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Autore: ReggyBastyOp    20/02/2013    0 recensioni
E' il riassunto della storia di un profilo fake.
Genere: Avventura, Generale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nome: Catherine Hope Heathcliff
Cognome: Heathcliff (Witter)
Età: 20 anni
Data di nascita: 11 aprile 1925
Provenienza: Londra
Razza: Vampira-licantropo
Poteri: Può annullare i poteri altrui fino a quando è concentrata su di essi e nessuno può prendere controllo della sua mente

Descrizione fisica Supera di poco il metro e sessanta, anche se pigra è molto magra grazie al metabolismo e al poco nutrimento. Spesso non sente il bisogno di mangiare ma appena si ritrova in compagnia si riempie fino a scoppiare, quasi per ricompensare la differenza. Odia il suo viso, ritenendosi fondamentalmente poco accettabile. È mingherlina ma non per questo dotata di poca forza fisica. La folta chioma rossa le arriva quasi fino al sedere ed è quasi sempre raccolta perché ama le acconciature.
Colore dei capelli: Rosso fuoco
Colore degli occhi: Verde smeraldo
Altezza: 1.62 m
Fisico: Sfiora i 52 kg
Segni particolari: Un particolare neo sotto l'occhio destro
Descrizione caratteriale: Spesso insicura cerca la benevolenza di tutti. Coraggiosa, fino a un certo punto, è dotata di grande vivacità e capacità riflessiva. Suole essere allegra con tutti, ma evita qualsiasi tipo di rapporto con chi non le va a genio. Per niente sportiva, goffa, stralunata e non raramente persa tra le nuvole suole esprimersi spesso con difficoltà a causa della sua paranoia e permalosità, ma si affeziona facilmente. Uno dei tanti difetti sono le unghie totalmente mangiucchiate.
Ama: Il rosso, il mare, i bambini, la cioccolata, i libri, la natura,la sua famiglia, mangiare e dormire.
Odia: Le persone false, essere usata, le zucchine, materie di logica.

