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Autore: Ulvinne    22/02/2013    1 recensioni
Un tempo i draghi dominavano il mondo.
Terribili signori e padroni di ciò che li circondava, riuscirono a ridurre tutti gli altri esseri viventi in schiavitù, governando con la loro ferocia e la loro voce.
Ma un giorno,finalmente, qualcuno si fece avanti per fermare questa tirannia: il Sangue di Drago, colui che da loro servitore divenne il loro carnefice e riportò la libertà nel mondo. Senza pietà affrontò i draghi e, uno per uno, li distrusse. La sua eredità camminò nei secoli attraverso il sangue dei Prescelti degli dei, finché le leggendarie creature si estinsero.
E con i draghi sparì anche lui, l'eroe, il Sangue di Drago.
Le sue imprese divennero racconti, i racconti divennero canti, i canti divennero leggende.
E la gente finì per considerare i Draghi ed il Sangue di Drago solo una storia.
Ma cosa succede quando la storia torna, più vendicativa che mai?
Cosa succede quando la più antica eredità di Skyrim ti viene offerta?
Semplice: puoi solo accettarla.
Note: attenzione, il titolo è lo stesso, ma la storia è cambiata. Mi sono resa conto che proprio non andava e l'ho modificata. Spero che così vi piaccia :)
Genere: Avventura, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter II
Into the darkness
 
Il mare di ghiaccio la avvolge fin dentro le ossa, ma non sembra provare freddo. Dopotutto lei è una Nord. Ed i Nord vivono nel gelo, ne fanno il loro punto di forza, si può dire.
Eppure questo è un gelo diverso, innaturale. Non è dato dalla neve, non è dato dal vento totalmente assente, non è dato da nulla. Sta camminando nel vuoto, un vuoto che tuttavia non è oscuro, ma azzurro e penetrante.
Ma soprattutto è vivo.
Voci misteriose e prive di volto le parlano: alcune sussurrano, alcune gridano, ridono, gemono, piangono, non la lasciano un attimo sola in questa sua camminata, anzi sembrano spronarla ad accelerare il suo passo.
E lei ubbidisce come se qualcuno la stesse trascinando, presto si ritrova con il fiatone e con le gambe a pezzi, eppure non accenna a fermarsi.
 
Fin Norok Paal Graan
 
Le voci si fanno sempre più distinte, si stanno unendo in un unico coro abbandonando la cacofonia di suoni seguita fino ad un momento prima.
 
Naal Ok Zin Los VahRiin
Wah DeiN Vokul MahFaeraaK ahst Vaal
Non si ferma ad ascoltare ciò che dicono, e anche se lo facesse probabilmente non capirebbe una parola, continua a correre finché questo mare di azzurro non si scurisce all'improvviso. Le voci smettono di cantare e rimane sola nel buio.
Ma la sua solitudine non dura a lungo: un ruggito scuote l'aria e lei cade a terra con le mani a coprire le orecchie.
E chiude gli occhi.
 
Mi svegliai di soprassalto.
Mi stupii a ritrovarmi con il fiatone e con il corpo del tutto sudato.
Inoltre la mascella mi faceva male, segno che dovevo aver digrignato i denti per gran parte della notte.
Feci profondi respiri per tentare di calmarmi, per tentare di convincermi che quello era solo un sogno, eppure non smettevo di tremare, ogni cosa mi causava disagio, dalla camicia da notte attaccata al corpo al sudore che mi imperlava la fronte, chiusi ed aprii i pugni più volte, il loro tremore mi era diventato insopportabile, poi mi alzai.
Mi tirai indietro i capelli, poi mi diressi verso la bacinella dove mi lavavo il viso e la riempii d'acqua, ma invece che prenderne un po' tra le mani vi immersi direttamente la faccia, godendo dell'inaspettata sensazione di gelo sulla pelle.
