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Autore: Barbycam    07/09/2007    5 recensioni
[ Non ce la fa più, lui. Si tappa le orecchie con le mani pallide, mentre la sua mamma urla qualcosa al padre. Non li sopporta più, allora urla. Per un secondo, la sua voce copre le urla della madre e quelli del padre, ma poi tutto ritorna come prima. ]
[ Perché te ne sei andato, papà? Pensa il bambino, cercando di frenare le lacrime. lui ha sentito la porta sbattere. Sente la mamma che piange, ma la porta della sua camera gli sembra troppo lontana e lui è troppo stanco. ]
Vi ho incuriositi? Allora la storia è qui, baci ^^
Genere: Triste, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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<<- Fratellinoooooooo

<< Fratellinoooooooo!!! >> Tom, un ragazzo di quasi 18 anni con lunghi rasta biondi, saltò  in grembo al gemello, comodamente appisolato sulla poltrona della sua camera intento ad ascoltare della musica dal suo fidato i-Pod.

 

<< Okay, che cavolo devi dirmi di così importante da svegliarmi e da farmi andare in iper ventilazione? >> Rispose Bill, i capelli neri a ciocche bianchi schizzati in aria, con gli occhi nocciola ridotti a due spilli velenosi. Tom parve non accorgersene e si impadronì dell’i-Pod del gemello, schiaffandogli invece nelle orecchie le sue cuffie.

 

<< Zitto e guarda. >>  Il rasta si alzò dalle gambe del fratello e si chinò per guardare il suo i-Pod. Bill sembrava del tutto concentrato sulle immagini, ma evidentemente quello non era ciò che il fratello maggiore (di soli 10 minuti, mannaggia a lui e alla sua lingua lunga, glielo rinfacciava sempre.) voleva fargli vedere, perché si riprese il proprio i-Pod in mano e trafficò per qualche minuto, strattonando le povere orecchie del gemello. Esasperato, il moro si tolse le cuffiette per porgerle quanto più malamente possibile al fratello, concentrato al massimo.

 

<< Quando avrai finito con il tuo dannato i-Pod, dimmelo civilmente, senza spaccarmi le gambe o rovinarmi i timpani.  >> Fece acidamente, rimettendosi le sue cuffie nelle orecchie. Sfortunatamente per lui, il fratello aveva appena finito di smanettare, così gli strappò via le cuffiette e gli rimise nuovamente le sue. Nel piccolo schermo dell’i-Pod di Tom, cominciarono a saettare delle immagini.

Una ragazza, seduta sul pavimento di un bagno, una vetrata…

 

I wait for te postman to bring me a letter…

I wait for the good Lord to make me feel better

And I carry the weight of the world on my shoulders
A family in crisis that only grows older

 

Non ce la fa più, lui. Si tappa le orecchie con le mani pallide, mentre la sua mamma urla qualcosa al padre. Non li sopporta più, allora urla. Per un secondo, la sua voce copre le urla della madre e quelli del padre, ma poi tutto ritorna come prima. Ma perché è successo? E perché suo fratello non sente niente? Forse non vuole ascoltare ma sente. Sì, lui è sempre stato così. si fa passare tutto sopra. Un altro strillo, un rumore. Cos’è successo? Sente la mamma piangere, ma non gli importa. Si tappa più forte le orecchie, per non sentire.  Ma non ce la fa. Sente i singhiozzi forti della mamma. Vorrebbe uscire dal bagno, sa che deve uscire a consolare la mamma, ma non ce la fa, è troppo per lui. La loro è una famiglia in crisi, ma non l’ ha mai creduto veramente. Ha sempre sperato che fosse tutto un sogno, un incubo, e che poi quando si sarebbe risvegliato avrebbe visto suo fratello Tom giocare con le macchine e la sua mamma con il vassoio della colazione e il suo papà che legge il giornale. Ma non è mai stato così.

 

Why'd you have to go
Why'd you have to go
Why'd you have to go

Perché te ne sei andato, papà? Pensa il bambino, cercando di frenare le lacrime. lui ha sentito la porta sbattere. Sente la mamma che piange, ma la porta della sua camera gli sembra troppo lontana e lui è troppo stanco. Suo fratello Bill è chiuso in bagno, lo ha sentito urlare. Non ce la fa più neanche lui. Vuole che finisca la tortura di sentire sempre la mamma piangere e il papà urlare. È stanco di tutto questo è stanco di tutto. Scoppia a piangere anche lui. Se solo lo vedesse suo fratello. È sempre stato considerato da lui come una giuda, un fratello maggiore a cui aggrapparsi, ma non è così. Non è mai stato forte come crede il gemello. Se solo lo vedesse adesso… non capisce perché si sia chiuso in bagno. devono stare insieme, ha bisogno del suo gemello, ha bisogno del suo fratellino, di Bill. Perché da solo non ce la fa.

