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Autore: Hermes    21/02/2013    2 recensioni
Ero una ragazza come le altre, niente di strano in questo.
E come tutte le altre avevo i miei difetti ed i miei pregi.
E so cosa state per chiedermi…no, non mi sono innamorata di lui.
Innamorarsi vuol dire essere legati ad un’altra persona e ciò non è successo.
Mi chiedo solo quali strade abbia intrapreso e basta, non voglio andare oltre.

[Questa storia fa parte della serie 'Steps']
Genere: Science-fiction, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Steps'
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Nota
In questo capitolo c'è uso di vandalismo nella sua forma più incivile e cruda, ovviamente non vi consiglio di prenderlo in considerazione. Lettore avvisato mezzo salvato, io ho fatto il mio dovere. =)
Buona lettura.

'Cause it's a bitter sweet symphony, that's life.
Trying to make ends meet, you're a slave to money then you die
I'll take you down the only road I've ever been down
You know the one that takes you to the places where all the veins meet, yeah

Well, I've never prayed
But tonight I'm on my knees
I need to hear some sound that recognize the pain in me
I let the melody shine, let it cleanse my mind, I feel free now
But the airwaves are clean and there's nobody singing to me now
The Verve ~ Bitter sweet symphony

La settimana continua senza eventi di sorta, è più tranquilla del solito.
Nel corso di Fisica Linds e Raph si alternano nelle lezioni, ormai manca poco più di un mese alla fine del corso ed l’ intera classe si è anestetizzata ai suoi metodi di insegnamento. Morale? Lascia perdere il corso è datti all’ippica. Qualcosa del genere!
Max e Richard sono sempre più occupati con il loro progetto ed io sto finalmente tirando giù una prima bozza della tesi, delineando bene le varie sezioni che mi interessa approfondire.
Negli ultimi tre giorni ho messo le radici davanti uno dei computer a disposizione delle matricole ma non ho scelta se voglio organizzare il lavoro nel modo più pulito possibile…odio i computer
Giovedì sono appunto lì che digito un nuovo capitolo con sulle ginocchia l’enciclopedia della Genetica ed uno dei libri che ho acquistato alla conferenza della scorsa settimana quando la mia concentrazione viene spezzata dal telefono.

Raph, dice che sei nei paraggi Michelle…il topo qui ha un favorino da chiederti…verresti giù? Ti aspetto tra dieci minuti nella mia tana. =*
Ps. Già che ci sei passa dal bar e recupera un tre litri di broda…abbiamo finito le scorte!

Favorino?
Pondero la richiesta poi lancio un’occhiata allo schermo.
Uhmm…okay è il momento di una pausa. Sono troppo curiosa!
Salvo e recupero i miei libroni poi discendo fino al bar e con tre tazze ed arrivo ai sotterranei, controllando prima che nessuno mi segua…
Il corridoio è rimasto uguale alla settimana precedente ma le porte sono tutte chiuse.
Ed adesso come faccio a ricordarmi quella giusta? Sono tutte identiche!
Avanzo venti metri poi la scelta mi viene facile…
Solo una persona metterebbe ‘Tainted love’ a questo volume in un campus…
Non busso nemmeno, tanto non riuscirebbero a sentirmi, ed entro nel laboratorio aspettandomi luci stroboscopiche nello stile del topo.
“Era ora!” esclama Linds, avvicinandosi e rubando una tazza “Vieni, ma belle che ho bisogno d’aiuto!”
Aggancia il mio gomito con il suo e mi trascina nella seconda stanza che non è poi così diversa dalla prima.
Raph mi saluta, seduto a due computer che immagino sia il suo e quello del topo, collegati da una serie di cavi.
La stanza è scarsamente arredata con un tavolo, mezza dozzina di sedie, schedari ed alcuni mobiletti, uno dei quali è chiuso con un lucchetto.
Ecco il famoso armadietto delle sostanze stupefacenti non so cosa darei per dargli fuoco, sarebbe un divertimento!
Dietro a Raph c’è un’altra porta-vetro e noto le piastrelle ed i macchinari da laboratorio di chimica, il tavolo è un macello di rastrelliere di provette etichettate, pipette, fogli e tazze di caffè.
Ma il topo non dorme mai?
“Di cosa hai bisogno?” domando, mentre guardo ancora l’interno del laboratorio, lo specchio sopra il lavandino bianco è stato scarabocchiato con un pennarello rosso per tutta la sua lunghezza.
A prima vista il diagramma disegnato assomiglia tantissimo ad una struttura di chimica organica che però non riconosco anche per colpa delle varie cancellature e scritte piccole come delle formichine.
Cos’è? Che forma strana…sembra che abbia giocato a Twister!
“Niente di importante…mi hanno mandato a chiamare dalla segreteria e – a quanto pare – non ho compilato due o tre cosucce burocratiche…” fa il topo, indicando l’angolo dietro le mie spalle “Quindi ho pensato che intanto mi devi un favore…io non ho tempo di farlo.”
Mi sono voltata.
No, dimmi che scherza.
“Che cos’è questa montagna di fogli?!” esclamo demoralizzata. È alta cinque pollici, al minimo!
“Su con la vita, ma belle! Non è un lavoretto difficile…ci vuole solo tanto polso!” m’incoraggia Linds, battendomi gentilmente sulla schiena.
“Se vengono a sapere che fai sbrigare la burocrazia del corso agli studenti guarda che parte un’inchiesta!” gli faccio notare, alzando un sopracciglio.
“Ahem…” il topo si schiarisce la voce, osservandosi le unghie “…chi è che ti ha dato un passaggio a gratis da SF a LA e ritorno? Rinfrescami la memoria…”
Osservo scoraggiata la pila di scartoffie. Occhio e croce sono due mesi di arretrati! Mi verrà la barba a redigere tutta ‘sta roba...
“Questo è un ricatto, belle e buono!” borbotto sconfitta, Linds ridacchia.
“Vedila come una prova della mia fiducia nei tuoi confronti. Devo consegnarli domani mattina.”
Linds…sul serio, vuoi andare a quel paese, gentilmente!?
Scuoto la testa e mi recupero un po’ di spazio sul tavolo sovraccarico, mentre Raph mi lancia un sorriso consolatorio.
Linds rimane ancora un attimo, scambia due parole sul lavoro di Raphael poi torna nel laboratorio a trafficare con solo Dio sa cosa.
[…]
È passata solo mezz’ora da quando ho iniziato e mi sto già annoiando.