Quando recuperai un po' di lucidità feci un altro bel respiro e tornai a letto, ma non mi stesi, preferii sedermi in attesa dell'alba consapevole che non avrei chiuso occhio.
-Quelle voci...cosa dicevano?- quella lingua sconosciuta mi aveva toccata nel profondo ed ero sicura di averla già udita, eppure non riuscivo a ricordare dove -Magari qualche canto di taverna.- no, era fuori discussione, era troppo solenne per poter essere associato a qualche canzonetta di ubriachi -Qualche tempio?- no, se avessi udito qualche sacerdote pregare così me ne sarei ricordata.
Mi presi il volto tra le mani, inclinando la schiena in avanti fino ad appoggiare i gomiti sulle ginocchia, chiedendomi come un sogno potesse turbarmi a tal punto: ne avevo già fatti molti e strani in passato, ma quello...
Avete presente la sensazione di sollievo nel svegliarsi da un incubo? Si è turbati, ma anche consapevoli che oramai tutto è finito e che la realtà offrirà rifugio.
Beh, io questa consapevolezza non ce l'avevo.
Mi morsi ferocemente il labbro inferiore, torturandolo lentamente con gli incisivi finché non mi feci un taglietto che tamponai con la lingua, più come gesto istintivo che come necessità vera e propria, poi decisi che non avrei permesso ad un incubo di mandare a monte la giornata: mi dissi che probabilmente era dovuto al fatto che avevo mangiato pesante la sera prima e che avevo anche bevuto un po', che era colpa di Skjor e dei suoi racconti sui daedra e della mia mente malata che aveva deciso di giocarmi un brutto tiro.
-Sì, è sicuramente così.- sussurrai rivolta al pavimento legnoso di Jorrvaskr -Domattina starò meglio.- sì, con il sole sarebbe arrivata anche la serenità.
Mi distesi e cercai di approfittare delle poche ore di sonno che mi rimanevano.
 
-E tu vorresti farmi credere di aver ucciso un orso con un pugnale e tanta ferocia?- chiesi a Torvar inarcando un sopracciglio e quello annuì convinto, anche se gli occhi già lucidi ed il naso rosso la dicevano lunga su quanto potesse essere cosciente.
-Assolutamente, ragazzina. Non sono finito nei Compagni per niente.
-Sicuramente non per la sobrietà.- ovviamente decisi di tenermi per me questa considerazione, anche perché in due anni la cosa che più avevo capito di Torvar era che quando era ubriaco detestava sentirsi dire di essere ubriaco.
Un controsenso quasi straordinario, oserei dire, ma chi aveva il coraggio di contraddirlo?
-Ah senti, scricciolo- aggiunse poi tirando fuori dalla custodia il suo pugnale -Potresti portare questo a Eorlund Mantogrigio alla Forgia? Ha proprio bisogno di essere affilato, non taglia nemmeno il burro.- alzai gli occhi al cielo, scocciata che ancora mi toccasse fare questi “giretti”, ma se c'era una cosa che potevo riconoscere a Torvar è di non avermi mai chiesto niente del genere, quindi presi l'arma ed annuii -Grazie mille Iris, sei una brava ragazza, davvero.
-Sì, Torvar, ti voglio bene anche io.- risposi frettolosamente, finendo una tazza di latte -Vado subit...- un abbaiare attirò la mia attenzione, e chinando la testa mi ritrovai il muso sorridente di Ysgramor, il cane di Jorrvaskr -Ehilà.- lo salutai grattandogli le orecchie.
Il vecchio cane era di Kodlak, ma oramai tutti lo consideravano l'animale di compagnia dei Compagni e non era raro farlo partecipare a qualche battuta di caccia per “tenerlo in allenamento”. Paradossalmente persino il vecchio Ysgramor aveva affrontato più missioni di me.
