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Autore: Frankie92    21/02/2013    5 recensioni
[Piccola shot spin off della "La bella notte]
” Thad sospirò e finì in un sorso il caffè, dopo di che si alzò e baciò l’altro ragazzo “Pensi di farcela senza di me?”
Sebastian roteò gli occhi “Come ce l’ho fatta ogni giorno. E’ solo una persona in più da gestire”
“No, non è solo una persona da gestire, ma una pre adolescente con ormoni e tutto."
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Come una giornale normale in casa Smythe Harwood si trasforma in un inferno color...rosso sangue
Genere: Comico, Commedia, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Sebastian/Thad
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Di Cascate del Niagara e Astronavi Colorati
 

Dedicata a Michela,  il Thad del mio Sebastian.
Auguri in ritardo, piccola: sorridi sempre perché il mondo sorriderà con te

 Avvertenze: questa one shot fa parte della mia storia "La Bella Notte"; non è necessario leggerla, sappiate solo che Christie è la figlia di Blaine e Kurt :)

 
 
Sebastian Smythe non era mai riuscito a comprendere il genere femminile.
Innanzitutto c’era la questione del trucco e dei vestiti: certo anche lui era una amante dei bei vestiti, ma di certo non passava almeno due ore davanti all’armadio ripetendosi che non aveva niente da mettere (per anni e anni avrebbe preso in giro Hummel per questo). Per non parlare dei trucchi: prima si lamentano di volere un uomo che le ami anche al naturale, poi si impiastricciavano la faccia solo per coprire i difetti; cosa doveva dire Sterling che anche con chili di fondotinta e maschera non riusciva a coprire quella cosa che considerava la sua faccia? 
E poi il ciclo. Lo aveva subito più di una volta a casa Harwood, con le sorelle di Thad: ogni volta che andava a trovare la sua famiglia, almeno una di loro lo aveva e non mancavano le urla, le lamentele, le abbuffate con annessi piagnucolii su quanto si fossero ingrassate e la sfilza di ordini dati al povero Thad, che da fratello maggiore doveva solo obbedire e non lamentarsi, pena il rischio di lancio di oggetti pesanti e/o contundenti.
Per quanto adorasse le sorelle di Thad, ringraziava ogni giorno che tra di loro ci fossero più di un paio di stati e di vivere in una casa solo di uomini, ad eccezione di Christie che ogni tanto dormiva da loro, ma lei era la sua figlioccia preferita, quindi non contava.
In più aveva compiuto appena dodici anni, non era neanche lentamente vicina al diventare donna.
Oh, quanto si sbagliava.

Quando Blaine gli chiese se Christie poteva rimanere da loro per un weekend, visto che loro avevano un “impegno urgente e super segreto da fare”, Thad  e Sebastian accettarono più che volentieri di ospitare la dodicenne.
Christine Amelia Anderson Hummel era diventata una splendida ragazzina, con i capelli ricci lunghi fino alle spalle e quegli occhi azzurri che erano ancora la debolezza di padri e zii. Era una brava studentessa, frequentava una buona cerchia di amici e non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno, neanche da quei bulletti che la sbeffeggiavano per avere due padri:Christie era fiera della sua famiglia e avrebbe lottato con le unghie e con i denti per difenderla, arrivando perfino a fare un occhio nero a un suo compagno di classe.
Kurt e Blaine avevano apprezzato l’intento, ma non erano comunque fieri del suo comportamento, mentre Sebastian le aveva dato il cinque e comprato un gelato dopo che i genitori avevano deciso comunque di punirla. L’unico problema di Christie, a parte la sua suscettibilità e la lingua lunga, era l’entrata in quel mondo terrificante: l’adolescenza.

