nipote.

 

Quella mattina sia Red che Green persero i propri genitori.

 

 

 



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