Raph non sembra più interessato di me, una mano sul mouse e la testa appoggiata sul palmo della mano. I suoi occhi scattano avanti ed indietro senza sosta.
Mi stiracchio sulla sedia, muovendo le dita intirizzite della mano sinistra. Dalla mia posizione vedo Linds nell’altra stanza attraverso il vetro della porta, chino sul microscopio. Ogni tanto alza la testa per scarabocchiare su alcuni fogli.
Perché i lavori noiosi finiscono sempre a me?! Uffa!
Mi sento osservata ed incontro lo sguardo azzurro di Raph.
“Come va?” domando curiosa.
“Abbastanza…il debug del codice sorgente non è spassoso ma c’è di peggio nella vita!” replica sereno il San Bernardo.
Se mi sforzo riesco ad immaginarmelo con le orecchie a penzoloni e la coda che scodinzola energica…il nasone e la lingua di fuori lasciamola optional…
“Perché li hai collegati? Voglio dire…non bastava lavorare sul suo di notebook?”
“Non posso, purtroppo i file sono protocollati e criptati. Devo bypassare il sistema per poterli modificare.” Raph si gratta il naso “Linds usa dei livelli di sicurezza da servizi segreti…all’inizio glieli compilavo io ma questo è di una complessità assurda…”
Il biondo chiude la bocca, ha l’espressione di qualcuno che ha parlato troppo…
“Raph, guarda che ero seria quando dicevo che non ci capisco niente…puoi anche farmela facile ma non sono proprio in grado di comprenderla quella roba!”
“Ah…per me sono cose semplici…” mi fissa imbarazzato, ma perché il topo non prende un po’ esempio dal cagnone? Gli farebbe un sacco di bene…
“Come mai tutta questa segretezza?”
“Non lo so.”
Gli lancio un’occhiata del tipo ‘Mi stai prendendo per i fondelli o cosa?’
Raph distoglie lo sguardo fissandolo un momento sullo schermo, pensoso “Linds non tiene i suoi archivi od i dati nel disco rigido di sistema. Ha creato un ghost drive protetto dagli accessi non autorizzati con un sistema di crittazione incrociata, deve averlo studiato quell’algoritmo. Sbaglia una volta il login e la memoria del disco fantasma si distrugge in automatico, gli ho fatto notare che è un sistema pericoloso ma come al solito non mi dà ascolto.”
“Per fantasma intendi una sezione del disco che sembra vuoto ma invece non lo è?” sono molto più che confusa.
“Ah, sì, più o meno…” Raph mi sorride debolmente con un gocciolone.
Okay…più di così non capisco…
Torniamo ognuno al rispettivo lavoro.
Passano alcune ore ma qui nel laboratorio il fluire del tempo si nota solo dall’orologio a muro, per il resto la pila di fogli per la segreteria si è abbassata di quasi due pollici sì e no…a cosa serve tutta questa carta? Meglio non saperlo…
Alzo lo sguardo quando Raph si alza e fa grattare la sedia sul pavimento.
Stira le braccia dietro la schiena e il suo collo fa cric-croc! dopo essere rimasto tanto a lungo nella stessa posizione.
Ha scollegato i due portatili ed inizia a fare su i cavi, riempiendo la borsa.
Fatto quello mi lancia un’occhiata ed offre “Se vuoi posso fermarmi qui ancora un po’ per aiutarti…”
“Nah, Raph…prima o poi il maledetto uscirà fuori dalla tana e mi darà una mano.” replico con un sorrisetto sadico mentre il biondo ridacchia ed infila la testa nel laboratorio.
Pal…sono le sette, io vado. Ci rivediamo domani mattina.”
“Salutami Mel e non fate troppe porcherie via webcam.” arriva come risposta.
Raph diventa rosso.
“Scherzavo, amico…Michelle è ancora lì?”
“Sì, topo. Sono ancora qui e nutro seria avversione nei tuoi confronti…” replico da me, afferrando un nuovo foglio.
“Mezz’oretta e ti vengo a dare manforte, bellezza!”
Raph alza le spalle, rassegnato “Buona serata, Michelle.”
“Anche a te.”
Raph se ne va e passano ancora un buon tre quarti d’ora prima che il mio orecchio oda l’acqua del lavandino scorrere e poi il click dei pulsanti.
Linds ha spento la luce nel laboratorio e fissa i fogli ancora da sistemare “Uhm…sei lenta…”
Gli lancio un’occhiata pungente, ma non spreco il fiato per ribattere. Prima finisco, prima lo posso picchiare… basilare, no?
Linds sembra aver capito la piega dei miei pensieri perché afferra una biro e mette mano su uno dei moduli nel quale manca solo più la firma con un sospiro.
“Odio la burocrazia…” borbotta cupo “È inutile, e non ti fa guadagnare un bel niente.”
“Io sapevo che tante di queste domande si potevano sbrigare via internet…” accenno ottimistica.
“Per la carità, lascia perdere la digitalizzazione o mi stermini quelle povere zitelle delle segretarie…vogliono loro troppo bene per mandarle in pensione…”

È quasi mezzanotte quando poso la biro e mi strofino gli occhi, Linds sta ancora compilando gli ultimi moduli.
“Il mio favore si è estinto, sì?” domando speranzosa.
“Credo di sì…” il topo fa il labbro tremulo “Mi mancherai…vero che mi verrai a trovare ogni tanto?!”
“Se posso evitarlo…”
“Crudele!”
Rispondo con una linguaccia, alzandomi ed infilando il giacchino.
“Se mi aspetti ti accompagno a casa…” mi offre, continuando a scrivere.
“Veramente devo andare a far la spesa prima.”
“Per pura combinazione anch’io!” Linds sorride “Conosco anche un negozio aperto 24su24, ti va di farmi compagnia ancora per un po’?”
“Ok.”
Sbriga in fretta gli ultimi documenti. Recupera borsa, chiavi e giacca poi chiudiamo il laboratorio e saliamo con l’ ascensore nel piazzale umido.
È dall’inizio della settimana che continua a piovere ad intermittenza, questa mattina sembrava un diluvio da tropico ma sembra che stanotte farà una tregua.
Abbraccio con lo sguardo il parcheggio ma non vedo la Ferrari da nessuna parte.
“Che fine ha fatto la tua macchina?” domando sorpresa.
“Oggi sono arrivato a piedi, scusa me ne ero dimenticato!” Linds si gratta la testa con un sorrisetto “Voglia di fare due passi con me? Il supermercato non è molto lontano.”
Faccio spallucce e c’incamminiamo fianco a fianco nella foschia, è tardi ma la città è ancora ben sveglia.