Sebastian riempì due tazze di caffè, ci versò ad entrambe due cucchiai di zucchero ed a una un goccio di latte, dopo di che le servi a tavolo, dove Thad, già vestito, stava dando un’occhiata al giornale.
“Ecco qui pasticcere” gli disse il ragazzo porgendogli una tazza “Un caffè per lo sfigato che deve lavorare di sabato”
Thad sbuffò, ma accettò lo stesso la tazza “Non ricordarmelo: per colpa del nuovo arrivato, ho dovuto rifare la torta nuziale dei Black da capo. Una torta di sette piani con ghirigori e perline, come vuole la sposa. A volte odio questo lavoro”
“Non dire sciocchezze: tu ami questo lavoro, ma odi le persone” ribatté Sebastian sorseggiando un po’ del suo caffè “Ce la farai a finire entro stasera?”
“Spero di sì, altrimenti mi tocca lavorare anche domani mattina prima della consegna” Thad sospirò e finì in un sorso il caffè, dopo di che si alzò e baciò l’altro ragazzo “Pensi di farcela senza di me?”
Sebastian roteò gli occhi “Come ce l’ho fatta ogni giorno. E’ solo una persona in più da gestire”
“No, non è solo una persona da gestire, ma una pre adolescente con ormoni e tutto. Ma so che ce la puoi fare” ridacchiò l’altro “Devo andare: prima inizio, prima spero di finire”
Sebastian annuì e lo baciò un ultima volta “Vado a svegliare quei due: qualcuno ha ereditato l’amore per il sonno da te”
Thad sorrise “Tu ci ami per questo”
“Vi amo anche per questo” lo corresse mentre gli dava un altro bacio “Ora vai, piccolo pasticcere. Quando torni a casa, ti farò dimenticare di spose puntigliose e torte nuziali”
“Mmmh, non vedo l’ora”

