Note
dell’autrice:
Ciao, inizio col dire che sì,
sono perfettamente consapevole che
He’s just a
child and he’s on fire.
1. ~ First impression.
Il primo giorno in cui scelse di fare da Baby-Sitter a
quel bambino non avrebbe mai immaginato di quale peste le sarebbe capitata.
Appena superata la soglia della porta e salutato
educatamente i genitori si chinò verso quel
piccolo bambino di soli cinque anni che la fissava con un volto così
innocente che non poté fare a meno di intenerirla. Tra l’altro era
a conoscenza del fatto che i suoi genitori non andassero
affatto d’accordo,a tal punto da essersi picchiati più
volte anche di fronte a quella piccola creatura.
«Io sono Reisuke Hojo.» il bambino alzò il capo sorridendo,
incrociando il suo sguardo.
«…Il mio nome è Mao Nonosaka.»
Lo conosceva da pochissimo, eppure aveva già
compreso che immensa sofferenza di un’infanzia andata a rotoli si celasse
dietro quella spensieratezza così falsa.
2.
~ Books.
All’interno di casa Hojo
era presente un’enorme libreria piena di libri di ogni genere. Erano uno più complesso dell’altro ed erano
difficili da interpretare. Spesso Mao curiosava alla ricerca di qualcosa da
leggere; una volta fece per prendere un libro apparentemente interessante, ma
si tagliò brutalmente con la carta, iniziando a sanguinare.
Il piccolo Reisuke assistette
alla scena e si precipitò verso la sua Baby-Sitter.
«Bisogna medicarla.» disse, per poi
aggiungere. «Siediti a terra, penso a tutto io.»
Mao lo guardò stranita e
sorpresa allo stesso tempo, ma si limitò a sorridere e fece quanto
richiesto da lui. Al suo ritorno, Reisuke
riuscì a medicare la ferità con estrema abilità,
assomigliando quasi ad un medico. Quando notò
l’espressione stupita di lei, sorrise. Aveva attirato la sua attenzione.
«Hai visto? Sono stato bravo come un elite.»
«Un bambino di cinque anni non
sarebbe stato in grado di fare qualcosa del genere. Come hai…?»
Non riuscì a terminare la frase che Reisuke indicò la libreria. «L’ho
imparato da uno di quei libri. Quando i miei genitori litigano e non li voglio
ascoltare,leggo un libro.»
Mao sbarrò gli occhi. «Hai letto uno di quei
libri?»
«In realtà, li ho letti tutti.»
Quando la Baby-Sitter raccontò incredula
l’episodio ai genitori Hojo e di quanto il loro
figlio fosse intelligente, questi le scoppiarono a ridere in faccia.
3. ~ Innocent
tears.
Reisuke mentre disegnava, osservava
incuriosito la sua Baby-Sitter che scattava in continuazione foto a diverse
parti della casa.
«Cosa stai facendo, Sorellona?» chiese, poggiando la matita sopra il
disegno.
«Scatto foto. Sai, la fotografia
è la mia passione.» rispose lei,
incrociando il suo sguardo e portandosi una ciocca dei lunghi capelli viola
dietro l’orecchio. «Posso fotografarti? Ti
prego!» aggiunse subito dopo.
Reisuke non seppe spiegarsi il
perché, ma le sue gote si accesero appena a quella richiesta. Forse era
a causa dei suoi genitori: questi non gli avevano mai scattato una foto. I suoi
genitori si odiavano a vicenda, e odiavano anche lui,
perché era la prova di qualcosa che non era mai esistito.
Si morse il labbro inferiore, sentendosi un nodo alla
gola. Detestava piangere, lo faceva sentire debole, inutile. Quando piangeva non era un elite. Non era superiore
agl’altri.
Mao, appena si accorse dell’espressione sul suo
volto lasciò cadere a terra la fotocamera, correndolo verso di lui, per
poi chinarsi ed abbracciarlo fortemente.
«Piangi, piccolo Rei. Dopo
ti sentirai meglio.» disse, carezzandogli la
schiena cercando di confortarlo, mentre cominciò ad udire singhiozzi e
il rumore delle lacrime cadere a terra. Ben presto quello si trasformò
in un sonoro pianto e Reisuke cominciò ad urlare, tirando pugni alla schiena di Mao, gridandole di
andarsene così da potersi umiliare da solo, ma la ragazza si
limitò a stringerlo più forte e iniziare a giocare con i capelli
rossi di lui. Voltò appena il capo,baciandolo
su una guancia. Poi gli rivolse uno dei suoi migliori sorrisi.
«Quando sei triste per qualcosa non
esitare a parlarmene. Mai.»
«Perché…?» domandò il
bambino con voce debole tra un singhiozzo e l’altro.
