Non è
stato tutto un errore
Delusione,
amarezza,
tristezza, ribrezzo per tutta la vita, ma soprattutto per se stesso e
per ciò
che era diventato. Erano questi i sentimenti che prevalevano nel cuore
del
giovane ragazzo bionde che, sotto la pioggia fredda, passeggiava
lentamente nel
bosco vicino alla casa della sua maestra, come a voler far scivolare
via quelle
emozioni con l’aiuto della pioggia, che invece le accentuava.
Ogni goccia era
una nuova secchiata d’acqua gelida nel mare nel quale stava
annegando. Infatti,
tutta quella pioggia, il suo rumore, il suo odore mischiato a quella di
quell’erba incolta, gli dava la sensazione di solitudine e
disperazione che
tanto aveva cercato. Solitudine e disperazione al posto di
pietà e
commiserazione, insopportabili per il suo orgoglio. Un ottimo scambio
equivalente per un alchimista come lui, soffocato dai sensi di colpa e
dalla
vergogna per essere diventato un “cane
dell’esercito”, costretto ad accettare
continuamente insulti dai cittadini. Difatti cosa poteva ribattere?
“non è
vero!”? Oppure “non sono un’arma
umana”? Sarebbe stata solo ipocrisia poiché,
se glielo avessero chiesto, per i suoi scopi, sarebbe diventato anche
quell’arma umana che, in quanto alchimista di stato, tutti lo
consideravano. Ed
ora anche la maestra Izumy lo disprezzava per quello che era diventato
e aveva
fatto diventare suo fratello. Non che glielo avesse detto, ma lei era
sempre
stata chiara: gli alchimisti di stato sono un errore! Non aiutano la
gente, ma
la uccidono! Infondo però… è vero che
uno sbaglio non ne sana un altro, ma
cerchiamo almeno di ottenerne qualcosa! E se essere un’arma
umana servisse a
ridare il corpo a suo fratello… beh lo sarebbe diventato!
Sbagliato o no che
fosse!
Nel
frattempo nella casa
della maestra Izumy il silenzio regnava sovrano. Dopo quella scenata di
Edward,
seguita dalla sua fuga, il silenzio calato non era mai stato spezzato,
nonostante fosse oramai passata un’ora da quando la porta
d’ingresso aveva
sbattuto per far sparire alla vista la piccola figura rossa e oro
dell’alchimista d’acciaio. Solo al suono del primo
tuono Alphonse si decise a
parlare, o meglio urlare, contro la sua ex-maestra.
“NON
DOVEVA DIRGLI QUELLE
COSE! LUI E’ DIVENTATO UN MILITARE SOLO PER FAR RITORNARE ME
NORMALE! NON È
GIUSTO… AVREBBE DOVUTO SGRIDARE ME NON LUI! LEI NON
PUO’ SAPERE QUANTO HA FATTO
PER ME E QUANTO SI TORMENTA” dopo questo non
riuscì a dire nient’altro
chiudendosi in un silenzio ostinato, interrotto solo da qualche
singhiozzo,
senza lacrime, poiché neanche in queste occasioni le
armature hanno lacrime da
versare.
“Ma
ora dobbiamo andare a
cercare Edward! Non possiamo lasciarlo li fuori con questo tempo e
poi… dobbiamo
chiarirci” disse sorridendo e staccandosi
dall’abbraccio, prontamente
ricambiato dal minore dei due fratelli.
La
pioggia che gli
bagnava il volto gli fece prendere una decisione.
“Allora
camminare aiuta
davvero a pensare!” disse uscendo dallo stato di trans in cui
I suoi pensieri
l’avevano fatto cadere.
Così
convinto, uscì dal
bosco dirigendosi a piedi verso la strada che sperava lo portasse alla
base
militare locale, molto distante da li, per quanto ricordava.
“Perché
quando piove dimentico
sempre l’ombrello?”
“Bene
allora faremo così!
Caro, tu vai a destra per la città, io andrò a
sinistra nel bosco, Al- disse
all’armatura che, con l’elmo basso,ascoltava in
silenzio, preoccupato come non
mai per le sorti del fratello- tu rimarrai qui, così se Ed
torna troverà
qualcuno di… famigliare” e si avviò
verso la porta.
“Ma…
maestra voglio
venire anch’io a cer-” cercò di
protestare l’interpellato, ma venne prontamente
fermato da uno sguardo, prima risoluto che non ammetteva repliche e poi
da uno
più dolce seguito da una, tanto rapida, quanto semplice,
spiegazione.
“Tu
non potresti comunque
venire. Il tuo sigillo di sangue con questa pioggia rischia di
cancellarsi e
con tutti questi fulmini, saresti un pericolo per te stesso e per gli
altri!
Tuo fratello non vorrebbe.” detto questo uscì
seguita dal marito.