Il topo ogni tanto si volta a guardarmi ma proseguiamo in silenzio, sorpassando l’occasionale pub e negozi con le serrande abbassate.
“Che ne pensi se microondiamo una pizza a casa tua? Sto morendo dalla fame sul serio.” esclama mentre più in là noto l’ insegna dello store.
“Approvato, topo…pizza ai quattro formaggi per te?”
Linds mi lancia un’occhiata di sbieco alla ‘cosa mi tocca sentire…’ ma lascia cadere la battuta.
Almeno incassa e sta zitto, è colpa sua se ceno a quest’ora!
Il negozio non è grosso ma ha tutto il necessario.
Giriamo per le varie corsie un po’ insieme, un po’ per conto nostro e ci ritroviamo alla cassa.
Il suo cestino è pieno di vaschette di cibi già pronti, una bottiglia di vino dall’aria costosa ed alcuni articoli di igiene personale.
“Non cucini mai?” domando mentre il commesso fa passare le mie cibarie.
“Non di solito. Solo quando sono obbligato.”
Come cavolo fa a non ingrassare se mangia sempre cibi spazzatura?
Riempiamo i sacchetti di carta marrone e torniamo in strada, oltre ai suoi acquisti Linds ha insistito per prendere anche una vaschetta di gelato ed una confezione di quattro lattine di birra.
Con il passare del tempo la strada si fa sempre più vuota e svoltiamo l’angolo della mia via.
“Sicuro di voler mangiare da me? Diventerà tardi.” domando, occhieggiando un orologio digitale sulla facciata di una farmacia, segna già a grossi numeri rossi la mezzanotte e mezza. Linds ridacchia.
“Nessun problema…funziono anche senza dormire in economy mode.”
Che topo nerd scemo.
“In più non posso proprio lasciarti tornare a casa a quest’ora da sola…non una donzella come te, c’è il posto che mi spaventi il molestatore e lo fai scappare a gambe levate! Uno spettacolo così non posso perderlo…”
Ho quasi voglia di spiaccicargli in testa le quattro uova acquistate…cosa ho fatto di male per incontrare uno str- così!?
“Tutto questo giro di parole per dirmi che tieni alla mia incolumità, Linds? Andiamo bene!” esclamo sarcastica.
“Certo che ci tengo, Michelle. Sei forte e sicura di te, il genere di donna che mi piace sul serio…”
Per poco non faccio cadere la spesa a quella dichiarazione diretta, mi viene voglia di darmi un pizzicotto tanto per provare a me stessa di non sognare…l’ha detto davvero? Ma come fa a prendermi di sorpresa ogni volta?!
Linds si mette a fischiettare allegramente, continuando a camminare.
“Impostore…” sibilo piano, recuperando la distanza mentre mi aspetta, facendomi l’occhiolino “Proposito…ma Raph come faceva a sapere che ero nei paraggi?”
Linds sorride, gli occhi fissi davanti a se che ammiccano dietro gli occhiali “Informazioni riservate…se mi dai un bel bacio all-inclusive potrei anche fare uno strappo alla regola, solo perché sei tu, eh!”
“Calcio? Scusa sono un po’ sorda da quest’orecchio ma se vuoi un calcio faccio in fretta!” scherzo, fingendo una pedata mentre ridacchiamo.
“Raph ha un famoso passato da hacker, ma belle.” spiega Linds quietamente “All’uni si divertiva ad infiltrarsi nei sistemi di sicurezza delle maggiori banche e dipartimenti americani…infatti il Pentagono lo tiene in consulenza fissa. Entrare nel sistema del campus è una passeggiata per lui…non ci sono protocolli capaci di sbarrargli la strada.”
“A parte i tuoi…” mi sfugge, e subito mi pento d’averlo detto. Linds ha stretto le labbra ma poi sorride. Siamo arrivati davanti al mio palazzo e frugo nelle tasche, cercando le chiavi.
“A parte i miei, sì…ma credo che se gli girassero sarebbe capace di craccarli senza nemmeno sudare. È una persona fondamentalmente buona e non farebbe male ad una mosca ma non si può mai sap-” Linds si è improvvisamente fermato, la sua attenzione rubata da qualcosa.
Quando alzo gli occhi, sospendendo la mia ricerca lo trovo che fissa l’edificio con gli occhi a fessura.
“Linds…? Perché ti sei fermato?”
“…”
Soffia una leggera brezza ed all'istante una puzza infernale mi colpisce le narici.
“Cosa cavolo…sembra quasi che abbiano dato fuoco ad un barattolo di vernice!” lascio perdere le chiavi e m’incammino per il vialetto che porta dietro nel cortile ed all’inizio non comprendo quello che ho davanti agli occhi.
O forse non lo voglio vedere…
Linds mi ha seguito e rimane in silenzio al mio fianco, mentre i miei occhi si allargano tanto aridi da farmi male.
No, non è vero.
Il cortile è illuminato da un faretto alogeno e mi permette di esaminare la scena nella sua interezza.
Al posto della Jackal c’è una carcassa vandalizzata in ogni modo possibile ed immaginabile. Un pallido ricordo della mia moto.
È coricata su un fianco, coperta di vernice bianca, il sellino squarciato ed i carburatori sono evidentemente stati presi a martellate, per non parlare dei fanali strappati, i vetri sono sparsi in giro.
L’odore di bruciato si spiega dato che hanno provato a dar fuoco ai copertoni ma il principio d’incendio deve essersi spento per grazia divina priva di arrivare al serbatoio.
Il sacchetto che ho fra le braccia trema, soprattutto quando i miei occhi notano la parola dipinta in un angolo della pozza.
Whore.
Questo è troppo…è davvero troppo!
Una colata di lava mi scorre nelle vene, mentre il sapore della rabbia mi riempie la bocca di un gusto acidulo e metallico insieme.
Ho stretto le mani a pugno.
Will ed i suoi amici figli di buona donna, pieni di soldi e minchioni! Non me ne frega niente se sono degli armadi, questa è la volta che li stendo per sempre in un letto e danzerò sopra di loro calzando stiletti di metallo!
Chiudo gli occhi, mi fa troppo male il continuare a guardarla.
Ho le vertigini e la nausea mentre mi prende una sensazione di vuoto.
La Jackal non è recuperabile, già dal primo momento il calcolo dei danni sorpassa le migliaia di dollari e non dispongo di quella cifra a meno di non farsi prestare dei soldi da uno strozzino.