-Beato te che non hai questi crucci.- mormorai rivolta al cane, poi mi alzai dalla panca e gli feci un cenno con la testa -Che ne dici di accompagnarmi, vecchio mio?- il cane abbaiò e non appena mossi i primi passi verso la Forgia mi seguì scodinzolando.
Arrivata alla Forgia trovai Eourlund Mantogrigio intento a battere la lama di una spada, almeno così mi parve, ma quando mi avvicinai il fabbro mi dedicò subito attenzione.
Il vecchio Nord non faceva parte della Gilda, non era un Compagno, eppure si occupava della forgiatura ed il riparo delle armature e delle armi di tutti gli abitanti di Jorrvaskr presso la Forgia Celeste. Normalmente non credo che permettere ad un estraneo di toccare la Forgia, fulcro delle origini di Jorrvask, avrebbe entusiasmato gli animi dei Compagni, ma Eorlund sapeva il fatto suo ed era il miglior fabbro di Witherun.
-Buongiorno, Eourlund.- lo salutai, e come risposa mi arrivò un borbottio indistinto -Altro lavoro per te.- aggiunsi mostrandogli il pugnale e solo allora il fabbro dei Compagni mi diede attenzione.
-Vilkas?- chiese solo premendo l'arma per poi iniziare a lavorarci su.
-Dopo quella volta non ci ha più provato a chiedermi questo genere di lavoretti.- replicai con un sorrisetto soddisfatto al ripensare alla faccia del Compagno quando i primi tempi della mia permanenza a Jorrvaskr, dopo avermi usata come cagnolino per un'intera giornata con la scusa del dover ubbidire al Compagni più esperti, si era ritrovato a schivare il suo elmo per un colpo di fortuna -E' per Torvar, mi ha chiesto di portartelo e...
-Buongiorno, Iris.- mi girai al richiamo del nuovo arrivato, verso il quale Ysgramor corse incontro tutto contento, abbaiando e scodinzolando furiosamente.
Il vecchio cane voleva bene a tutti, ma per Kodlak aveva sempre nutrito un affetto particolare.
L'anziano Precursore era la persona che più di tutti aveva il mio affetto e la mia stima. Era per merito suo se avevo trovato la mia strada cercando di entrare nei Compagni, era stato lui ad aiutare me e mia madre quando nessun altro l'aveva fatto, ed era sempre stato lui che mi aveva insegnato le basi del combattimento vero e proprio.
Gli andai incontro.
Nonostante avesse una certa età, Kodlak presentava ancora un fisico allenato ed in forma: alto, forte e robusto, solo il viso e le moltitudine di rughe e cicatrici sembrava tradire la sua vera età contrastando terribilmente con il resto della figura a cui arrivavo a malapena al petto.
-Vieni con me.- mi disse -Dobbiamo parlare.- confusa ma anche speranzosa che la questione potesse riguardare la mia ammissione tra i Compagni ubbidii senza fare storie e lo seguii per una camminata attorno a Jorrvaskr.
-Dovrei avvertire Vilkas che non ci sarò agli allenamenti.- non che gli sarebbe dispiaciuto, ma almeno il Nord non avrebbe avuto niente da ridire riguardo la mancata avvertenza.
Insomma, non volevo dargli ulteriori motivi per criticarmi.
-Lo sa già.
-Oh. Perfetto.- per un po' rimanemmo in silenzio, aspettavo che fosse Kodlak a parlare, ma per quelli che furono lunghi minuti l'unico rumore era il continuo ansimare di Ysgramor che seguiva passo dopo passo l'altrettanto anziano padrone, tanto che alla fine non ce la feci più -Di cosa volevi parlarmi?
-Umh, sei migliorata in quanto a pazienza. Hai resistito ben dieci minuti.- arrossii davanti alla risata divertita del Precursore, che scosse appena la testa mantenendo il sorriso sul volto.