Mao sciolse l’abbraccio e lo guardò negl’occhi, anche se ricoperti di lacrime.
«Perché quando sei te stesso, sei ancora
più elite del solito.»
4.
~ Psycho
jealousy.
Hinata qui, Hinata lì.
Reisuke ne aveva abbastanza di quella
ragazza. Spesso Mao le parlava al telefono e il piccolo Rei non poteva che
provare un istinto omicida verso la sconosciuta, anche
perché non tollerava che qualcuno riuscisse a renderla felice più
di quanto tentasse lui.
Tra l’altro aveva scoperto che nella sua borsa
teneva sempre una foto della sua rivale e ne era intollerabilmente geloso.
Aveva provato più volte di attirare la sua
attenzione, arrivando a rompere alcuni vasi di famiglia, ma
nulla. Certo, lei lo sgridava, però in quei momenti esisteva solo Hinata.
E lui non poteva che arrivare ad atti psicopatici, Mao Nonosaka era solo sua.
Prese la foto di Hinata dalla
borsa mentre la Baby-Sitter era fuori per fare la spesa e le diede fuoco,
gustandosi mentre rideva insanamente l’immagine della rivale divorata e
consumata dalle fiamme, fino a divenire cenere.
Mao avrebbe sicuramente tentato di strozzarlo al suo
ritorno, ma almeno il piccolo Rei era bravo a fuggire e a nascondersi.
5. ~ Christmas and hats.
«Dato che il Natale lo passerò con la mia
famiglia e purtroppo non posso stare qui, ti darò oggi il mio regalo.»
gli sorrise calorosamente Mao, frugando nella borsa,
mentre si godeva l’adorabile espressione di un Reisuke
entusiasmato. Da essa tirò fuori un pacchetto regalo di colore rosso,
coperto da un nastrino giallo, e glie la porse. «Ecco a te. Spero che ti piaccia.»
Il bambino, emozionato, lo prese tra le mani, girandolo più volte. «A-Anche io ti ho fatto un
regalo.»
«Davvero?» domandò Mao dolcemente.
Questo annuì, prima di fuggire in camera, evidentemente alla ricerca del
regalo per lei. Ritornò dopo una ventina di secondi, con un pacchetto blu.
Entrambi si guardarono,per
poi scartare la sorpresa contemporaneamente, e – appena videro il
contenuto – ad entrambi sfuggì una risata.
«Abbiamo avuto la stessa idea!»
Reisuke osservò il cappello che le
aveva regalato Mao: era verde,con una striscia bianca
alla fine, lo portò alla testa indossandolo.
Anche la ragazza aveva ricevuto un cappello bianco, e lo
guardò entusiasta, prima di poggiarlo soddisfatta sul capo.
Già amavano quei cappelli.
6. ~ A reason for win.
All’inizio Mao credeva che quella era
stata solo una semplice impressione, ma negl’ultimi tempi il
piccolo Rei era cambiato. C’era qualcosa di diverso il lui. Lo stesso
valeva per Hinata, la sua migliore amica.
Sembrava che tutti stessero nascondendo qualcosa,
diventando più schivi nei suoi confronti.
Quel giorno stava cucinando un dolce al cioccolato per Reisuke, quando questo le venne incontro.
«Sorellona, come si fa a
diventare adulti?»
«Adulti?» la ragazza dai lunghi capelli viola
si portò una mano sul mento per pensare, mentre si sporcava
accidentalmente di cacao. «Di certo devi diventare più
alto.» scherzò infine. Il bimbo gonfiò le guance.
«Sono serio!» fece con voce infantile. Mao
rise.
«Va bene, va bene. Uhm…penso
che il segreto per diventare adulti sia mettersi in testa un obbiettivo.»
«Un obbiettivo?»
«Certo! E devi tentare in qualsiasi
modo per fare in modo che il tuo obbiettivo si avveri.
Devi farne di esso la tua ragione di vita.»
Reisuke non rispose, si limitò a
ritornare nella sua stanza, chiudendola a chiave e prendendo il proprio diario
del futuro tra le mani.
Senza neanche accorgersene, Mao Nonosaka
era diventata la ragione per il quale doveva assolutamente
vincere il Gioco della Sopravvivenza.
7. ~ Death.
Riusciva a sentire quel coltello perforargli la carne, il
suo corpicino tremava e il sangue cadeva, mescolandosi con l’acqua.
Riusciva ancora a distinguere l’immagine di Yuno
Gasai, che era riuscita finalmente riuscita ad
ottenere l’antidoto.
Reisuke socchiuse gli occhi, lasciando
che la morte avesse la meglio su di lui. E pensare che
avrebbe voluto così tanto restare al fianco
dell’unica persona che riusciva a donargli un po’ di gioia.
Mi dispiace, Sorellona Mao.