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Autore: Eiko Quinn    20/02/2013    3 recensioni
Raccolta di sette pseudo-flashfic, ispirate a sette prompt. Dottore/Rose
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“Come sono le stelle quando muoiono?”
Non ricordo perché te l’ho chiesto. Ero curiosa. Ero sempre curiosa. Per un attimo, ho pensato di averti intristito. Ma tu mi hai sorriso di nuovo, e anche se i tuoi occhi brillavano così tanto, hai guardato nei miei.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 10, Doctor - Altro, Rose Tyler
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: Sette pseudo-flashfics (pseudo, perché alcune non rispettano il numero esatto di parole), ispirate da altrettanti prompts, presi da una community su Livejournal che non riesco più a trovare. Se la trovassi, la linkerei.
Avevo in mente una Rose/Ten, ma quando ho iniziato a scrivere mi sono accorta che avevo in mente Nine, almeno, nelle prime due storie. Quindi, starò sulla generica Rose/Dottore, anche se alcune sono indubbiamente Ten.

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I. Look over there

“Lassù. Tra le stelle. Ovunque”.

Quante volte hai guardato il cielo. Quante volte hai amato le stelle.

“Ti sembrerà di poterle toccare”.

Era la luce della luna ad illuminarti gli occhi. Era per i sogni che piangevi.

“Potrai correre, senza fermarti mai”.

Tu vuoi correre senza fermarti mai.

“Non sarai più sola”.

Non saremo più soli. Il cielo è troppo grande per sentirci soli.

“Potrei cadere mentre corro”

“Prenderò la tua mano. Non cadrai mai”

Ma vuoi cadere.

“Mi basta che mi aiuti a rialzarmi”

 

II. To the last syllabe of recorded time

“Per sempre”

“Non può essere per sempre. Non puoi essere per sempre”

“Hai il mio per sempre”

“A volte, per sempre è soltanto un secondo”

“Hai quel secondo”

Tieni stretta la sua mano. Farà in modo che tu non la lasci mai. Mai, finché respiri. Finché il tempo ne avrà memoria. Fino all’ultimo frammento di tempo di cui si avrà memoria. Anche quando non respirerai più. L’ombra delle tue dita sarà sempre fra le sue. Il tuo per sempre. Il suo per sempre.

“Morirai”

“Prima o poi”

“Troppo presto”

“E tu prendimi finché sono viva”

III. Supernova

Il cielo era azzurro, quel giorno. Ridevi. Abbiamo camminato tra gli alberi, e mi hai preso la mano. Faceva freddo, ma le tue dita erano calde. Mi hai parlato di un posto lontano, e i tuoi occhi brillavano. Camminavamo vicini, quel giorno, e io ho amato il cielo.

“Come sono le stelle quando muoiono?”

Non ricordo perché te l’ho chiesto. Ero curiosa. Ero sempre curiosa. Per un attimo, ho pensato di averti intristito. Ma tu mi hai sorriso di nuovo, e anche se i tuoi occhi brillavano così tanto, hai guardato nei miei.

“Sono luce. Luce e dolore”

E io mi sono sentita malinconica. Ho stretto la tua mano, per non lasciarti andare, e tu mi hai stretto più vicino.

 

IV. Anachronism

“Io non dovrei essere qui”

“No. Non dovresti essere qui”

“Ma neanche tu dovresti essere qui”

“Per me è diverso”

Per te è sempre diverso. Tu puoi fare tutto ciò che vuoi. È tutto tuo. Appartiene tutto a te. Ti comporti come se il cielo dovesse rispondere alla tua voce. Ma non è così. Non è così affatto.

“Sono fuori dal mio tempo. Non è pericoloso?”

“Non puoi fare niente di male. Ci sono io”

“Sono fuori posto”

“Non sei fuori posto”

Capì solo dopo tanto tempo. Capì troppo tardi che non era più fuori dal suo tempo. Che non era più fuori posto. Che non sarebbe stata mai più fuori posto. Era al posto giusto, al momento giusto. Era esattamente dove doveva essere. Al tuo fianco.

 


 

V. The only adventure

“Dovrai viverla anche per me. Io non posso farlo”

“Vorresti?”

