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Autore: afep    20/02/2013    9 recensioni
"E’ così che funziona.
Lei chiama, ed io accorro.
Questi sono i patti, Ed è questo che faccio..." Breve One-shot sul legame tra un Dremora ed il Sangue di Drago detentore della Rosa di Sanguine.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E’ così che funziona.
Lei chiama, ed io accorro.
Questi sono i patti, ed è questo che faccio.
Al suo richiamo impugno la mia spada e mi lancio alla carica.
Ho affrontato ogni genere di creatura: Draugr, Atronach, Troll, persino Draghi.
Quale sia la ragione che ha spinto il mio Signore Sanguine a darle la Rosa, non lo saprò mai.
Non mi è concesso saperlo. Tutto quello che mi è dato conoscere è semplice come una goccia di sangue.
Lei ha il bastone. E’ a lei che devo obbedire.
Ed io, davvero, non bramo altro che la battaglia.
Ma a volte, solo a volte, vorrei sapere anche perché lo fa. Perché mi chiama quando non ha nemici da sconfiggere. Perché, invece che indicarmi un bersaglio, mi tempesta di parole e frasi senza senso.
Non le rispondo, ovviamente. Non mi è permesso parlare, o almeno credo.
Nessuno, prima di lei, si è mai scomodato a chiedere la mia opinione.
In fondo, chi vorrebbe conoscere il parere di un Dremora arrivato dritto dall’Oblivion?
Ma lei continua a farlo. Insistentemente. Ossessivamente.
A volte - solo a volte - mi domando perché.
E’ allora che mi sorge un dubbio.
Forse, anche lei si sente sola.
Sola, come me…
 
 
La giovane Nord è in piedi, ritta in mezzo ai cadaveri dei suoi nemici.
E’ felice che fossero Draugr: un corpo morto non sanguina, e se non sanguina non può sporcarle l’armatura lucente.
Con gesti misurati e attenti, dati da una lunga esperienza, ammucchia una certa quantità di legna, si china, sfrega il pugnale sull’acciarino e resta incantata a guardare le scintille trasformarsi in un bel fuoco scoppiettante.
E’ una notte calma e senza luna, ed il buio le preme intorno come una marea soffocante. Da sotto l’ampio mantello appartenuto ad un mago estrae un bastone.
Lo agita, e come per incanto si apre un Portale dell’Oblivion, richiamando nella fredda terra mortale un Daedra ardente come il fuoco.
La creatura estrae immediatamente la spada, guardandosi intorno, poi scorge i cadaveri e sposta lo sguardo risentito sulla giovane donna davanti a lui.
“Siediti, Kynreeve.”
Il Daedra rimane in piedi, altero ed offeso per il massacro che gli è stato negato. La donna finge di non accorgersene e riprende a parlare.
“Sono così stanca che non mi sento più le braccia. Ho combattuto un Drago, sai? E’ stata dura, ma alla fine l’ho sconfitto…”
La giovane continua il suo racconto. Lentamente, quasi al rallentatore, vede che il Dremora da lei chiamato avvicinarsi al fuoco e sedersi.
Un lieve sorriso si apre sul suo volto…
 
 
…Ancora, non capisco perché mi abbia chiamato.
Non ho interesse per ciò che dice. Sono parole vuote, che non hanno senso per un essere immortale quale sono io.
Ma il fuoco, caldo e attraente come quello che brucia nei cieli dell’Oblivion, quello sì che merita la mia attenzione.
Mi avvicino. Piano, ancora più piano, finché non sono abbastanza vicino da sentirne il calore sulla mia pelle d’ebano, quindi mi siedo.
La piccola mortale sorride.
Mi chiedo se si renda conto del pericolo che corre, sola, con un Demone della Perversione come unica compagnia.
Non che io voglia farle del male.
Ma potrei farlo, e nessuno mi fermerebbe. Certo non questa fragile mortale, che potrei piegare con la sola forza del mio braccio.
Allora perché non lo faccio?
Questa è una bella domanda.
Bella, quasi quanto il viso di questa mortale che non vuole tacere.
Bella, come la notte sulle nostre teste.
Bella, come l’idea, assurda e pericolosa,
che io, questa mortale
cominci
ad amarla.
 
  
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