La mia povera moto…
Mi sfilano davanti tutti gli anni passati, vorrei poter piangere ma non ci riesco.
Sento un tonfo accanto a me e rialzo le palpebre, notando che Linds ha posato la sua spesa e la tracolla accanto a me. Sono scivolata lungo il muro, ripiegata su me stessa.
“Chiamo la polizia.” mormora secco, il suo buon umore si è completamente volatilizzato.
“È inutile…” la mia voce suona rauca ed impastata “Tanto non alzeranno un dito per dare una mano ad una matricola universitaria.”
Scuote le spalle e si porta il blackberry all’orecchio, iniziando a parlare con la centralinista in un tono che non ammette repliche. Il suo autocontrollo in situazioni come queste dà i brividi…io vorrei solo spaccare tutto e poi raggomitolarmi in un angolo a cuocere nel mio brodo.
Chiude la comunicazione e si inginocchia davanti a me, parlando con tono dolce “Michelle dammi le chiavi dell’ appartamento, poso la spesa, metto i deperibili nel frigo e torno giù.”
Annuisco e cerco le chiavi con scarso successo ma finalmente gliele consegno.
Passano dieci minuti di silenzio e non riesco a trovare il coraggio di lanciare un’occhiata al cortile, il mio naso ormai si è assuefatto alla puzza di bruciato.
Linds torna e si siede accanto a me con le mani nella tasca della giacca.
Non parla ma la sua presenza ha un che di confortante in questa notte trasformatasi in incubo.
I suoi occhi sono fissi sulla moto vandalizzata, probabilmente per memorizzare i dettagli della scena.
Passa ancora qualche minuto prima di sentire il rumore di un’auto in avvicinamento.
Delle portiere sbattono e Linds si rialza, andando incontro alla pattuglia.
Nel giro di mezz’ora il relitto della Jackal viene esaminato dai poliziotti e fotografato.
Linds ha dichiarato la sua versione di come abbiamo scoperto la moto ed alla fine l’uomo in divisa inizia a farmi delle domande.
“Lei è Hervas? La proprietaria del mezzo?”
“Sì.”
“È sicura di non aver visto nessuno nel cortile quando ha scoperto lo stato della Guzzi?”
“Mi creda signor agente, se ci fosse stato qualcuno sarebbe ancora qui ed incosciente.” replico gelida, ignorando l’ occhiata castigante che mi lancia Linds. Mi dispiace ma non ho pazienza in questo momento, topastro…vedo ancora tutto rosso.
“È stata minacciata di recente?”
“No.”
“Ne è assolutamente certa? L’insulto scritto mi pare un ottimo motivo per continuare su questa pista.”
“Le ripeto di no.” Farà pure il suo lavoro ma che scocciatore emerito!
“Non conosce nessuno che potrebbe aver deciso di darle fastidio?”
I miei occhi si spostano sulla Jackal dolorosamente. Sono furibonda e non posso smettere di pensare.
Darmi fastidio? Will e company, ma non ho prove. E non posso permettermi di sparare nomi a caso anche se ho delle supposizioni quasi certamente fondate.
“No, agente. Non ho nemici.” gli occhi del topo continuano a seguirmi, ha sicuramente notato la mia incertezza millesimale.
“A questo punto posso solo consigliarle di sporgere una denuncia contro ignoti, Miss Hervas.”
“Credo che farò così.”
“Allora le domando di passare al comando di polizia per l’autenticazione della deposizione domani pomeriggio.”
Ringrazio i due poliziotti senza tante gentilezze e li guardiamo andare via.
Sono le due del mattino.
“Linds grazie per essere rimasto fino adesso ma è meglio se ritorni a casa tua.” l’ho detto ma non me la sento di rimanere sola. È giusto però che il topo faccia cosa vuole.
“Vuoi che me ne vada?” replica tranquillo, incontrando il mio sguardo con il suo trasparente.
“No.”
Linds sorride appena “Andiamo sopra Michelle, o ci iberneremo.”
Annuisco e mi lascio guidare per le rampe fino dentro al mio bilocale muffito.
C’è odore di chiuso e per un attimo abbraccio con lo sguardo il locale, vedendo con assoluta chiarezza la degradazione del posto e della mia situazione attuale.
Se avessi saputo che saremmo arrivati a questo punto non gli avrei mai tirato quel recipiente di punch in testa…
Ho lasciato la giacca impiccata all’appendino dietro alla porta e mi sono lasciata cadere sul divano a fissare la televisione spenta. Linds è sparito nel cucinino, probabilmente per mangiare qualcosa.
Lo sento trafficare nei cassetti poi torna indietro con la vaschetta del gelato vaniglia e cioccolato, due cucchiaini piantati spuntano dalla superficie gelata. Si siede accanto a me e mi offre il dessert con sguardo affettuoso.
“Grazie per il pensiero ma non mi va.” scuoto la testa con un sospiro.
“Non c’è niente di meglio per tirarsi su, ma belle…e non hai cenato, butta giù un paio di cucchiaini almeno.” insiste con una punta di ostinazione, grattando la superficie e riempiendo uno dei cucchiaini con una dose generosa di entrambi i gusti “Dai, su!”
“T’ho detto di n-umpf!” mi ha infilato il cucchiaio in bocca a tradimento e per poco il boccone ghiacciato non mi soffoca “Ma sei scemo?!”
Linds ridacchia “Non è colpa mia se sei testarda!”
Per ripicca gli frego la vaschetta di gelato dalle mani. È delizioso…e poi ho davvero fame nonostante tutto.
“Ma belle…non fare la mocciosa, condividi!”
“No.”
“Ladra!”
Linguaccia “Se lo vuoi vieni a prenderlo, topo!”
Linds ridacchia perfido “Non tentarmi, Michelle.”
Per un solo attimo l’idea mi piace più del dovuto. È un momento dove gli sguardi si incontrano ed il suo ghigno sparisce.
Poso la vaschetta del gelato sul tavolino, le mie papille gustative godono ancora dell’amaro e del dolce mischiati insieme.
Mi lecco le labbra, continuando a fissarlo.
Linds è immobile, l’espressione una tela bianca, le mani distese sulle cosce.
Mi avvicino fino a quando non siamo praticamente appiccicati uno addosso all’altro.
Sorrido malevola. Ho voglia di dimenticare anche solo per una notte.
Linds corruga la fronte, alzando le sopracciglia, poi solleva gli occhiali dal naso con una risatina.
“Michelle andare a letto con te sarebbe il massimo – non fraintendermi – però non mi pare il caso.” dice, strofinandosi gli occhi.