Si avvicinò alla porta, decorata con un cartello di legno con disegnati sopra un’astronave e il nome “Michael” tutta colorata. Entrò nella stanza, piena di giocattoli e costruzioni, un campo di guerra per i piedi nudi e si avvicinò a letto, dove una piccola figura era rannicchiato nelle coperte.
Quel bambino era la fotocopia sputata del padre.
Si sedette sul letto, ma non lo svegliò subito, invece si mise ad osservare ogni dettaglio del piccolo, dai capelli color cioccolato tutti scompigliati al nasino che spuntava fuori dalle coperte e quelle guance paffute che adorava pizzicare.
Quando cinque anni fa Thad gli aveva proposto di avere un bambino, di due cose Sebastian era certo: la prima era che sì, dannazione se voleva un figlio con lui, ma soprattutto voleva che il bambino fosse biologicamente di Thad, perché al mondo servivano più persone come lui.
E nonostante le proteste iniziali, il suo fidanzato accettò e così dopo la ricerca della surrogata perfetta e passati nove mesi, Michael Adrien Harwood Smythe era venuto al mondo il 23 gennaio e per i due uomini fu il giorno più felice della loro vita insieme a quello del loro matrimonio.
Sebastian continuava a ripetere che fosse la fotocopia di Thad (o almeno aveva ereditato i suoi polmoni viste le urla) mentre l’altro gli sorrideva accondiscendente,con una piccola speranza che un giorno si sarebbe ritrovato lui a dirlo a Sebastian.
“Ehi piccoletto” lo chiamò accarezzandogli la schiena “E’ ora di svegliarsi”
Sentì un mormorio indefinito.
“Andiamo Mickey, Daddy ti ha lasciato le frittelle con le gocce di cioccolato e la spremuta di arancia fresca”
“Mmmh”
Sebastian sospirò “Vado a svegliare Christie e quando ritorno devi essere uscito dal letto, chiaro?”
Gli lasciò un bacio tra i capelli e si alzò dal letto per dirigersi alla stanza di fronte, dove trovò Christie già in piedi. E già lamentosa davanti allo specchio.
“Stupidi ricci che non riescono a stare stupidamente bene senza la stupida mousse che stupidamente non funziona”
“Prova a ripeterlo venti volte senza sbagliare e ti do’ dieci dollari” la prese in giro Sebastian con un ghigno “Come mai già in piedi? La tua pigrizia è pari solo a quella di tuo padre”
“Non ho dormito” sbuffò la ragazza “Ho avuto mal di pancia e non ho trovato una posizione comoda”
Il ragazzo si accigliò “Ci avresti potuto chiamare”
Christie prese i vestiti dal letto e fece per uscire dalla camera “Zio, sono abbastanza grande da cavarmela da sola” rispose “E ora, se non ti dispiace, vado in bagno”
Sebastian alzò le mani e la fece uscire dalla stanza “D’accordo. E quando vostra grazia si degnerà di scendere, la colazione è pronta”
La ragazza roteò gli occhi e si chiuse in bagno.
Sebastian sospirò: adesso capiva le lamentele di Blaine e Kurt sugli sbalzi d’umore della figlia.
Pregava che Michael non sarebbe diventato così un giorno, ma sapeva che era inevitabile.
“Papà” una vocina lo chiamò dal corridoio e Sebastian si voltò, trovando suo figlio in un pigiama con astronavi e pianete che si stropicciava gli occhi ancora assonati.
“Ecco il mio ometto” lo salutò mentre lo prendeva in braccio.
“Sonno” mugugnò il bambino accoccolandosi sulla spalla del padre “Tanto”
“Lo so, Mickey, ma dobbiamo fare la spesa e pulire la casa altrimenti Daddy caccia di casa Papà”
E non stava scherzando: la mania della pulizia di Thad era aumentata negli anni.
“Sei andato in bagno, piccolo?”
“Sì, l’ho fatta tutta da sola” esclamò Mickey tutto entusiasta “Come i grandi!”
Sebastian ridacchiò e gli baciò una guancia “Proprio come i grandi”
Scesero in cucina e, dopo aver sistemato il bambino sul seggiolone, iniziò a preparare i piatti e i bicchieri.
Poi lo sentì.
Un urlo agghiacciante che aveva riempito casa.
Un urlo ben conosciuto ma sentito rare volte.
“ZIO SEBASTIAN!!!!”
Sebastian corse subito di sopra e bussò alla porta del bagno 
"Che succede?" Chiese preoccupato e senti il chiavistello della porta aprirsi.
Christie uscì dalla porta impallidita e guardò lo zio "Sto sanguinando"
"Ti sei fatta male? Vado a prendere il kit di pronto soccorso!"
"No, zio non mi sono fatta male, ma sto sanguinando!"
Sebastian continuava a non capire "E dove stai sanguinando?" Domandò mentre la esaminava da cima a fondo.
Christie arrossi "La' sotto"
"La sotto'?" Ripete ancora confuso "La sotto come... LA SOTTO??"
La ragazza roteò gli occhi "No, sotto al piede!" Rispose sarcastica "Si, zio proprio la sotto"
Oh.
Oddio.
"Vuoi dire che ti sono arrivate le me-me..."
"Le mestruazioni zio" concluse al suo posto.
"Proprio quelle?"
"Si, proprio le mestruazioni, o ciclo, o cose da donne o fiume del Nilo o cascate del Niagara o l'arrivo della Zio Flo. Alla Dalton non facevano lezioni di scienze?"
Il sarcasmo di Kurt e Sebastian le era stato impartito fin troppo bene.
"O mio dio"
Non sapeva cosa fare, letteralmente. Avrebbe dovuto spiegarle cose le stava succedendo? (anche se sembrava saperlo meglio lei di lui) Che avrebbe dovuto fare? Forse andare a prendere qualche scorta? Oddio, sarebbe dovuto andare a comprare
"Zio, devi andarmi a comprare gli assorbenti"
No, se lo scordava. Non l'aveva fatto per le sue cognate, non lo avrebbe fatto neanche per lei
"Ti accompagno al supermercato e..."
"Non posso zio!" Lo interruppe subito Christie "Ho avuto questo assorbente come scorta perché Papa' e Kurt lo hanno messo in borsa per precauzione e non credo che reggerà molto, qui sotto e' tipo un inferno"
La schiettezza di Christie era palese quanto il suo eccessivo uso del sarcasmo.
"In più ho un mal di pancia che non riesco a muovermi, ti prego devi andarci tu"
No, assolutamente,no.
Era una situazione di emergenza, ma col cavolo che lo avrebbe fatto.
“Carrello!”
Michael fu sistemato meglio sul seggiolino del carrello, mentre Sebastian continuava a borbottare tra se e se: aveva lasciato Christie a casa, stravaccata sul divano con la colazione, il telecomando e un paio di riviste, più una borsa d’acqua calda per il mal di pancia.
Avrebbe volentieri lasciato Mickey a casa, ma la principessa aveva mal di testa e non voleva sentire lamentele e piagnucolii. In più era il suo primogenito, doveva tenerlo al sicuro.
Iniziò a prendere alcune cose della lista che Thad gli aveva dato quella mattina e passò circa una mezz’ora prima di trovarsi davanti al suo incubo peggiore: un arcobaleno di pacchi di assorbenti, un tripudio di colori da far invidia al cassetto dei papillon di Blaine (sistemati in ordine cromatico e per fantasia)
“Ok Sebastian, ci siamo” disse con un impeto di coraggio “Insomma, non sarai il primo uomo a comprarli, no? Bisogna solo capire quali prendere”
Michael dal canto suo era rimasto incantato da tutti quei colori e cercò di allungarsi il più possibile per prenderli.
“Mickey, stai buono” lo rimproverò leggermente il padre mentre cercava di districarsi nel capire la differenza tra “flusso leggero” e “per la notte”.
Poi arrivò lei.
L’unica persona che quando serve non c’è mai, ma quando non serve  c’è sempre: la commessa.
Era una ragazza alta, forse sui ventidue, dai capelli biondo platino e gli occhioni azzurri: Barbie versione commessa, disponibile nei peggiori negozi.
Gli si avvicinò con un sorriso a trentadue denti “Salve signore, le serve una mano?”
“Uhm…”
“Non si vergogni assolutamente!” lo rassicurò la ragazza entusiasta “E’ un bel gesto quello che sta facendo per la sua ragazza. Certi uomini neanche si avvicinerebbero a questo reparto”
E io ero uno di loro “Non sono per me, ma per mia nipote” rispose Sebastian seccato “E come vede ho tutto sottocontrollo”
Gentile, gli ordinò una vocina dentro la testa fin troppo simile a quella di Thad, fai buon viso a cattivo gioco.
La ragazza (Maddy, come diceva l’etichetta attaccata al seno prorompente ) iniziò a giocherellare con una ciocca di capelli e si appoggiò a uno scaffale “Papà single, eh?” chiese alludendo all’anulare sinistro stranamente spoglio e poi a suo figlio “E’ un amore comunque. Sa, io adoro i bambini”
Oh no.
Non un’altra pazza.
Ma perché continuava a scordare di mettersi la fede dopo aver lavato i piatti?!?
“Buon per lei” cercò di ignorarla il ragazzo.
“Immagino che sia difficile crescere questo piccolo tesoro tutto da solo”
Sospirò e guardò Mickey, che continuava a sbracciarsi per prendere quel pacco verde così sgargiante: possibile che quel bambino era una calamità per le ragazze?
Il bambino si voltò verso di lui e fece un broncio adorabile: ecco perché.
Stufo della situazione, prese un pacco di ogni tipo e lo buttò nel carrello, prendendolo poi per il manico.
“La ringrazio per il suo inutile aiuto, ma devo tornare a casa. Una casa in cui vivo insieme a mio figlio e mio marito che, diciamolo, non ha bisogno di un intervento chirurgico per aumentare la propria autostima. Sì, si capisce da un  chilometro che quelle sono false proprio i tuoi capelli. Fossi in te mi farei rimborsare una delle due o entrambi, visto che ti ritrovi a fare la scaffalista invece che la modella”
E detto questo girò i tacchi e se ne andò, lasciando la ragazza a bocca aperta e imbarazzata.
Mai infastidire un Sebastian Smythe di umore nero.

