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Autore: lizfitch    21/02/2013    0 recensioni
Però che bel sorriso..
Mi cadde lo sguardo sulle sue mani. "Wow! Che belle mani..".
Ero una di quelle ragazze che negli uomini guarda cose tipo le mani, il naso e le orecchie. Si, lo so, ero parecchio strana! Me lo diceva anche Libby.. Beh, ma guardavo anche gli occhi, e il sedere. "Ahahah e basta?! Dillo che sei una sporcacciona..", disse la mia stupida vocina interiore. Non era proprio il momento di ascoltarla.. Preferivo evitare ulteriori arrossamenti di guance!
Chissà se l’avrei mai rivisto. Istintivamente, presi il telefono e gli scattai una foto. Quanto era bello.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PROLOGO


«Bene ragazzi, la riunione termina qui.. Riprenderemo il discorso domani! Arrivederci a tutti!»disse il mio capo, Andrew La Roux, e ci fiondammo tutti quanti fuori dalla sala riunioni, dopo una stancante giornata di tredici ore. 
Erano quasi le nove e mezza di sera, ed ero stremata. 
 
«Smettila di trascinarti pesantemente verso l'uscita! Così blocchi il traffico, cacchiarola!». Come sempre Nick è dolce e carino. Certo. È un mio collega, nonché migliore amico. Insieme a Libby, ovviamente. Siamo un trio fantastico, sin dai tempi dell’università.
Lavoro con Nick nel settore dell’editoria, anche se in reparti diversi, più specificatamente alla B.L.O.C.K. Enterprise. 
«Oh senti, sono stanca! Questa riunione mi ha svenata..»
«Ma muoviti! Sembri un bradipo! E poi così perderai il treno!»
«Oh cazzo, il treno! Hai ragione! Devo scappare, a domani!»e inizai a correre a più non posso per non perdere il tram che è appena arrivato alla fermata.
«Si, ciao.. Comunque tranquilla, non ringraziarmi per averti sbambolata dai tuoi pensieri eh!»disse, facendo la sua solita faccia da Nick.
«Si si, grazie!»
 
Per poco, non perdevo il tram! Salii e timbrai il biglietto. Odiavo il tram, con tutta me stessa. Era addirittura peggio della metro delle sette di mattina, la più affollata di tutte.
Per fortuna vi erano dei posti liberi, così potei sedermi, invece di farmi, come sempre, mezz'ora di viaggio in piedi. Non appena mi sedetti, decisi di mandare un messaggio a Nick, tanto per insultarlo un pochino e per invitarlo a pranzo il giorno dopo e d inaugurare il nuovo appartamento che io e Libby eravamo riuscite finalmente a comprare.
Cinque fermate di tram dopo, salì sul tram Libby, che lavorava come assistente di uno degli avvocati più importante della città.
Arrivati finalmente al capolinea, ci precipitammo a prendere la metro per raggiungere la stazione, dove da lì a dieci minuti sarebbe arrivato il nostro treno. E per fortuna riuscimmo a prenderlo. Trovammo persino posto a sedere. Evidentemente quel giorno era uno di quei giorni giusto che ogni tanto decidono di farti visita.
Alla fermata successiva, il treno fu invaso da una massa di automi che evidentemente avevano appena terminato di lavorare, come noi. E’ proprio vero che il lavoro ti rende uno zombie.
Di fronte a me sedette un uomo, accanto a questo signore c’era Libby e di fronte a lei un ragazzo che poteva avere si e no quindici anni.
 
«Dammi il cappotto..»mi disse Lisa, porgendomi la mano.
«No, preferisco tenerlo sulle gambe.. Non mi fido della gente! E nemmeno tu dovresti mettere il tuo giubbotto là sopra, così non lo vedi..»replicai, sussurrando, per non farmi sentire dagli altri viaggiatori.
«Beh, se dovessero rubarmelo, almeno ho la scusa per comprarmi quel nuovo cappotto che ho adocchiato l’altra settimana..»mi sorrise, facendomi l’occhiolino.
«Sei sempre la solita!» risposi ridacchiando.
Vidi che anche il signore di fronte a me sorrise. Che bel sorriso. Aveva dei denti perfetti. Restai a fissarlo di sottecchi per qualche minuto, e probabilmente se n’era sia accorto, così deviai il mio sguardo e decisi di prendere le cuffie, tanto per distrarmi nei miei bei tre quarti d’ora di viaggio.
 