 

Daughter to father, daughter to father
I am broken but I am hoping
Daughter to father, daughter to father
I am crying, a part of me is dying and
These are, these are
The confessions of a broken heart

 

Non può farcela da solo, ha bisogno di Tom, adesso. Senza pensare spalanca la porta del bagno e corre. Corre verso la loro camera, la apre e si butta sul letto. Vede suo fratello piangere, rannicchiato in un angolo con le orecchie tappate, come lui prima. Si avvicina silenziosamente, come un gatto. Si inginocchia davanti a lui e lo guarda negli occhi. Sono identici, la stessa espressione in viso.

<< Basta. Bill, falli smettere. Ti prego fratellino, falli stare zitti. Io non ce la faccio. >> Supplica Tom, nascondendo il viso tra le ginocchia. Ormai i suoi pantaloni sono zuppi di lacrime.  Un tonfo, la porta di casa che si riapre, un urlo, della mamma. Bill è piccolo, ma deve sapere cosa succede. Apre la porta della loro camera e vede la sua mamma in piedi davanti al papà. Lui la guarda cattivo, con una cattiva luce negli occhi. Improvvisamente il papà tira uno schiaffo alla mamma. Il piccolo Bill rimare scioccato. Chiude immediatamente la porta davanti a lui e va a sedersi accanto al gemello, abbracciandosi le gambe.

 

And I wear all your old clothes, your polo sweater
I dream of another you
The one who would never (never)
Leave me alone to pick up the pieces
A daddy to hold me, that's what I needed

 

Finalmente sono insieme, ma sono immersi nei propri pensieri. Hanno paura, paura che possano non finire mai quei giorni.

<< Non riesco io Tomi… il papà ha picchiato la mamma. Ho paura fratellone. >> Biascica Bill, appoggiando il capo alla spalla del gemello. Quest’ultimo prende a singhiozzare più forte, accompagnato dalla pioggia che batte furiosa alla finestra. Tutto questo è scoppiato come una normale litigata. Ma loro, lo sapevano che non era così. Infatti la mamma ed il papà si erano messi ad urlare. E da lì è cominciato tutto. Da una settimana a questa parte, le urla sono sempre più forti. La mamma piange, il papà grida e Tom e Bill sono sempre rinchiusi da qualche parte, con le orecchie tappate per non sentire. Amano la mamma, amano il papà, ma sanno che per lui non è così. perché non li ha mai abbracciati, mai consolati o sorriso. Mai. Per questo hanno paura che faccia male anche a loro, sono piccoli, hanno solo 6 anni.   

So why'd you have to go
Why'd you have to go
Why'd you have to go!!

 

<< Tomi… perché papà se ne va via? >> Sussurra Bill. Lo sa, papà se ne sta andando. Ha sentito che lo urla alla mamma. Ma non sa perché.

<< Non lo so fratellino. Non lo so. >> Singhiozza in risposta il gemello, tappandosi con più forza le orecchie. Bill lo guarda stranito. Eppure, è sempre stato il suo gemello il più forte dei due, non lui. In quel momento capisce che devono stare insieme. Lo abbraccia, non riesce a piangere come lui. Lo stringe forte e Tom si aggrappa alla sua maglietta, stringe i pugni per smettere, ma non ce la fa. Di solito è il contrario. Il loro papà se ne sta andando, e nessuno può fare niente, neanche la mamma. 


Daughter to father, daughter to father
I don't know you, but I still want to
Daughter to father, daughter to father
Tell me the truth, did you ever love me
Cause these are, these are
The confessions of a broken heart

Sono stanchi, si chiedono cosa possono aver fatto di male… perchè il papà non li ha mai abbracciati? La mamma è sempre stata con loro. A volte il papà non li guardava neppure. Forse sono stati uno sbaglio? Forse il papà non li voleva? Non li voleva gemelli, non li voleva maschi…? Cos’era successo? Non riescono a capirlo, i due gemelli, però sanno che il papà non li voleva. La mamma sì, altrimenti li avrebbe dati in adozione, e lei parlava loro dolcemente. Il papà non gli ha quasi mai rivolto la parola, evidentemente era sempre arrabbiato. Ma anche quando Bill prendeva un bel voto o Tom faceva un bel disegno, lui non si complimentava. Annuiva. E allora i gemelli ci stavano male. Ma adesso hanno capito. Il loro papà non vuole loro bene. Sono piccoli, certo, ma mica stupidi? L’hanno capito che non saranno mai come una famiglia normale, ma vogliono solo che la mamma smetta di urlare e che il papà gli sorrida, almeno una volta prima di andarsene.


