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Autore: musa07    21/02/2013    3 recensioni
" - Yamamoto, non sei caldo: sei bollente! – esclamò Gokudera sgranando gli occhi allarmato dopo che aveva posato anche una mano sul collo dell’altro, come ulteriore prova dopo avergli tastato la fronte quando il Guardiano della Pioggia se n’era uscito con un profetico: “ Non mi sento tanto bene”, non appena varcata la soglia del suo appartamento, e aver fatto l’allenamento sotto un acquazzone scrosciante non gli era stato di certo di grande aiuto. "
Anche il povero Takeshi lovelove è caduto vittima della terribile epidemia influenzale.
Mini one-shotina senza tante pretese partorita e scritta in una serata, perché avevo troppa voglia di scrivere e descrivere qualche momento lovelove tra Takeshi e Hayato.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hayato Gokudera, Takeshi Yamamoto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mini oneshotina senza tante pretese partorita e scritta nel mezzo della stesura del quarto capitolo de “ Un cuore da guerriero”, perché avevo troppa voglia di scrivere e descrivere qualche momento lovelove tra Takeshi lovelove e Hayato. E quindi: buon divertimento.
 
 



 
   “ Chi cerca conferme le trova sempre”
 
 
                        
 
 
- Yamamoto, non sei caldo: sei bollente! – esclamò Gokudera sgranando gli occhi allarmato dopo che aveva posato anche una mano sul collo dell’altro, come ulteriore prova dopo avergli tastato la fronte quando il Guardiano della Pioggia se n’era uscito con un profetico: “ Non mi sento tanto bene”, non appena varcata la soglia del suo appartamento, e aver fatto l’allenamento sotto un acquazzone scrosciante non gli era stato di certo di grande aiuto.
- Cosa ti senti? – lo interrogò Hayato preoccupato e solo allora posò lo sguardo sugli occhi nocciola dell’altro e li vide leggermente velati.
E Takeshi non ebbe tempo neanche di proferire un flebile : - La gola in fiamme. – che Hayato lo aveva costretto a spalancar la bocca e gli aveva piantato una lampadina dritta in gola a sincerarsi sull’effettiva condizione delle sue tonsille.
- Hai due palline da ping-pong in gola non due tonsille! – esclamò il Guardiano della Tempesta sempre più allarmato mentre il giocatore di baseball – anche in una situazione del genere – continuava a mantenere la sua solita calma e il solito suo sorriso pacione faceva mostra di sé come sempre su quel volto arrossato dalla febbre.
- In effetti, anche ad allenamento non mi sentivo granché in forma … - biascicò Takeshi rabbrividendo.
- E allora perché sei venuto? – lo rimproverò Gokudera ma non perché adirato con lui ma molto semplicemente perché seriamente preoccupato, facendo il gesto di alzarsi dal divano di casa sua dove l’altro non si era proprio riuscito a trattenere nel fiondarsi appena varcata la soglia dell’appartamento.
- Hum … - fu il turno di Yamamoto di rimproverare il suo compagno con uno dei suoi soliti sguardi tenerosi in gradi di sciogliere chiunque mentre piegava la testa di lato. E nemmeno Hayato Gokudera riusciva a resistervi e si rimise quietamente seduto dato che Takeshi – dando prova di una grande forza anche in quelle condizioni – l’aveva preso per una mano, trattenendolo e costringendolo a non muovere neanche un solo passo da dove si trovava, alias a un soffio da lui.
- E me lo chiedi? – replicò, sforzandosi di parlare e con la voce resa roca e incredibilmente sexy dal mal di gola, appoggiando la testa sulla spalliera del divano, chiudendo gli occhi e sospirando pesantemente. Alche l’unica cosa che poté fare il padrone di casa fu quella di addolcire lo sguardo scostandogli i capelli dalla fronte.
Quel particolare giorno di fine inverno segnava semplicemente il traguardo dei primi quattro mesi in cui stavano insieme e ognuno dei due sapeva che l’altro aveva fatto i salti mortali per riuscire a incastrare quella serata tra i mille impegni di entrambi. L’avevano fortemente voluta e desiderata e Takeshi non si sarebbe fatto fermare neanche da un treno in corsa e Hayato sapeva che era inutile anche solo tentare di replicare con un testardo e cocciuto come Yamamoto.
- Faccio un salto in farmacia allora. – se ne uscì Gokudera cercando nuovamente di alzarsi.
- No! – lo fermò bruscamente il Guardiano della Pioggia. – No, Hayato, no. Resta qui con me … - replicò con tono più dolce dopo averlo nuovamente trattenuto per una mano. – Ti prego. – pensò bene di aggiungere alla fine fissando l’altro negli occhi smeraldini con uno sguardo che dedicava sempre e solamente a lui, qualcosa per il quale avrebbe dovuto chiedere il porto d’armi per poter circolare perché in grado di attentare seriamente alle coronarie del povero Gokudera il quale, per la seconda volta nel giro di poco, capitolò e si mise quietamente seduto. Non era Hayato uno che accondiscendeva facilmente per carattere, ma quando si trattava del suo fissato del baseball, aveva dovuto ben presto fare i conti con questa nuova realtà.
E stava proprio pensando a questo mentre faceva vagare lo sguardo per la stanza, pensando a quali medicinali utili avesse in casa. Era e restava sempre e comunque uno diligente e coscienzioso nonostante la sua giovane età, scrupolosità che era una chiara testimonianza del suo segno zodiacale di appartenenza.
