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Autore: goldsaru    07/09/2007    3 recensioni
piccola idea che mi è venuta leggendo il fumetto n6 quando Ed dice tutto alla maestra Izumy...povero! dedicata alla mia amica moon...
Genere: Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric, Izumi, Roy Mustang
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non è stato tutto un errore

Non è stato tutto un errore

 

 

Delusione, amarezza, tristezza, ribrezzo per tutta la vita, ma soprattutto per se stesso e per ciò che era diventato. Erano questi i sentimenti che prevalevano nel cuore del giovane ragazzo bionde che, sotto la pioggia fredda, passeggiava lentamente nel bosco vicino alla casa della sua maestra, come a voler far scivolare via quelle emozioni con l’aiuto della pioggia, che invece le accentuava. Ogni goccia era una nuova secchiata d’acqua gelida nel mare nel quale stava annegando. Infatti, tutta quella pioggia, il suo rumore, il suo odore mischiato a quella di quell’erba incolta, gli dava la sensazione di solitudine e disperazione che tanto aveva cercato. Solitudine e disperazione al posto di pietà e commiserazione, insopportabili per il suo orgoglio. Un ottimo scambio equivalente per un alchimista come lui, soffocato dai sensi di colpa e dalla vergogna per essere diventato un “cane dell’esercito”, costretto ad accettare continuamente insulti dai cittadini. Difatti cosa poteva ribattere? “non è vero!”? Oppure “non sono un’arma umana”? Sarebbe stata solo ipocrisia poiché, se glielo avessero chiesto, per i suoi scopi, sarebbe diventato anche quell’arma umana che, in quanto alchimista di stato, tutti lo consideravano. Ed ora anche la maestra Izumy lo disprezzava per quello che era diventato e aveva fatto diventare suo fratello. Non che glielo avesse detto, ma lei era sempre stata chiara: gli alchimisti di stato sono un errore! Non aiutano la gente, ma la uccidono! Infondo però… è vero che uno sbaglio non ne sana un altro, ma cerchiamo almeno di ottenerne qualcosa! E se essere un’arma umana servisse a ridare il corpo a suo fratello… beh lo sarebbe diventato! Sbagliato o no che fosse!

 

Nel frattempo nella casa della maestra Izumy il silenzio regnava sovrano. Dopo quella scenata di Edward, seguita dalla sua fuga, il silenzio calato non era mai stato spezzato, nonostante fosse oramai passata un’ora da quando la porta d’ingresso aveva sbattuto per far sparire alla vista la piccola figura rossa e oro dell’alchimista d’acciaio. Solo al suono del primo tuono Alphonse si decise a parlare, o meglio urlare, contro la sua ex-maestra.

“NON DOVEVA DIRGLI QUELLE COSE! LUI E’ DIVENTATO UN MILITARE SOLO PER FAR RITORNARE ME NORMALE! NON È GIUSTO… AVREBBE DOVUTO SGRIDARE ME NON LUI! LEI NON PUO’ SAPERE QUANTO HA FATTO PER ME E QUANTO SI TORMENTA” dopo questo non riuscì a dire nient’altro chiudendosi in un silenzio ostinato, interrotto solo da qualche singhiozzo, senza lacrime, poiché neanche in queste occasioni le armature hanno lacrime da versare.

disse lentamente la maestra, con voce atona, mentre con calde lacrime, uniche rivelatrice del suo stato d’animo, accompagnava rivelazioni dolorose. “non come allievi. Devi sapere che io avevo un bambino…purtroppo…beh…non ce l’ha fatta! Doveva avere più o meno la vostra età e quando vi incontrai e seppi cosa vi era successo…beh mi sono affezionata troppo! Lo so anch’io che non dovevo dirgli quelle cose, ma… GUARDA CHE CASINO AVETE COMBINATO! DANNAZIONE, AVETE FATTO L’ESATTO CONTRARIO DI QUELLO CHE VI HO INSEGNATO…E VOI, IN PIÙ, NON MI AVETE NEANCHE CHIESTO AIUTO…MA AVETE PENSATO SUBITO DI CAVARVELA DA SOLI…POSSIBILE CHE NON CAPIATE CHE C’È GENTE CHE VI VUOLE BENE?!? Io vi consideravo, e vi considero tutt’ora, come se foste i miei bambini e il rivedervi dopo otto anni in questo stato mi ha fatto andare su tutte le furie!” concluse abbracciando stretta l’armatura contenente l’anima di Alphonse Elric.

“Ma ora dobbiamo andare a cercare Edward! Non possiamo lasciarlo li fuori con questo tempo e poi… dobbiamo chiarirci” disse sorridendo e staccandosi dall’abbraccio, prontamente ricambiato dal minore dei due fratelli.

 

La pioggia che gli bagnava il volto gli fece prendere una decisione.

“Allora camminare aiuta davvero a pensare!” disse uscendo dallo stato di trans in cui I suoi pensieri l’avevano fatto cadere.

Così convinto, uscì dal bosco dirigendosi a piedi verso la strada che sperava lo portasse alla base militare locale, molto distante da li, per quanto ricordava.