“Cavolo
non so dov’è la
base!” disse Edward arrivando alla strada asfaltata. La
fortuna volle fargli un
regalo e così, come ad incoraggiare la sua decisione, fece
comparire
all’orizzonte un contadino che, col suo carretto trainato da
un asino, gli
ricordò la sua città natale: Reesembool. Gli si
accostò e, per quanto il suo
aspetto glielo concedesse, cercò di darsi un contegno:
“Scusi!
Per caso sa dove
si trova la base militare più vicina? Sono un alchimista di
stato e devo
andarci” spiegò.
“Cer-certo
– disse incredulo
il contadino trovando un po’ stana la cosa, oltre
all’aspetto del ragazzino-
allora, devi andare di là e alla prima svolta a destra
continua sempre dritto e
sei arrivato. Ma è piuttosto lontana e tu
sei…”
“Sì
sono a piedi, grazie
è stato molto gentile” detto ciò si
avviò nella direzione indicata.
“Bah!
I giovani d’oggi!”
esclamò l’uomo continuando per la sua direzione,
opposta a quella intrapresa
dal Fullmetal.
Il
temporale non accennava
a smettere e, in fin dei conti, ora neanche l’alchimista
d’Acciaio voleva che
smettesse.
Dopo
un’altra ora a passo
sostenuto arrivò alla famosa svolta e, una volta giratala,
vide una desolata
landa di campi incolti e lontano, molto lontano il famoso quartier
generale
locale.
“Ok,
la prossima volta
farò l’auto-stop!” esclamò
imboccando il vicolo ormai deciso più che mai a
rinunciare al suo titolo. “È la cosa
migliore.” sussurrò al vento.
“Vento
e acqua! Quel
ragazzino non poteva scegliere momento peggiore per
scappare.” Izumy non era
mai stata così preoccupata e arrabbiata allo stesso tempo.
Ora riusciva a
capire la madri del villaggio, che urlavano i nomi dei loro bambini
appena
questi sparivano dalla loro vista. Ma il suo caso era diverso! Quel
nano non
era suo figlio, in più la causa della sua fuga era lei.
Combinazione perfetta!
Ad un tratto, come se il suo istinto materno si fosse risvegliato,
intuì il
luogo in cui si stava dirigendo il giovano alchimista così,
dopo un “che razza
di cretino!” corse al suo inseguimento.
Il
suddetto cretino nel
frattempo aveva raggiunto la tanto sospirata base, per dar atto alla
fase
finale del suo piano. Stava percorrendo gli sconosciuti corridoi del
quartiere
dell’ovest, quando il pensiero gli volò ai suoi
“amici/conoscenti” dell’altro
headquarter. Perfino al colonnello Mustang che, per quanto litigassero,
considerava ormai uno dei suoi amici più intimi, addirittura
quasi come un
padre…beh con un rapporto un po’ particolare
però. Ed era immerso in questi
pensieri quando andò a sbattere contro un uomo in divisa.
Questi, guardandolo
strano, lo tirò, con molta facilità e poca
delicatezza, in piedi, senza che
l’Elric, ancora dolorante sul posteriore, riuscisse a reagire
o anche più
semplicemente a capire.
“Ehilà
Fullmetal! Che ci
fai qui conciato così?” Edward riuscì a
connettere solo quando vide davanti a
se Mustang e la sua brigata al gran completo.
“Col-colonnello?!
Che ci
fa lei qui?”
“Beh
sono venuto perchè
dovevo fare un’ispezione…una noia
mortale…e pensa che il tenente mi costringe a
seguire tutto il procedimento!- disse con espressione falsamente
disperata- e
tu che ci fai qui?…sei tutto bagnato…sembri quasi
quasi più piccolo del solito,
sempre se possibile> sogghignò l’uomo
pronto a godersi un po’ di meritato
divertimento, non tralasciando tuttavia la questione
sull’aspetto del giovano.
Infatti era bagnato da capo a piedi, non aveva l’ombrello,
era tutto infangato
e pieno di foglie e aghi di pino tra i capelli…ma, per
quanto ne sapesse, il
bosco di quel paese era molto distante da lì. Era questo che
il colonnello e i
suoi sottoposti pensavano nel guardare il ragazzo di fronte a loro.
L’attesa
per la solita risposta rumorosa e rabbiosa dell’alchimista
più giovane e nano
della storia insospettì ancora di più Mustang
che, prendendolo per un braccio e
dopo essersi scambiato una rapida occhiata d’intesa con il
tenente, lo portò in
un ufficio deserto lontano da quegli occhi indiscreti. Una volta
dentro, chiuse
la porta a chiave, e fece sedere il giovane su un divanetto simile a
quello del
suo ufficio,prendendo poi posto di fronte a lui e aspettando una
qualsivoglia
reazione da parte dell’altro. Vista la mancata iniziativa,
decise di introdurre
lui il discorso e così, col tono più calmo e
gentile che aveva mai usato con
lui, gli chiese spiegazioni. Queste non tardarono ad arrivare, sia per
il
bisogno di sfogo e comprensione del Fullmetal, sia perché
riteneva davvero
l’uomo di fronte a lui un amico.
