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Autore: swanje    20/02/2013    3 recensioni
Jefferson aveva ormai perso il conto dei minuti, forse delle ore che stava seduto solo su quella panchina... I suoi occhi come il cuore stesso erano fissi su quel disegno, tracciato a mano da una bambina che fino al giorno prima non sapeva di essere sua figlia..la sua Grace.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jefferson/Cappellaio Matto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Jefferson aveva ormai perso il conto dei minuti, forse delle ore che stava seduto solo su quella panchina... lontano da tutti. Il suo sguardo era basso ed apparentemente assente, ma rivolto al prezioso foglio di carta che stringeva saldamente tra le mani quasi come per bloccarlo tra di esse e non permettere che volasse via.
I suoi occhi come il  cuore stesso erano fissi su quel disegno, tracciato a mano da una bambina che fino al giorno prima non sapeva di essere sua figlia..la sua Grace.  
Socchiuse leggermente gli occhi sospirando silenziosamente, ora che la maledizione era stata spezzata lei si era finalmente ricordata tutto, si era ricordata come tutti la vita precedente alla maledizione e quindi anche di lui.
Lo stava cercando.
"Avete visto il mio papà?" aveva scritto sotto al suo ritratto disegnato più con il cuore che con le mani.
Dopo 28 anni era giunto quel momento che disperatamente aveva atteso e bramato disperatamente ogni secondo da quando era stato colpito da quella maledizione.. perché se a tutti era stata tolta la memoria creandone una fittizia, lui aveva sempre saputo benissimo chi fosse..e soprattutto cosa aveva perso.
Lei era l'unica ragione della sua vita, osservarla da lontano e vederla felice con un'altra famiglia  straziava continuamente  il suo cuore, ma ahimè ogni giorni passato a Storybrooke non poteva fare a meno di osservarla con il cannocchiale dalla sua stessa abitazione; perché se anche ciò lo struggeva internamente gli donava allo stesso tempo un lieve sollievo..la sua felicità era l'unica cosa che gli importava. Il suo sorriso, anche da lontano, gli donava quotidianamente la forza di andare avanti e lottare proprio per lei..la sua bambina.
Troppo tempo era stato separato da lei, ed il senso di colpa che si portavo dietro da tutto quel tempo pesava come un macigno sulle sue spalle..l'aveva abbandonata cercando di rendere la sua vita migliore, cercando un modo per donarle ciò che lui non poteva permettersi..ed invece l'aveva persa, l'aveva a suo malgrado lasciata a se stessa poco dopo averle promesso il suo ritorno. Ritorno che non era mai avvenuto, ritorno che aveva cercato con disperazione e che l'aveva portato gradualmente alla pazzia.
Ed ora, con che faccia si sarebbe potuto presentare dinnanzi a lei? Con che coraggio l'avrebbe guardata negli occhi, con che coraggio avrebbe potuto trovare quelle futili parole per spiegarle il suo dolore, per implorare il suo perdono dopo averla abbandonata e aver infranto quella promessa fatta anni or sono?
Le sue dita strinsero maggiormente quel pezzo di carta, quei pensieri continuavano a tormentarlo e lo straziavano. Aveva la sua felicità, ciò che sperava e desiderava da sempre davanti al suo stesso sguardo impressa su quel disegno, ma il senso di colpa forse prevaleva su tutto.
Chiuse gli occhi.
Forse lei non meritava un padre come lui, forse sarebbe stata più felice con la famiglia assegnatale da Regina dal giorno della maledizione... In fin dei conti, lui desiderava solo il bene per lei..ed un padre che abbandona la propria figlia non è un buon padre. Lui non era un buon padre, sebbene l'amasse più della mia stessa vita.
I suoi pensieri furono momentaneamente distolti da un rumore di passi subito dopo accanto a lui si sedette qualcuno,  Jefferson voltò leggermente il viso alla sua destra e riconobbe Henry, il figlio di Regina che fino al giorno precedente aveva visto disteso su di un letto d'ospedale. Richiuse accuratamente il foglio e lo infilò in tasca, cercando invano di celare dal suo sguardo i suoi pensieri e le sue preoccupazioni che si portava dietro da tanto, troppo tempo.
   
 
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