“Perché quando piove dimentico sempre l’ombrello?”

 

“Bene allora faremo così! Caro, tu vai a destra per la città, io andrò a sinistra nel bosco, Al- disse all’armatura che, con l’elmo basso,ascoltava in silenzio, preoccupato come non mai per le sorti del fratello- tu rimarrai qui, così se Ed torna troverà qualcuno di… famigliare” e si avviò verso la porta.

“Ma… maestra voglio venire anch’io a cer-” cercò di protestare l’interpellato, ma venne prontamente fermato da uno sguardo, prima risoluto che non ammetteva repliche e poi da uno più dolce seguito da una, tanto rapida, quanto semplice, spiegazione.

“Tu non potresti comunque venire. Il tuo sigillo di sangue con questa pioggia rischia di cancellarsi e con tutti questi fulmini, saresti un pericolo per te stesso e per gli altri! Tuo fratello non vorrebbe.” detto questo uscì seguita dal marito.

 

“Cavolo non so dov’è la base!” disse Edward arrivando alla strada asfaltata. La fortuna volle fargli un regalo e così, come ad incoraggiare la sua decisione, fece comparire all’orizzonte un contadino che, col suo carretto trainato da un asino, gli ricordò la sua città natale: Reesembool. Gli si accostò e, per quanto il suo aspetto glielo concedesse, cercò di darsi un contegno:

“Scusi! Per caso sa dove si trova la base militare più vicina? Sono un alchimista di stato e devo andarci” spiegò.

“Cer-certo – disse incredulo il contadino trovando un po’ stana la cosa, oltre all’aspetto del ragazzino- allora, devi andare di là e alla prima svolta a destra continua sempre dritto e sei arrivato. Ma è piuttosto lontana e tu sei…”

“Sì sono a piedi, grazie è stato molto gentile” detto ciò si avviò nella direzione indicata.

“Bah! I giovani d’oggi!” esclamò l’uomo continuando per la sua direzione, opposta a quella intrapresa dal Fullmetal.

Il temporale non accennava a smettere e, in fin dei conti, ora neanche l’alchimista d’Acciaio voleva che smettesse.

Dopo un’altra ora a passo sostenuto arrivò alla famosa svolta e, una volta giratala, vide una desolata landa di campi incolti e lontano, molto lontano il famoso quartier generale locale.

“Ok, la prossima volta farò l’auto-stop!” esclamò imboccando il vicolo ormai deciso più che mai a rinunciare al suo titolo. “È la cosa migliore.” sussurrò al vento.

 

“Vento e acqua! Quel ragazzino non poteva scegliere momento peggiore per scappare.” Izumy non era mai stata così preoccupata e arrabbiata allo stesso tempo. Ora riusciva a capire la madri del villaggio, che urlavano i nomi dei loro bambini appena questi sparivano dalla loro vista. Ma il suo caso era diverso! Quel nano non era suo figlio, in più la causa della sua fuga era lei. Combinazione perfetta! Ad un tratto, come se il suo istinto materno si fosse risvegliato, intuì il luogo in cui si stava dirigendo il giovano alchimista così, dopo un “che razza di cretino!” corse al suo inseguimento.

 

Il suddetto cretino nel frattempo aveva raggiunto la tanto sospirata base, per dar atto alla fase finale del suo piano. Stava percorrendo gli sconosciuti corridoi del quartiere dell’ovest, quando il pensiero gli volò ai suoi “amici/conoscenti” dell’altro headquarter. Perfino al colonnello Mustang che, per quanto litigassero, considerava ormai uno dei suoi amici più intimi, addirittura quasi come un padre…beh con un rapporto un po’ particolare però. Ed era immerso in questi pensieri quando andò a sbattere contro un uomo in divisa. Questi, guardandolo strano, lo tirò, con molta facilità e poca delicatezza, in piedi, senza che l’Elric, ancora dolorante sul posteriore, riuscisse a reagire o anche più semplicemente a capire.

“Ehilà Fullmetal! Che ci fai qui conciato così?” Edward riuscì a connettere solo quando vide davanti a se Mustang e la sua brigata al gran completo.

“Col-colonnello?! Che ci fa lei qui?”

“Beh sono venuto perchè dovevo fare un’ispezione…una noia mortale…e pensa che il tenente mi costringe a seguire tutto il procedimento!- disse con espressione falsamente disperata- e tu che ci fai qui?…sei tutto bagnato…sembri quasi quasi più piccolo del solito, sempre se possibile> sogghignò l’uomo pronto a godersi un po’ di meritato divertimento, non tralasciando tuttavia la questione sull’aspetto del giovano. Infatti era bagnato da capo a piedi, non aveva l’ombrello, era tutto infangato e pieno di foglie e aghi di pino tra i capelli…ma, per quanto ne sapesse, il bosco di quel paese era molto distante da lì. Era questo che il colonnello e i suoi sottoposti pensavano nel guardare il ragazzo di fronte a loro. L’attesa per la solita risposta rumorosa e rabbiosa dell’alchimista più giovane e nano della storia insospettì ancora di più Mustang che, prendendolo per un braccio e dopo essersi scambiato una rapida occhiata d’intesa con il tenente, lo portò in un ufficio deserto lontano da quegli occhi indiscreti. Una volta dentro, chiuse la porta a chiave, e fece sedere il giovane su un divanetto simile a quello del suo ufficio,prendendo poi posto di fronte a lui e aspettando una qualsivoglia reazione da parte dell’altro. Vista la mancata iniziativa, decise di introdurre lui il discorso e così, col tono più calmo e gentile che aveva mai usato con lui, gli chiese spiegazioni. Queste non tardarono ad arrivare, sia per il bisogno di sfogo e comprensione del Fullmetal, sia perché riteneva davvero l’uomo di fronte a lui un amico.