Tornati a casa, lasciò Mickey gironzolare per casa mentre lui andò a controllare Christie, che stava ascoltando la musica con le cuffie a tutte volume e gliele sfilò dalle orecchie.
“Ehi!” si lamentò la ragazza.
“Non avevi mal di testa, te?” chiese burbero “Tutto questo casino non ti fa bene”
“E’ passato” sbuffò alzandosi dal divano “Li hai presi?”
Sebastian gli diede una busta “Ho preso anche un paio di medicine per i dolori e i tuoi biscotti al cocco preferiti. Vuoi che ti faccia un po’ di te?”
Gli occhi di Christie si addolcirono e annuì “Grazie zio” Lo ringraziò con un bacio sulla guancia e prese uno dei pacchi nella busta per poi dirigersi diritta in bagno.
Sapeva che suo zio era un tipo scorbutico, ma aveva anche quel lato affettuoso che riservava a pochi, soprattutto a lei e Mickey ovviamente.
Sebastian roteò gli occhi, sollevato che Christie si sentisse meglio e andò a sistemare la spesa, dimenticando la busta di assorbenti in salotto.

Mickey era un bambino abbastanza tranquillo: faceva pochi capricci, mangiava quasi tutto e andava a dormire senza problemi.
Ma era curioso come un gatto: adorava ficcare il naso in ogni cosa, faceva domande su domande e prendeva ogni oggetto trovato in giro per esaminarlo.
Così, quando aveva visto che la busta contenente tutte quei pacchetti così colorati era stata lasciata incustodita, si era subito gettato sulla busta e se l’era portata in camera, chiudendo ovviamente la porta.
Tirò fuori tutti i pacchi e li esaminò: erano colorati e morbidi, come dei cuscini.
Iniziò a giocare con la carta che poco dopo si ruppe, mostrando l’interno: c’erano davvero dei cuscini dentro!
“Sono piccoli” mormorò tra se il piccolo continuando a toccarli con le mani finché non senti la carta sotto quei cosi staccarsi.
Oh, si potevano anche incollare!
Erano dei cuscini adesivi!
Mickey ridacchiò alla sensazione di appiccicume della colla e pensò a cosa poteva farci con tutti quei cuscinetti.
Poi guardò l’astronave di cartone che aveva costruito ieri con Papà e Daddy e gli venne l’idea.
Gli servivano solo quelle cose e un paio di colori.