“Non posso”

“Non è vero”

Non vuoi. Non vuoi, e non vuoi ammetterlo. Ti giustifichi. Ti regali una scusa. La verità è grigia come un filo di fumo. Non vuoi, perché hai paura. Paura che ti piaccia. Paura che ti frantumi, in minuscoli pezzi, frammenti di te che neanche pensavi di avere.

“Certo”

E la lasci lì, gli occhi grandi e vivi, e i tuoi sono così stanchi. Lei merita di più. Merita una mano che la stringa.

“Non mi importa”

Certo che le importa. Lo vuole quanto lo vorresti tu.

“Mi basta essere qui”

Ma a te non basta che lei sia qui.

“Non voglio essere solo qualcuno che ha bisogno di te”

Ma tu vuoi essere qualcuno che ha bisogno di lei.

 

VI. New every morning

“Quando hai aperto gli occhi, ho avuto paura”

Eri diverso. Ho avuto paura che mi avessi dimenticato. I tuoi occhi erano diversi. Non volevo che mi guardassi. Volevo solo fuggire, correre, correre, correre.

Ma poi, ho pensato a te. Correre. Corri. Tu mi hai detto di correre. Sarei tornata correndo da te. Lo sapevo. Non subito. O forse sì. Ma sarei sempre tornata. La mia mano è gelida, senza la tua.

“Come puoi sopportarlo?”

Cambiare. Cambiare all’improvviso. Diventare qualcun altro. Come puoi farlo? Io non lo sopporterei. Io sarei perduta. Non riuscirei mai a fidarmi di me.

“Non dirlo come se fosse terribile”

Un po’, lo è. Ma non voglio dirtelo. Non voglio che tu smetta di sorridere. Quando volevo fuggire, è stato vederti sorridere che mi ha fatto restare.

“I tuoi occhi sono diversi. Non hai paura che i tuoi occhi siano diversi?”

E allora, li ho guardati. Li ho guardati davvero, per la prima volta. Avrei dovuto capirlo, lì, allora, in quell’istante. Avrei dovuto capire che sarebbe stato in quegli occhi, in quegli occhi, che avrei cucito il mio cuore. Lì, dove avrei lasciato il mio futuro, il mio passato. Lì, ho ricamato me. Non mi serve. Prendi tutto tu. Finché fa brillare i tuoi occhi, prendilo. Posso vivere lì.

“Forse. No. Non serve”

“Ma sei così diverso”

“Ma i tuoi occhi non cambiano mai”

Mi sono svegliata, quella mattina, e tu eri accanto a me. E ti ho voluto per sempre.

 

VII. Sing the blues

“La musica è triste, a volte”

“Sai, alcune razze comunicano con la musica”

“Dev’essere bellissimo”

E lei non ti guarda. Sta guardando il cielo. Lei ama guardare il cielo. Là, tra le stelle, dov’è il tuo cuore, dov’è il tuo amore. La sua bocca danza, e la musica si lega alla tua.

Le sue dita ti sfiorano, i suoi occhi ti passano oltre, i suoi capelli un’aura di luce. Musica. Note. Quella melodia. Lacrime. Troppe lacrime. Dai suoi occhi, dai tuoi. Non è la morte che vuoi cantare. È lei. Il suo volto tra le mani, e di nuovo la sua bocca, e le stelle si allontanano. E lei è dentro di te, e ti chiedi quando sia entrata, quando l’hai fatta entrare, ma è troppo tardi, e vuoi tenerla dentro di te. E tu sei dentro di lei, e forse lei ha sempre voluto farti entrare, e non lasciarti uscire mai. Ma lei è più forte. Lei sa amare, sa volere, sa tenere. Tu hai paura. È lei che guida. Lei bacia le tue lacrime. Lei ti stringe la mano quando vuoi lasciarla. Lei non ha paura. Il suo cuore ti appartiene, perché lei sa volerlo. E tu vorresti darle tutto, darle te, ma hai sempre avuto paura. Troppa paura.

E adesso, è troppo tardi.

Adesso, lei è una stanza vuota.

 

 

   
 
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