Ma i sorrisi di Kodlak erano particolari, e non proprio in senso positivo. Guardandolo avevo come la sensazione che portare le labbra all'insù gli costasse un'immensa fatica, come se provasse un continuo dolore che gli impedisse di farlo serenamente. Non glielo avevo mai detto, ovviamente, e non lo avrei fatto certo in quel momento, eppure nemmeno quella volta potei fare a meno di pensare questa cosa.
-Credo di aver pazientato anche troppo, Precursore.- replicai in tono tranquillo, ed il doloroso sorriso sul volto segnato di Kodlak scomparve.
-Aela mi è venuta a parlare, ieri.- non dissi niente, anche se il mio cuore perse un battito -Dice che sei migliorata molto, e che Vilkas fa oramai fatica a batterti.
-Peccato che mi batta ancora.- mi morsi l'interno della guancia per impedire a tutto il mio risentimento di uscire, e lo lasciai parlare.
-Secondo lei sei pronta per la tua Prova d'Onore. E anche Skjor si ritiene soddisfatto dei tuoi progressi.- aspettavo con fervore le parole che ancora Kodlak non aveva pronunciato, e che sembravano oramai vicine, tanto vicine da poterle quasi toccare.
-Mi permetterai di sostenere la mia prova, allora?- chiesi.
-Non ancora.- mi fermai sul posto, sul volto un'espressione di palese delusione che non avrei avuto nemmeno se il vecchio Compagno mi avesse schiaffeggiata -Non fare quella faccia. Non voglio mandarti a morire.
-Morire fa parte dei nostri rischi.- replicai -Tutti gli altri li affrontano, perché io no?- cercai di mantenere la calma, ma non ce la facevo proprio più, stavo quasi scoppiando -Mi ritieni davvero così...debole?- gli chiesi ancora, accorata.
-No. Per questo voglio affidarmi una missione più impegnativa delle precedenti.- non capivo -Andrai con Vilkas al Tumulo delle Vecchie Glorie.- le vecchie Glorie era una tomba Nord situata ad un paio di giorni da Whiterun, cosa avrei dovuto trovare lì? -Secondo alcune segnalazioni sta succedendo qualcosa di strano, in mezzo a quelle ossa. Sicuramente sono dei predoni, ma voglio che tu vada lì e sistemi la situazione.
-Mandi Vilkas a controllarmi mentre gioco a nascondino con dei predoni in una vecchia tomba?- gli chiesi con amarezza, ma con mia sorpresa il Nord si esibì in una risata bassa e lieve e mi scompiglio i capelli neri.
-No. Anche se sei solo un Cucciolo sai badare a te stessa.- fece una pausa -Io mando te a controllare lui.- ritirò la mano dalla testa lasciando la mia zazzera scura un disastro e fece un paio di passi indietro per potermi guardare -Vilkas è al corrente di tutto. Vai a prepararti e poi vai da lui. Voglio che partiate subito.- ancora una volta le intenzioni di quell'uomo erano rimaste un mistero, ma avevo una missione di cui preoccuparmi.
Sarei stata costretta a rimandare la mia battaglia per la Prova di ancora qualche giorno.
 
Seduta a cavallo dietro Vilkas osservavo la prateria passare velocemente sotto i miei occhi come un'unica linea verde alternata al marrone o al grigio della terra e delle rocce.
Whiterun era uno dei pochi feudi di Skyrim dove il clima si mantenesse più mite e vivibile rispetto ad altri come Falkreath, dove pioveva sempre, o Windhelm, la zona più antica ed inospitale della grande regione, soprattutto in giorni di estate come quello le sue praterie verdi e le sue foreste sembravano dei piccoli quadri.
Andare a cavallo non mi dispiaceva, ma scoprii che fare il passeggero non solo era noioso perché non mi permetteva di scorgere nulla del paesaggio, ma non dovendo concentrarmi sulla strada da seguire sentivo pienamente tutto il dolore della lunga cavalcata a cui sia io che il Compagno fummo costretti a sottoporci.