“Perché no?” che male ci sarebbe?
“Primo: Non sei completamente lucida. Secondo: stai per fare sesso con me solo per esorcizzare la tua rabbia, diventare il tuo capro espiatorio non mi va e non mi abbasso a certi livelli per scopare.”
Non è un tono d’accusa il suo ma colpisce nel segno. Sbatto le palpebre.
Cosa cavolo mi prende? Le rotelle sono saltate ed il criceto è rimasto stecchito sulla ruota sdentata del mio cervello?!
Mi volto di scatto, la mia libido freddata ed il sangue dal basso sale prontamente in alto per mandarmi a fuoco le guance.
Sto impazzendo, porco cane…e che figura di marron glacé!
Non trovando niente di meglio da fare mi riattacco al gelato, ingoiandone un’altra cucchiaiata dolceamara.
Dietro le mie spalle sento un sospiro poi due mani ossute mi afferrano gentilmente per l’addome e mi sollevano, posandomi sulle ginocchia del proprietario.
“Non te la sei presa, vero?” mormora piano.
Scuoto la testa, inghiottendo a disagio. Ci mancherebbe, topo; devo solo ringraziarti.
Le sue dita si chiudono sul cucchiaino ancora senza padrone poi domanda “Non c’è davvero nessuno che ti odia, ma belle?”
“…” cambierebbe qualcosa se gli raccontassi la storia di Will?
Non voglio entrare nei dettagli, soprattutto quelli che coinvolgono la possibilità di far partire uno scandalo sulla pelle mia e del topo. Lo so che non parlargliene è sbagliato, però…
“Può essere uno scherzo del mio ex e dei suoi compagni d’avventure…sono dementi e si divertono sulle spalle degli altri. Sai quando si parla d’intelligenza sotto il livello di guardia.” faccio, cercando di suonare noncurante.
“Cosa pensi di fare con la moto?” topo, lo so che stai cercando di aiutarmi ma sei impietoso!
“Non lo so…ripararla è fuori discussione purtroppo…dovrò mandarla dallo sfasciacarrozze in qualche modo.” osservo il gelato semi-squagliato, non so dove troverò i soldi e dubito che l’assicurazione mi rimborserà i danni per atti di vandalismo da parte di ignoti.
Mi sento come se mi avessero tarpato le ali ed in tutti i casi hanno fatto centro quei bastardi, adesso per tornare da mia madre dovrò salvare ogni centesimo!
Linds appoggia la testa sulla mia spalla in un gesto intimo, la carica sessuale è sparita completamente ma è rassicurante sentire un po’ di calore umano.
“Grazie…” mormoro, mentre il mio cucchiaio gratta il fondo della vaschetta.
“Mmmh?” fa il topo con la bocca piena.
“…per essere rimasto.” continuo a disagio, in fondo non era obbligato.
Linds ha abbandonato il cucchiaino e mi afferra il mento delicato, premendo le sue labbra con le mie.
Non c’è desiderio, forse è l’unico modo che conosce per farmi capire che andrà tutto bene, che è qui con me.
Sa di crema e cioccolata, dolce ed amaro.
“È un piacere.” tenta un sorriso poi gli occhi neri brillano “Vero che mi presti il tuo pigiamino di Minnie? Muoio dalla voglia di provarlo!”
E rido.
Topo, sei un genio ed anche dolce quando vuoi.

Il mattino dopo vengo svegliata dalla pioggerellina che batte sulla finestra.
All’inizio mi volto sul fianco poi gli avvenimenti della sera precedente tornano indietro e mi colpiscono con la forza di mattoni.
Allargo braccia e gambe per scacciare le coperte e scopro che Linds non c’è.
Dov’è finito?
Poi mi accorgo del rumore e delle voci nel cortile.
Mi alzo in piedi, raggiungendo la finestra e noto la sua testa bionda mentre parla con due uomini vestiti con una tuta blu da meccanico. Un altro sta osservando la Jackal.
Osservo la scena come paralizzata nella luce del giorno, seppur grigia, la mia moto non è cambiata e nemmeno il suo stato pietoso.
Il topo stringe le mani ad entrambi poi si allontana verso l’entrata secondaria, presumibilmente per tornare su.
Non ci vuole molto prima di sentire la porta d’ingresso aprirsi piano ed i suoi passi silenziosi. Forse crede che stia ancora dormendo.
Mi volto, Linds è in piedi sulla soglia della stanza.
“Non voglio doverti dei soldi, topo.” dico, diretta al punto.
“Non me ne devi, ma belle. Ho usato quelli che ti dovevo per l’aiuto di ieri.” fa noncurante “Ho preparato del caffè se vuoi…devo tornare al campus e volevo solo salutarti prima di andare.”
Accidenti, dimmi che non ho perso la prima lezione del mattino!
“Che ore sono?!”
“Le otto e un quarto.”
O porca!!!
La mia espressione deve essere chiara a proposito perché Linds ridacchia “Ti lascio, Michelle…ci rivediamo in giro.”
Rispondo con un mugugno, sono troppo occupata a prepararmi in tempo da record per non fare la figura della ritardataria che se ne sbatte di arrivare a lezione già incominciata.
Dopo una doccia lampo passo nel cucinino per buttare giù il caffè a muso direttamente dalla caraffa e ci trovo un presente sul tavolino: un sacchettino di carta dall’aria familiare.
Lo afferro senza ispezionare il contenuto, chiudo la porta con poca gentilezza e tanta fretta, fiondandomi sulle scale scendendo gli scalini a due a due ed in strada corro fino alla fermata del BART, riuscendo per pura fortuna a salire prima che si metta ad avanzare, mi aggancio ad uno dei pali di metallo, il mezzo è strapieno.
Apro il sacchetto, trovandoci tre cornetti al caffè.
Sorrido.
Grazie, topo…stai facendo un mucchio per me e sai come rimettermi di buonumore, ma chissà se hai fatto colazione? Devi esserti svegliato prestissimo…
La corsa è abbastanza veloce ma arrivo comunque in ritardo a Scienze naturali, beccandomi un’occhiata di disapprovazione dal professore.
La mattina passa normalmente fino a quando non arriva l’ora della pausa pranzo. C’è molta gente al bar universitario per colpa della pioggia che ha ripreso a cadere incessante, rendendo impossibile passare del tempo fuori.
Questo tempo così umido è assolutamente anormale per San Francisco ed il nord della California in generale.
Proprio ieri su internet avevo letto delle notizie poco rassicuranti sul fiume Sacramento nella California Alta, in certi punti del suo percorso ha esondato ed il livello di guarda nella capitale si sta alzando ogni giorno che passa.