I love you,
I love you
I love you
I....!!!!!
I love you!!


Eppure loro lo amano, come si ama un papà. Non lo dimenticheranno mai.

<< VAI AL DIAVOLO, TU E I TUOI STUPIDI FIGLI! >> Strilla il papà, dall’altra parte della porta. Tom si dispera ancora di più. Bill lo stringe e piange anche lui, finalmente. Non riesce più a reggere quella situazione, in un certo senso è quasi sollevato che se ne sia andato. Almeno loro e la mamma sarebbero rimasti insieme e liberi, senza più grida, rumori di piatti contro il muro, o insulti. Finalmente ci sarebbe rimasto il silenzio. Un silenzio forse triste, ma silenzio. Quel silenzio che non sentono da due anni. Non lo sanno perché sia scoppiato tutto. Non lo sapranno mai, ma in quei giorni è sempre tutto amplificato. Sembra che i piatti li vogliano prendere in testa, che le urla siano dirette a loro, invece che alla mamma. E in questi giorni sono sempre chiusi in camera. Si trovano qualcosa da fare, o ascoltano la musica in tv o guardano i cartoni o giocano con il computer, per non ascoltare. Avevano paura di sentire cose cattive. Ma adesso che le hanno sentite, non sembrano tanto cattive. Ormai ci sono abituati.


Daughter to father, daughter to father
I don't know you, but
I still want to
Daughter to father, daughter to father
Tell me the truth...
Did you ever love me!!!?
Did you ever love me?
These are.....
The confessions...of a broken heart
I wait for the postman to bring me a letter…

 

<< Hai visto fratellino? >> Urlò Tom, togliendogli dalle mani l’i-Pod. Bill annuì, quasi spaesato. Era da tanto che non ricordava quando il papà se n’era andato, tanto che sembrava che se ne fosse dimenticato. Eppure era ancora lì il ricordo… da 11 anni era sempre rintanato nella sua memoria.

 

<< Dove l’ hai trovata, Tom? >> Chiese al gemello. Lui alzò le spalle e indicò una rivista sul tavolino. Bill la prese e cominciò a sfogliarla, per vedere, per capire. Trovò un articolo su una cantante, Lindsay Lohan, uno di quegli articoli di gossip che non gli interessavano. Lesse l’articolo, dove parlava di una nuova amicizia dell’attrice e di un probabile terzo album. Lesse la biografia e i titoli degli album. In allegato alla rivista, c’era un libretto, con tutti i testi delle canzoni della cantante e tra quelli riconobbe il testo che aveva appena sentito e che gli aveva fatto ricordare.

 

<< È bella, vero? >> Il rasta gli mise davanti la foto dell’attrice in una rivista scandalistica, dove la ritraeva con un corpetto rosso, slip neri e reggicalze. Bill lo guardò storto. Decise di annuire, per non destare sospetti. Non l’aveva mai sentita quell’attrice… solo a volte in alcune riviste che comprava Gustav per tenersi informato, a volte compariva una sua foto. A quanto pare suo fratello non aveva letto il testo o ascoltato attentamente come lui, ma d'altronde… cosa si poteva aspettare da lui? Che capisse che quella canzone era fatta a pennello per loro? Forse glielo avrebbe spiegato, un giorno. Quando il ricordo si sarebbe fatto più vivo, forse. O forse l’avrebbe semplicemente lasciato in pace, senza assillarlo sulle sue paranoie. Sta di fatto, che da quando sentì quella canzone per la prima volta, Bill non la tolse mai dal suo i-Pod. Diventò come un portafortuna e ogni volta prima di un concerto o di uno show se la ascoltava, calmandosi e tornando dagli altri con il sorriso sulle labbra. Non seppe mai il reale motivo, ma gli andò bene così. dopotutto… era troppo impegnato per cercare di capire il perché. Probabilmente non l’avrebbe mai capito…

 

 

okay, volevo dire solo un paio di parole.

I gemelli Kaulitz non mi appartengono e con questo scritto non ho la minima intenzione di offenderli, descrivendoli come non sono o impossessarmi di un loro pezzo di vita. Dico in oltre che io NON so come si sono svolti i fatti tra i loro genitori, quindi la mia è tutta pura invenzione.

Perfetto… è la prima FF che scrivo sui Tokio Hotel… e probabilmente sarà anche l’ultima, ma volevo almeno pubblicare questa, per togliermi il pensiero. Fatemi sapere se vi va, le recensioni sono sempre gradite. ^^

  
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