Avevo le gambe a pezzi, ma pur di non ammetterlo davanti a Vilkas sarei rimasta su quel dannato cavallo per un'altra settimana, o almeno così pensavo. Poi che l'avrei fatto o meno ci sarebbe stato da discutere.
Era da più di un anno che Kodlak non mi assegnava missioni con uno del Circolo: l'ultima che avevo svolto era stata con Aela, una battuta di caccia nei confronti di un branco di lupi particolarmente feroci e testardi che si era conclusa con la nostra vittoria ed una cicatrice sulla guancia per me che ancora mi porto dietro orgogliosamente.
Sfiorai appena quei tre segni di artigli sulla guancia sinistra, sorridendo quasi nostalgica.
-Siamo arrivati.- la voce di Vilkas mi riportò alla realtà e fermò il cavallo lentamente, finalmente mi sporsi oltre l'ampia schiena del Nord per sbirciare: una grande fossa nel terreno lavorata in pietra permetteva di accedere, tramite vecchie ed ammuffite scalette, alla porta di ingresso della catacomba dove, ne ero sicura, avremmo trovato i classici banditi disperati da spedire nell'Oblivion.
Sbuffai, e subito il commento di Vilkas sferzò l'aria:
-Sei appena arrivata e sei già stanca? Tipico dei cuccioli.
-Sigillati la bocca, non sono un cucciolo.- replicai in tono velenoso scendendo dal cavallo, ma quel piccolo gesto mi costò una fitta terribile all'interno coscia che mi immobilizzò sul posto e mi fece digrignare i denti -Piuttosto...facciamo questa cosa in fretta.- di riposare non ne se parlava, avevamo concluso la nostra ultima sosta solo un paio d'ore prima, in più non volevo dare ulteriori soddisfazioni al Compagno che si stava già divertendo abbastanza nel vedermi camminare come in preda alle giunture di pietra.
-Molto bene, andiamo.
La prima cosa che notai una volta aperto il tumulo fu l'odore di chiuso che mi fece storcere il naso.
-Mi aspettavo peggio.- ammisi, ma Vilkas non sembrava essere dello stesso parere dato che si coprì la bocca ed il naso con la mano e non riuscì a trattenere un ringhio di disgusto.
-Peggio di questo?- emise uno sbuffo irritato ed estrasse la sua arma dal fodero -Vieni e facciamo piano. Questa tomba è stata aperta.
-Aperta?- chiesi, poi ripensai alle parole di Kodlak ed ai banditi.
Ma non c'era nessun segno di passaggio umano lì, non potei fare a meno di chiedermi come Vilkas potesse fare certe ipotesi. Glielo chiesi, ma tutto quello che ottenni in risposta fu uno scazzato “Secondo te?” e la nostra conversazione si chiuse.
Cominciammo ad inoltrarci nella catacomba: più scendevamo in profondità, più l'odore di chiuso e di morto si faceva sferzante ma per quanto mi sentissi infastidita e, perché no, claustrofobica, quello a soffrire di più era sicuramente Vilkas che, a dispetto della sua aria apparentemente tranquilla, tradiva continui segni di nervosismo che lo facevano sembrare un animale in gabbia.
-Ehi, stai bene?- gli chiesi in un sussurro mentre attraversavamo un corridoio.
-Che razza di domande fai?
-E' solo che mi sembri strano, tutto qua.- ribattei, irritata dal fatto che subito si fosse messo sulla difensiva.
Insomma, stavo solo cercando di essere gentile.
-Beh ti sembra male. Andiamo e smettila con queste domande stupide.- per quanto i nostri rapporti non fossero mai stati idilliaci non credevo di meritare quel trattamento e ci rimasi male.
-Come vuoi.- dissi solo.
Procedemmo nel completo silenzio con Vilkas un paio di passi avanti a me, lui con il suo fedele spadone ed io con l'arco in mano e la freccia incoccata, poi il Nord si fermò e mi fece cenno di fare lo stesso.