La baia di San Francisco infatti ha preso il colore del fango mentre l’acqua in eccesso dalle foci del fiume rifluiva nel mare.
La tv del bar è accesa sulla CNN dove è in corso il telegiornale del mezzogiorno e la giornalista ha in studio diversi esperti meteo.
Sono distratta dal dibattito ed acquisto un panino ed una tazza di caffè prima di sedermi al tavolo di Max e Richard, anche loro con gli occhi puntati sulla televisione. Usano termini tecnici ma ‘anomalia meteorologica’, ‘pesanti precipitazioni’, ‘ArkStorm’, ‘Quantum Chaos’ ed ‘effetto butterfly’ sono tutto quello che ci vuole per catturare l’attenzione anche del tavolo di Barbara e Will che fino a quel momento ridacchiavano alle mie spalle e non vedevano l’ora di scorgere una qualche reazione alla loro sorpresina. Se pensano che darò loro questa soddisfazione si sbagliano di grosso…
Dalle immagini radar che sfilano sullo schermo sembra che una forte corrente d’aria polare si sia divisa ad alcune centinaia di chilometri dalla costa formando due correnti d’aria ed aprendo un varco nella nostra direzione, permettendo all’umidità tropicale del pacifico di salire e scontrarsi con l’aria fredda creando una situazione che chiamano Pineapple express, ovvero una serie di tempeste subtropicali che invece di rallentare prendono forza dalle correnti di acqua calda e si autoalimentano con il passare delle ore.
Gli esperti e le autorità negano un possibile sviluppo in questo senso ma chiedono alla popolazione di rimanere allerta nelle prossime 36 ore e pronti a lasciare i punti più pericolosi casomai la situazione diventasse foriera di un Uragano.
Il silenzio che segue questa notizia è totale, non si sente volare una mosca.
In California siamo abituati ad inondazioni più o meno serie ma gli uragani sono rari e normalmente tendono ad evitarci: o si disperdono su Washington dove le correnti polari sono più marcate o acquistano velocità e si scontrano con l’America centrale.
Pian piano le conversazioni riprendono, tutte incentrate sulla notizia della giornata.
Max e Richard stanno già congetturando di rimanere e vedere l’occhio del ciclone tutti eccitati.
Rimango in silenzio.
Questa storia non mi piace per niente.
Un uragano vero? A queste latitudini?! Non è raro…è unico!
Mi ritorna in mente una parte della storia californiana studiata a scuola nelle ore di geografia.
La grande alluvione del 1862, un evento di proporzioni bibliche dovuto allo stesso fenomeno.
Eppure i fatti non danno loro che ragione…tutta questa pioggia ed il clima caldo-umido.
Della serie…anche se la Jackal fosse ancora qui, l’avrei sicuramente persa comunque a causa di un uragano…quando si dice il destino!
Chissà se Linds e Raph ne sono già al corrente?
Tutto questa storia potrebbe anche rivelarsi una bufala ma prepararsi al peggio non è una cattiva idea e dubito che il topo sia così interessato alle news quando passa tutto il tempo con gli occhi incollati al microscopio.
Finisco il caffè e mordo il panino poi filo via dal bar di tutta fretta, salendo le scale e trovandomi in poco tempo davanti all’ufficio di Linds.
Faccio per girare la maniglia della porta ma è bloccata.
Provo ancora ma la serratura non fa una piega.
Cerco di guardare dentro dal vetro smerigliato ma non riesco a vedere niente.
A questo punto l’unica è scendere nell’Ade…
Ormai sono pratica delle scale di servizio e nel giro di cinque minuti i miei piedi toccano il livello inferiore dove si dirama diritto il corridoio affollato di porte, ormai mi sembra quasi familiare.
Busso alla porta ed un paio di minuti dopo la porta si apre grazie a Raph, che mi guarda stupito.
“Hey…come mai da queste parti? Ieri hai dimenticato qualcosa?”
“No…ecco...” come inizio questa conversazione? Non voglio sembrare il tipo a cui tira un pelo e pianto il cedello.
Lo sapevo che saresti venuta a trovarmi, ma belle!!!” esclama Linds, spingendo in là Raphael ed abbracciandomi stretta, sollevandomi da terra “Ammettilo che ti sono mancato, su!”
“Mettimi giù topo!” cerco di scollarmi da lui ma è tutto inutile, punta le labbra in fuori verso di me.
“Bacino!”
“Per tutti gli dei, Raph! Dammi una mano!”
Ma il biondo San Bernardo si gode la scena con un sorrisetto. Cagnaccio pulcioso…
Cinque minuti dopo siamo tornati alla normalità e sono appoggiata ad uno degli schedari mentre i ragazzi danno un’occhiata alle news via web sul possibile uragano.
Raph sembra preoccupato ma Linds ha la faccia di uno che non ci crederebbe nemmeno se se lo trovasse improvvisamente davanti.
“Più che aspettare e vedere cosa succede credo che non possiamo…” commenta Raph, spostando lo sguardo sul suo amico, in piedi.
“Bah, questa è solo una di quelle notizie per creare scompiglio collettivo e basta!” esclama Linds, a braccia conserte “Non c’è che supposizione e pochissime prove. Andrà a finire come tutte le altre volte…forti temporali e deviazione dell’ epicentro su Washington, Canada ed Alaska! ArkStorm…non ho mai sentito una cretinata peggiore di questa!”
Gli angoli della bocca di Raph si sono piegati all’ingiù e si affretta a ringraziarmi, certo che il topo sa essere davvero maleducato a volte…
Scambiamo ancora due parole a proposito, poi sento che è ora di togliere le tende e lasciarli lavorare.
Le reazioni dei due sono totalmente diverse l’uno dall’altro.
Spero che il topo abbia ragione anche questa volta…l’idea di un uragano non mi eccita.

Le nostre speranze sono destinate a non avverarsi.
Nella notte ed in una parte del giorno le varie tempeste tropicali al largo si sono legate fra loro ed hanno raggiunto la caratteristica forma a ciambella con il buco.
Il processo sembra che diventi sempre più veloce con il passare del sabato: i satelliti in orbita hanno rilevato che una massa d’aria calda sta spingendo il fenomeno proprio sulla California a tutta velocità.
Domenica mattina San Francisco è una città fantasma. Ho passato la sera prima a sigillare le finestre dell’appartamento dall’interno con del nastro americano ma ho paura che i vetri non reggeranno nonostante che i proprietari dello stabile abbiano fatto inchiodare delle assi davanti.
