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Autore: Feel Good Inc    21/02/2013    4 recensioni
È tutto molto diverso, dal punto di vista umano, tutto molto più piccolo.
{ Anton/OC; post-2x13: 'Tiny' }
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo, personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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clouds come floating into my life

{ to add color to my sunset sky }

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[...]

piove su le nostre mani

ignude,

su i nostri vestimenti

leggieri,

su i freschi pensieri

che l’anima schiude

novella,

su la favola bella

che ieri

t’illuse, che oggi m’illude,

o Ermione.

 

 

All’inizio non ha capito di cosa si trattasse. E come avrebbe potuto? Lui ne ha sempre e solo viste dall’alto.

Però ha riconosciuto il lampo. Il tuono. Vecchi conoscenti, sempre gli stessi in tutti i posti del mondo. Il cielo oscuro e pieno di nuvole, lontane, stavolta, così lontane, impossibile camminarci sopra. Allora si è stretto nei vestiti – non suoi, dovrà dire a Leroy di cercargli qualcosa di meno soffocante – e ha cominciato a correre tra le pozzanghere schizzandosi fin dentro gli stivali – non suoi, non basterebbero a percorrere neppure una lega questi qui – e alla fine, non sa bene come, si è ritrovato al riparo di una casupola buia nel cuore di una radura fradicia, a riprendere fiato in un portico e a sforzarsi di ricordare la strada di casa – non sua, non sua, non sua.

Piove incessantemente e Anton non sa più quanto tempo è passato da che è finito qui, alla casupola, nel bosco, a Storybrooke, tra gli esseri umani. Scivola lungo il muro di legno e si lascia cadere a terra, attonito: il mondo è di un grigio cupo, la pioggia batte violenta su alberi e terra, lo scroscio è assordante e comincia a fare freddo. È tutto molto diverso, dal punto di vista umano, tutto molto più piccolo.

«Chi è là?»

Anton sussulta, si guarda a destra e a sinistra e finisce con l’individuare la sagoma minuta di una ragazzina che fa capolino da una finestra.

«Scusami, io... Io non pensavo ci fosse qualcuno.» Si domanda quante altre volte gli capiterà di essere nel posto sbagliato, con le persone sbagliate. Tenta goffamente di alzarsi, impacciato dalla foggia delle brache che Leroy ha chiamato ‘jeans’. «Non volevo farti paura, me ne vado subito.»

La ragazzina sguscia fuori dalla finestra e si avvicina prima che lui abbia anche solo il tempo di rimettersi diritto. È agile, veloce e non ha paura di lui: Anton ha visto una volpe, una volta, nel posto in cui è andato a bere alla taverna e a farsi distruggere dagli esseri umani, e quella creatura notoriamente furba non aveva neanche lontanamente un’aria astuta come la ragazzina che adesso gli sta di fronte.

«Chi sei, straniero? Non ti ho mai visto da queste parti.»

Anton si stringe nelle spalle, desiderando di essere ancora più piccolo, minuscolo, di incassare la testa nel collo e sparire come il sole è sparito dietro le nuvole. «Solo uno straniero. Non sapevo che questa casa fosse tua.»

«Non è casa mia.» La ragazzina lo guarda fisso, ma non dice altro. Ha indosso un maglione a righe, ma non ha scarpe, e i suoi piedi sono arrossati dal freddo. Dev’essere più grande di quanto non appaia, un’adolescente, una piccola donna. Anton alza lo sguardo e vede che ha degli occhi grandi e azzurri, ma un po’ tristi. «Stai tremando, straniero.»

Anton apre la bocca per incolpare il vento, ma un lampo improvviso illumina il mondo di una luce cruda – è il barbaglio che ha visto sulla spada di Jack il bagliore del sorriso di James lo scintillio negli occhi di Jack e James il dolore il dolore il dolore – e tutto quel che lui riesce a fare è serrare le palpebre e coprirsi le orecchie, aspettando il tuono che gli squarcerà la cassa toracica, facendogli sentire per l’ennesima volta quant’è vuota.