“Zio Seb, ho fame” si lamentò Christie sgranocchiando uno dei pochi biscotti al cocco avanzati dalla sua merenda “Tra quanto è pronto il pranzo?”
“Christie, hai mangiato mezza confezione di quei biscotti e hai ancora fame?” chiese incredulo l’uomo controllando il forno “La pasta gratinata è quasi pronta. Perché non vai a chiamare Mickey mentre io apparecchio?”
“Ma…”
Sebastian la zittì subito “Eh no, ragazzina! Hai mangiato e preso la medicina, non puoi lamentarti di stare ancora così male da non muoverti”
Christie sbuffò e andò di sopra sotto lo sguardo trionfante dello zio, che finì di apparecchiare in tutta tranquillità.
“ZIOOOOO”
Tutta tranquillità un corno.
Posò i piatti e andò di sopra, sapendo che quel grido non portava niente di buono.
“Cosa succede?” chiese entrando nella stanza del figlio e Christie gli indicò la scatola di cartone e il muro davanti a loro .
Un muro e una scatola di cartone ricoperta interamente di assorbenti, malamente colorati con pennarelli o tempere, dove, seduto dentro con aria assolutamente soddisfatta, c’era Mickey.
“Ha usato tutti i pacchi” notò Christie prendendo uno dei pacchi vuoti “Certo che ne ha il piccoletto di fantasia”
Mickey le fece la linguaccia poi guardò il padre “E’ bello papà?”
Come poteva arrabbiarsi quando il suo unico figlio lo guardava come se avesse portato la pace nel mondo?
“Mickey…” iniziò a dire piano beccandosi un’occhiataccia da parte di Christie: sapeva bene anche lei che non avrebbe dovuto fargliela passare tanto liscia.
Si avvicinò al bambino, lo tirò fuori dalla scatola e si sedettero insieme sul letto.
“Mickey, perché non mi hai chiesto se potevi prendere quei pacchetti?”
Il bambino si accigliò “Oh”
“Io e Daddy ti abbiamo sempre detto che devi chiedere prima di prendere cose non tue” continuò più severamente “Quelle cose erano per Christie, non erano giocattoli per te!”
Gli occhi di Michael si riempirono di lacrime “Scusa” mormorò quasi lagnoso.
“Sei un ometto ormai, devi capirle certe cose” Sebastian sospirò e si alzò dal letto “Per punizione stasera niente dolce, chiaro?”
Mickey non rispose e si asciugò le poche lacrime cadute mentre Christie andò a prenderlo tra le braccia, intenerita nonostante il caos che aveva creato.
Sebastian aveva dovuto fare il padre e punirlo per quel macello che aveva fatto, ma dentro di se si sentiva da schifo.
Scese in cucina, seguito in silenzio religioso dagli altri due, e ancora in silenzio mangiarono il pranzo.
Non vedeva l’ora che Thad tornasse a casa.

Christie si rigirò sulla poltrona più e più volte, non trovando una posizione comoda.
“Zio, quando posso prendere la medicina?” si lamentò posizionando la borsa dell’acqua calda sopra la pancia.
“Tra mezz’ora” rispose Sebastian mentre faceva zapping alla TV.
“Uh, c’è Abito da Sposa Cercasi! Lascia qui!”
“Te lo scordi! Odio questo show!”
“Ti prego!”
“No!”
“Dai zietto!”
“Non funziona con me”
Un minuto di silenzio che significava solo una cosa.
Non guardarla, non guardala.
Troppo tardi.
Occhioni lucidi e pietosi, labbro tremante.
Ci siamo.
“Christie…”
“Lo so di essere rompiscatole e tutto, m-ma mi sento strana e sto male e mi mancano i miei papà e…”
Sebastian si alzò dal divano e le diede il telecomando “Cioccolata calda o thé?”
“Cioccolata calda, grazie. E magari con un po’ di biscotti alle mandorle?”