È pomeriggio tardi quando mi avvio per le strade abbandonate tenendo stretto il mio ombrello che minaccia di prendere il volo – ed io con lui – da un momento all’altro ho potuto vedere che i quartieri più bassi della baia sono stati evacuati ed il campus, poggiato sulla sua collinetta sembra un relitto infradiciato dalle raffiche di pioggia.
Buona parte degli studenti se l’è filata a casa, aggiungendosi alle migliaia di persone che hanno deciso di mettersi al riparo.
Volete sapere perché mi sono avventurata fino qui quando avrei potuto rimanere benissimo barricata nel mio buco? Io credo che lo sappiate già…
…quel deficiente del topo!

A pranzo ero preoccupata per le sorti di Raph e di Linds quindi avevo provato a chiamare il San Bernardo che mi aveva dato tutte le risposte sbagliate alle mie domande…risultato? Vado a trapanare un po’ di sale in zucca al topo ed al suo compagno di merende!
Quando arrivo nell’atrio della facoltà sono alla stregua di una fontana umana ed incontro il custode, rimasto coraggiosamente a vigilare sull’edificio.
Ci scambiammo un paio di frasi e l’augurio che tutto vada per il meglio poi vado alla ricerca di quei due pazzi.
Li trovo nel laboratorio a lavorare febbrili.
Linds è dietro ai computer fissi e Raph sta riempiendo degli scatoloni con dei fogli.
“Ragazzi!” esclamo “È ora di svignarsela o rimarrete isolati qui!”
“Pensi che giochiamo a Risiko, ma belle? No sai, solo per sapere!” è la risposta scocciata di Linds che non mi degna nemmeno di uno sguardo.
Raph mi lancia un’occhiata di scuse ed alza le spalle continuando ad inscatolare, sopra il tavolo ci sono altri due scatoloni già sigillati con il nastro adesivo.
“Cinque minuti ed ho finito, Linds.”
“Perfetto, Raph…poi prendi pure il volo con la Ferrari, intanto la situazione non è così tragica, cerca solo di trovarle un posto in alto.” replica il topo autoritario “L'attrezzatura l'ho già messa al sicuro e me ne andrò appena i backup saranno completi.”
Cosa? Vuole rimanere qui in un laboratorio sotterraneo per dei backup?!
“No! È fuori discussione!” dico orripilata.
“Forse non hai capito, ma belle, la mia non è una richiesta.” così dicendo fruga nelle tasche del camice – gli occhi incollati alla barra di avanzamento del backup - e lancia a Raph il mazzo di chiavi senza guardare, agganciato all’ anello c’è il minicubo di Rubik che gli avevo regalato alcuni giorni prima e le chiavi della macchina “Adesso fuori di qui.”
“Raph! Digli qualcosa!” scongiuro il biondo cagnone che però scuote la testa in silenzio dicendo senza parole
Non-gli-fai-cambiare-idea.
“Michelle questo laboratorio è servito da una doppia coppia di generatori d’emergenza e due sistemi di pompe ad immersione in caso d’allagamento…” Linds adesso mi sta fissando torvo, gli occhi neri brillano di decisione ed il buonumore che l’ accompagna di solito è completamente debellato dai suoi lineamenti squadrati “Non mando a puttane mesi di lavoro per un uragano che verrà declassato a tempesta nel giro di un paio d’ore!”
“NON lo declasseranno, Linds! Sai meglio di chiunque altro che deve toccare terra per perdere potenza!”
Digrigna i denti, muovendo la mascella. Il suo sguardo si sposta dietro di me, ripete a denti stretti “Raph portala a casa mia, quando ho concluso i backup e messo in sicurezza il resto vi raggiungo.”
Lancio un’occhiata disperata a Raphael dietro di me che si fa coraggio “Linds non ti sembra d-”
“Non ti ascolto, mi siete solo d’intralcio in questo momento.” riceve come risposta, mentre il topo scivola ad un altro terminale con la poltrona a rotelle, anche quello occupato a copiare il proprio database.
Il San Bernardo mi lancia un’occhiata di scuse, sospiro ed esclamo freddamente, furiosa con Linds “Va bene. Almeno ho la consolazione di aver provato a farti cambiare idea e non ti avrò sulla coscienza quando finirai morto affogato…”
Linds sorride al monitor ma non raccoglie la mia provocazione. Uomo idiota…
Raphael mi posa una mano sulla spalla e mi spinge gentilmente verso la porta “Andiamo…dovremo sgomitare per trovare un parcheggio in alto…”
Risaliamo le scale in silenzio con gli scatoloni fra le mani – gli ascensori sono stati bloccati - e torniamo ai corridoi deserti del piano terra.
Si sente distintamente la pioggia battere sui vetri delle finestre in quantità torrenziale, l’uragano sta arrivando e non c’è alcun dubbio.
“Sicura che non vuoi passare da casa tua?” domanda Raph con sguardo apprensivo.
“No, prima ci togliamo dalla strada meglio è…le hai viste le news, c’è solo Linds che si comporta come se la vita non valesse un centesimo!” sbotto brusca, non l’avrei mai detto ma sono davvero preoccupata.
“Tranquilla Michelle…i backup non lo tratterranno che qualche ora, riuscirà a tornare in tempo per il coprifuoco, credimi!”
“Solo una cosa…prega che sia così.” abbiamo incastrato gli scatoloni nel sedile posteriore, ed Raph mi passa le chiavi mentre mi infilo nel lato guidatore.
Avvio il motore, mentre i tergicristalli si mettono in moto, trascinando con se l’equivalente di due secchi d’acqua alla volta.
Non è la prima volta che vivo in prima persona una tempesta subtropicale, ma questa non è una semplice perturbazione ed i segnali sono inequivocabili.
Ci vuole mezz’ora prima di raggiungere un garage multipiano senza andare a sbattere contro qualcosa a causa della scarsa visibilità, i semafori hanno smesso di funzionare e quando abbandoniamo la macchina sulla rampa più alta (il garage era pieno da scoppiare) il vento ha iniziato ad alzare l’acqua che scorre a rivoli su tutte le superfici, anche quelle in verticale.
Quando scavalchiamo l’argine di sacchi di sabbia messi davanti all’entrata del condominio dove vive Linds sembra quasi che abbiamo attraversato la baia a nuoto e vestiti.