Ma, quando il rombo si placa, un tocco gentile viene a tirare su il cappuccio della strana cosa che gli hanno fatto indossare, e quello stesso tocco gli sfila via le mani dalle orecchie, e Anton apre gli occhi di nuovo e vede che la ragazzina è accucciata su di lui, una cosina così piccola a sorridere a un – uomo? gigante? – coso così immenso.

«Non ti piacciono i temporali, vero?»

Anton si sente arrossire, stupidamente. «Non ci sono abituato. Non così.»

La ragazzina non vuole sapere altro, ma a un tratto, così dal nulla, c’è una fiammella tra le sue mani a coppa, piccola, ma di miracoloso conforto. Anton la guarda brillare a occhi spalancati. È solo una fiammella, ma è come se di colpo non esistesse nient’altro.

«Come hai fatto?» chiede, incantato.

È il turno della ragazzina di stringersi nelle spalle. «Nel posto da cui provengo, ero brava con il fuoco. Ora me lo ricordo.» Sospinge la fiamma verso le dita di lui – è calda ma non brucia, è un bagliore che non fa male – e gli sorride. «Come ti chiami?»

Anton pensa che è bellissima. Non bella come Jack, Jack che l’ha baciato leggera e l’ha fatto sentire un uomo e da uomo l’ha trattato e tradito – ma bella come Ruby, Ruby che gli passa il caffelatte ogni mattina con un sorriso e gli sfiora la mano senza ritrarsi e gli ha detto ridendo di non uscire quando c’è luna piena.

«Piccolo» mormora. Spera che stavolta la fiammella nasconda il suo rossore.

La ragazzina annuisce, gli occhi ancora un po’ tristi. Hanno il colore del cielo quando c’è il sole. Anton spera di rivederlo presto, ma d’altro canto, la tempesta non sembra più così diversa e pericolosa e nemica. Adesso è solo pioggia.

«Sei a casa, Piccolo.»

E forse è davvero così.

 

 

Piove su le tue ciglia nere

sì che par tu pianga

ma di piacere [...]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio dell’autrice

 

Ho sentito molte critiche sull’episodio 2x13, giudicato piatto e meno coinvolgente di molti altri. Beh, io l’ho amato. L’ho amato così tanto che ho pianto tutte le mie lacrime sulla storia del povero Anton, rispecchiandomi tantissimo nel suo essere un pesce fuor d’acqua sempre e comunque, e sciogliendomi di fronte al modo in cui i nani l’hanno accolto e riconosciuto come uno di loro.

Tuttavia non è possibile pensare che di punto in bianco Anton si senta al suo posto; di certo avrà molta strada da fare prima di sentirsi a casa. E conoscendo gli autori di OUAT, che molto spesso mi hanno fatta affezionare a un personaggio per poi tralasciarlo bellamente (leggi: Nova, Abigail, Frederick, e potrei andare avanti per un bel po’!) ho deciso di dedicargli un pensierino mio, con molta umiltà ma anche con tanto affetto.

Ringrazio in particolare la mia dearie Ilovewrite per il prompt tempesta che mi ha dato secoli fa, e che finalmente ho trovato il modo di usare: ho pensato che la pioggia vista dal basso fosse un’immagine adatta a dimostrare ad Anton quanto diverso sia il mondo degli umani dal suo solito punto di vista da gigante. Oh, e ho tradotto ‘Tiny’ con ‘Piccolo’ perché è la forma che si avvicina di più alle traduzioni italiane dei nomi dei nani. Inoltre, in onore del meraviglioso Jorge García c’è un piccolo riferimento a LOST – glielo dovevo perché lo amo.

La ragazzina «brava con il fuoco» ha un’identità. Ho molte idee su di lei, anche se la poca ispirazione mi impedisce di costruire un headcanon vero e proprio. Vediamo se indovinate chi è

Le citazioni provengono, come certo saprete, dalla stupenda La pioggia nel pineto di d’Annunzio. Il titolo mi è stato gentilmente offerto dalla penna di Rabindranath Tagore.

Thanks for reading,

Aya ~

   
 
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