-Cosa c'è?- chiesi, ancora irritata per il trattamento ricevuto.
-Guarda.- mi sporsi e vidi, a qualche metro di distanza da noi c'era una bara aperta e, accanto ad essa, un cadavere.
Doveva essere uno degli “ospiti” del tumulo: la poca pelle rimasta attaccata a quelle vecchie ossa era di un grigio sporco e spento, le vene secche e prive di vita spiccavano sugli arti fini del cadavere supino, il cui volto aveva ancora gli occhi spenti e la bocca aperta dove spiccavano pochi denti marci. Accanto a lui una vecchia spada stretta ancora tra le dita lunghe e scheletriche.
Non riuscii a trattenere un gemito schifato, ma soprattutto arrabbiato.
-Hanno aperto e profanato una tomba.- dichiarai, e l'eco mi seguì per qualche secondo.
Più scendevamo in profondità più i corridoi si facevano stretti ed intricati e le stanze ampie e rimbombanti, così che ogni piccolo rumore risultava amplificato e devastante per i miei nervi già tesi.
-Umh...- un mormorio fu tutto quello che ottenni da Vilkas, che con un cenno del capo mi invitò a proseguire con lui lungo il corridoio.
Anche se non lo avrei mai ammesso il cadavere mi aveva turbata: non era certo la prima volta che ne vedevo uno, avevo avuto già a che fare con dei banditi e non erano stati certo degli incontri diplomatici, ma vederne uno ridotto in quel modo dal trattamento privo di pietà del tempo mi aveva fatto ripensare a mio padre.
Anche lui si trovava in quelle condizioni, adesso, dopo essere stato abbandonato alla natura, privo di tomba? Oppure Mara era stata compassionevole e gli aveva concesso di essere mangiato dal fuoco prima?
Non potevo rispondere, non ero più tornata nel luogo dove sorgeva la mia casa dopo che gli Imperiali avevano giustiziato mio padre e portato via me e mia madre, non ne avevo avuto il coraggio, e non ne avevo nemmeno in quel momento.
Scossi la testa per scacciare quei pensieri, avevo ben altro a cui pensare, come per esempio il bivio che ci comparve davanti dopo aver aperto l'ennesima vecchia porta cigolante.
-Accidenti!- sentii Vilkas imprecare tra i denti -Un bivio.
-Bivio?
-Sì, hai presente quando una strada si divide in due e...
-So benissimo cos'è un bivio, grazie.- replicai con acidità, poi venni avanti e guardai le due strade semibuie di cui era impossibile vedere la fine -E se ci separassimo per controllarle entrambe?- proposi.
-Per una volta sono d'accordo con te.- ammise il Compagno, scatenando in me una reazione di genuino stupore -Non fare quella faccia...
-E' la mia.
-E non rispondere sempre.- rincarò -Come hai detto tu ci separiamo. Ma arrivati a massimo a cinquanta, cento metri torniamo indietro e decidiamo cosa fare. Se trovi dei banditi non fare niente di avventato, li sistemiamo insieme.
-So badare ad un paio di fuorilegge, Vilkas.- replicai -Posso pensarci da sola.
-Non mi interessa. Non provare a fare di testa tua.- sbuffai seccata e non risposi -Lo prendo per un “va bene”. - sempre senza rispondere mi diressi verso il corridoio di sinistra -Ah, attenta ai morti, secondo alcune leggende in tumuli vecchi come questi camminano ancora.- mi girai per mandarcelo, ma Vilkas era già sparito nel corridoio.
-Che bastardo!- pensai stringendo la presa dell'arco in maniera più forte e decisa -Sta cercando di spaventarmi per farmi fare una brutta figura, sicuro.- beh, non glielo avrei permesso, poco ma sicuro.