Aiutiamo il portinaio a richiudere le porte e lo avvisiamo che sarebbe tornato anche Linds più tardi, il poveretto si mette quasi a piangere alla notizia. Non posso biasimarlo…
Facciamo venti piani di scale a piedi, dato che anche qui gli ascensori sono bloccati per sicurezza al piano terra ed entriamo finalmente nell’appartamento bagnati fino nelle ossa e distrutti. Raphael starnutisce.
“Sarà meglio che contatti Mel adesso che non siamo ancora al buio o quando torneranno le comunicazioni avrà la mia testa!” esclama, poi spiega “La mia ragazza…viviamo assieme a San Diego.”
Annuisco “Vado di là a cercare qualcosa da mettere e degli asciugamani.”
Mezz’ora dopo ci siamo accampati nella zona lounge. Raph ha tirato fuori delle birre dal frigo e dell’insalata mentre guardo fuori dalla vetrata a tutta altezza le nuvole sopra di noi ribollire; non è solo minaccioso, sprizza da tutti i pori violenza.
“Dici che le vetrate reggeranno?” domando, osservando le giunture.
“Ma sì…sono vetri anti-sfondamento da un pollice, magari vibreranno un po’. Tranquilla baby! Il massimo che può succedere è un black-out…hai mica trovato delle torce?”
“Sì…ma non ho idea di quanta autonomia abbiano.”
“Sarà uno spettacolo guardarlo da quassù…” pensa ad alta voce Raphael, fermandosi al mio fianco “Lo sai che un uragano scatena l’equivalente medio dell’energia sprigionata da una bomba atomica sganciata ogni venti minuti?”
“Questa informazione non mi dà alcun divertimento Raph, sul serio.” replico con il cuore in gola “Non amo la distruzione, e per questo che mi laureo in biologia.”
“Fedele al ‘Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma’?”
“Sempre è comunque…”
“Vieni, Michelle…mangiamo un boccone e poi cerchiamo qualcosa da fare…”
“Non è che potresti darmi un paio di spiegazioni in fisica? Con la storia di giovedì non sono riuscita a trovare il tempo di risolverli ed a Linds piace lasciarci brancolare nel buio con gli esercizi.”
“Chissà perché non mi dici nulla di nuovo…”

You know I can change,
But I'm here in my mould, I am here in my mould
And I'm a million different people from one day to the next.
I can't change my mould

You've gotta change my mould, no, no, no,
It's just sex and violence, melody and silence
Gotta, can't change my violence, melody and silence
Have you ever been down?
The Verve ~ Bitter sweet symphony

~~~

Canzone del capitolo: The Verve ~ Bitter sweet symphony.

Le note di questo capitolo sono:
- Tainted love è una canzone di Marilyn Manson;
- Per Chimica organica si intende un ramo della disciplina che studia i composti del carbonio e le loro possibili reazioni. Il termine venne introdotto nel 1777 per indicare la chimica degli organismi viventi, ma attualmente l'intero settore comprende lo studio di vitamine, proteine, carboidrati, grassi e materie plastiche;
- La crittazione è una scienza che si occupa di sistemi di scrittura segreti comprensibili solo conoscendo il sistema di cifratura. Ha origini antiche e le prime testimonianze si hanno da scribi ebrei che invertivano l'ordine delle lettere dell'alfabeto. Uno dei più famosi e conosciuti fra i criptosistemi per computer è stato il LUCIFER, combinato poi nel 1976 con il codice binario per dare forma al DES;
- La situazione meteorologica di San Francisco che ho rappresentato in questa storia è davvero qualcosa di anomalo. Sì, è stato tutto progettato dalla mia mente malata fin dall'inizio perché normalmente in inverno piove ma non a questi livelli. xD
- Tutte le citazioni su Arkstorm, Quantum Chaos, Butterfly effect e Pineapple Express sono reali ed estremamente possibili. Ho passato delle sere intere a studiare questi fenomeni meteorologici quindi per altre informazioni vi rimando a Wikipedia o le note di questo capitolo diventeranno più lunghe di un bugiardino...
- La Grande alluvione californiana del 1862 fu la più distruttiva alluvione della storia documentata di Oregon, Nevada e California. Preceduta da settimane di pioggia continua (o neve sulle montagne) il climax avvenne dal giorno di natale del 1861 ai primi di gennaio del 1862, la precipitazione fu record e misurata in centimetri, il fiume Columbia esondò. Questa situazione peggiorò quando arrivarono tempeste d'aria più calda che si riversarono nella stessa zona e sciolsero la neve sulle montagne. La massa d'acqua risultò essere così elevata da travolgere ogni cosa e la Great Valley da nord a sud divenne un unico grande lago. Sacramento per colpa della sua posizione venne completamente sommersa. I danni di questo evento non possono essere calcolati con certezza nemmeno oggi nonostante la soprintendenza geologica degli Stati Uniti abbia ipotizzato che il fenomeno potrebbe ripetersi con la stessa intensità nell'immediato futuro...il nome di questo rapporto si chiama appunto ARkStorm, gli ho dato un'occhiata e se siete interessati è facilmente reperibile online in inglese;
- L'Ade è il nome greco usato per riferirsi al regno ed al dio dei morti. A Michelle la posizione del laboratorio di Linds ricorda proprio questo;
- Risiko è un gioco da tavolo per un numero di persone che varia da 3 a 6. Si può considerare un gioco di simulazione militare strategica e venne inventato e commercializzato da Albert Lamorisse nel 1961 (in piena Guerra Fredda) con il nome Conquista del Mondo;
- 'Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.' è una famosa frase del chimico francese Antoine- Laurent de Lavoisier; padre della chimica moderna, nel 1794 venne arrestato, processato dal tribunale rivoluzionario in qualità di esattore generale dell'imposte e ghigliottinato.

Torno col botto ed un capitolo che da solo potrebbe essere preso per un romanzo. LoL
Undici pagine e 'quasi' 7.000 parole, qualcosa come una settimana di studio serrato sulla meteorologia...
Quindi qui vi dico che spero di non aver fatto grandi errori in grammatica come di mio solito e di non aver sforato in un Mary-sueismo...quelle scene le avevo già in mente da anni ormai. Il betaread è apprezzato in poche parole...!
Come dire la situazione si fa grama per i nostri...Linds ce la farà? L'uragano sarà devastante come preannunciato? Vedremo la morte di qualcuno?
Io non so rispondere a queste domande per il momento *ghigno* anche perché non ho scritto che l'inizio del prossimo...xD
Come al solito ringrazio Petitecherie per aver commentato lo scorso capitolo e spero che non mi trucidi sul posto. ^^'
Alla prossima!!!
Hermes

  
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