Storia: Nasce nello stacco di tempo tra le due guerre mondiali che hanno segnato il Novecento. La madre Emma, nell'anno 1925, venne trasformata e rinchiusa in una delle case dei tanti "quartieri" di Londra, che si affacciava esattamente davanti alle miniere e le fabbriche del tempo, caratterizzata da lavoratori mal ripagati e spesso con problemi di salute.
La donna venne presa quasi alla fine della gravidanza e ciò comportò un parto precoce da parte di quest'ultima. La neonata, non si sa ancora come, riuscì a salvarsi ma ormai il suo sangue era sia vampiro che licantropo, poiché Emma si era sposata, senza saperlo, con un altro essere della notte.
La madre venne nuovamente e definitivamente rapita dal suo aggressore e da quel momento non si ebbe più traccia di lei né il padre provò a cercare entrambe.
Ritrovatasi sola, la bambina, chiusa in quel piccolo buco che gli uomini di allora osavano anche chiamare casa, crebbe ad una velocità rapida e constante ritrovandosi nemmeno una settimana dopo già ragazza e le sue fattezze si fermarono a quelle di una donna di circa 20 anni. Con facilità riuscì a nutrirsi di pane secco e acqua piovana in quei pochi giorni di clausura, ma sentiva il fuoco nelle vene e nella gola quando gli umani rincasavano. Non riuscendo più a trattenersi, e affamata come non mai, distrusse la porta di ferro che la imprigionava e scannò il primo uomo che si ritrovò su quella che all'epoca doveva essere la strada principale, e la soddisfazione fu tale che continuò a nutrirsi senza sosta per mesi fino a quando sentì crescere interiormente un'emozione che non riusciva a definire.
Pur nascondendosi durante il giorno, imparò velocemente la lingua e tramite questa fu lei a scegliersi sia il nome Catherine, che le piaceva tanto, che Hope (speranza). Per vivere pubblicamente si limitò a rubare di tanto in tanto il danaro di qualche ricco signore, che passava raramente a controllare le case, per comprarsi dei vestiti nuovi al crepuscolo.
Non riuscendo più a vivere in quello stato decise di farsi una vita, si spostò dalla casa dove era nata e si trasferì nel centro di Londra. Lì trovò un posto come locandiera e provò a nutrirsi solo quando ne sentiva davvero la necessità, anche se questo le comportava sempre dei problemi.
Una sera, un paio di anni dopo, servì un uomo di non poco belle fattezze, e sentì uno strano formicolio nelle viscere e le gambe cominciarono a tremare quasi fino a farla cadere. Arrossendo in volto, un po' per la paura che la inquietava e un po' per quella nuova emozione, si nascose fino a quando egli non se ne andò.
Non avendo amiche o qualcuno su cui fare affidamento non disse mai a nessuno ciò che provava anche perché spesso la maltrattavano, ma essendo lei superiore in forza fisica sapeva sempre come tenere a bada chi ci provava.
Durante gli anni della guerra sentì un forte spirito combattivo nascere in lei, e provò a tenere nascosta la propria identità femminile per unirsi all'esercito, ma non riuscendoci si ritrovò a curare i feriti in Francia e salvare varie persone tra ebrei, omosessuali e partigiani. Apprese anche lì la lingua e si fece molti amici grazie al suo spirito solidale, ma non sentendosi a proprio agio in mezzo ai malati si decentrò da Parigi, considerandola anche una città molto snob.
Col tempo notò che non cambiava come le altre persone e così dopo vari anni di attività come aiuto contadina, presso una povera famiglia dei dintorni di Nancy, decise che era arrivato il momento di trasferirsi di nuovo.
Tornò per un breve periodo a Londra, sentendo la mancanza della propria città natale, ma il cambiamento rispetto a come l'aveva lasciata la lasciò sconcertata e malinconica. Ancora infelice si spostò sempre più a sud verso la Spagna. Si stabilì a Valencia, l'unico posto con il mare in cui si sentiva a proprio agio. Lì visse per una ventina d'anni con una vecchietta, la quale non aveva figli, e la aiutò a gestire una panetteria. Alla sua morte tornò a spostarsi verso nord, non avendo sentito buone parole riguardo l'Africa da parte dei colonizzatori. Tra piccole avventure, un viaggio verso Santiago e poi il ritorno ai Pirenei si ritrovò varie difficoltà durante il ritorno in Francia. C'erano ancora i problemi del dopoguerra qua e là, ma se incontrava qualcuno che le stava particolarmente simpatico, provava ad aiutarlo non solo moralmente ma anche economicamente. Ciò avveniva raramente a causa dei suoi frequenti viaggi. Erano ormai gli anni '70 e di muoversi non ne aveva più voglia.
Verso la fine di quella decade, mentre lavorava come commessa in un negozio di elettrodomestici, grazie al "boom economico", vide passare fuori dal negozio lo stesso uomo, ne era sicura, di circa 50 anni prima. Non avendo mai dimenticato il suo volto e ritrovandosi di nuovo nella situazione precedente questa volta cercò di spiegare cosa provasse ad una sua collega che le diede le solite spiegazioni e i soliti consigli i tutti i giorni ma in modo molto pettegolo, e la cosa non le piacque tanto quindi non le diede retta.
Ogni mattina si appostava vicino alla vetrina, seminascosta per non farsi notare, e l'osservava passare sempre alla stessa ora con il solito cambiamento di stato interiore. Continuò così per un po' di tempo fino a quando decise che non sarebbe più riuscita a sopportare la cosa. Così si ritrovò cameriera in un ristorante vicino ad uno dei locali più famosi della città: il Moulin Rouge.
E per qualche anno si trovò bene, senza troppi intoppi da parte di nessuno e aveva tenuto i contatti con un'amica, che stranamente le voleva davvero bene.
Mentre andava a buttare la spazzatura si andò a scontrare, verso l'inizio degli anni Ottanta, con quell'uomo che spesso cercava di tormentarle la ragione. Rossa in viso per com'era conciata dopo la giornata di lavoro sospirò, malcontenta per lo stato in cui era ma mai avrebbe detto che da quel momento in poi sarebbe nata la sua storia d'amore con Christopher Witter. E fu grazie a lui e alle sue avventure spesso suicide che man mano scoprì il proprio vero talento.
Il frutto del loro amore nacque due anni più tardi, Gabriel, e da allora vivono in mezzo ai boschi della Francia nella più completa pace, quando non si ritrovano nelle solite mini-avventure suicide, ma non per questo in solitudine.

Prestavolto: Kristen Stewart e Amanda Righetti

  
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