The Runaways (ovvero, come una notte brava in Messico possa portare a risvolti inaspettati...)
-
Perdona se te lo chiedo Duncan,
ma...perchè diavolo hai preso quel pulmino blu-bianco-rosso?-
esclama
esterrefatto Trent osservando quel mezzo indecente con un certo
disgusto.
Il sorriso di Duncan è semplicemente
smagliante. – Ci serve per il dopo partita, ovvio-.
– In che senso?- domanda Geoff
girando attorno al piccolo pulmino.
-Beh- spiega sorridente l`americano –
se gli States dovessero perdere, non succederà naturalmente,
ma se
dovessero perdere partiremo con quel pulmino, viaggeremo tutta la
notte, attraverseremo il confine con il Messico e faremo una
spedizione punitiva-. Scott annuisce convinto, già eccitato
all’idea
di menare un po’ le mani. Trent invece appare piuttosto
scettico –
Una missione punitiva. Chiaro. E se invece gli States dovessero
vincere?-. Il sorriso bianchissimo di Duncan si allarga –
Semplice.
Andiamo lo stesso in Messico a festeggiare e a prenderli per il
culo!-.
– Una missione suicida, dunque-
constata tranquillamente Alejandro ammirando il pulmino.
– Esattamente!- ride Duncan – Ci
state, vero?-.
-
Spiegatevi- prorompe bruscamente il
commissario intrecciando le dita e osservando i ragazzi davanti a se.
- Ecco, il fatto è che...- tenta di
spiegare Geoff ma Trent lo interrompe agitato – Io non
c’entro
niente! Lo giuro! Sono loro che mi hanno trascinato! Io non ci volevo
andare, lo giuro! Mi hanno costretto!-. – Si sieda e stia
zitto,
signor McCord- lo rimprovera serio il commissario puntandogli un
indice contro – Lei è l’ultima persona a
dover parlare. Ho visto
la sua fedina penale...niente male. Era un teppistello davvero
promettente in gioventù, eh?-. Trent arrossisce fino alla
punta dei
capelli e torna a sedersi, mesto.
- Allora, fatemi capire...- ragiona ad
alta voce il commissario rileggendo il rapporto –avete preso
in
prestito un pulmino con la bandiera degli Stati Uniti - poco
appariscente eh? - avete viaggiato per tutta la notte verso il
Messico, vi siete ubriacati al secondo autogrill...-. Mike si passa
una mano tra i capelli, imbarazzato, mentre Scott sembra essere
perfettamente a suo agio, nonostante la camicia macchiata di vino.
- Poi avete dato fuoco ad una bandiera
del Messico e ad una Argentina...-. – Colpa mia...- biascica
a capo
chino Trent mentre Alejandro gli lancia un’occhiata di fuoco.
–
Non avevo dubbi- sibila il commissario rivolgendo all’inglese
lo
stesso sguardo.
Si schiarisce la gola e torna a leggere
il rapporto – Poi siete ripartiti e vi siete fermati in riva
al
mare, dove avete fatto il bagno completamente
nudi-. – Io no! Io
non mi sono spogliato!- esclama impettito Brick.
– Non avevo dubbi nemmeno su questo-
commenta sarcastico il commissario, che prosegue con un sospiro.
–Da
quanto leggo avete dato spettacolo...dovreste ringraziare di non
avere una denuncia per atti osceni in luogo pubblico, ragazzi-. Mike
vorrebbe seppellirsi, e non capisce proprio come Scott, il vero
colpevole, possa starsene così tranquillo. Si sente ancora
tutta la
sabbia nelle mutande...
-Oh, non si agiti- sogghigna il commissario nella sua direzione
– il bello deve ancora venire. Siete ripartiti poco prima
dell’alba diretti al confine-. Tutti i ragazzi annuiscono
drammaticamente. - Siete riusciti ad entrare in Messico, non so chi sia
stato il pazzo a lascarvi passare alla dogana, ma ci siete entrati.
Dopo di che siete passati da un McDonald’s, lo avete
praticamente svuotato e ve ne siete andati senza pagare-. Tutti si
voltano a fissare Geoff, che scrollando le spalle esclama –
Beh? Avevo fame...e pochi soldi in tasca-. - Fingiamo che non abbia
sentito- borbotta ormai senza speranze il commissario, voltando pagina
e proseguendo con la rapida lettura.
- All’alba siete giunti a Playas de
Rosarito, dove voi e il vostro dannato carretto- continua, ma Brick
si alza indignato – Carretto? Il nostro non era un
carretto!-. Data
l’occhiata gelida del commissario, il ragazzo torna a sedersi
in
silenzio.
– Dicevamo...voi e il vostro mezzo
avete creato un ingorgo stradale, distrutto una cabina del telefono,
una fontana pubblica e .... e due cassonetti dei rifiuti. Mi spiegate
come avete fatto ad accartocciare due cassonetti
dell’immondizia?-.
I ragazzi si guardano tra il titubante
e il divertito.
- Sì, beh, quella è una storia
interessante...- prova a spiegare Geoff – Io e Brick siamo
saliti
dentro ai cassonetti, vuoti, e gli altri ci hanno lanciato
giù da
una discesa. Ho vinto io!-.
Le sopracciglia folte dell’uomo
scattano in alto.
– Eravamo ubriachi...- aggiunge Mike
chinando il capo. – Lo spero bene- sospira il commissario.
- In seguito siete entrati in un bar,
avete svuotato la cantina, mangiato a scrocco, cantato l’inno
americano e attaccato una rissa. Complimenti, non avrei saputo fare
di meglio-.
– Dovevamo festeggiare la vittoria
degli USA!- esclama Geoff impettito. Un eroe come lui non
può certo
farsi spaventare da un commissario di polizia, no?
Il suddetto poliziotto si asciuga il
sudore dalla fronte e guarda l’ora. Sbuffando incrocia le
braccia
al petto e fissa astioso i ragazzi – Siete fortunati ad
essere
riusciti a scappare praticamente illesi da quei Messicani inferociti
e tornare negli Stati Uniti. Lo sapete che ci sono modi più
decorosi
e meno dolorosi per uccidersi?-.
–
Già, ma pochi sono così
divertenti- mormora sottovoce Scott.
- Però c’è una cosa che ancora non
capisco- aggiunge il commissario alzando una mano – Avete
fatto più
danni voi sette in una sola notte che un invasione di locuste. Avete
attaccato rissa in un bar messicano e siete riusciti a sopravvivere e
scappare senza nemmeno una denuncia. Ma allora...perchè
diavolo
siete qui a parlare con me?-.
- Ecco, era proprio di questo che
volevamo parlare...- spiega Alejandro rammaricato -...abbiamo un
problema-.
– Più di uno a quanto vedo- scherza il poliziotto.
– Abbiamo perso una cosa, in
Messico-.
– E cosa, di grazia?-.
– Duncan-.