«Ci vediamo fra quaranta minuti baby.. Ho bisogno di rilassarmi un po’ con della buona musica..» dissi a Libby, che si era già messa le cuffie, mi rispose facendomi l’occhiolino. Le sorrisi. Libby era la mia migliore amica da ormai sette anni, era tutto per me. E insieme a Nick, erano la mia seconda famiglia.
Presi il mio fedele smartphone, misi le cuffie e addio mondo. Senza che me ne accorsi, le mie labbra iniziarono a muoversi mimando le parole del testo. Il signore mi guardò e sorrise, sempre guardandomi. Era da un po’ che mi sentivo i suoi occhi addosso. Non che mi dispiaceva, ma mi metteva in soggezione. Continuavano a girare canzoni che non ascoltavo da tempo, e risi, ancora una volta sorpresa di ricordare il testo anche di questa canzone.
Continuava a fissarmi. Innervosita, presi a battere le mani sulle gambe a tempo di musica, a mo’ di distrazione. Ma niente, mi sentivo ancora i suoi occhi addosso.
Era un uomo che sembra avere trent’anni, non di più. Sembrava abbastanza alto; magro, anche se ben impostato. Capelli corti, occhi di un castano intenso e liquido, mascella imponente, come piaceva a me. Gli lanciai qualche sguardo furtivo. Indossava un completo grigio antracite e una camicia azzurro cielo. Stava armeggiando con il suo smartphone oversize, e sembrava avesse solo quello con sé. Insomma, l’essenziale. Niente borsa da lavoro, nulla di nulla. La cosa si fece interessante. Chissà che lavoro faceva. Magari era un serial killer, e nascondeva nella cinta dei pantaloni una pistola o che so io. Magari.
Suonò un telefono. Era il suo.
 
«Pronto..?»Che voce calda.
«Certo, domani me ne occuperò.. Per il resto procede tutto come dovrebbe?»
Chissà di cosa sta parlando. E con chi. Probabilmente di lavoro. Magari gli avevano appena comunicato la sua prossima vittima.
Si accorse che lo sto guardando, così abbassai gli occhi e le mie guance si colorarono di rosso, accompagnate da una vampata di calore che mi attraversò tutta per la vergogna.
Wow.. Che occhi! E che sguardo intenso.. Avrei potuto perdermi nei suoi occhi per ore.
Era un bellissimo uomo. Davvero. "È proprio sexy, porca miseria!", la mia dea interiore si fece viva. Non riuscivo a staccargli gli occhi da dosso. Era come.. ipnotico.
Cambiai canzone, per distrarmi e pensare ad altro. Partì la mia canzone preferita. Mi distrasse un po', ma non del tutto. “Liz pensa ad altro..” intimai a me stessa.
Niente. Nisba. Zero. I miei occhi continuavano ad incrociasi con i suoi. E che diamine! “Così non mi aiuti, bell’uomo.. sexy.. molto sexy, tanto sexy, super sexy..”, la mia dea interiore era quasi nella fase zen pre-orgasmo.
Erano solo passati venti minuti di viaggio, ed era già stufa del treno. Sarà stato per il troppo sforzarmi di pensare ad altro.
Mi guardò e sorrise. “Magari è uno di quei vampiri che leggono nel pensiero e sentono quello che sto pensando?” pensai. “No, sicuramente no.” Stava solo ridendo perché aveva davanti a sé una ragazza che sembrava avere le convulsioni, dato il suo continuo muoversi a causa del nervosismo.
Però che bel sorriso.. 
Mi cadde lo sguardo sulle sue mani. "Wow! Che belle mani..".
Ero una di quelle ragazze che negli uomini guarda cose tipo le mani, il naso e le orecchie. Si, lo so, ero parecchio strana! Me lo diceva anche Libby.. Beh, ma guardavo anche gli occhi, e il sedere. "Ahahah e basta?! Dillo che sei una sporcacciona..", disse la mia stupida vocina interiore. Non era proprio il momento di ascoltarla.. Preferivo evitare ulteriori arrossamenti di guance!
Chissà se l’avrei mai rivisto. Istintivamente, presi il telefono e gli scattai una foto. Quanto era bello.
Porca misera Liz! Hai venticinque anni, datti un contegno!” dissi, tra me e me.
Il treno si era appena fermato ad una delle poche fermate che a me e a Libby restavamo. Lei dormiva ancora, e russava leggermente. Lui iniziò a mettersi il giubbotto. "Vuol dire che tra poco scende!".
Che peccato, mi stavano iniziando a piacere i suoi sguardi furtivi. 
Fermata di Sylmar Station. Dunque distava solo ventiquattro minuti da dove abitavamo io e Libby. “Buono a sapersi..”, pensai.
Si alzò e mi chiese permesso. Mi sfiorò le ginocchia con le gambe, si girò, mi sorrise e mi chiese scusa. Ecco, fu la fine. Mi sciolsi all'istante.
Già, chissà se l’avrei mai rivisto.
Dopo circa dieci minuti arrivammo a Chatsworth Station, dove io e Libby condividiamo il nostro appartamento, comprato con i soldi che abbiamo sudato lavorando sodo; io ero sola, lei pure, due più due uguale quattro. Dopotutto, la matematica non è un’opinione.
Scendemmo dal treno e ci dirigemmo verso il parcheggio della stazione, dove c’era la mia macchina ad attenderci. 
«Hai visto come ti guardava?! Non ti ha staccato un attimo gli occhi da dosso quel signore!», mi disse, con fare civettuolo.
«Si? Boh, non saprei.. In effetti mi sentivo un po' osservata..» ammisi, cercando di non farle notare il rossore sulle mie guance.
«Beh, sarà rimasto affascinato dalla tua bellezza..» mi disse, dandomi una lieve gomitata e ridacchiando.
«Si, certo, come no.. Simpatica..» e salimmo in macchina, avviandoci nella strada trafficata, dopo una pesante giornata di inizio ottobre.
  
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