- Mi fai le coccole? – se ne uscì dal nulla Takeshi con uno dei suoi sorrisi misto tenero-sensuale da “piega ginocchia immediato” dei migliori.
- CHE???!! – sbraitò l’altro che – nonostante quei quattro mesi in cui stavano insieme – ci metteva sempre un po’ a carburare prima di lasciarsi andare completamente, quasi fosse stato un diesel.
- Ma io sto male … - ci riprovò Yamamoto certo del risultato e per esserne ancora più sicuro, pensò bene di piegare leggermente la testa di lato e assumere la sua espressione da cucciolo smarrito.
“ Così non vale, stupido fissato del baseball!” si adirò dentro di sé Hayato alzandosi per andare a recuperare una coperta dato che l’altro non dava segno di volersi scrostare dal divano e lui non aveva la forza per trascinarlo di peso verso la camera da letto.
Era stato via solo pochi istanti ma quando ritornò, Yamamoto si era addormentato nell’incoscienza del sonno tormentato della febbre.
- Yam … Takeshi? – mormorò in un soffio. Non era ancora abituato a chiamarlo per nome ma ora, vederlo lì, completamente indifeso, con le labbra socchiuse per lo sforzo del respiro, le guance arrossate, la fronte leggermente aggrottata, gli fece una tenerezza incredibile e per la prima volta da quando lo conosceva, sentì l’irrefrenabile istinto di proteggerlo.
- Dillo di nuovo … - sussurrò Takeshi, socchiudendo leggermente gli occhi e increspando appena le labbra in un piccolo sorriso.
- Cosa? – ci provò a darsi un contegno Gokudera sentendo il volto prendergli fuoco e fu grato del fatto che l’altro avesse richiuso i suoi occhi nocciola.
- Il mio nome … vorrei sentirtelo sussurrare di nuovo … - bisbigliò con sempre più evidente sforzo.
- Mettiti disteso va, che è meglio. – gli ordinò bruscamente il ragazzo dagli occhi verdi, cosa che fece ridacchiare divertito Yamamoto che tuttavia eseguì l’ordine e si mise disteso, con una smorfia di dolore, semplicemente adorabile, dato che gli sembrava che gli fosse passato sulla schiena un tir in corsa.
E per la prima volta da quando stavano insieme, fu Takeshi ad appoggiare la testa sul petto di Hayato dopo che questi aveva finito di sistemare la coperta su di loro e l’aveva attirato delicatamente a sé, trascinandolo sopra al suo corpo. In tutte le volte in cui si erano addormentanti insieme in quei mesi, le posizioni erano sempre state invertite ma in quella particolare sera, sarebbe stato Takeshi ad addormentarsi tra le braccia di Hayato.
Gokudera gli passò un braccio attorno alle spalle per attirarlo ulteriormente a sé e Yamamoto si raggomitolò contro il corpo del suo compagno, inspirandone il confortante e famigliare profumo, sentendo che le forze lo stavano completamente abbandonando ma lottando ancora disperatamente per cercare di restare cosciente.
Hayato sentì il peso del corpo del suo innamorato addosso e come quest’ultimo si fosse immediatamente stretto a lui. Sospirò impercettibilmente, giusto per cercare di non disturbarlo, iniziando a posargli la punta delle dita sul collo con movimenti circolari ipnotici, sfiorandolo appena e infatti, Takeshi rabbrividì sotto quei leggeri sfioramenti, stringendosi ancora di più a lui con un leggero gemito.
Nonostante la febbre alta che lo intorpidiva, nonostante il martellare furioso della testa, nonostante l’arsura in gola che molto semplicemente gli impediva di respirare, Takeshi non avrebbe barattato quel momento con nessun altro perché Hayato – il suo Hayato – in quel momento gli stava rivelando tutto il suo amore, usando nei suoi confronti una delicatezza, una dolcezza e un’attenzione che – visto dal di fuori – non si sarebbe mai neanche minimamente sospettata. Ma Gokudera era così: sotto quell’apparente scorza da scontroso e stizzoso, Hayato nascondeva un lato squisitamente dolce e un animo sensibile senza eguali che solo Takeshi era riuscito a svelare e a far affiorare.
- Hayato … - mormorò Yamamoto, dato che lui aveva fatto proprio il diritto di poter chiamare l’altro per nome in tempo da record.
- Hm? – chiese Gokudera fermando la corsa delle sue dita ancora attorcigliate tra i capelli castani dell’altro, attenendo una risposta che non sarebbe arrivata.
- Si è addormentato. – bisbigliò sorridendo teneramente e poggiandogli un leggero bacio tra i capelli come faceva sempre di solito Takeshi con lui quando lo sentiva abbandonarsi sempre più al sonno. E quel gesto, fatto d’istinto e così tipico in Yamamoto, gli fece allargare ancora di più il sorriso perché pensò che in così breve tempo aveva già fatto come propri certi atteggiamenti dell’altro.
- Buon riposo. – mormorò alla fine Hayato, mettendosi comodo e stringendolo ancora di più a sé, sentendo come sempre e comunque fosse lui ad avere un maledetto bisogno di sentirsi rassicurato dalla presenza e dalla vicinanza del suo adorato amore.
 
 
 
FINE
 
 
 
Clau: Sì, lo so: fa tanto schifo, vero? Takeshilovelove, Goku: perdonatemi vi prego ma non ho saputo resistere.
Yamamoto: Ma no Clau: è bellissima, come sempre. Non ti preoccupare.
Gokudera: Non le dar corda! Una volta che si auto-affligge, lascia pure che si pianga addosso.
Hibari: C’è bisogno di infierire contro qualcuno?
Gokudera: Sì, sì Mr Sociopatico: dì a ‘sta scema che quello che ha scritto fa schifo e poteva anche risparmiarsela.
Clau: Goku, quanta solerzia non c’è che dire …  Mi fai commuovere  -______-
   
 
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