“Io…ero venuto qui per trovare la mia maestra e chiederle informazioni sulla pietra filosofale, ma lei…appena ci ha visti ha capito cosa avevamo fatto e ha voluto che le raccontassi tutto. Poi…quando il racconto era finito lei…ecco…”

“…a racconto finito avete litigato e tu sei scappato sotto la pioggia.” concluse pacato il colonnello.

Fullmetal alzò gli occhi stupito. Come diavolo aveva fato a saperlo? L’uomo, interpretando correttamente lo sguardo interrogativo del fullmetal, spiegò:

“Mi avevi detto tempo fa che la tua maestra si chiamava Izumy, giusto? Beh quando me lo hai detto, mi è tornata alla mente una donna che avevo incontrato tempo prima, grande esperta di alchimia, a cui avrei dovuto proporre, ma sarebbe meglio di costringere, di entrare a far parte dell’esercito. Ma lei snobbò quest’istituzione dicendo che era solo un modo per utilizzare, in maniera pulita, gli alchimsti a favore dell’esercito e che non si aiutava la gente con l’alchimia, ma la si uccideva. E in parte aveva ragione! Iniziò ad aprirmi gli occhi ma, solo dopo la guerra di Ishibar, ho compreso a pieno quelle parole. È per cercare di cambiare tutto questo che aspiro alla carica di Fhurer”

“Lei ha detto che ho sbagliato! Che ho sbagliato tutto…il cercare di portare in vita la mamma, l’entrare nell’esercito, la ricerca della pietra…io…la mia vita è stata un errore totale!” era demoralizzato come Roy non lo aveva mai visto.

“Beh non è stato tutto sbagliato, infondo tu…”

“Io cosa? Non ho fatto altro che sbagliare, tutti mi ritengono un verme, un cane dell’esercito, un insulto al nome di essere umano!”

“Cavolo Fullmetal! Non hai pensato che la tua maestra fosse semplicemente arrabbiata perché non avete pensato di chiederle subito aiuto?> esclamò il militare come se fosse la cosa più ovvia a cui il ragazzino avesse dovuto pensare.

“Io non ci aveva pensato” ammise.

“E poi guarda che, vabbè che gli sconosciuti ti considerano un cane dell’esercito, un rifiuto o quello che vuoi, ma i tuoi amici, quelli che tengono a te veramente, e anche le persone che hai aiutato nel corso dei tuoi viaggi, questo non lo pensano minimamente, anzi, in quanto tuo amico ti dico che è l’esatto contrario, tu aiuti la gente…pensa alla miniera di Yois Well, alla città del vicario fasullo, e posso farti centinaia di altri esempi, con tutte le scartoffie che mi crei quando vai in missione.”

Un sorriso sincero affiorò dalle labbra di Acciaio, subito mutato in un’espressione di stupore data dalla porta che, ancora chiusa a chiave, era stata sfondata, con non molta delicatezza, da una mano di pietra trasmutata dal muro difronte dalla maestra di Edward che ora, sotto lo sguardo terrorizzato dei presenti (c’era anche Amstrong che cercò di farsi piccolo piccolo ma non ci riuscì) entrò di gran carriera nella stanza.

“EDWARD! Mi hai fatto fare una corsa pazzesca! Non avrai già consegnato il tuo titolo di Alchimista, vero?” chiese incombendo minacciosa nell’ufficio, ignorando totalmente il colonnello e la confusione che aveva fatto.

“N-n-no non l’ho ancora consegnato!” disse piano Ed.

“Non devi farlo! Ero arrabbiata perché solo ora avete pensato di chiedere il mio aiuto, devi sapere che vi ho sempre considerati come figli e non volevo vedervi ridotti così”

“Incredibile!” riuscì solo a dire Ed, suscitando la curiosità dell’insegnante.

“Cosa?”

“Beh che quel colonnello dei miei stivali ci abbia azzeccato!”

“Come? E io che ti aiuto anche! Vedi di portare rispetto a quelli più grandi di te…praticamente tutti…no dai aspetta ti escludo gli acari!”

“Cosa? CHI SAREBBE L’ESSERE UNICELLULARE NON VISIBILE NEANCHE CON ILMICROSOPIO? EH???”

Finalmente era tornato tutto alla normalità, normalità che sconvolse e divertì l’insegnante che si ritrovò a pensare che, infondo, non tutti i militari erano meschini ed egoisti.

-Già Edward ha trovato proprio una bella famiglia!-

 

Fine

  
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