Così, armata di determinazione e un po' meno di coraggio iniziai anche io a percorrere il corridoio puzzolente. Dopotutto l'odore non poteva essere piacevole con tutti quei morti esposti all'aria putrida e pesante della tomba, dozzine e dozzine di cadaveri degli antichi Nord presiedevano, immobili, al mio passaggio furtivo e nervoso.
I miei occhi saettavano ovunque, quasi nella speranza di trovare un bandito, un qualcosa di vivo in quel luogo di morte che mi faceva accapponare la pelle. Non credevo che l'avrei mai pensato, ma in quel momento desiderai ardentemente che Vilkas fosse ancora al mio fianco, ogni passo si faceva sempre più pesante e difficile ed in più il corridoio si faceva più buio.
-Avanti, smettila!- mi dissi, seccata dalla mia stessa paura -E' solo una vecchia tomba, c'è molto più pericolo fuori che qui dentro.- inspirai profondamente, l'odore disgustoso di chiuso non fu il massimo, ma almeno servì a calmarmi un po' -E poi la tomba era aperta, quindi ci sono davvero dei banditi qui, e una volta che li avrò trovati...- sentii un rumore dietro di me e mi girai di scatto, l'arco teso e la freccia pronta a scattare, ma dietro di me non c'era nessuno.
-V-vilkas?- chiesi in un sussurro, ma ottenni solo il mio eco come risposta -Ehilà?- ancora il silenzio.
Restai in attesa per qualche secondo, poi ripresi la camminata lungo il corridoio, ancor più arrabbiata di prima.
-Sicuramente qualche skeever o altri animali schifosi.- mi dissi, anche se il cuore continuava a martellare così forte che temetti sarebbe uscito dal petto -E poi è risaputo che il legno scricchiola negli anni, qui ci sono diverse impalcature e l'umidità le ha fatte scricchiolare! Sì, è così!- la presa sull'arco si fece ancora più forte quando udii di nuovo quel rumore.
Erano passi, stavolta ne ero sicura, passi strascicati e sgraziati.
E lì mi incazzai di brutto.
-Vilkas che tu sia maledetto! Allora eri...- quando mi girai, però, non trovai il ghigno di Vilkas, ma un volto a me sconosciuto, sempre se poteva essere definito volto un teschio con un infimo strato di pelle, pochi denti marci e gli occhi morti di un terribile azzurro ghiaccio.
Urlai.
Quella cosa davanti a me avrebbe dovuto essere morta, ma a quanto pare mi sbagliavo. Era viva, ed era lì per prendermi.
 
Note dell'Autrice
 
Ehilà, eccomi finalmente con un nuovo capitolo^^
Preciso subito che mi sono presa un paio di piccole libertà, come per esempio il fatto di inserire un cane a Jorrvaskr (andiamo, ce lo vedevo troppo in ambiente come quello dei Compagni) ed il nome della tomba che Iris andrà ad esplorare, in quanto non volevo andare a cercare un luogo preciso nel gioco. Ma veniamo a noi: in questo capitolo sono entrati in scena i miei più acerrimi nemici: i draugr.
Li odio, è più forte di me. Stanno ovunque e anche in questo caso sono riusciti ad intromettersi di forza nella fanfiction xD bastardi!
Ah, quello dell'inizio non è un flashback, ma un sogno ovviamente, e anche se penso si capisca ho preferito confermarlo qui^^
Ringrazio tantissimo Valpur e Dhoul per le recensioni, spero di trovarvi ancora :* ma ringrazio anche chi si limita a leggere la storia in silenzio^^
Un bacione a tutti, ci becchiamo tra una settimana, vi avverto che i prossimi capitoli saranno mmmmmmolto dinamici :D
Traduzioni frasi in draconico:
I più feroci nemici sconfigge.” è la prima e le altre due significano “il suo onore è giurato per tenere a bada il male per sempre”
Un bacio,
Lady Phoenix
  
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