Quando Thad tornò quella sera, trovò suo marito semi morto sul letto.
Posò la giacca, si tolse le scarpe e salì piano sul letto, posizionandogli un paio di baci dietro al collo.
“Ehi amore” lo salutò con sussurro “Sei sveglio?”
Erano solo le dieci, non si aspettava che stesse già dormendo.
“Adesso sì” borbottò Sebastian girandosi verso di lui “Come è andata la giornata?”
“Bene, ho finito la torta in tempo” rispose il ragazzo sollevato “Domani posso poltrire a letto, yay”
L’altro sorrise e lo fece sdraiare sul letto, poggiando la testa nell’incavo del suo collo.
Thad lo guardò un po’ preoccupato e iniziò ad accarezzargli i capelli “Mi vuoi spiegare cosa succede qui?”
Sebastian sospirò e gli spiegò tutto, tra qualche risate e un paio di rimproveri semi seri.
“Te lo giuro, non vedo l’ora che il nano e il cherubino ritornino” borbottò stancamente “Quella ragazzina li farà penare”
“No, secondo me ne ha semplicemente approfittato e ti ha  usato come cameriere personale” lo prese in girò Thad con una risata “Ha sempre avuto questo ascendente su di te,sai?”
“Sono quegli occhioni a farmi cedere!” si difese Sebastian “Comunque, quei due tornano domani sera invece che lunedì: vogliono coccolare la loro piccola donna”
“Ringrazia che Mickey è un maschietto, altrimenti ci toccava la stessa sorte”
“Ti ringrazio, mi sono bastate le tue sorelle”
Uno strano silenzio cadde tra i due e Thad seppe benissimo a cosa suo marito stesse pensando.
“Ti senti ancora in colpa per Mickey, vero?” chiese con un sorriso intenerito.
Sebastian annuì “Lo so di aver fatto la cosa giusta, ma mi sento comunque uno schifo” ammise con un groppo in gola “Ma avresti dovuto vedere tutti quegli assorbenti! Più di venti dollari buttati! Ed erano dappertutto, perfino dietro la sua schiena!”
Thad scoppiò a ridere e gli lasciò un bacio tra i capelli “Immagino tesoro e avrei fatto lo stesso, credimi. Ma Mickey ti ama comunque, dolce o non dolce”
“Dovevi vedere il broncio adorabile che aveva a cena. Era il tuo ritratto sputato”
Entrambi scoppiarono a ridere e iniziarono a baciarsi, prima lentamente, poi con molta più passione, finché lo scricchiolio della porta non li interruppe: la testolina di Mickey spuntò da dietro il legno, quasi avesse paura di entrare.
Thad sorrise alla vista del suo bambino e si alzò subito dal letto andando gli incontro e prendendolo tra le braccia.
“Ciao amore mio” lo salutò con un paio di baci sulla guancia “Cosa ci fai ancora sveglio?”
Mickey si stropicciò gli occhi “Brutto sogno”
“Oh, povero il mio cucciolo” tubò il padre accarezzandogli la schiena “Vuoi dormire nel lettone?”
Il bambino sembrò titubare per un attimo, ma annuì piano, così Thad lo piazzò in mezzo al letto da dove Sebastian aveva visto tutta la scena, e se ne andò in bagno a cambiarsi.
“Ehi piccolo” lo chiamò Seb facendolo sdraiare sul letto “Brutto sogno?”
Mickey annuì “Mostro giallo”
“Amore, te l’ho detto che zio Jeff non è un mostro, ma solo un tizio molto strano” scherzò il ragazzo facendogli il solletico sul pancino “Ma adesso sei al sicuro nel lettone, dove nessun mostro giallo, verde o a pois può venire”
Il bambino ridacchiò e si accoccolò tra le braccia del padre che coprì entrambi con il piumino.
“Ti voglio bene Papà” mormorò il piccolo con uno sbadiglio.
Sebastian sorrise e gli baciò la fronte “Anch’io, Mickey”
Thad li raggiunse poco dopo e si unì anche lui in quell’abbraccio “Vedo che qualcuno ti ha perdonato” sussurrò divertito “Te l’avevo detto io”
“Sì, sì, il piccolo veggente di casa” scherzò il ragazzo mentre si chinava a baciarlo “Notte, piccolo pasticcere”
“Notte amore mio”
Nonostante la giornata caotica e stressante, quella notte per Sebastian fu una delle migliori notti delle sua vita.
 
Note dell'autrice
Piccola Shot per il mio compleanno (23 gennaio) della mia splendida Michela, <3 Un paio di spoiler per la fine della "Bella Notte", ma non così tanto, no?
Grazie a Ele per il suo aiuto!
Ancora tanti auguri Mickey, anche se in ritardo! Ti voglio bene!
Baci e sorrisi
Frankie
  
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