“Io…ero
venuto qui per
trovare la mia maestra e chiederle informazioni sulla pietra
filosofale, ma
lei…appena ci ha visti ha capito cosa avevamo fatto e ha
voluto che le
raccontassi tutto. Poi…quando il racconto era finito
lei…ecco…”
“…a
racconto finito avete
litigato e tu sei scappato sotto la pioggia.” concluse pacato
il colonnello.
Fullmetal
alzò gli occhi
stupito. Come diavolo aveva fato a saperlo? L’uomo,
interpretando correttamente
lo sguardo interrogativo del fullmetal, spiegò:
“Mi
avevi detto tempo fa
che la tua maestra si chiamava Izumy, giusto? Beh quando me lo hai
detto, mi è
tornata alla mente una donna che avevo incontrato tempo prima, grande
esperta
di alchimia, a cui avrei dovuto proporre, ma sarebbe meglio di
costringere, di entrare
a far parte dell’esercito. Ma lei snobbò
quest’istituzione dicendo che era solo
un modo per utilizzare, in maniera pulita, gli alchimsti a favore
dell’esercito
e che non si aiutava la gente con l’alchimia, ma la si
uccideva. E in parte
aveva ragione! Iniziò ad aprirmi gli occhi ma, solo dopo la
guerra di Ishibar,
ho compreso a pieno quelle parole. È per cercare di cambiare
tutto questo che
aspiro alla carica di Fhurer”
“Lei
ha detto che ho
sbagliato! Che ho sbagliato tutto…il cercare di portare in
vita la mamma,
l’entrare nell’esercito, la ricerca della
pietra…io…la mia vita è stata un
errore totale!” era demoralizzato come Roy non lo aveva mai
visto.
“Beh
non è stato tutto
sbagliato, infondo tu…”
“Io
cosa? Non ho fatto
altro che sbagliare, tutti mi ritengono un verme, un cane
dell’esercito, un insulto
al nome di essere umano!”
“Cavolo
Fullmetal! Non
hai pensato che la tua maestra fosse semplicemente arrabbiata
perché non avete
pensato di chiederle subito aiuto?> esclamò il
militare come se fosse la
cosa più ovvia a cui il ragazzino avesse dovuto pensare.
“Io
non ci aveva pensato”
ammise.
“E
poi guarda che, vabbè
che gli sconosciuti ti considerano un cane dell’esercito, un
rifiuto o quello
che vuoi, ma i tuoi amici, quelli che tengono a te veramente, e anche
le
persone che hai aiutato nel corso dei tuoi viaggi, questo non lo
pensano minimamente,
anzi, in quanto tuo amico ti dico che è l’esatto
contrario, tu aiuti la
gente…pensa alla miniera di Yois Well, alla città
del vicario fasullo, e posso
farti centinaia di altri esempi, con tutte le scartoffie che mi crei
quando vai
in missione.”
Un
sorriso sincero
affiorò dalle labbra di Acciaio, subito mutato in
un’espressione di stupore
data dalla porta che, ancora chiusa a chiave, era stata sfondata, con
non molta
delicatezza, da una mano di pietra trasmutata dal muro difronte dalla
maestra
di Edward che ora, sotto lo sguardo terrorizzato dei presenti
(c’era anche
Amstrong che cercò di farsi piccolo piccolo ma non ci
riuscì) entrò di gran carriera
nella stanza.
“EDWARD!
Mi hai fatto
fare una corsa pazzesca! Non avrai già consegnato il tuo
titolo di Alchimista,
vero?” chiese incombendo minacciosa nell’ufficio,
ignorando totalmente il
colonnello e la confusione che aveva fatto.
“N-n-no
non l’ho ancora
consegnato!” disse piano Ed.
“Non
devi farlo! Ero
arrabbiata perché solo ora avete pensato di chiedere il mio
aiuto, devi sapere
che vi ho sempre considerati come figli e non volevo vedervi ridotti
così”
“Incredibile!”
riuscì
solo a dire Ed, suscitando la curiosità
dell’insegnante.
“Cosa?”
“Beh
che quel colonnello
dei miei stivali ci abbia azzeccato!”
“Come?
E io che ti aiuto
anche! Vedi di portare rispetto a quelli più grandi di
te…praticamente tutti…no
dai aspetta ti escludo gli acari!”
“Cosa?
CHI SAREBBE
L’ESSERE UNICELLULARE NON VISIBILE NEANCHE CON ILMICROSOPIO?
EH???”
Finalmente
era tornato
tutto alla normalità, normalità che sconvolse e
divertì l’insegnante che si
ritrovò a pensare che, infondo, non tutti i militari erano
meschini ed egoisti.
-Già
Edward ha trovato
proprio una bella famiglia!-
Fine